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Nei mesi precedenti alla caduta del governo di Gladstone vi erano stati dei contatti fra Parnell e Chamberlain. Questi, utilizzando anche le conoscenze che il cardinale Manning aveva in Irlanda, mirava a far nascere un’alleanza tra i deputati irlandesi e l’ala radicale del Partito liberale, di cui egli stesso faceva parte. Si era detto disponibile ad appoggiare certe ipotesi di decentramento amministrativo in Irlanda che però, non prevedendo l’elezione di un Parlamento, erano ipotesi differenti dall’Home Rule. Il capitano O’Shea era stato il tramite fra i due, con risultati piuttosto deludenti dato che l’accordo naufragò, e che da quel momento Parnell e Chamberlain divennero avversari incalliti. Non si può sapere se e in quale misura ciò dipese dal mediatore, ma si ipotizza che già in questa fase Parnell continuasse a dare spazio a un personaggio mediocre come O’Shea per evitare di contrariare quello che avrebbe potuto rivelarsi un nemico pericoloso.

Parnell contribuì quindi a far cadere il governo di Gladstone, anche perché questi si era dichiarato intenzionato a mantenere la coercizione in Irlanda, mentre da parte conservatrice erano giunte assicurazioni in senso opposto. Venne così a crearsi un breve periodo di collaborazione tra Parnell e il Partito conservatore, dal momento che la fine della coercizione era una prospettiva molto più gradita del progetto d’autogoverno avanzato da Chamberlain; non solo Parnell la considerava insufficiente, ma non godeva neppure dell’appoggio della maggioranza dei liberali1

1

Riguardo ai rapporti che Parnell intrattenne con conservatori e liberali prima della caduta del Governo di Gladstone, vedi M. Davitt, The fall of feudalism in Ireland, cit., pp 473-478; Alan O’Day, Parnell and the First

Home Rule Episode 1884-1887, Dublino 1886, pp. 1-55.

Da parte loro i conservatori si mostrarono intenzionati a coltivare buoni rapporti con Parnell2

Scaduta comunque la sessione parlamentare, la Regina convocò nuove elezioni per il dicembre del 1885, e Parnell consigliò agli irlandesi residenti in Gran Bretagna di votare per i candidati conservatori. In parte lo fece a causa dei buoni rapporti che in quel momento lo legavano a questi, un po’ probabilmente pensando che un Governo conservatore avrebbe avuto maggiori possibilità di far accettare l’Home Rule alla Camera dei Lords; inoltre prevedeva che i liberali avrebbero ottenuto un buon risultato che era nel suo interesse contenere. Se nessun partito avesse avuto una chiara maggioranza nel nuovo Parlamento, si sarebbero aperti scenari molto interessanti per la terza forza in campo, ovvero per il suo movimento

. Infatti la Regina aveva nominato Primo Ministro di un Governo di minoranza il conservatore lord Salisbury il quale, in questa fase, prese alcuni provvedimenti favorevoli all’Irlanda. Egli mise fine alla coercizione e stanziò dei fondi pubblici per aiutare gli affittuari a comprare la terra che coltivavano (posto ovviamente che il proprietario fosse intenzionato a vendere, e che essi fossero in grado di accollarsi la spesa rimanente). Anche il nuovo Lord Lieutenant, il conte di Carnarvon, si dimostrò benintenzionato e cercò di mantenere buoni rapporti con la Chiesa mostrandosi sensibile alle problematiche legate all’educazione. Queste tematiche furono oggetto di un colloquio che ebbe con mons. Molloy e con Walsh che, per incontrarlo, rimandò la propria partenza per Roma.

3

Le elezioni del 1885 si preannunciavano importanti per Parnell: un banco di prova per la sua influenza e per la nuova alleanza con il clero. Infatti era stato stabilito che la National League in caso di elezioni organizzasse conventions di contea per designare il candidato da appoggiare. Ad esse avrebbero dovuto partecipare quattro delegati designati da ogni sezione, più alcuni rappresentanti del gruppo parlamentare e ogni sacerdote di quella contea che avesse desiderato prendervi parte

.

