• Non ci sono risultati.

Fu subito chiaro che sulla nomina del nuovo arcivescovo di Dublino vi sarebbe stata una dura battaglia, dal momento che, se Errington intendeva giocare tutte le proprie carte per sbarrargli la strada, altri in Irlanda non erano disposti a stare a guardare. Il 19 febbraio il Freeman’s

Journal109

Fu in questo contesto che i canonici e i parroci di Dublino si riunirono il 10 marzo per definire la terna di nomi da suggerire per la successione. Dopo l’elezione di Walsh a vicario capitolare si poteva immaginare che egli avrebbe guidato la terna, e in effetti la votazione fu per lui un trionfo: raccolse 46 voti, contro i 12 di mons. Donnelly. Terzo nome della terna fu quello di Patrick Tynan, già segretario del cardinale MacCabe, che però ottenne solo 3 voti

pubblicò un articolo in cui denunciava i tentativi da parte di Errington, iniziati ancor

prima della morte di MacCabe, di essere lui a nominare il nuovo arcivescovo. Le sue manovre venivano definite ancora più gravi di quelle intentate da coloro che, alcuni decenni prima, volevano concedere ai britannici il diritto di veto, ipotesi già a suo tempo rifiutata sdegnosamente dagli irlandesi.

110 Probabilmente, come sostiene Emmet Larkin

. 111

La reazione della stampa nazionalista, quando furono resi noti i risultati della votazione, fu entusiasta; il Freeman’s Journal

, il clero di Dublino oltre ad esprimere fiducia in Walsh desiderava prender le distanze da mons. Donnelly, alla cui popolarità non aveva giovato quanto era trapelato riguardo all’iniziativa di Smith perché fosse nominato coadiutore con diritto di successione.

112

Vista la delicatezza della situazione non desta sorpresa il fatto che Leone XIII avesse iniziato a occuparsi personalmente della questione. Il 7 marzo Davitt scrisse a Croke

non mancò di tessere le lodi del vicario capitolare,

sottolineando poi in un altro articolo che nell’arcidiocesi di Dublino nessuno aveva mai guidato la terna con un tal numero di voti. D’altro canto rimaneva viva la preoccupazione suscitata dagli intrighi di Errington.

113

109

Freeman’s Journal, 19 febbraio 1885.

, riferendogli quanto gli avevano raccontato due sacerdoti irlandesi, ricevuti insieme a mons. Kirby in udienza privata dal Papa. Il Pontefice aveva iniziato a interrogare i tre riguardo a Walsh, ed essi avevano cercato di metterlo in buona luce. Leone XIII si era informato sulla sua cultura e sulle sue

110

P. J. Walsh, William J. Walsh, cit., p. 138.

111

E. Larkin, The Roman Catholic Church and the Creation of the Modern Irish State, cit., p. 267.

112

Freeman’s Journal, 11 marzo 1885.

113

capacità, aveva inoltre domandato se era da considerarsi sano in doctrina e se godeva dell’appoggio del clero della propria diocesi.

Errington continuava a muoversi presso Propaganda Fide, dove rimaneva piuttosto influente, ma ben presto dovette rendersi conto che stava perdendo il proprio tempo: Leone XIII, quando occorreva, sapeva essere un uomo decisionista e accentratore. Evidentemente in questo caso riteneva che fosse davvero necessario esserlo, in quanto prese l’insolita decisione di scavalcare

Propaganda Fide avocando a sé la scelta del nuovo arcivescovo.

È probabile che i cattivi risultati ottenuti dalla Congregazione quando era stata emanata la circolare relativa al Parnell’s Testimonial Fund siano stati fra le principali ragioni che spinsero il Papa a fare questa scelta. In tale occasione il cardinale Simeoni aveva dimostrato di subire molto l’influenza di Errington, i cui consigli si erano rivelati piuttosto infelici; inoltre in tanti anni questi era stato in grado solamente di avanzare richieste, senza contraccambiare in alcun modo. Leone XIII così preferì occuparsi personalmente di questa delicata questione; cercò di evitare il rischio di urtare nuovamente i sentimenti nazionalisti irlandesi, lasciando che la nomina fosse decisa da persone troppo influenzabili dal Governo britannico, rapportandosi invece direttamente con la Chiesa irlandese.

