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Mons. Persico giunse a Dublino il 7 luglio25, e prese alloggio in un albergo. Il giorno successivo tuttavia si recò a far visita a mons. Walsh che, ricevutolo con la massima cordialità, lo invitò insistentemente ad alloggiare nella sua residenza. Questo mise in imbarazzo il Commissario apostolico, in quanto era stato lo stesso Segretario di Stato a suggerirgli di non dimorare presso le residenze dei vescovi, per non mostrarsi legato ad essi più del dovuto. Molte furono però le insistenze di Walsh, il quale sostenne che, se avesse dimorato in albergo, sarebbe parso nei suoi confronti uno sgarbo che avrebbe irritato pure il popolo. Non volendo fargli sapere che il cardinale Rampolla gli aveva consigliato di dimorare in albergo, non poté far altro che accettarne l’ospitalità, anche alla luce del fatto che in quel mese estivo l’arcivescovo alloggiava prevalentemente in campagna, quindi utilizzarne la residenza non avrebbe comportato un particolare contatto fra di loro26. La cosa piacque poco al cardinale Rampolla27, che però non poté far altro che invitare mons. Persico a far comprendere al proprio ospite, con la dovuta delicatezza, che era consigliabile rimanesse il più possibile fuori Dublino onde Ella apparirà a

tutti pienamente libera ed indipendente28

Preso alloggio nella residenza dell’arcivescovo di Dublino, il Commissario apostolico si compiacque, oltre che per la deferenza che gli veniva tributata in quanto rappresentante del Papa,

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25

Una testimonianza assai importante riguardo alla missione di mons. Persico sono le lettere da lui stesso inviate al cardinale Rampolla, conservate presso l’Archivio Segreto Vaticano. Va però detto che, dal momento che esse furono scritte in italiano, la storiografia irlandese o comunque anglofona ha tardato a recepirle. Nel 1976 M. Tierney, in

Croke of Cashel, cit., fa sì riferimento ad alcune sue lettere, ma solo a quelle conservate presso l’Archivio della

Congregazione di Propaganda Fide, di secondaria importanza. Nel 1978 E. Larkin in The Roman Catholic Church

and the Plan of Campaign, cit., ricostruisce la missione di mons. Persico basandosi esclusivamente su quanto

scriveva in proposito la stampa e sulla corrispondenza dei vescovi irlandesi. Successivamente però, tra il 1992 e il 1996, Edward P. O’Callaghan ha pubblicato ampi estratti delle lettere di Persico in lingua originale con riassunti in inglese, Letters and papers of Archbishop Ignazio Persico, papal commissary to Ireland 1887-8, in Collectanea

Hibernica, Sources for Irish History, n. 34-35 (1992-1993) pp. 160-189; n. 36-37 (1994-1995), pp. 271-303; n. 38

(1996) pp. 165-180. Nel 2000 T. J. Morrissey, in William J. Walsh, Archbishop of Dublin, cit. ha tenuto presente tali estratti. Nel 2002 infine A. Macaulay, in The Holy See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., ha ampiamente utilizzato le lettere di mons. Persico per ricostruirne la missione, così come le ha tenute presenti nella stesura del più breve saggio The Irish College, Rome and the land war, cit.

26

Lettera di Persico a Rampolla, 8 luglio 1887, ASV, Segreteria di Stato, Epoca Moderna, anno 1888, rubrica 278, fascicolo I, ff. 68r-69r.

27

Lettera di Rampolla a Persico, 14 luglio 1887, copia della quale è conservata in Ibidem, f. 70rv. Le molte cancellature e correzioni presenti in questa copia lasciano trapelare un certo disagio e un nervosismo di fondo.

28

anche per la buona accoglienza che gli diede la stampa. Il 9 luglio, per esempio, il Freeman’s

Journal scriveva:

“Egli viene per esprimere agli arcivescovi e ai vescovi del paese la simpatia di Leone XIII nei

confronti loro e del loro popolo durante l’amara crisi che la cattolica Irlanda sta ora passando, e per vedere coi propri occhi la pace e la pazienza di un popolo nei confronti del quale si sta ora decretando una coercion bill […] Sua Eccellenza e il suo esperto segretario, il reverendo padre Gualdi, avranno poche difficoltà nel portare a termine la loro missione. Il popolo d’Irlanda sarà facilmente convinto della buona volontà del Sovrano Pontefice, e crederà prontamente nella sua genuina cordialità”29

L’articolo continuava facendo riferimento alla recente missione di mons. Ruffo Scilla a Londra, sostenendo che fosse un bene che ad essa fosse seguita la missione in Irlanda. Dopo che un rappresentante del Papa aveva partecipato ai grandiosi festeggiamenti in onore della Regina, un altro suo rappresentante avrebbe potuto constatare perché in Irlanda la ricorrenza era stata poco sentita.

