Le iniziative diplomatiche tentate da Londra presso la Santa Sede divennero presto note all’episcopato irlandese. Nel febbraio del 1881 mons. Moran si recò a Roma e fu ricevuto in udienza dal Segretario di Stato, che gli parlò dei passi che certi ‘Cattolici inglesi’ stavano compiendo al fine di promuovere lo stabilirsi di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Regno Unito, e domandò un parere al vescovo irlandese. Questi gli rispose che era una questione riguardo alla quale sarebbe stato necessario interrogare l’intero episcopato del proprio paese ma, sollecitato a esternare intanto la propria opinione, si disse contrario all’idea: la prospettiva che gli affari relativi alla Chiesa d’Irlanda fossero trattati tramite la mediazione di un Nunzio apostolico residente a Londra, e quindi sottoposto all’influenza del Governo britannico, lo contrariava. Il vescovo di Ossory si affrettò quindi a scrivere a mons. MacCabe54
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Lettera di Croke a Kirby, 15 gennaio 1881, AICR, Kirby Papers.
per informarlo della cosa, suggerendogli di confrontarsi con gli altri vescovi irlandesi, che presto si sarebbero riuniti per
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Lettera di Moran a MacCabe, 26 febbraio 1881, DDA, MacCabe Papers, Ref. N. 346/6/I. In essa viene riportato il resoconto del colloquio col Segretario di Stato.
valutare le proposte di riforme agrarie avanzate da Gladstone. Alcuni giorni dopo ritenne necessario scrivere, in maniera più sintetica, anche al primate, mons. McGettigan55
L’arcivescovo di Dublino si allarmò per la lettera di Moran e gli telegrafò per avere maggiori dettagli e chiedergli se ritenesse opportuno convocare un meeting straordinario di vescovi appositamente per affrontare questa novità. Mons. Moran, da Roma, rispose
, e agli altri arcivescovi.
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Ad ogni modo nel momento in cui mons. Moran inviava questa lettera, l’arcivescovo di Dublino aveva già scritto a tutti i vescovi d’Irlanda
di non ritenere la cosa necessaria, dal momento che i vescovi si sarebbero presto riuniti comunque. Riguardo ai maggiori dettagli che l’arcivescovo domandava, il vescovo di Ossory aveva poco da aggiungere. Poteva solo dire che l’idea di un rappresentante diplomatico britannico accreditato presso la Santa Sede non lo preoccupava eccessivamente: confidava nel fatto che, per quanto riguardava le questioni ecclesiastiche, il giudizio dei vescovi residenti nelle zone interessate sarebbe stato tenuto in maggiore considerazione. Più insidiosa gli pareva la prospettiva di un Nunzio apostolico a Londra: probabilmente sarebbe stato un inglese, e la sua posizione l’avrebbe portato a occuparsi degli affari ecclesiastici irlandesi. Mons. Moran riferiva inoltre all’arcivescovo di Dublino di esser stato ricevuto in udienza dal Papa il quale, dopo averlo interrogato riguardo alla
Land League, aveva portato il discorso sulla questione delle relazioni diplomatiche col Regno
Unito. Leone XIII fece capire a Moran di guardare con interesse a questa prospettiva, ma il vescovo di Ossory rispose che a suo avviso la Chiesa irlandese non avrebbe accettato la presenza di un rappresentante pontificio a Londra, a meno che un secondo rappresentante non si fosse stabilito in Irlanda. Il Papa obiettò che il Governo britannico avrebbe potuto essere contrariato dall’invio di un rappresentante in Irlanda, ma mons. Moran rispose che, se la missione di questi avesse avuto carattere esclusivamente spirituale, non ve ne sarebbe stato motivo.
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I vescovi irlandesi si incontrarono dunque il quindici di marzo e inviarono una lettera collettiva a mons. Moran, affinché la inoltrasse al Pontefice. Davanti alla prospettiva che un Nunzio apostolico residente a Londra si occupasse delle questioni ecclesiastiche irlandesi, i vescovi furono rapidi ad appianare le loro divergenze e adottarono una linea comune che rispecchiava informandoli di quanto riferitogli dal vescovo di Ossory. Temendo che i ritardi nella discussione sulla nuova legge agraria avrebbero potuto costringere i vescovi a posporre il meeting in cui si proponevano di valutarla, MacCabe lasciava intendere di ritener necessaria la convocazione di una riunione straordinaria.
