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Morte del cardinale MacCabe ed elezione di Walsh a vicario capitolare

Il cardinale MacCabe si spense l’11 febbraio del 1885. La sua morte colse molti di sorpresa: benché si sapesse che la sua salute era malferma, egli non aveva ancora raggiunto i settant’anni, e non pareva che le sue condizioni fossero critiche fino a quel punto. Egli era stato essenzialmente un uomo di Chiesa, poco addentro alle materie politiche, e aveva dimostrato diversi limiti nel comprendere la situazione irlandese. La sua inimicizia nei confronti del movimento di Parnell, sempre più popolare in Irlanda, gli aveva alienato le simpatie dei propri connazionali, mentre lo aveva reso piuttosto popolare in Inghilterra.

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In realtà la lettera di Errington, datata 10 ottobre 1884, non indica con chiarezza il nome del destinatario (che presumibilmente doveva esser segnato su una busta andata oggi perduta). Si può essere però quasi sicuri del fatto che questi fosse il Segretario di Stato dal momento che Errington, scrivendo in francese, si rivolge al suo interlocutore con l’appellativo di Eminence; tanto la lettera quanto la bozza di risposta sono conservate fra i documenti della Segreteria di Stato. Non si può però escludere con assoluta certezza che il destinatario fosse un altro cardinale e che questi abbia fatto pervenire tale corrispondenza alla Segreteria di Stato. ASV, Segreteria di Stato, Epoca Moderna, anno 1884, rubrica 278, ff. 18r-19r.

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Sintomatico fu il fatto che la regina Vittoria abbia presentato le proprie condoglianze, mentre il periodico più vicino a Parnell, United Ireland, abbia riporato la notizia in un articoletto in terza pagina98, per poi scrivere una sorta di necrologio tutt’altro che benevolo nella quinta, intitolandolo The Last Archbishop of the Pale99

Piuttosto divertente fu il fatto che il vescovo ausiliario, mons. Donnelly, fece pervenire a Roma una copia di questo articolo e, dal momento che allora l’inglese non era particolarmente utilizzato in Vaticano, accluse una sua traduzione in italiano. Tradurre il titolo dell’articolo non era facile, in Irlanda si sapeva cos’era The Pale, a Roma no; d’altro canto la traduzione di mons. Donnelly fu particolarmente infelice, dal momento che scrisse L’ultimo arcivescovo del palo, un titolo che certamente non rendeva l’idea

. The Pale (in italiano diremmo palizzata) era il sistema di fortificazioni, cui ho fatto cenno nel primo capitolo, che difendevano la Dublino medievale, avamposto inglese in un’Irlanda ancora prevalentemente celtica. L’articolo accusava il defunto cardinale di essere stato legato ad antichi schemi, di non aver compreso i benefici della democrazia, e di esser stato eccessivamente legato alla nobiltà cattolica oltre che alle autorità britanniche. Il titolo dell’articolo, facendo riferimento a una terminologia ancora utilizzata nell’Irlanda ottocentesca, indicava nel defunto cardinale l’ultimo vescovo della Dublino britannica, cioè auspicabilmente l’ultimo a essere legato agli inglesi.

100

Secondo il diritto canonico allora vigente, alla morte di un vescovo, fino a che non fosse stato nominato il successore, l’amministrazione della diocesi sarebbe passata, anche in presenza di un vescovo ausiliario, al Capitolo della cattedrale; il Capitolo l’esercitava eleggendo l’uomo che avrebbe provvisoriamente retto la diocesi, il quale avrebbe preso il nome di vicario capitolare. Vi era una particolare attesa verso i risultati della votazione dal momento che i canonici del Capitolo avrebbero poi partecipato, insieme ai parroci della diocesi, all’elezione della terna da inviare a Roma. Ci si aspettava che il Capitolo, formato da persone anziane elevate a tale carica dai cardinali Cullen e MacCabe, dimostrasse posizioni più conservatrici rispetto a quelle dei parroci; l’elezione del vicario capitolare avrebbe permesso di avanzare ipotesi su quella che sarebbe stata poi la terna. Il Capitolo, riunitosi il 13 febbraio, compì una scelta di rottura, eleggendo William J. Walsh, rettore del seminario di Maynooth, che ricevette 12 voti contro i 4 di mons. Donnelly (altri 4 voti si dispersero su due ulteriori nomi). Eleggere mons. Donnelly, collaboratore del defunto cardinale, avrebbe rappresentato una scelta conservatrice; l’elezione di Walsh dimostrò che anche tra i canonici vi era il desiderio di una svolta, dal momento che egli

!

98

United Ireland, 14 febbraio 1885.

99

Ibidem.

100

era considerato un religioso dalle idee progressiste, specialmente in materie politico-sociali. Oltretutto Walsh era notoriamente un amico di mons. Croke.

L’arcivescovo di Cashel, appena saputa la notizia, scrisse entusiasta all’amico:

“Nessuna notizia mi ha mai recato tanto piacere quanto quella che ho appena ricevuto tramite

telegramma da Browne. Sia resa lode a Dio. L’Irlanda si merita la benevolenza dellOnnipotente, e chissà che il giorno del suo trionfo non sia arrivato. Ho ricevuto una lunga lettera da parte di Parnell. Non risponderò se non dopo che ci saremo incontrati. La lettera è importante”101

La risposta di Walsh non si fece attendere, già il giorno dopo scriveva:

. “Mille grazie. Per quanto la cosa sia per me difficile, in ogni caso ha un lato positivo. The Pale

è passato di moda”102

Mons. Croke, immaginando probabilmente che Kirby sarebbe stato consultato circa la nomina del nuovo arcivescovo, gli scrisse riguardo al neo-eletto vicario capitolare, sostenendo che la gran maggioranza del clero di Dublino avrebbe appoggiato la sua candidatura, e tessendo le lodi di quello che definiva un uomo dalle grandi doti. Con una certa faccia tosta l’arcivescovo di Cashel aggiungeva di ritenere Walsh politicamente neutrale

.

