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Rafforzamento dei rapporti fra Parnell e la Chiesa Cattolica irlandese

Il 1883, come del resto anche il 1884, fu un anno relativamente tranquillo nella vita politica irlandese, lo stesso Parnell appariva in pubblico in maniera del tutto sporadica. L’azione combinata delle riforme agrarie, dell’atteggiamento più conciliante nei confronti di Parnell e della coercizione avevano finito col produrre buoni risultati. Questo contesto e la linea politica più moderata portarono il ‘Re d’Irlanda senza corona’ sempre più vicino alle posizioni della Chiesa.

In questi anni quindi vi era da una parte Parnell che, desideroso di emarginare il più possibile gli elementi feniani e di rendere più rispettabile il proprio partito, si avvicinava al mondo cattolico, dall’altra l’episcopato. Apprezzando Parnell nella nuova condotta politica e non potendo ignorare la sua straordinaria popolarità, i vescovi guardavano con sempre più interesse a lui e al suo movimento, aiutati in questo dalle condizioni di salute del cardinale MacCabe, la cui influenza andava calando. Fu sotto la presidenza del primate McGettingan, che era considerato equidistante tra mons. Croke e il cardinale MacCabe, che i vescovi irlandesi si riunirono nel luglio e nell’ottobre del 1883, ignorando del tutto la circolare di Propaganda Fide.

Parnell intanto lavorava per guadagnarsi la simpatia del clero. In tal senso sono da leggersi in particolare due iniziative parlamentari prese nel corso del 188388

La seconda iniziativa fu quella di tenere alla Camera un discorso contro i Queen’s Colleges, istituzioni che, come ho già ricordato, erano guardate con forte ostilità dalla Chiesa irlandese.

. La prima fu quella di opporsi a una proposta di legge governativa volta a permettere ai parlamentari neo-eletti di insediarsi pronunciando, invece del tradizionale giuramento di fedeltà, una semplice asserzione. Il giuramento chiamava in causa Dio, e per questa ragione tre anni prima l’ateo Charles Bradlaugh, eletto alla Camera dei Comuni, non vi era stato ammesso anzi, al suo rifiuto di abbandonare l’aula, era stato tratto in stato d’arresto. Ciò allora aveva suscitato le proteste di Parnell, che ora invece si opponeva a una legge che avrebbe permesso di essere eletto a questi come a qualsiasi altro ateo.

Il cardinale MacCabe intanto si stava rendendo conto di non essere in grado, a causa delle proprie condizioni di salute, di condurre gli affari della propria diocesi, e così si rivolse a Roma chiedendo la nomina di un vescovo ausiliario che potesse assisterlo. In Vaticano però si dimostrarono orientati piuttosto a nominare un vescovo coadiutore con diritto di successione. La differenza era che nel primo caso il nuovo vescovo sarebbe stato da considerarsi un collaboratore del cardinale MacCabe insignito di dignità episcopale, nel secondo si sarebbe trattato di

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nominare già l’ecclesiastico che alla morte del cardinale ne avrebbe preso il posto alla guida dell’arcidiocesi e che, nel frattempo, insignito di dignità episcopale, lo avrebbe assistito e sostituito quando si fosse reso necessario. La seconda soluzione avrebbe però richiesto di attivare i meccanismi ordinariamente necessari per la nomina di un vescovo, a cominciare dalla convocazione del clero diocesano per presentare una terna di candidati. Non era un mistero che a Roma si sarebbe desiderato che mons. Moran diventasse il nuovo arcivescovo di Dublino: era ben introdotto in Vaticano, stimato dal Papa e, anche se aveva nei confronti di Parnell un atteggiamento più conciliante del cardinale MacCabe, a differenza di questi era da considerarsi un ‘uomo di Roma’; la sua nomina avrebbe potuto rafforzare il controllo della Santa Sede sulla Chiesa irlandese. Se il nome di mons. Moran fosse figurato nella terna, cosa che appariva probabile, le possibilità che la scelta di Roma cadesse su di lui erano alte. Consapevole di questo, il cardinale MacCabe, che non lo desiderava al proprio fianco, fece sapere a Roma di preferire un vescovo ausiliario, che venne in effetti nominato poco dopo nella persona di Nicholas Donnelly89

Sembra che mons. Moran sia rimasto deluso da questa scelta, probabilmente desiderava davvero diventare arcivescovo di Dublino. Quando, poco dopo, venne a sapere che il suo nome era stato proposto per l’arcidiocesi di Sydney, scrisse a Kirby chiedendogli di non prendere nessuna iniziativa né per favorire né per ostacolare questa ipotesi, che finì col concretizzarsi

.

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Nel 1884 Parnell si dimostrò nuovamente interessato a coltivare rapporti amichevoli con la Chiesa Cattolica. In quell’anno la Santa Sede era stata messa in forte difficoltà dal Governo italiano, che aveva preso la decisione di confiscare i beni appartenenti alla Congregazione di

Propaganda Fide. Vista l’inimicizia che l’opponeva al Governo italiano la Chiesa tentò, in

considerazione del fatto che la Congregazione aveva un ruolo decisamente internazionale, d’interessare alla questione le altre potenze europee. Nel luglio del 1884 i vescovi irlandesi approvarono così una risoluzione

. Inviando mons. Moran in Australia la Santa Sede allontanò dall’Irlanda quello che era stato un importante amico e alleato, nonché un’ottima fonte di notizie sullo stato della Chiesa nel paese. Una scelta diversa avrebbe forse evitato o perlomeno limitato i dissidi che negli anni successivi, e specialmente nel corso del 1888, vi sarebbero stati tra la Chiesa irlandese e la Santa Sede.