4

Il primo invito a partecipare rivolto al clero si ebbe allorché vi fu da designare il candidato per la contea di Wicklow, territorio facente parte della diocesi di Dublino, della quale era ormai arcivescovo mons. Walsh. Questi, compiuto il viaggio a Roma, era rientrato trionfalmente in Irlanda ai primi di settembre. Qui ricevette numerosi indirizzi di congratulazione, e rispondendo a quello ricevuto dal comune di Dublino egli aveva avuto modo di dire:

.

2

A. O’Day, Parnell and the First Home Rule Episode, cit., pp. 56-80.

3

Le ragioni dell’attitudine di Parnell sono spiegate da Michael Davitt, The fall of feudalism in Ireland, cit., pp. 479-

481.

4

“Da parte mia non è una nuova teoria di oggi o ieri, ma una convinzione fondata e profonda,

che per porre rimedio alle molte lamentele per la cancellazione delle quali il popolo di quest’isola ha lavorato così a lungo, ma con un successo parziale, vi è un’unica via percorribile – la restaurazione per l’Irlanda di quel diritto del quale siamo stati privati un secolo fa […] Quindi gioisco con voi per il fatto che la bandiera caduta dalla mano morente di O’Connell sia stata di nuovo coraggiosamente innalzata, e prego che non possa esser mai più ammainata, fino a che non sia riconosciuto il diritto dell’Irlanda di avere le proprie leggi fatte sul suolo irlandese, e da parte di rappresentanti del popolo irlandese scelti legalmente e costituzionalmente”5

Anche se l’arcivescovo continuava ricordando di aver semplicemente espresso la propria opinione personale, e che non avrebbe in nessun modo discriminato quei Cattolici che non la condividevano, queste parole suonavano come una vera benedizione per il movimento di Parnell, che significativamente accostava a quello di O’Connell.

.

Egli si dimostrò molto soddisfatto dell’invito rivolto al clero di partecipare alla convention di Wicklow, e dettò precise istruzioni riguardo all’atteggiamento che i sacerdoti avrebbero dovuto assumere: appoggiare i due candidati che ritenevano avessero migliori trascorsi, bloccare le candidature a sorpresa e, se non fossero riusciti a bloccarle, domandare che la convention fosse aggiornata e, se non l’avessero ottenuto, abbandonarla in massa6

La collaborazione funzionò bene, in genere i sacerdoti erano circa un terzo dei partecipanti alle

conventions, e non risulta che vi siano stati particolari attriti fra questi e la componente laica.

L’influenza del clero nella selezione dei candidati si fece sentire, molti degli uomini scelti erano figure particolarmente vicine alla Chiesa. Walsh chiese e ottenne che tutti i candidati della sua diocesi fossero cattolici

. Tale strategia sarebbe stata poi adottata anche nelle altre diocesi.

7

5

With me it is no new theory of to-day or yesterday, but a settled and deeply-rooted conviction, that for the many grievances for the removal of which the people of this island have so long laboured with but partial success, there is but one effectual remedy – the restoration to Ireland of that right of which we were deprived now nigh a century ago […] I rejoice, then, with you that the flag which fell from the dying hand of O’Connell has once more been boldly uplifted, and I pray that it may never again be furled, until the right of Ireland is recognised to have her own laws made here upon Irish soil, and by the legally and constitutionally chosen representatives of the Irish people. United

Ireland, 12 settembre 1885 Riportato anche da P. J. Walsh, William J. Walsh, p. 151

, e pare sia stato in seguito alle sue insistenze che venne candidato Gray, il direttore del Freeman’s Journal, nonostante le iniziali perplessità di Parnell. Le conventions in genere si sviluppavano in due fasi, nella prima i partecipanti decidevano a porte chiuse chi

6

C. C. O’Brien, Parnell and his party, cit., p. 129.

7

dovesse essere il candidato, la seconda era pubblica, e serviva per render nota la decisione; spesso avvenne che, mentre era un membro del disciolto Parlamento a presiedere la seduta a porte chiuse, fosse poi un sacerdote a presiedere quella pubblica.

