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Dinamiche di facilitazione della rinnovazione naturale di pino marittimo a favore di una piantagione di leccio sottoposta ad un’intensa azione di brucatura nella tenuta di San Rossore (PI)

Plenary Session

Session 2 Silviculture, biodiversity and wildlife

S. 2.14 Dinamiche di facilitazione della rinnovazione naturale di pino marittimo a favore di una piantagione di leccio sottoposta ad un’intensa azione di brucatura nella tenuta di San Rossore (PI)

Alberto Maltoni, Barbara Mariotti, Francesca Logli, Sofia Martini, Andrea Tani, Roberto Tognetti

Parole chiave: ripristino ambientale; Pinus pinaster; Quercus ilex; Dama dama.

Da alcuni decenni la cocciniglia Matsucoccus feytaudi sta arrecando ingenti danni nelle pinete di pino marittimo che si trovano nella porzione più mediterranea dell’areale di distribuzione. In queste aree la specie viene a trovarsi in condizioni ecologiche non ottimali che ne diminuiscono la resistenza e le infestazioni di questo insetto sono risultate devastanti: migliaia di ettari di pinete di Pinus pinaster sono andati distrutti nel sud della Francia così come in Liguria e in Toscana. Nel Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli (la nostra area di studio) la fascia di vegetazione litoranea costituita dalla pineta di pino marittimo si presentava nel 2010 completamente invasa da Matsucoccus feytaudi. I gestori del Parco hanno così dato avvio agli interventi fitosanitari di lotta obbligatoria, così come previsti per legge, dapprima con tagli a raso su piccole superfici di forma e orientamento diversi, successivamente con tagliate di maggiori dimensioni. Il progetto di ripristino della copertura forestale ha previsto la sostituzione di specie con l’introduzione del leccio: la piantagione è stata realizzata con semenzali di 1 anno allevati in contenitore. Il forte carico di ungulati presenti nella Tenuta di San Rossore risulta da tempo incompatibile con i processi di rinnovazione naturale delle specie arboree ed arbustive e, nel caso specifico, per favorire l’attecchimento e la successiva affermazione delle piantine di leccio sono state utilizzate protezioni individuali (Tubex™ di forma cilindrica, alti 1,2 e di diametro variabile da 9 a 12 cm) contro la bucatura ad opera del daino (Dama dama L.). Negli anni successivi ai tagli a raso il pino marittimo ha manifestato meccanismi di resilienza con una abbondante rinnovazione naturale a ricostituire, potenzialmente, la pineta.

Nello studio che viene qui presentato vengono analizzate le relazioni che si sono manifestate tra la rinnovazione naturale di pino marittimo e la rinnovazione artificiale di leccio. In particolare le ipotesi sottoposte a verifica sono state:

(i) l’impatto della brucatura dei daini sui lecci circondati da numerose piante di pino marittimo è più basso rispetto a quanto avviene a carico dei lecci cresciuti isolati o circondati da un minor numero di pini; (ii) la protezione fornita dalle piante di pino marittimo dipende da caratteri dimensionali come l’altezza e

le dimensioni della chioma. Lo studio mira a quantificare la protezione esercitata dalla rinnovazione naturale nei confronti della piantagione di leccio e a definirne le dinamiche temporali allo scopo di produrre alcune linee guida per la gestione forestale nei casi di ripristino ambientale da attuare in situazione dove la pressione di brucatura si attesta su livelli esiziali.

I rilievi effettuati nel 2016 sono stati eseguiti in 12 aree di saggio, ognuna delle quali comprendeva 18 piantine di leccio piantate 7 anni prima. Su ogni leccio sono state rilevate sopravvivenza e crescita e attorno ad esse è stata individuato un sub-plot quadrato di 4 m2 all’interno del quale sono stati effettuati rilievi di dettaglio sulla

rinnovazione naturale insediatasi successivamente al taglio raso della pineta. Le variabili prese in considerazione sono state: copertura complessiva, eventuale presenza di rami sovrastanti l’apertura superiore dello shelter, poi, per ogni singola piantina, specie di appartenenza della piantina, posizione rispetto al semenzale di leccio posto a dimora, altezza, sviluppo laterale della chioma e nel caso delle piantine di pino marittimo, la loro età (stimata) e la presenza, o meno, di strobili maturi.