Il Papa, rompendo nuovamente la procedura ordinaria, chiese di valutare la terna non solo ai vescovi della provincia ecclesiastica di Dublino, ma anche agli altri tre arcivescovi irlandesi. Egli prima di prendere la propria decisione ebbe inoltre modo d’incontrare personalmente i tre arcivescovi e molti altri vescovi irlandesi, che proprio in quei giorni stavano compiendo la loro visita ad limina, rendendosi così conto di persona che l’episcopato sosteneva con forza la candidatura di Walsh. Da aggiungere che anche il cardinale Manning si mosse presso il Papa perché la scelta cadesse su di questi114

D’altro canto gli avversari di Walsh continuavano a gettare fango su di lui, dal mese di aprile il

Times aveva iniziato una campagna stampa volta a screditarlo. Nominarlo sarebbe poi stato

considerato un gesto poco amichevole da parte del Governo di Gladstone; il Papa dovette però considerare che quest’ultimo si era rivelato incapace di essere in alcun modo un alleato della Chiesa, e che continuava a mantenere le distanze dalle iniziative di Errington. Era quindi improbabile che un rifiuto alla nomina di Walsh avrebbe portato a manifestazioni concrete di gratitudine da parte britannica.

.

Un’altra questione dovette turbare il Papa: nominare qualcun altro arcivescovo di Dublino, a prescindere dalle indicazioni del clero della diocesi, dell’episcopato della provincia ecclesiastica e dei tre arcivescovi irlandesi, avrebbe significato piegarsi alle pressioni britanniche. Avrebbe

114

così rischiato di ottenere risultati simili se non peggiori di quelli raggiunti con la circolare sul

Parnell’s Testimonial Fund, e la popolarità della Santa Sede in Irlanda ne sarebbe uscita assai

danneggiata.

Dal momento che il Papa prese la propria decisione autonomamente è difficile sapere quali furono le sue riflessioni, si sa però che considerò seriamente la soluzione di trasferire a Dublino mons. Moran, e nominare Walsh arcivescovo di Sydney. Nominare mons. Donnelly sarebbe stato un cedimento davvero troppo evidente nei confronti del Governo, per tale ragione Leone XIII dovette chiedersi se per gli irlandesi la scelta di Moran non sarebbe stata una soluzione più accettabile. Fu lo stesso Pontefice a confidare a mons. Moran115

Si può ipotizzare che il Pontefice sia stato indotto a riflettere anche da un articolo pubblicato sull’United Ireland del 16 maggio, del quale mons. Donnelly si era affrettato a far pervenire una traduzione in Vaticano (in un italiano che lasciava sempre a desiderare):

, che era stato prematuramente convocato a Roma, per quale motivo era stato chiamato. Rivelò di aver mutato i propri propositi sia perché si era convinto della falsità delle accuse mosse contro Walsh dai suoi avversari, sia perché si era reso conto che, visto lo stato delle cose, gli irlandesi avrebbero accettato di buon grado solo Walsh. L’arcivescovo di Sydney non fece comunque un viaggio a vuoto, dal momento che a Roma ricevette la porpora cardinalizia.

“Abbiam dei più forti ragioni a temere che l’intrigo scandaloso del sig. Errington a Roma ha

[sic] riuscito. Benché non ci sta ancora alcuna notizia autentica in riguardo all’Arcivescovado vacante, temiamo che non c’è più dubbio che la scelta dei Vescovi Irlandesi, del clero e del popolo si messa da parte al dettame del Governo britannico, e che la nomina del M. R. Dr. Walsh come arcivescovo di Dublino è stata vietata. Sig. Errington da parte sua, ha consentito a risparmiare al Vaticano l’umiliazione d’accettare una nominazione [sic] diretta dal Castello di Dublino, e il M. R. Dr Moran Arcivescovo di Sydney ha da essere il nuovo Arcivescovo. Se questa notizia venga confirmata, il veto nella sua forma la più odiosa, è stato conceduto da Roma all’Inghilterra”116

115

È Moran a raccontare l’episodio in una lettera del settembre 1885, citata da Ibidem, p. 175.