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Relativamente alla nomina di Donnelly a vescovo ausiliario vedi E. Larkin, The Roman Catholic Church and the

Creation of the Modern Irish State, cit., pp. 200-207.

in cui domandavano ai parlamentari irlandesi di premere sul Governo per difendere tali proprietà. Parnell si interessò alla cosa discutendone coi propri

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Ibidem, pp. 206-207.

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colleghi di partito, ma in seguito preferì desistere, consigliato in questo dal cardinale Manning; questi sostenne che, se nessun paese cattolico si muoveva per difendere le proprietà di

Propaganda Fide, era inutile sperare che fosse il Regno Unito a farlo (ciononostante alcuni

parlamentari intervennero comunque a favore di Propaganda Fide, a titolo personale)92

In questo clima favorevole alla collaborazione con il partito di Parnell, i vescovi irlandesi si riunirono a Maynooth il primo di ottobre, per un meeting che aveva all’ordine del giorno l’antica questione dell’educazione. Inaspettatamente però, dopo aver approvato alcune risoluzioni in cui si chiedeva al Governo d’impegnarsi per promuovere l’educazione cattolica, i vescovi ne deliberarono una presentata da mons. Croke, che suonava così:

.

“Noi domandiamo al partito parlamentare irlandese di portare le precedenti risoluzioni

all’attenzione della Camera dei Comuni e in generale di spronare il Governo riguardo alle richieste della cattolica Irlanda finora insoddisfatte in tutte le materie riguardanti la questione dell’educazione”93

Tra i vescovi che avevano appoggiato questa risoluzione ve ne erano alcuni fino a quel momento considerati ostili a Parnell, quali mons. Higgins e mons. Gillooly. Anche mons. McEvilly, che nel 1881 era succeduto a McHale alla guida dell’arcidiocesi di Tuam, aveva appoggiato la mozione, e a fine ottobre scrisse a Kirby spiegandogli il proprio punto di vista:

.

“Taluni si mostrano scandalizzati dal momento che i vescovi irlandesi riuniti in sinodo hanno

messo la questione dell’educazione nelle mani del partito irlandese. Ma il fatto è che molti vescovi che, come me, non hanno mai aderito al partito irlandese, sentono che non vi è altra via percorribile per veder riconosciuti i nostri diritti da parte di un governo che per inclinazione non darà niente ai Cattolici”94

Era dai tempi di O’Connell, come ricorda giustamente Woods .

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C. J. Woods, Parnell and the Catholic church, cit., p. 19.

, che il movimento nazionalista e l’episcopato irlandese non raggiungevano un tale livello di concordia, una concordia che sarebbe

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That we call upon the Irish parliamentary party to bring the above resolutions under the notice of the House of Commons, and to urge generally upon the government the hitherto unsatisfied claims of Catholic Ireland in all branches of the educational question. Diverse sono le copie della risoluzione, pubblicata anche sui giornali. Vedi

Cork Examiner, 2 ottobre 1884, e United Ireland, 4 ottobre 1884.

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Some parties affect to be scandalized at the Irish bishops at the Synod placing the Education question in the hands of the Irish Party. But the fact is many of the Bishops, who, like myself, never joined the Irish Party, feel that there is no other possible way of gaining our rights from a Government that will give Catholics nothing from love. Lettera

di MacEvilly a Kirby, 26 ottobre 1884, AICR, Kirby Papers.

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durata fino al 1890 e che negli anni successivi sarebbe stata additata come un modello da seguire.

Errington, che in quel momento si trovava in Inghilterra, scrisse al Segretario di Stato96 lamentandosi dell’atteggiamento dei vescovi; lo informò che la stampa nazionalista irlandese vedeva nella risoluzione votata un’adesione formale della Chiesa al movimento nazionalista, che secondo alcuni sarebbe stata accettata anche dalla Santa Sede. Gli fu risposto97

Se in questa risoluzione del 1884 è possibile vedere l’inizio dell’alleanza clerico-nazionalista, fu nell’anno successivo che essa divenne chiaramente visibile a tutti. Ciò fu evidente grazie ad alcuni fatti di notevole importanza, tra cui le elezioni del 1885 (di cui parlerò nel prossimo capitolo), il fallimento della missione di Errington, e uno degli elementi che causarono il fallimento di tale missione, ovvero la nomina ad arcivescovo di Dublino di William Walsh, l’uomo che, insieme a Parnell, avrebbe rappresentato questa nuova alleanza.

che la Santa Sede non era stata coinvolta nella decisione presa dall’episcopato irlandese, ma il Vaticano non fece nulla che potesse apparire come un segnale di distinguo rispetto al suddetto episcopato.

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