La brucatura ripetuta che si verifica quando la piantina di leccio raggiunge il bordo superiore della protezione può compromettere il successo della piantagione ma la probabilità di essere brucata è significativamente maggiore laddove la rinnovazione naturale di pino risulta meno abbondante. La rinnovazione naturale, dove presente, è rappresentata da piante vigorose, non attaccate dalla cocciniglia (almeno fino a quando la corteccia, fessurandosi, diviene ospitale per l’insetto). Quando le piante sono riunite in nuclei consistenti vicino ai lecci piantati queste sono in grado di influenzarne positivamente l’affermazione. In questo le piante di pino marittimo si sono rivelate più efficaci rispetto agli shelter utilizzati e grazie ai risultati dello studio è possibile definire valori discriminanti per

IV Congresso Nazionale di Selvicoltura - Torino, 5-9 Novembre 2018

Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile 65 quanto riguarda la densità della rinnovazione e le dimensioni delle piante che determinano i fenomeni di facilitazione. In casi analoghi è ipotizzabile un intervento in due tempi con la piantagione (o eventualmente la semina) da effettuarsi in corrispondenza di nuclei di rinnovazione alcuni anni dopo il taglio raso del soprassuolo preesistente; tutto ciò avvalendosi anche della tolleranza dell’ombra che caratterizza il leccio.

Durante la stagione vegetativa 2018 sono stati condotti ulteriori rilievi per verificare l’ipotesi di una progressiva azione di facilitazione da parte della rinnovazione naturale del pino marittimo nei confronti della piantagione di leccio.

Mechanical facilitation by maritime pine against severe browsing pressure on holm oak plantation in San Rossore forest (Pisa)

Keywords: forest restoration; Pinus pinaster; Quercus ilex; Dama dama.

Over the last decades, the maritime pine bast scale, Matsucoccus feytaudi, has been severely damaging maritime pine (Pinus pinaster) in the Mediterranean side of its distribution, far from its ecological optimum. Thousands of hectares of maritime pine forest were destroyed in southern France and northern-central Italy. Maritime pine stands of the Regional Park Migliarino San Rossore Massaciuccoli (Tuscany), in 2010, were completely invaded by the pine bast scale. The forest managers of the Park started harvesting damaged pine stands, as required by law in presence of M. feytaudi attack. This was firstly accomplished with clear-cut on small surfaces, then on larger areas. To restore the forest canopy cover a plantation project was promoted nine years ago: logging was followed by planting of holm oak (Quercus ilex) using 1 years old plantlets. Since ungulate density is many times higher than the density compatible with forest regeneration dynamics 1.2-m tall tree-shelters were used to protect the establishment of planted holm oak seedlings from Dama dama L. (fallow deer) browsing pressure. Pinus pinaster showed resilience by widespread but not homogeneous natural regeneration.

In the framework of a wide evaluation of this forest restoration project, we present a study on the relationships between natural regeneration of maritime pine occurring after clearcutting and oak plantation development. In particular, we hypothesized:

(i) that the impact of fallow deer browsing on holm oak seedlings grown in the presence of maritime pine saplings is lower than in their absence;

(i) the protective capacity of maritime pine, naturally regenerating after clear-cutting, on planted holm oak is dependent on tree structure and crown size of maritime pine. Further, we evaluated short-term effects of browsing-facilitation intersections on the spatial aggregation of holm oak seedlings in the presence and absence of facilitative maritime pine. The study assessed the effects of holm oak – maritime pine facilitation on seedling survival and stem form in holm oaks, and the results are discussed with the aim of providing information and guidance for effective forest management, leading to the survival of holm oak seedlings for restoration purposes.

Data on browsing and oak survival and growth were collected in 2016 in twelve sample plots, including each 18 holm oaks. Then, 216 sub-plots of 4 m2 (18 sub-plots each plot) with the center where a holm oak was planted

were sampled to collect data on the relationship between natural vegetation and, in particular, on maritime pine natural regeneration and holm oak seedlings. Data included species, position of the plants in relation to the holm oak seedling, height, crown radius, canopy cover, number of branches dominating the tree-shelter, and, only for maritime pine, plant age and presence of mature cones.

Repeated browsing strongly compromised holm oak plantation success. The probability of oak seedlings being browsed, however, was lower for individuals growing amid pines than for those growing in isolated shelters. Regeneration of maritime pines was vigorous and the young pine cohort was resistant to pine blast scale. Oak establishment and growth increased as seedlings grew close to vigorous pines. According to our 7- year results, pine regeneration was more effective in promoting oak survival and establishment than shelters and we could define average values of density and growth and crown development of maritime pines, as well as distance form oaks, effective in promoting holm oak seedling establishment. Thus, salvage logging should be

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Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile 66 avoided across excessively large areas, to allow lateral dissemination of maritime pine regeneration. Moreover, since holm oak is a shade tolerant species, plantation should be established 2-3 years after harvesting, without shelter, and localized according to pine natural regeneration density and growth.

In 2018 more data were collected to verify our conclusions on mechanical facilitation of holm oak by growing maritime pine.

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S. 2.15 Dalla ricerca alla pratica: l’utilizzo dei martelloscopi per trasmettere le innovazioni della ricerca

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