Mentre Parnell rimaneva in Inghilterra dimostrando, a prescindere dalle proprie condizioni di salute, una notevole freddezza nei confronti del Plan, preoccupandosi per lo più di invitare i propri seguaci alla moderazione, e di rendere il loro comportamento accettabile agli alleati liberali, la situazione in Irlanda si faceva sempre più grave. Da un lato il rigido inverno aveva
53
Riguardo alla questione della nomina di O’Dwyer a senatore della Royal University, vedi E. Larkin, The Roman
Catholic Church and the Plan of Campaign, cit., pp. 27-47; T. J. Morrissey, Bishop Edward Thomas O’Dwyer of Limerck, cit., pp. 56-74.
54
Riguardo alla vita di questo ecclesiastico, vedi Patrick Joseph Joyce, John Healy Archbishop of Tuam, Dublino 1931.
55
Lettera di Healy a Jacobini, 3 dicembre 1886, ASV, Segreteria di Stato, Spogli di cardinali e officiali di Curia, cardinal Rampolla, scatola 2A, busta 92.
reso più dura la situazione degli agricoltori, dall’altro le autorità britanniche si dimostravano sempre più inflessibili. Esse recarono oltretutto una grave offesa alla Chiesa e ai suoi fedeli prendendo la decisione che, nei processi intentati nei successivi mesi nella contea di Sligo per questioni relative al Plan of Campaign, i giurati cattolici fossero esclusi56
I promotori del Plan erano infatti sottoposti a numerosi procedimenti giudiziari, cosicché il
Freeman’s Journal aprì una pubblica sottoscrizione per aiutarli ad affrontare le spese legali.
L’arcivescovo Walsh aderì prontamente, e nella propria lettera d’accompagnamento .
57
Il giorno successivo aderì anche mons. Croke, che pure inviò una lettera d’accompagnamento, destinata a fare molto scalpore, lettera che divenne nota come No Tax Manifesto:
protestò in modo fermo contro l’esclusione dei giurati cattolici dalla contea di Sligo, mettendo in dubbio la legittimità di sentenze emanate da tali giurie e sostenendo che era falso ritenere il Plan of
Campaign una ribellione.
“Accludo £10 per il Fondo di Difesa. Ma quando cesserà questo modo di condurre gli affari? Sei
anni fa mi opposi al ‘No Rent Manifesto’ perché, fra le altre ragioni, ritenevo fosse inopportuno, e che fosse impossibile accoglierlo universalmente. Se allo stesso tempo fosse stato pubblicato un manifesto contro il pagamento delle tasse, io certamente in linea di principio l’avrei supportato. Al momento sono esattamente della medesima opinione. La nostra linea d’azione, in quanto popolo, mi sembra a questo proposito suicida e contraddittoria. Noi paghiamo le tasse ad un governo che le utilizza non per il bene pubblico e in conformità con i desideri dichiarati da coloro che le pagano, ma in opposizione diretta e deliberata ad essi. Noi in tal modo mettiamo a disposizione un bastone perché picchi noi stessi. Mettiamo una frusta nelle mani di uomini che la usano per frustarci e lacerarci. Ciò è suicida. Visto l’attuale stato di cose in Irlanda ciò è anche contraddittorio. Noi utilizziamo il ‘Plan of Campaign’ contro i malvagi landlords, e per bloccare coloro che riscuotono i loro affitti, e non facciamo una qualsiasi mossa contro il governo che paga ‘cavallo, fante e dragoni’ per proteggerli ed imporre le loro oltraggiose riscossioni […] Per quanto tempo, mi chiedo, tutto ciò sarà tollerato?”58
56
A. Macaulay, The Holy See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., p. 65.
.
