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Sin dal suo arrivo a Roma Errington s’impegnò affinché la Santa Sede intervenisse per rafforzare la posizione dell’arcivescovo di Dublino. Egli avrebbe desiderato che mons. MacCabe, così come il suo predecessore, venisse investito della carica di Delegato apostolico, cosa che gli avrebbe conferito giurisdizione su tutte le diocesi irlandesi. A Roma però esitavano a compiere un tale passo, così fu ripresa in esame un’idea che Errington aveva già promosso in occasione del suo precedente viaggio a Roma: la nomina di MacCabe a cardinale. Una soluzione di questo tipo avrebbe avuto il vantaggio d’indicare con chiarezza che la Santa Sede approvava la linea di condotta dell’arcivescovo di Dublino e di rafforzarne la posizione assicurandogli un grande prestigio; tutto ciò però non gli avrebbe assegnato nessuna nuova prerogativa in Irlanda, e non avrebbe fatto di lui il rappresentante ufficiale del Papa sull’isola. Una soluzione tutto sommato più prudente, che Errington dimostrò di apprezzare ritenendola, come comunicò a Granville9 Alcune settimane dopo, il 15 dicembre, Granville scrisse ad Errington

, un primo passo.

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domandandogli quali riteneva che fossero le reali possibilità per MacCabe di essere nominato cardinale, dal momento che in Irlanda vi erano voci riguardo a una possibile nomina del primate, mons. McGettigan. Errington rispose prontamente11 di sperare molto che MacCabe fosse il nuovo cardinale irlandese, ma dovette attendere il 3 gennaio del 1882 per poter comunicargli12

9

Lettera di Errington a Granville, 3 novembre 1881, Ibid., n. 17, riportata da Ibidem.

qualcosa di più definito. In tale occasione il Segretario di Stato gli chiese infatti di far sapere confidenzialmente a Granville che il Papa si era dichiarato propenso a nominare cardinale l’arcivescovo di Dublino,

10

Telegramma di Granville a Paget (messaggio per Errington), 15 dicembre 1881, Ibid., n. 28, riportato da Ibidem, p. 48.

11

Telegramma di Paget a Granville (messaggio da Errington), 17 dicembre 1881, Ibid., n. 29, riportato da Ibidem.

12

Telegramma di Paget a Granville (messaggio da Errington), 3 gennaio 1882, PRO, FO 800/236, n. 36, riportato da Ibidem e da E. Larkin, The Roman Catholic Church and the Creation of the Modern Irish State, cit., p. 136.

anche se lo stesso Jacobini ammetteva di aver utilizzato volutamente un’espressione13 Granville rispose ad Errington il 6 gennaio, in tono molto prudente:

vaga e non vincolante.

“Il Governo di Sua Maestà non ha domandato a Sua Santità di compiere nessun atto, non ha

dato alcun suggerimento sulla direzione che deve seguire; ma il signor Gladstone, il signor Forster e io la preghiamo di comunicare al Papa in maniera adeguata il nostro apprezzamento riguardo ai motivi che lo hanno spinto a compiere un passo che ci sembra ben calcolato per giustificare il suo attaccamento all’interesse dell’ordine e della moralità in Irlanda” 14

Emmet Larkin

. 15

Il Papa non aveva comunque intenzione di rendere nota la decisione, se non prima di aver programmato il nuovo concistoro

nota che da questa lettera si deducono tre cose interessanti. Innanzitutto Granville desiderava sottolineare che il Governo britannico non aveva fatto pressioni per la nomina a cardinale di mons. MacCabe; secondariamente i ringraziamenti venivano inviati a livello personale da lui, Gladstone e Forster, e non ufficialmente; infine detti ringraziamenti non riguardavano tanto l’intenzione della nomina cardinalizia, ma i motivi che supponevano l’avessero ispirata, ovvero il desiderio di promuovere l’ordine e la moralità sull’isola.

16

13

Nel testo inglese del telegramma viene specificato che il Papa aveva espresso “his disposition to raise Dr. MacCabe to the Cardinalate”.

e deciso le altre nomine cardinalizie che in esso avrebbero avuto luogo; Errington così preferì prolungare il suo soggiorno a Roma, rinunciando a partecipare all’inizio della nuova sessione parlamentare, temendo probabilmente che qualcosa potesse modificare le intenzioni del Papa. In effetti appena mons. Kirby ne venne a conoscenza cercò di fare del suo meglio per modificarne l’orientamento. Come ho già ricordato, il rapporto che il rettore del Pontificio Collegio Irlandese aveva con numerose personalità vaticane e la sua presenza a Roma facevano sì che comunicasse con loro a voce e in maniera confidenziale, cosa che spesso rende difficile ricostruirne le iniziative. In questo caso però fu Errington a informare Granville dei passi compiuti dal rettore, in una lettera del 15 febbraio:

14

H. M. Govt. have not asked his Holiness to perform any act, nor made any suggestions as to the course which he should pursue; but Mr. Gladstone, Mr. Forster, and I request you to convey to the Pope in suitable terms our appreciation of the motives which have determined the Pope to take a step which seems to us well calculated to justify the Pope’s attachment to the interest of order and morality in Ireland. Lettera di Granville ad Errington, 6 gennaio 1882, Balfour papers, 49690, citato da E. Larkin, The Roman Catholic Church and the Creation of the

Modern Irish State, cit., pp. 146-147.