103

Visto come Croke reagì all’elezione di Walsh a vicario capitolare, si può facilmente immaginare come reagirono invece il Governo britannico ed Errington. Quest’ultimo alcuni mesi prima aveva scritto a Smith

.

104

101

No news ever reached me that pleased me more than than [sic] which I have just got from Browne by telegram. Thank God. Ireland [deserves well] of the Almighty, and who knows but her day of triumph has arrived. I got a long letter from Parnell. I will show it to you, on Tuesday. I shall not answer till after our interview. Letter is important.

Lettera di Croke a Walsh, 13 febbraio 1885, DDA, Walsh papers, Ref. N. 350/8/589-647. Riportata anche da P. J.

Walsh, William J. Walsh, cit., p. 137.

che, se mai Walsh fosse diventato arcivescovo di Dublino, temeva che la Chiesa irlandese sarebbe caduta del tutto nelle mani di Croke. Egli evidentemente sapeva che, anche in seguito alla partenza di mons. Moran per l’Australia, vi erano numerose possibilità che Walsh succedesse al cardinale MacCabe qualora questi fosse venuto a mancare. Probabilmente non era stato estraneo all’iniziativa di Smith, che nel dicembre del 1884 aveva scritto al cardinale MacCabe suggerendogli di adoperarsi affinché mons. Donnelly venisse promosso coadiutore con diritto di successione, forse sperando di mettere Walsh fuori dai giochi.

102

A thousand thanks. Awkward as the proceeding is for me, it has one good side to it, at all events. The Pale is out of fashion. Lettera di Walsh a Croke, 14 febbraio 1887, CDA, Croke papers. Riportata anche da P. J. Walsh,

William J. Walsh, cit., p. 137.

103

Lettera di Croke a Kirby, 19 febbraio 1885, AICR, Kirby papers.

104

Lettera di Errington a Smith, 21 giugno 1884, Smith papers, riportato da C. J. Woods, Ireland an Anglo-Papal

Quando seppe della morte di MacCabe, Errington si trovava a Roma. Ancor prima che il Capitolo della cattedrale si riunisse, prevedendo che i nomi dei due candidati maggiormente quotati per la successione sarebbero stati quelli di Walsh e di mons. Donnelly, scrisse a Granville105

Intanto, per contrastare l’influenza di Errington, anche Davitt era giunto a Roma. Munito di lettere di presentazione da parte di Croke e del cardinale Manning, era stato ben accolto negli ambienti ecclesiastici

dichiarando che si sarebbe adoperato perché la scelta cadesse sul secondo, dal momento che considerava Walsh un uomo violento e pericoloso.

106

Ma chi era quest’uomo

; ovviamente, quando seppe della morte di MacCabe e della ‘lotta’ che si stava aprendo per la successione, si adoperò per perorare la candidatura di Walsh.

107

Egli era nato a Dublino nel 1841 da una famiglia molto cattolica e impegnata politicamente, suo padre era stato collaboratore di Daniel O’Connell, e lui stesso ebbe modo di conoscere il

Liberator quando era ancora bambino. Nel 1858 decise di entrare in seminario, e fu inviato a

studiare a Maynooth, dove si dimostrò un ottimo studente. Nel 1866 fu ordinato sacerdote, ma rimase a Maynooth divenendo l’anno successivo professore di teologia morale e dogmatica. Nel 1878 raggiunse una posizione di un certo rilievo, divenendo vice-rettore di Maynooth, di cui diventò poi rettore nel 1880.

, l’ipotesi della cui nomina ad arcivescovo era in grado di entusiasmare mons. Croke, interessare Parnell e Davitt, preoccupare il Governo britannico e atterrire Errington?

Specialmente negli anni successivi alla nomina a rettore, Walsh dimostrò anche pubblicamente un grande interesse alle problematiche legate all’educazione dei Cattolici e alla questione sociale e agraria prendendo posizioni che, pur non essendo estremiste, erano di certo piuttosto progressiste108. Doveva essere soprattutto questo, unitamente all’amicizia con mons. Croke, a preoccupare il Governo britannico e quella minoranza di Cattolici irlandesi benestanti di cui Errington faceva parte.

105

Lettera di Errington a Granville, 12 febbraio 1885 PRO, FO 800/239, n. 189, citata da Ibidem.

106

E. Larkin, The Roman Catholic Church and the Creation of the Modern Irish State, cit., p. 254.

107

Riguardo alla vita di William J. Walsh è tutt’ora molto interessante la biografia scritta dal suo segretario P. J. Walsh, William J. Walsh Archbishop of Dublin, cit. Più di recente è uscito T. J. Morrissey, William J. Walsh

Archbishop of Dublin 1841-1921, cit.

108

Per la vita di Walsh precedentemente alla sua nomina ad arcivescovo di Dublino vedi T. J. Morrissey, William J.

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