57
Freeman’s Journal, 17 febbraio 1887, citato da A. Macaulay, The Holy See, British Policy and the Plan of
Campaign, cit., p. 65
58
I enclose £10 towards the Defence Fund. But when is this style of business going to cease? I opposed the ‘No Rent Manifesto’ six years ago, because, apart from other reasons, I thought it was inopportune, and not likely to be universally acted on. Had a manifesto against paying taxes been issued at the same time I should certainly have supported it, on principle. I am in precisely the same frame of mind just now. Our lines of action, as a people, appears to me to be in this respect both suicidal and inconsistent. We pay taxes to a government that uses them, not for the public good and in accordance with the declared wishes of the taxpayers, but in direct and deliberate
Erano parole molto forti, che causarono una notevole costernazione specialmente in Inghilterra. Lo stesso cardinale Manning scrisse pochi giorni dopo all’arcivescovo di Cashel59 rimproverandolo per le sue dichiarazioni. Mons. Croke rispose60
Lo stesso Governo britannico ebbe modo di discutere le dichiarazioni di mons. Croke, e dalle minute
di non avere alcuna intenzione di ritrattare quanto aveva detto, sostenendo però di non aver esplicitamente invitato il popolo a non pagare le tasse, ma di aver semplicemente detto che non farlo sarebbe stato un atteggiamento giustificabile.
61
delle riunioni di Gabinetto emerge che l’ipotesi di perseguire legalmente l’arcivescovo di Cashel fu presa in seria considerazione. Tierney sostiene che, a dissuadere il Governo dall’agire, sia stato il cardinale Manning62; contattato da sir Cross, Secretary for India. Manning gli scrisse63
Anche a Roma, allorché giunse notizia delle dichiarazioni di mons. Croke, l’impressione suscitata in curia fu pessima. Il 2 marzo mons. Kirby scrisse in questi termini a Walsh:
di ritenere che la situazione irlandese avesse raggiunto un tal livello di tensione che l’arresto dell’arcivescovo di Cashel l’avrebbe portata ad esplodere. Personalmente condivido l’idea che sia stata una considerazione di questo genere ad evitare un procedimento giudiziario contro Croke, ma credo che il Governo avrebbe potuto compiere una riflessione di tal genere a prescindere dall’intervento del cardinale.
“Le autorità sono grandemente addolorate e dispiaciute a causa della lettera scritta da mons.
Croke che raccomandava o suggeriva di non pagare le tasse. L’impressione da essa prodotta è estremamente dolorosa, poiché sembra si tema che queste cose, venendo da un arcivescovo, possano in qualche modo mettere in imbarazzo e compromettere la gerarchia cattolica e la stessa Santa Sede. Ritengo che sarebbe assai utile se vostra grazia scrivesse una buona lettera al cardinale Simeoni rendendogli conto dello stato di cose in Irlanda […] affermando ciò che
opposition to them. We thus supply a stick to beat ourselves. We put a whip into the hands of men who use it to lash and lacerate us. This is suicidal. In presence of the actual state of things in Ireland just now, it is inconsistent besides. We run the ‘Plan of Campaign’ against bad landlords, and stop what they call their rent, and we make no move whatever against the government that pays ‘horse, foot and dragoons’ for protecting them, and enforcing their outrageous exactions […] How long, I ask, is this to be tolerated? Freeman’s Journal, 18 febbraio 1887, riportato anche da M. Tierney, Croke of Cashel, cit., pp. 207-208.
59
Lettera di Manning a Croke, 21 febbraio 1887, citata da M. Tierney, Croke of Cashel, cit., p. 208.
60
Lettera di Croke a Manning, 22 febbraio 1887, citata da Ibidem, pp. 208-209.
61
Public Record Office, Cab. 41 (1887), 20/32, 23 e 26 febbraio 1887, citato da Ibidem, p. 209.
62
M. Tierney, Croke of Cashel, cit., p. 209.
63
pensa possa esser appropriato e opportuno riguardo alla lettera di mons. Croke, poiché temo che i nostri buoni amici inglesi possano esser tentati di esporre le loro opinioni sul soggetto ”64
Evidentemente il rettore del Collegio Irlandese non era al corrente del fatto che i ‘buoni amici inglesi’ si erano già mossi in questa direzione. Dal momento che non era prudente procedere contro l’arcivescovo per vie civili, la cosa più ovvia da fare era far trapelare il proprio disappunto alla Santa Sede. Potevano magari approfittare dell’occasione per ribadire le lagnanze anche nei riguardi dell’arcivescovo di Dublino, che pure aveva partecipato alla sottoscrizione per pagare le spese legali ai promotori del Plan, e nei riguardi della Chiesa irlandese in generale.