15

E. Larkin, The Roman Catholic Church and the Creation of the Modern Irish State, cit., p. 147.

16

Col nome concistoro si indica l’assemblea dei cardinali nel corso della quale avvengono le nomine dei nuovi porporati.

“Circa tre settimane fa mons. Kirby, capo del collegio irlandese e qui leader del partito della

Land League e anti-inglese, ha avuto un’udienza con il Papa e ha parlato contro MacCabe con termini così violenti che il Papa ne è stato piuttosto scosso e turbato e ciò ha reso necessaria la massima abilità per riportarlo all’opinione iniziale. Mons. Kirby sosteneva che la persona giusta da nominare cardinale fosse mons. Moran, vescovo di Ossory”17

Evidentemente quel che Errington scrisse è da ‘prendere con le pinze’, definire mons. Kirby il leader della Land League a Roma era una palese esagerazione. Può essere quindi che la sua opposizione non sia stata dura e netta come traspare dalla lettera, ma non vi è ragione per dubitare della sostanza del messaggio: il rettore del Collegio Irlandese, oltre a non avere rapporti particolarmente stretti con l’arcivescovo di Dublino, era ben conscio della scarsa popolarità che questi godeva sull’isola e fra gli altri vescovi. Non sorprende dunque che, venuto a sapere della possibilità che fosse nominato cardinale, si sia mosso per sbarrargli la strada.

.

Leone XIII comunque finì con il confermare la propria decisione. Il 6 marzo Granville telegrafò18

La notizia della nomina a cardinale dell’arcivescovo di Dublino fu accolta in Irlanda con grande freddezza, quasi con indifferenza. Non vi furono proteste, semplicemente non si diede, per quanto possibile, importanza alla cosa. Mons. Croke si dimostrò piuttosto sarcastico, scrivendo a Kirby

a Paget che Errington avrebbe dovuto far sapere come il Governo britannico avesse preso atto della decisione papale compiacendosi per la saggezza dimostrata nel compiere tale scelta.

19

MacCabe fu creato cardinale nel concistoro del 30 marzo, e pochi giorni dopo tornò a Dublino fra la freddezza dei suoi concittadini. United Ireland

che, essendo opportuno vi fosse un cardinale in Irlanda, giustamente questo doveva essere l’arcivescovo di Dublino; spese poi alcune parole per parlare dei grandi festeggiamenti che gli sarebbero stati tributati quando, dopo la nomina, sarebbe tornato a Dublino.

20

17

About three weeks ago Dr Kirby, head of the Irish College and of the Land League and anti-English party here, had an audience with the pope and spoke in such violent terms against Dr McCabe that the pope was quite upset and disturbed and it required the greatest management to bring him round again. Dr Kirby urged that Dr Moran, bishop of Ossory, was the proper person to make cardinal. Lettera di Errington a Granville, 15 febbraio 1882, PRO, FO 800/236, n. 56, riportata da C. J. Woods, Ireland and Anglo-papal relations, cit., p. 48.

riportò che le uniche congratulazioni

ufficiali al neo-cardinale erano venute dai rappresentanti dalla città di Kingstown, dove questi era stato parroco; fece poi notare che la differenza rispetto all’accoglienza trionfale tributata anni prima a Cullen, dopo la sua nomina a cardinale, non era dovuta a un raffreddamento della

18

Telegramma di Granville a Paget, 6 marzo 1882, Ibidem, n. 63, citato da Ibidem, p. 49.

19

Lettera di Croke a Kirby, 3 Aprile 1882, AICR, Kirby papers.

20

religiosità irlandese. Lo stesso giornale21

Tra coloro che scrissero a MacCabe per porgergli le loro congratulazioni vi fu John Ross of Bladensburg, uno dei pochi proprietari terrieri cattolici, che avrebbe avuto un ruolo di rilievo negli avvenimenti successivi. Egli era un oppositore di Parnell e della Land League, e riteneva che la Chiesa dovesse combatterli, piuttosto che fiancheggiarli. Nella sua lettera

la settimana successiva rese noto che le autorità avevano offerto al neo-cardinale di rientrare nella propria diocesi scortato dalla polizia, ma che questi aveva rifiutato.

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Ad ogni modo, nonostante la freddezza dimostrata nei confronti del nuovo cardinale, i rapporti tra la Chiesa e il movimento di Parnell, che in quel momento era ancora in stato di arresto, avevano raggiunto il punto più basso mai toccato fino a quel momento. In seguito al No Rent

Manifesto, come ho già scritto, anche i membri della gerarchia che in passato si erano dimostrati

più vicini al leader ne avevano preso le distanze. La nomina di MacCabe a cardinale, per quanto non fosse cosa da sopravvalutare, gli garantiva una dignità superiore rispetto al resto dell’episcopato, ma soprattutto indicava la linea di pensiero del Vaticano; dava poi l’impressione che Errington, le cui manovre presso la Santa Sede, per quanto formalmente segrete, erano note, potesse esercitare una certa influenza sulle decisioni del Papa. Eppure, da questo momento in poi, i rapporti tra il movimento di Parnell e la Chiesa irlandese avrebbero iniziato gradualmente a migliorare, fino a portare a una vera e propria alleanza fra queste due realtà.

Ross si congratulava per la nomina a cardinale, ma aggiungeva di sperare che il Papa desse seguito alla benevolenza dimostrata con tale atto nominandolo anche Delegato apostolico. Evidentemente anche tra coloro che sostenevano la linea dell’arcivescovo si comprendeva che la nuova dignità assunta da questi non avrebbe potuto modificare più di un tanto la situazione irlandese.

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