.

116

We understand there is the greatest reason to apprehend that Mr. Errington’s disgraceful intrigue at Rome has been successful. Although no authentic announcement has yet been made as to the vacant Archbishopric, we are afraid there can be little doubt that the choice of the Irish bishops, priests, and people has been set aside at the dictation of the English Government, and that the Very Rev. Dr. Walsh’s appointment as Archbishop of Dublin has been vetoed. Mr. Errington, on his part, consented to spare the Vatican the humiliation of accepting a direct nomination from Dublin Castle, and the Most. Rev. Dr. Moran, Archbishop of Sydney, is to be the future Archbishop. Should this news be confirmed, the veto in its most odious form has been conferred by Rome upon

Evidentemente il Papa giudicò più pericoloso sfidare l’ira irlandese che quella britannica, così il 24 giugno venne resa nota la decisione di nominare Walsh arcivescovo di Dublino; pochi giorni dopo mons. Kirby gli fece sapere che il Papa desiderava che ricevesse l’ordinazione episcopale direttamente a Roma. Evidentemente Leone XIII desiderava discutere con lui della situazione irlandese, ma non si può escludere che il Pontefice fosse anche curioso di conoscere personalmente l’uomo che era stato all’origine di tante polemiche.

Quando il 19 luglio giunse a Roma, Walsh fece però delle resistenze alla sua prevista ordinazione episcopale, nei confronti della quale aveva privatamente espresso dubbi fin da quando era stata ipotizzata117

Fu così che, incontrando il cardinale Simeoni, lo informò dell’intenzione di rinunciare, intenzione che desiderava ribadire al Papa quando questi l’avesse ricevuto.

. Forse, abituato a una vita di studio, non si sentiva all’altezza degli impegni pastorali connessi all’incarico cui era stato destinato oppure, conscio delle polemiche che involontariamente aveva suscitato, pensò che un suo passo indietro avrebbe risparmiato alla Chiesa una situazione difficile.

Leone XIII incontrò Walsh il 22 luglio118

William Walsh fu così ordinato vescovo il 2 agosto, nella chiesa di S. Agata dei Goti. La funzione, per espresso desiderio del Papa, fu presieduta dal neo-cardinale Moran, assistito da mons. Kirby e dal vescovo di Clogher mons. Donnelly, che pure in quei giorni si trovava a Roma

. Nel corso di un colloquio di circa tre quarti d’ora il Papa gli parlò apertamente delle accuse mosse contro di lui per impedirne la nomina ad arcivescovo, soprattutto in merito al suo presunto estremismo politico, ma disse anche di essersi convinto che fosse tutto esagerato, tutto falso. Venuto poi a parlare di quanto gli aveva riferito il cardinale Simeoni riguardo alla sua intenzione di rinunciare alla nomina, Leone XIII lo informò che essa era cosa risoluta, e che gli ordinava di accettare, poiché non è lo spirito della Chiesa

ricusare il lavoro. Il Papa gli parlò anche di Errington, dicendo di non volerlo più vedere, e del

grande sostegno che i vescovi irlandesi, che erano venuti a Roma, avevano assicurato alla sua candidatura.

119 .

England. United Ireland, 16 maggio 1885. La traduzione qui riportata è quella di Donnelly, conservata in AES,

Secondo Periodo, Inghilterra, posizione 96, fascicolo 42, ff. 13r-15r.

117

T. J. Morrissey, William J. Walsh Archbishop of Dublin, cit., pp. 50-52.

118

Quanto accadde durante tale incontro è noto grazie a quanto lui stesso scrisse in proposito a mons. Croke. Lettera

di Walsh a Croke, 23 luglio 1885, riportata da P. J. Walsh, William J. Walsh, cit., pp. 171-173.

119

Outline

Documenti correlati