.
Fu lord Denbigh a scrivere al segretario di Propaganda Fide mons. Jacobini65
“Mgr. Croke apertamente predica la dottrina che nessun Irlandese deve pagare le tasse
pubbliche, contrario a quel che insegna Gesù Cristo che si deve ‘render a Cesare quel che appartiene a Cesare etc. etc.’. Il secondo, Mgr. Walsh, fa una sottoscrizione per sostenere certi membri del Parlamento ed altri che sono accusati dal Governo di violazione della legge e di essere fautori di cospirazione per impedire ai debitori di pagare i loro debiti. È la prima volta, credo, che i Capi della Chiesa in qualsiasi paese si avessero [sic] messi apertamente in opposizione alla Legalità e a la moralità”
, commentando con parole molto dure l’operato dei due arcivescovi:
66
Lord Denbigh riferiva poi che il Primo Ministro si era lamentato con lui dal momento che l’arcivescovo di Dublino, con il suo atteggiamento, ostacolava la sua disponibilità ad interessarsi ai problemi dell’educazione dei Cattolici, e spiegava di avergli suggerito
.
“Di mettersi direttamente in comunicazione officiale con S. Santità e di trattare così
direttamente colla Santa Sede”67
Lasciando intendere che vi erano buone possibilità di giungere allo scambio di relazioni diplomatiche, e spendendo alcune parole sull’evenienza che il capitano Ross fosse nominato
.
64
The authorities are intensely grieved & displeased at the late letter written by Dr. Croke recommending or suggesting the non payment of taxes. The impression produced by it here is exceedingly bitter, as such things they seem to fear coming from an Archbishop embarrass & compromise in some way the catholic hierarchy & the Holy See itself. I think it would be most useful if Y.G. wrote a good letter to Cardinal Simeoni, giving him an account of the State of things in Ireland in Ireland [sic] & stating what you think may be proper & opportune on the letter of Dr. C., as I fear our good English friends may be tempted to press forward their own views on the subject. Lettera di
Kirby a Walsh, 2 marzo 1887, DDA, Walsh papers, Ref. N. 402/6 403/1-3.
65
Lettera di Denbigh a Jacobini, 21 febbraio 1887, APF, SC Irlanda, vol. 42, ff. 597r-600v.
66
Ibidem.
67
sottosegretario per l’Irlanda (il suo nome in effetti era stato fatto, ma la candidatura cadde nel vuoto), lord Denbigh aggiungeva:
“È chiaro che se Sua Santità non interviene ben presto avremo degli scandali gravissimi e forse
la guerra civile in Irlanda […] La prego di scrivermi, e di dirmi se la Petizione che abbiamo mandata al S. Padre a [sic] avuto qualche effetto, e se S. Santità s’informa adesso di tutto che accade in Irlanda implicando il clero coi rivoluzionari”68
Da Propaganda Fide risposero a lord Denbigh
. 69
Non vi è dubbio che mons. Kirby, forse aiutato anche dal cardinale Manning, si sia dato da fare per difendere nei limiti del possibile la posizione dei vescovi irlandesi. Anche mons. Thomas Carr, già vescovo di Galway, che si era recato a Roma prima di trasferirsi in Australia, fece il possibile per giustificare le posizioni dell’episcopato del proprio paese. Mons. Walsh da parte sua seguì il consiglio del rettore del Collegio Irlandese, scrivendo al cardinale Simeoni
non nascondendo la contrarietà generata dalle dichiarazioni di mons. Croke; affrontare la questione tuttavia era cosa complessa. Il Papa diede ordine ai cardinali che componevano la Congregazione di Propaganda Fide di riunirsi per esaminare l’argomento, cosa che avvenne il 13 marzo. Intanto però vi era stato il tempo perché fossero compiuti alcuni passi da parte irlandese per ammorbidire la situazione.
