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Aree permanenti di ampia superficie per il monitoraggio delle dinamiche nelle foreste vetuste di faggio

Plenary Session

Session 2 Silviculture, biodiversity and wildlife

S. 2.10 Aree permanenti di ampia superficie per il monitoraggio delle dinamiche nelle foreste vetuste di faggio

Diego Giuliarelli, Barbara Ferrari, Piermaria Corona, Emanuela Masini, Antonio Tomao, Anna Barbati

Parole chiave: monitoraggio di lungo termine; aree permanenti di ampia superficie; foreste vetuste;

microhabitat; boschi appenninici di faggio.

Le foreste lasciate alla libera evoluzione per lunghi periodi di tempo rappresentano situazioni particolarmente rilevanti per lo studio delle dinamiche evolutive dei popolamenti forestali; fattori esterni, come i disturbi naturali, e fenomeni intrinseci, quali la senescenza degli individui arborei orientano, di fatto, questi processi. Gli stadi di sviluppo tardo successionali di una foresta svolgono un ruolo chiave nell’architettura di una progressiva diversificazione strutturale. La morte di uno o più alberi crea aree eterogenee per disponibilità di luce, nutrient e micrositi, all’interno dell’ecosistema forestale, e innesca dinamiche di gaps, contraddistinte da sviluppo di rinnovazione arborea, differenziazione di nicchie ecologiche, produzione di necromassa e formazione di microhabitat. Il monitoraggio delle foreste in queste fasi successionali è quindi sostanziale per comprendere lo sviluppo degli aspetti biologico- funzionali e dei servizi ecosistemici nella cosiddetta condizione “old growth”. In questa prospettiva, gli attributi strutturali (ad esempio, numero di alberi di grandi dimensioni diametriche, necromassa) sono considerati validi indicatori delle funzioni ecosistemiche e variabili proxy della biodiversità facilmente misurabili. E’ stato dimostrato che la scelta della strategia di campionamento, per esempio la delimitazione di plots relativamente ampi rispetto alla realizzazione di una rete di piccole unità di sondaggio, ha effetti rilevanti sull’affidabilità delle stime dei parametri strutturali. Di fatto, questi potrebbero risultare sovrastimati qualora estrapolati da una rete di piccole aree di saggio, anzichè da unità di monitoraggio relativamente estese. Peraltro, su piccola scala, parametri che identificano caratteristiche di vetustà, come la densità di alberi di grandi dimensioni diametriche, potrebbero esprimere livelli di variabilità poco affidabili. In generale, aree di saggio di ampiezza limitata hanno comunque intrinseche limitazioni: un numero minore di alberi se confrontati con plots più estesi e, proporzionalmente, un più rilevante effetto di margine.

In Europa, la maggior parte degli studi condotti in foreste vetuste di faggio sono basati su plots di dimensioni relativamente ridotte (0.5-2 ha). Per di più, ad oggi, solo un numero limitato di ricerche è basato su aree di saggio di dimensioni sufficientemente ampie a cui è stata associata la georeferenziazione dei fusti arborei, al fine di descrivere la diversità strutturale del popolamento forestale.

IV Congresso Nazionale di Selvicoltura - Torino, 5-9 Novembre 2018

Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile 57 Nel lavoro qui presentato, i principali parametri strutturali sono stati censiti all’interno di un plot permanente di 10 ha, in una foresta di faggio, prossima alla vetustà, ubicata sulla cima del Monte Cimino, isolato rilievo di origini vulcaniche nell’Italia centrale (Lazio). Tutti i fusti arborei sono stati rilevati e georiferiti nel 2004 e nel 2016. Tra i due inventari il numero di alberi di grandi dimensioni (diametro a petto d’uomo ≥ 70 cm) è aumentato, in media, di 8 fusti per ettaro, mentre il volume di massa legnosa ha registrato un incremento medio annuo di 4,93 m3 ha-1. La presenza di legno morto è stata rilevata nel 2016, differenziandone i

componenti e il grado di decadimento. La quantità di necromassa è stata stimata pari a 35 m3 ha-1, un valore

significativamente più alto rispetto a quello riscontrato in boschi di faggio appenninici ordinariamente gestiti. Gli alberi con presenza di microhabitat sono stati inventariati nel 2016. La presenza di microhabitat su un fusto arboreo, quale indicatore di conservazione della biodiversità o strumento di monitoraggio degli obiettivi di conservazione della natura, è stato oggetto di studio solo in tempi molto recenti. L’osservazione di microhabitat su singoli alberi occupa spesso un ruolo marginale nei rilievi inventariali, rispetto, per esempio, ad altre caratteristiche di vetustà (necromassa o alberi di grandi dimensioni), così che le conoscenze in merito sono rimaste finora relativamente limitate.

