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L’anomalia di un sistema semiotico privo di un suo modo di manifestazione

La dimensione narrativa e patemica

8.1. L’anomalia di un sistema semiotico privo di un suo modo di manifestazione

Molte delle difficoltà considerate a proposito dei segni visivi si riproducono nell’ambito della narratività, dove inevitabilmente si torna a dover chiarire la distinzione fondamentale tra rinvio al refe-

rente e rinvio al significato. Molte prospettive di analisi dei testi nar-

rativi, anche recenti, poggiano infatti sull’implicito assunto per cui i racconti si riferiscano essenzialmente a fatti d’esperienza, eventi rea- li o possibili. Tuttavia, quando pensiamo alla narrativa (romanzi, film, televisione, ma anche cronaca giornalistica e narrazione stori- ca…), ritenere di trovarsi di fronte a una mera trascrizione di fram- menti di realtà sarebbe altrettanto ingenuo del pensare che una foto- grafia ci presenti il mondo con assoluta aderenza e trasparenza. Guardiamo dunque al sistema narrativo come una macchina, per la verità molto complessa, capace di elaborare correlazioni tra strutture di eventi e strutture di significato.

La distanza tra i due piani della correlazione può essere in certi casi evidente. Se pensiamo ad esempio a una favola come quella del- la Volpe e l’uva, certo tutti capiamo che il personaggio della volpe, il bel grappolo d’uva, il salto fallito e le parole pronunciate in chiusura dalla protagonista fanno parte di un piano significante, mentre il si- gnificato può essere definito nei termini di un interessante modello psicologico, ottimo per spiegare cosa sia la dissonanza cognitiva. Ma nel caso di un romanzo, specie se di taglio realista, la relazione tra i due piani è decisamente meno evidente: il lettore comune può facil-

mente avere la sensazione che il testo non parli d’altro se non della vicenda che va raccontando, e solo un intervento esterno può aiutarlo a riflettere sulla presenza di un livello di rinvio meno evidente. Ri- prendendo il caso scolastico dei Promessi Sposi, tutti sappiamo che questo romanzo, accanto a rilevanti e accurati rinvii referenziali a luoghi, eventi e modi d’agire tipici di un’epoca (quanto lo ha fatto collocare nella categoria dei “romanzi storici”, per intenderci), ha pe- rò la sua principale ragion d’essere nell’espressione di un significato, che possiamo sommariamente riportare a un discorso sottile intorno all’intreccio tra il piano terreno dei nostri progetti d’azione e un so- vrastante e provvidenziale piano divino. La storia dei due giovani che vogliono sposarsi, i vari personaggi, l’intera complessa sequenza degli eventi che compongono i vari fili narrativi sono predisposti in modo da portarci a cogliere questo significato.

È dunque chiaro che personaggi, luoghi, eventi e configurazioni narrative stanno dalla parte del significante, inteso alla lettera, e saussurianamente, come ciò che compie l’azione di reggere ed e- sprimere significati. Come ogni sistema semiotico, anche quello nar- rativo presenta dunque la sua regolare e indispensabile correlazione tra i due lati della relazione segnica. Può in effetti stupire che un tale modo di vedere non sia di fatto generalmente condiviso tra gli stu- diosi, ma bisogna dire che esso contrasta con il quadro teorico grei- masiano che ha dominato il settore negli scorsi decenni, e che appun- to negava che il sistema narrativo effettivamente possedesse una di- mensione significante. L’anomalia sarebbe grave, come subito s’intende, perché in qualche misura sottrarrebbe l’ambito della narra- tività ai concetti chiave del campo semiotico.

Un’anomalia in effetti c’è, ma non è quella: ciò che manca al sistema narrativo non è la correlazione tra i due piani del significante e del si- gnificato bensì una propria dimensione di manifestazione. Precisiamo che, in linea generale, la correlazione significato/significante non impli- ca la presenza di una manifestazione: per esempio, se si ragiona men- talmente non c’è manifestazione, ma c’è significato e c’è significante, poiché per organizzare il pensiero si usano le parole della lingua. E se mi viene in mente un simpatico motivetto che mi mette allegria, questo effetto di senso corrisponde a un significante musicale, che esiste in quanto tale a livello psichico, pur senza che venga prodotto alcun suo- no. Lo stesso vale in ambito narrativo: se penso una storia, ricordando un libro che ho letto o immaginando una possibile sequenza di eventi,