70 . Egli però non inviò un pieno resoconto della situazione irlandese, ritenendo probabilmente di non avere il tempo materiale per farlo, né cercò di difendere la difficile posizione di mons. Croke. Si limitò ad inviare la copia di una sua recente pastorale in cui veniva affrontato il tema dell’educazione. Sua intenzione era evidentemente render nota la propria posizione sul tema e, dal momento che in essa vi era un richiamo all’operato del cardinale Cullen, ecclesiastico apprezzato a Roma, rivendicare la continuità con l’operato di questi. Riguardo alle altre questioni egli si limitò a scrivere che la miserevole condizione del paese, unitamente all’incapacità del Governo d’affrontarla, avevano esacerbato gli animi. In una successiva lettera a mons. Kirby spiegò poi che era difficile per l’episcopato mantenere l’agitazione entro i limiti della non violenza, limiti dai quali il popolo sarebbe probabilmente uscito se loro se ne fossero rimasti in disparte71 68 Ibidem. . 69
Lettera di Propaganda a Denbigh, 5 marzo 1887, APF, Lettere e Decreti della S. Congregazione e Biglietti di
mons. segretario, n. 383, f. 131r, citata anche da A. Macaulay, The Holy See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., p. 67.
70
Lettera di Walsh a Simeoni, 5 marzo 1887, APF, SC Irlanda, vol. 42, f. 661rv. Vedi anche A. Macaulay, The Holy
See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., p. 69.
71
Lo stesso mons. Croke, che evidentemente doveva aver pian piano compreso la gravità della situazione, aveva fatto un piccolo passo indietro scrivendo al Freeman’s Journal:
“Io non ho proposto nulla. Io non ho raccomandato nulla. Semplicemente ho espresso la mia
opinione personale, come avevo pieno diritto di fare, riguardo alla relativa utilità e ragionevolezza di un manifesto contro le tasse, se pubblicato, rispetto ad un manifesto contro il pagamento degli affitti […] Ma non mi è mai saltato in mente d’invitare ad una rivolta generale contro il pagamento delle tasse, per quanto possa deplorare l’uso che l’attuale governo ne sta facendo, o di desiderare una politica in qualche modo differente rispetto a quella portata avanti con tanto successo dal partito parlamentare irlandese”72
Alcuni giorni dopo l’arcivescovo provò addirittura ad ammorbidire la Curia Romana indirizzando una generosa donazione a favore di Propaganda Fide
.
73
Infatti, nonostante la parziale marcia indietro dell’arcivescovo, i cardinali di Propaganda Fide si dimostrarono piuttosto severi
, che giunse però quando i provvedimenti nei suoi confronti erano già stati decisi.
74
Il Papa approvò i consigli della Congregazione, ma temendo probabilmente che, se la cosa fosse divenuta pubblica, la reazione in Irlanda non sarebbe stata delle migliori, raccomandò che il Governo britannico fosse tenuto all’oscuro di tutto.
. Essi decisero che mons. Croke avrebbe dovuto essere rimproverato per la sua lettera, spiegandogli che essa aveva addolorato il Papa. Avrebbe dunque dovuto trovare il modo di rimediare, dal momento che le dichiarazioni successivamente rilasciate al Freeman’s Journal non erano da considerarsi sufficienti. Mons. Walsh sarebbe invece stato informato dei rimproveri mossi a Croke, e a sua volta ripreso per il contributo alla sottoscrizione per la difesa dei fautori del Plan. Riguardo alla questione dell’educazione fu poi chiesto all’arcivescovo di Dublino un resoconto che la Congregazione potesse esaminare.
72
I proposed nothing. I recommended noting. I simply expressed my individual opinion, which I had a perfect right to do, as to the relative value and reasonableness of a no tax manifesto, if issued, compared with a no rent manifesto [...] But it never entered my head to recommend a general uprising against the payment of taxes, however I may deplore the use to which the present Government has been converting them or to regret a policy in any way adverse to the one so successfully pursued by the Irish Parliamentary Party. Freeman’s Journal, 8 marzo 1887. Walsh, probabilmente desiderando che tale articolo fosse reso noto a Roma, si affrettò ad inviarne una copia a Kirby, accludendola alla Lettera di Walsh a Kirby, 9 marzo 1887, AICR, Kirby papers.