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Domenica 10 luglio mons. Persico ebbe modo di visitare numerose chiese e verso sera, allorché un gruppo di fedeli in visita a Dublino si radunò sotto le finestre dell’arcivescovo chiedendone la benedizione, questi si affacciò al balcone in compagnia del Commissario apostolico che, benedicendo a sua volta i fedeli, pronunciò le parole God Save Ireland30. Erano state le ultime parole pronunciate da uno dei ‘martiri di Manchester’ prima dell’impiccagione, ed era il titolo di una nota canzone nazionalista irlandese, che i fedeli non mancarono di cantare festosi, dopo che i due prelati si ritirarono31

I suoi primi giorni in Irlanda mons. Persico li trascorse impegnato, oltre che a visitare varie chiese e istituzioni ecclesiastiche di Dublino, in numerosi colloqui, come ebbe a scrivere al cardinale Rampolla:

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29

He comes to express to the Archbishops and Bishops of this country the sympathy of Leo XIII with them and with their flocks in the bitter crisis through which Catholic Ireland is now passing, and to see with his own eyes the peace and patience of a people for whom a Coercion Bill is being enacted […]. His Excellency and the experienced secretary, Rev. Father Gualdi, will have little difficulty in the accomplishment of their mission. The people of Ireland will be easily convinced of the goodwill of the Sovereign Pontiff, and will readily believe in its genuine cordiality. Freeman’s Journal, 9 luglio 1887.

30

Dio salvi l’Irlanda.

31

“Ho quindi il piacere di far conoscere a V.E., che non solo riceviamo visite da ogni ceto di

persone e appartenenti a diversi partiti politici; ma scorgiamo in loro grande amore per il Santo Padre con pari fiducia nella sua azione”32

Nei giorni successivi, oltre alle visite, mons. Persico ricevette numerose lettere e inviti da alcuni fra i maggiori proprietari terrieri affinché visitasse le loro magioni, anche al fine di poter colloquiare con lui. Accettare tali inviti avrebbe potuto urtare la suscettibilità dei nazionalisti, ma il Commissario apostolico scrisse al card. Rampolla

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, dicendosi favorevole ad accoglierli; prima di tutto riteneva necessario mostrare la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare tutti, secondariamente riteneva utile ai fini della missione dar modo ai proprietari, come a chiunque altro, di render note le proprie opinioni. Egli però, prima di compiere tale passo, desiderava ricevere istruzioni in proposito, istruzioni che il Segretario di Stato gli inviò34

Rampolla affrontava poi un’altra questione. Chiedendogli un parere riguardo agli inviti dei proprietari terrieri, mons. Persico gli aveva fatto sapere che il suo segretario Gualdi si era detto contrario, e che insisteva perché la missione non avesse una durata eccessiva. Già in una precedente lettera confidenziale

dopo essersi consultato col Pontefice. In esse lo rassicurò del fatto che il Papa riteneva che il proprio inviato, così come alloggiava nelle residenze dei vescovi, dovesse alloggiare anche in quelle dei proprietari terrieri.

35

Intanto mons. Walsh, tutt’altro che tranquillo, si manteneva in contatto col cardinale Manning, in cerca di aiuto e consiglio

Persico si era lamentato con il Segretario di Stato per la fretta di Gualdi di tornare in Italia; Rampolla comunque non si curò di tale opinione e rispose di prendere per la missione tutto il tempo che avrebbe ritenuto necessario, e di non curarsi delle pressioni in senso opposto. Comunque qui si può vedere una prima traccia di dissidio tra il Commissario apostolico e il suo segretario, dissidio destinato ad acuirsi successivamente.

36

. Le resistenze di mons. Persico nell’accettare la sua ospitalità l’avevano un poco insospettito, infatti scrisse al cardinale che evidentemente la sua accoglienza al Commissario apostolico doveva aver infastidito certi nostri amici37

L’arcivescovo di Dublino comunque dovette ingoiare una pillola particolarmente amara. Il 23 luglio, dopo che, poche settimane prima, si era rifiutato insieme agli altri vescovi irlandesi di

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32

Lettera di Persico a Rampolla, 11 luglio 1887, ASV, Segreteria di Stato, Epoca Moderna, anno 1888, rubrica 278,

fascicolo I, ff. 72r-73r.

33

Lettera di Persico a Rampolla, 18 luglio 1887, Ibidem, ff. 79r-80r.

34

lettera di Rampolla a Persico, 23 luglio 1887, copia della quale è conservata in Ibidem, f. 81rv.

35

Lettera di Persico a Rampolla, 14 luglio 1888, Ibidem fascicolo II, ff. 5r-6v.

36

E. Larkin, The Roman Catholic Church and the Plan of Campaign, cit., pp. 111-117.

37

partecipare alle celebrazioni per il giubileo della Regina, accompagnò il Commissario apostolico in visita al Lord Lieutenant. Mons. Persico si dimostrò molto compiaciuto da questo gesto, e ne scrisse così al cardinale Rampolla:

“Nella visita che facemmo jeri [sic] al Viceré, Mgr Walsh non solo c’accompagnò [sic] nella

sua propria carrozza, ma egli pure fece atto di ossequio a S. E. e firmò con noi il suo nome nel libro delle visite. Questo fatto, dopo l’astensione dei vescovi e clero da ogni manifestazione di ossequio alla Regina all’occasione del suo giubileo, sarà una prova presso il governo inglese del primo buon effetto della Pontificia missione in Irlanda”38

Nella medesima lettera il Commissario apostolico notava però un fatto interessante: le persone che aveva avuto modo d’incontrare erano soprattutto di parte conservatrice. Questo è naturalmente spiegabile col fatto che esse appartenevano al ceto alto, e che essendo scontente della condotta dell’episcopato avevano interesse a farsi sentire dal Commissario apostolico. Macaulay

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39

ipotizza che mons. Walsh l’abbia accompagnato dal Lord Lieutenant perché, notando anch’egli questo squilibrio nei contatti presi da mons. Persico, abbia preferito non lasciarlo solo con lui; la sua presenza avrebbe infatti impedito a lord Londonderry di parlare liberamente come avrebbe fatto in sua assenza. Un’ipotesi piuttosto verosimile.

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