questa storia ha per me un significato, e questo significato è prodotto dalla struttura narrativa che tiene insieme quei fatti, dai caratteri dei per- sonaggi che ho in mente, e così via: tutto ciò che ne costituisce il signi- ficante. Anche se questi significanti restano chiusi nella mia mente fino a che non decido di scriverci un racconto, disegnare le tavole di un fu- metto, o raccontare il tutto al mio psicanalista. La manifestazione pro- duce invece qualcosa di percepibile (testo scritto, disegni, suoni…), laddove sappiamo che il significante è per definizione psichico, interio- re, non percepibile.

Tuttavia, gli altri sistemi semiotici possiedono un loro specifico modo di manifestazione (i suoni prodotti nel parlare nel caso della lingua, i suoni prodotti con appositi strumenti nel caso della musica, e così via). Solo il sistema narrativo fa eccezione: anche una volta che il racconto sia costruito mentalmente nei minimi dettagli, nulla è stabilito riguardo al modo di manifestazione: si può decidere di farne un romanzo, un film, un fumetto, uno spettacolo teatrale… Questo obbliga il sistema narrativo ad appoggiarsi su un altro sistema semio- tico, perché questo gli fornisca la via per la realizzazione di un og- getto testuale: qualcosa che possa essere reso disponibile ad altri af- finché possano vederlo, ascoltarlo, o leggerlo. Un racconto può esse- re comunicato ad altri solo se tradotto in qualcos’altro, qualcosa di proprio a un altro sistema semiotico, che chiamiamo sistema di ma-

nifestazione.

Ad esempio, per esprimere certi concetti, abbiamo costruito men- talmente un significante narrativo centrato sul personaggio di una volpe attirata da un bel grappolo d’uva; ora si tratta di dare a quel si- gnificante (corrispondente innanzi tutto all’immagine vivida della volpe disegnata nella nostra mente) un’espressione linguistica, sce- gliendo le parole meglio capaci di descrivere la nostra rappresenta- zione mentale. Ad esempio, potremmo decidere che parole come “u- na bella volpe, elegante e un po’ altezzosa” abbiano un significato che corrisponde bene a quell’idea di volpe che abbiamo in mente: così, quello che era il significante narrativo deve corrispondere ai si- gnificati dei termini linguistici. Una volta effettuata questa traduzio-

ne intersemiotica, dal narrativo al linguistico, la lingua non avrà dif-

ficoltà a realizzare il suo piano significante in una catena di oggetti sonori, permettendo di raggiungere alla fine il piano della manifesta- zione. Lo schema alla pagina seguente mostra come i due sistemi semiotici si stratifichino, collocandosi l’uno al di sopra dell’altro.

Significato Sistema narrativo --- Significante = Significato --- Sistema di manifestazione Significante Manifestazione

A parziale spiegazione di questa anomalia, possiamo sottolineare che la configurazione narrativa è il primo e più fondamentale modo in cui gli esseri umani interpretano la loro esperienza: tutto ciò che ci ac- cade nella vita quotidiana riceve un senso e una logica perché intro- dotto nella catena di connessioni e di ruoli che è tipico della codifica- zione narrativa. Inoltre, come è stato osservato dagli psicologi della prima infanzia, questa abitudine alla codificazione narrativa è in effetti acquisita nei primi mesi di vita, dunque antecedentemente all’acqui- sizione di ogni altro sistema semiotico e alla disponibilità per il bam- bino di qualsiasi risorsa, che non sia estremamente elementare, per manifestare il proprio pensiero. Insomma, iniziamo a costruire raccon- ti prima di avere un modo per esprimerli agli altri, e del resto anche da adulti continuiamo a impiegare la forma narrativa per interpretare e memorizzare la nostra esperienza, pur indipendentemente da ogni in- tenzione comunicativa. Non è allora così strana l’anomalia che fa di questo sistema semiotico l’unico che non sia legato a una propria for- ma di manifestazione: il codice narrativo, possiamo pensare, è indi- pendente dalla manifestazione anche perché è fatto per funzionare in primo luogo nella nostra mente, indipendentemente da ogni atto di comunicazione diretto ad altri.