Mario Broll
Session 7 For new considerations in the economic valuation of forests
S. 7.06 Produzioni legnose derivate da diradamenti di Pino nero: la valorizzazione di tagli intercalari grazie alla filiera bosco-energia
Claudio Fagarazzi, Roberto Fratini, Marone Enrico, Matteo Rillo Migliorini, Isabella De Meo, Paolo Cantiani; Riccioli Francesco
Parole chiave: pino nero; filiera biomassa-energia; diradamenti; cippato; gestione forestale sostenibile.
Tra la fine dell’800 e metà del ‘900 in Toscana sono state rimboschite ampie superfici con pino nero con lo scopo principale di recuperare territori montani resi nudi e pietrosi a seguito di intensi tagli boschivi realizzati a partire dal medioevo.
Gli imboschimenti principali di pino nero furono localizzati a Vallombrosa e Bivigliano ed in modo estensivo nelle aree di Comano e Fivizzano, Monticelli (Gavinana), Calvana e Monte Morello (Firenze), Scopetone e Rio Rigutino (Arezzo), le Cornate di Gerfalco (Grosseto), Moggiona e in Val Tiberina. La scelta del pino nero come specie pioniera fu determinata dalla facilità di allevamento in vivaio e dal rapido attecchimento in terreni montani e submontani degradati (Mondino e Bernetti, 1998). Gli impianti furono realizzati prevalentemente in purezza e talvolta in consociazione con Abete bianco, Cipresso, Cedro dell’Atlante, Pini mediterranei, Cerro (Maetzke, 2016). Attualmente in Toscana, i boschi di pino nero si estendono su circa 11.000 ettari in purezza e su circa 7.500 ettari in cedui coniferati e fustaie miste (Mondino, Bernetti, 1998). L’entità di tali superfici è confermata anche dall’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio che attribuisce alle superfici a pino nero, laricio e loricato una copertura di circa 18.450 ettari (INFC, 2009). Il pino nero, pur rappresentando poco meno del 2% dei boschi regionali, ha il pregio di rappresentare il risultato di un processo di programmazione forestale avviato oltre 100 anni fa e diretto a favorire la successione boschiva in aree degradate garantendo il ripristino dei servizi ecosistemici del bosco (regimazione deflussi, conservazione della biodiversità, stoccaggio di carbonio, ecc.).
Purtroppo, il ciclo colturale di tale specie è stato caratterizzato da una assenza di interventi selvicolturali per cui tali soprassuoli presentano adesso un elevato rapporto ipsodoametrico, elevata instabilità e limitata resistenza agli agenti atmosferici (Cantiani, 2016).
Solo recentemente sono iniziati interventi di manutenzione miranti sia al miglioramento della fisionomia delle piante che alla realizzazione di prodotti appetibili dal mercato.
I recenti interventi di diradamento si sono resi possibili grazie al fatto che oggi esiste un nuovo mercato del cippato legnoso per uso energetico che per effetto del suo apprezzamento sul mercato è in grado di coprire i costi di utilizzazione.
L’obiettivo dello studio è quindi duplice. Da un lato quello di definire interventi selvicolturali in grado di favorire il recupero delle pinete degradate presenti in Italia, aumentando la stabilità ecologica dei territori interessati, introducendo latifoglie autoctone e favorendo l’attenuazione dei fenomeni di surriscaldamento globale (Cantiani, 2016). Dall’altro lato, verificare la sostenibilità economica degli interventi e delle filiere attivate anche grazie ai nuovi assortimenti ritraibili (prodotti energetici). In particolare, considerato che l’efficienza economica del processo produttivo è il presupposto indispensabile per garantire l’attuazione della gestione selvicolturale, lo studio analizza le performance economiche di tutti gli attori della filiera (inclusi i consumatori finali), individuando anche i benefici indotti sul territorio, sia in termini socio-economici che ambientali (Marinelli e Marone, 2013). A tal fine la ricerca ha quindi comparato due tipologie di diradamento: un diradamento tradizionale dal basso con asportazione di tutte le piante dominate; ed un diradamento selettivo che tiene conto della composizione specifica, della vigoria e della stabilità meccanica delle singole piante (Cantiani, 2016).