73
Vedi APF, Scritture Originali riferite nelle Congregazioni Generali, anno 1887, n. 1026, ff 995r-996v. Fa cenno a tale donazione anche A. Macaulay, The Holy See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., p. 71.
74
APF, Acta, 257, ff. 182r-185v, citato da A. Macaulay, The Holy See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., pp. 72-73.
Fu il cardinale Simeoni, in quanto Prefetto di Propaganda Fide, a scrivere ai due arcivescovi75
Mons. Walsh rispose
. Al di là delle formule di cortesia normalmente usate nella corrispondenza fra ecclesiastici egli si dimostrò molto duro nel rimproverare la loro condotta.
76
scusandosi delle sofferenze che poteva aver causato al Pontefice e aggiungendo che in futuro, nel promuovere i diritti del suo popolo, che ricordava essere afflitto da grandi sofferenze, avrebbe evitato con cura di recare la minima offesa al Pontefice. A quanto ci risulta mons. Croke tenne i propri commenti per sé77
Se i due arcivescovi dovevano essere piuttosto avviliti a causa degli interventi di Roma, neppure il Governo britannico e i nobili cattolici ad esso vicini dovevano comunque esser soddisfatti: tutto era avvenuto nel massimo riserbo, e secondo i desideri del Papa nulla era trapelato riguardo ai rimproveri mossi. Insomma, sembrava che la Santa Sede non avesse preso nessuna misura contro i due arcivescovi.
, ma bisogna notare che, in seguito, non fece mai più dichiarazioni pubbliche di tale portata.
Intanto la tensione in Irlanda aumentava ulteriormente in seguito alla decisione, presa in marzo, di nominare un nuovo Chief Secretary nella persona di Arthur Balfour, nipote del Primo Ministro; costui si dimostrò da subito molto duro nei confronti delle proteste irlandesi. Occorre ricordare che venne approvata anche una nuova legge agraria, che prevedeva la possibilità di rivedere le quote d’affitto fissate dai tribunali agrari, e che allargava il numero di affittuari che potevano godere di tali privilegi. Erano provvedimenti non dissimili da quelli proposti sei mesi prima da Parnell, ma che giungevano ormai troppo tardi. La situazione era tesa, e ancora di più la divenne quando in marzo il Governo presentò in Parlamento una nuova legge di coercizione per l’Irlanda, legge che sarebbe poi entrata in vigore a partire dal 20 luglio78
Il 21 di aprile, mentre la legge di coercizione era in esame, anche per trattare alcune questioni di natura ecclesiastica si riunì una rappresentanza dei vescovi irlandesi. Essi approvarono una serie di risoluzioni
.
79
75
Lettera di Simeoni a Croke, 4 aprile 1887, APF, Lettere e Decreti della S. Congregazione e Biglietti di mons.
segretario, n. 383, f. 186r e Lettera di Simeoni a Walsh, 4 aprile 1887, Ibidem, f. 186v. Entrambe citate da A.
Macaulay, The Holy See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., pp. 74-75.
in cui tale proposta di legge venne fortemente criticata. Copia di queste
76
Lettera di Walsh a Simeoni, 12 aprile 1887, APF, SC Irlanda, vol. 42, f. 454rv, citato anche da A. Macaulay, The
Holy See, British Policy and the Plan of Campaign, cit., p. 74.
77
Non risulta che abbia risposto alla lettera del cardinal Simeoni, nè che l’abbia in alcun modo commentata con qualcuno.
78
M. Davitt, The Fall of Feudalism in Ireland, cit., pp. 522-523; C. C. O’Brien, Parnell and his Party, cit., p. 207
79
Resolutions of the Episcopal Committee Representing the Catholic Archbishops and Bishops of Ireland, 21 aprile 1887, conservate in DDA, Walsh papers, Ref. N. 402/6 403/1-3.
risoluzioni furono fatte pervenire a Propaganda Fide80
80
APF, SC Irlanda, vol. 42, ff. 702r-703r.
, da cui però non risulta siano filtrati commenti, né in positivo né in negativo.