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Lettera di Moran a McGettigan, 5 marzo 1881, ADA, Archbishop McGettingan, Box I.
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Lettera di Moran a MacCabe, 10 marzo 1881, DDA, MacCabe Papers, Ref. N. 346/6/I.
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sostanzialmente le opinioni che mons. Moran, a titolo personale, aveva già illustrato al Segretario di Stato e al Papa:
“Caro monsignore, abbiamo saputo con grande inquietudine che stanno circolando a Roma voci
insistenti riguardo a un mutamento dei rapporti finora esistenti tra la Santa Sede e la Chiesa d’Irlanda. L’eco di queste voci ci ha riempiti di tale inquietudine che con grande disagio per noi e per i nostri diocesani ci siamo riuniti a Dublino al fine di tener mutuo consiglio su di un argomento della massima importanza per i Cattolici d’Irlanda. Si afferma che siano state esercitate forti pressioni sul Santo Padre per indurlo ad accreditare un Nunzio presso la Corte britannica, e che in futuro gli affari della Chiesa d’Irlanda presso Roma dovranno passare per le sue mani […] Abbiamo dedicato alla questione del prospettato cambiamento la nostra massima attenzione, e siamo giunti alla meditata conclusione che sottoporre gli affari della Chiesa in Irlanda all’attenzione di un Nunzio residente a Londra porterebbe risultati assolutamente disastrosi. Ciò indebolirebbe, o addirittura distruggerebbe, la fiducia filiale che fino ad ora ha legato il nostro popolo alla Santa Sede. Ciò allarmerebbe questo paese e creerebbe nelle menti del popolo irlandese sfiducia nei confronti delle decisioni e delle nomine che venissero dalla Santa Sede attraverso le sue mani”58
La reazione dei vescovi irlandesi fu probabilmente più dura di quanto si aspettasse mons. Moran, che aveva consigliato di trattare la cosa nel loro successivo meeting; essi preferirono incontrarsi immediatamente, e la lettera che inviarono aveva toni molto duri. A mio avviso ciò fu in parte causa di un fraintendimento. L’ipotesi di stringere relazioni diplomatiche era stata avanzata in maniera piuttosto cauta, e probabilmente il vescovo di Ossory riteneva che una decisione di questo tipo avrebbe richiesto comunque tempi lunghi. Le sue lettere misero però in allarme i
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Dear Monsignor, We have heard with great alarm that rumours pointing to a change in the relations hitherto existing between the Holy See and the Irish Church are widely circulated in Rome. The report of these rumours has filled us with so much anxiety that at great inconvenience to ourselves and to our diocesans we have assembled in Dublin to take mutual counsel on a subject fraught with deepest importance to the Catholics of Ireland. It is stated that powerful influences are being brought to bear on the Holy Father to induce him to accredit a Nuncio to the British Court, and that in future the business of the Irish Church with Rome must pass through his hands […] We have given the subject of the suggested change our most serious consideration, and we have formed our deliberate conclusion that to subject the affairs of the Irish Church to the care of a Nuncio resident in London would lead to the most disastrous results. It would weaken, if not destroy the filial confidence which has hitherto bound our people to the Holy See. It would fill this Country with alarm and would create in the minds of the Irish race distrust for the decision and appointments coming to them through his hands from the Holy See. Lettera dei vescovi irlandesi a
mons. Moran, 15 Marzo 1881. ASV, Segreteria di Stato, Epoca Moderna, anno 1883, rubrica 278, fascicolo 2, ff.
colleghi irlandesi, che videro il ‘pericolo’ molto più vicino di quanto non fosse in realtà, e si affrettarono ad opporvisi con la massima energia.
È possibile che la lettera dell’episcopato irlandese non fosse nemmeno necessaria; in Gran Bretagna la prospettiva di stabilire relazioni diplomatiche con la Santa Sede avrebbe causato forte contrarietà in determinati ambienti conservatori e protestanti, e non si sa se Gladstone sarebbe stato disposto ad affrontare le opposizioni che si sarebbero levate nel paese, nella Camera dei Comuni e soprattutto in quella dei Lords. Certo è che nei giorni successivi all’invio di tale lettera mons. Moran poté scrivere all’arcivescovo di Dublino59 e al primate60 assicurando loro, in seguito ai colloqui avuti col Segretario di Stato e con il Prefetto di Propaganda Fide, che la prospettiva dello scambio di relazioni diplomatiche appariva molto più remota .