Nello studio proposto sono stati rilevati comuni microhabitat, di facile osservazione, correlati alle foreste di faggio. All’interno del plot, i microhabitat presenti sui singoli individui arborei sono stati inventariati codificandoli in 25 classi. La presenza di microhabitat è stata rilevata sul 70% di tutti gli alberi censiti. Limitatamente agli alberi vivi, il numero di microhabitat osservato per classi diametriche è risultato variabile da 1 a 4-5, proporzionalmente al valore della classe.

Il monitoraggio di lungo termine su plots di ampie dimensioni potrà consentire di approfondire le conoscenze sulle dinamiche di gaps e di reclutamento dei microhabitat in foresta. Inoltre, potrà fornire valori di riferimento per l’applicazione di approcci selvicolturali orientati a riprodurre le dinamiche naturali, per esempio attraverso la creazione o il mantenimento di elementi strutturali con differente grado di vetustà, anche all’interno di foreste di faggio ordinariamente gestite.

Large size plot for monitoring old-growth beech stand dynamics

Keywords: long-term monitoring; large-size plot; old-growth forests; microhabitat; beech Italian forest.

Forests left unmanaged for an extended period of time are regarded outstanding hotspots for analysing stand evolution under endogenous (tree ageing) and exogenous (natural disturbances) dynamics. Forest senescence plays a fundamental role in shaping up structural diversification. The death of one or more canopy trees produces spots of environmental heterogeneity (light, nutrient, regeneration micro-sites) in the forest ecosystem and triggers gap dynamics (natural regeneration, niche partitioning, deadwood and microhabitat formation). Therefore, monitoring is crucial to understand how biological values, forest functionality and ecosystem services provision unfold during the late forest successional stages, the so-called old-growth condition.

In this perspective, structural attributes (e.g. number of large trees, volume of deadwood elements) are regarded a good proxy of ecosystem functions and a readily measured surrogate for habitats of many taxa. The choice of the sampling strategy, i.e. census over relatively large sites vs. network of small sampling units, has been demonstrated to have substantial effects on the reliability of estimation of these structural parameters. These may be overestimated when extrapolated from a network of small monitoring plots to larger extents. Further, ‘old-growth’ measures such as the density of large trees may have unreliable levels of variability at small spatial scales. In general, small plots have intrinsic limitations, such as fewer trees compared to larger plots, and proportionally greater edge effect. Most intensive studies in old growth forests of European beech have been restricted to relatively small extents (e.g. 0.5–2 ha). Few studies to date have established plots of sufficient size with known tree stem positions to enable a quantitative description of the within-stand diversity of forest structure.

In this study, some structural variables are analyzed from repeated censuses performed on a 10-ha permanent plot established in the nearly old-growth beech forest of Monte Cimino, placed on an isolated

IV Congresso Nazionale di Selvicoltura - Torino, 5-9 Novembre 2018

Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile 58 relief of volcanic origin in Central Italy (Lazio Region). The Monte Cimino forest, classified as an Apennine- Corsican montane beech forest, has been left unmodified by forestry operations since the past seventy years. In this large-size plot, all trees were surveyed and georeferenced in 2004 and 2016. During this period, the number of large trees (DBH ≥ 70 cm) increased on average by 8 trees per ha-1, while the growing stock volume had a mean annual increment of 4,93 m3 ha-1 year -1. Deadwood occurrence was also surveyed in

2016, so to assess deadwood volume, deadwood components and decay stages. The amount of deadwood was estimated as high as 35 m3 ha-1, a value significantly higher than Apennine’s managed beech stands.

Micro-habitat bearing trees have been inventoried in 2016 as well.

The use of microhabitat trees, as proxy variables for maintaining biodiversity or as monitoring tools to assess nature conservation objectives have only recently been studied. Especially, when compared to other old- growth characteristics, like deadwood or large trees, tree microhabitats are not accurately described so related scientific knowledge is still relatively limited.

In this study, we focused on common microhabitats, easy to observe and generally known for their relationship with beech forests. Microhabitat bearing trees were inventoried according to 25 classes. Microhabitats were recorded on 70% of living and dead trees. On living trees, the number of microhabitats per DBH classes ranges from 1 to a maximum of 4-5 and increases proportionally to DBH size.

Long-term monitoring on this large-size plot will help to understand microhabitat and forest gap dynamics and will provide baselines values for silvicultural approaches aimed at reproducing such a natural dynamic, so that desirable levels of old-growth structural attributes might develop even from managed beech forests.

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S. 2.11 La selvicoltura e l’ecologia forestale sono strumenti utili per l’elaborazione di Misure di

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