IV Congresso Nazionale di Selvicoltura - Torino, 5-9 Novembre 2018
Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile 187
I risultati hanno evidenziato che tali interventi possono garantire la produzione di assortimenti quali legname da palafitta, tronchi e scarti di lavorazione per uso energetico in maniera compatibile con la sostenibilità economica dei processi produttivi individuati. Trattandosi di diradamenti molto tardivi, le masse intercalari sono consistenti e quindi i ricavi della vendita dei prodotti sono in grado di coprire la quasi totalità dei costi di produzione. L’analisi apre quindi interessanti prospettive nella gestione delle numerose formazioni boschive abbandonate e nella pianificazione di interventi gestionali utili a garantire la difesa del suolo dall’erosione, la riduzione del pericolo di incendi e l’incremento dei servizi ecosistemici erogati da tali foreste.
Wood production derived from Austrian pine thinning: the enhancement of thinning by forest-energy supply chain
Keywords: austrian pine; biomass-energy chain; forest thinning; sustainable forest management.
Between the end of ‘800 and the middle of ‘900, some areas of Tuscany were reforested with Pinus nigra, known as Austrian pine or black pine. The main purpose was the recovery of deforested mountain territories due to intense forest cutting realised in Middle Ages.
The main and largest reforestation were located in Vallombrosa and Bivigliano (Firenze) and extensively way in the areas of Comano and Fivizzano (Massa Carrara); Monticelli (Pistoia), Calvana and Monte Morello (Prato e Firenze), Scopetone and Rio Rigutino (Arezzo), the Cornate di Gerfalco (Grosseto), Moggiona and Val Tiberina (Arezzo).
The choice of reforestation with Austrian pine is justified by the characteristics of this species (easily adaptable to shallow and stony soils, resistant to wind and drought) and by easy management in nursery tree with a fast rooting of planted seedlings (Mondino and Bernetti, 1998). The reforested areas were mainly made with Austrian pine and sometimes in combination with Silver fir, Mediterranean Cypress, Atlas cedar, Mediterranean pines and Turkey-oak (Maetzke, 2016).
In Tuscany, Austrian pine forests cover about 11,000 hectares; about 7,500 hectares with Coppices, in Coniferous plantation and mixed forest species (Mondino e Bernetti, 1998). By using The National Forest Inventory statistics (2009), Austrian pine, Calabrian pine covered about 18,450 hectares (INFC, 2009).
The Austrian pine, representing just under 2% of the regional forests, is the result of a forest planning process started over 100 years ago and aimed to favouring the natural sequence of forests located in degraded areas ensuring the restoration of ecosystem services of the forest (outflows regulation, biodiversity conservation, carbon storage, etc.).
Unfortunately, the cultivation cycle of Austrian pine has been characterized by a lack of silvicultural treatments, so that these forest crop have now a high ipsodiametric ratio, a high instability and a limited resistance to atmospheric agents (Cantiani, 2016).
Only recently maintenance interventions begun with the aim to improve products that are attractive to the market. Indeed, the recent thinning were realized for production of energy wood chips that result very appreciated in the energy market.
The objective of the study is therefore twofold. First to define silvicultural treatments able to favour the recovery of degraded pine forests in Italy, increasing the ecological stability of the territories, introducing indigenous hardwoods forest and favouring the mitigation of global warming phenomena (Cantiani, 2016). At the same time it’s important to verify economic sustainability of treatments and supply chains activated by the new type of wood products (energy products). Considering that the economic efficiency of the production process is the precondition for ensuring the implementation of forest management, the study aims to analyse the economic performance of interested subjects involved in the supply chain (including final consumers). Another aspect analysed is related to identification of benefits generated on the territory, both in socio-economic and environmental terms (Marinelli and Marone, 2013). Finally we compare two types of thinning: a traditional thinning with removal of all dominated plants and a selective thinning that considers tree species composition, the vigour and mechanical stability of individual plants (Cantiani, 2016).
The results obtained showed that these treatments can guarantee an interesting products for wooden stilt constructions and branchwood for energy use. The wood product obtained by late thinning, can be sold in
IV Congresso Nazionale di Selvicoltura - Torino, 5-9 Novembre 2018
Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile 188
the local market for ensuring sufficient income able to cover almost all production costs. The analysis thus opens up interesting perspectives for the management of the abandoned forests in order to plan management treatments able to laverage ecosystem services.
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S. 7.07 Aspetti socio economici relativi alla gestione del bosco ceduo in alcune aree della Toscana e della