Quello di Parnell alle elezioni del 1885 fu un autentico trionfo, cui probabilmente la Chiesa contribuì, anche se è difficile definire in quale misura8. Alle elezioni del 1880 gli Home Rulers eletti erano stati una sessantina, ma non tutti erano seguaci di Parnell. Altri, pur avendo sottoscritto il suo programma, avevano mantenuto posizioni autonome, cosicché Parnell si era infine trovato a capo di una trentina di deputati. Ora i candidati di Parnell avevano vinto in quasi tutti i collegi d’Irlanda, tranne che in pochi localizzati soprattutto nell’Ulster, e vennero a costituire una pattuglia di oltre ottanta parlamentari. Molti di questi erano diversi da quelli uscenti: non erano signori benestanti che si dedicavano alla politica mantenendo posizioni autonome, bensì seguaci di Parnell, spesso di estrazione piuttosto bassa, che si erano distinti all’interno del movimento, magari partendo da posizioni secondarie9

Il trionfo di Parnell pareva assoluto, ma proprio in quei giorni si verificò un attrito fra lui e alcuni suoi sostenitori, che val la pena di ricordare soprattutto alla luce degli avvenimenti successivi. Il capitano O’Shea, che pure nel precedente Parlamento era stato eletto in Irlanda come Home

Ruler, aveva poi sposato posizioni molto vicine a quelle di Gladstone, ed era stato col sostegno

del Partito liberale che si era candidato nel 1885, nel collegio di Liverpool. Parnell che, come si è visto, in Gran Bretagna aveva appoggiato i conservatori, in quel caso fece un’eccezione, e si impegnò personalmente per aiutarlo nella campagna elettorale, giungendo a trascurare quella del proprio partito in Irlanda. Il capitano fu sconfitto per pochi voti, ma di nuovo Parnell venne in suo aiuto. A causa di un candidato eletto in due collegi, erano state convocate elezioni suppletive a Galway e, nonostante la ferma opposizione di molti suoi seguaci, Parnell impose la candidatura di O’Shea, che pure aveva posizioni lontane da quelle del partito. È evidente, e anche allora qualcuno dovette intuirlo, che Parnell si mosse in questo modo perché O’Shea era il marito della propria amante. Parnell ebbe difficoltà a mantenere la disciplina nel suo partito, ma alla fine riuscì ad imporsi e a far eleggere O’Shea (che condusse in Parlamento una politica del tutto indipendente). Questi fatti sarebbero tornati prepotentemente a galla alcuni anni dopo, allorché la relazione che legava Parnell alla moglie di O’Shea divenne di pubblico dominio.

.

8

Altri elementi che contribuirono al trionfo furono la grande popolarità raggiunta dal movimento di Parnell e il recente allargamento del diritto di voto alle classi meno abbienti.

9

Riguardo alla vittoria di Parnell e al suo nuovo gruppo parlamentare vedi C. C. O’Brien, Parnell and his Party, cit., pp. 150-158.

4.2 Genesi e fallimento dell’Home Rule Bill

Quando furono resi noti i risultati elettorali, i nazionalisti irlandesi poterono entusiasmarsi per un altro motivo, oltre che per il brillante risultato ottenuto. Nel nuovo Parlamento si contavano infatti 334 liberali, 250 conservatori e 86 Home Rulers. Stando così le cose, per i liberali sarebbe stato molto difficile governare senza il sostegno di Parnell, per i conservatori del tutto impossibile. Parnell, che oltretutto era a capo di un gruppo molto più compatto degli altri due, dichiarò che l’Irlanda non avrebbe più bussato alla porta dell’Inghilterra con guanto di velluto, ma con pugno di ferro10

Da parte sua Salisbury, ancora Primo Ministro, si trovò in una posizione complessa. Anche con l’appoggio di Parnell la Camera dei Comuni si preannunciava difficile da governare, e all’interno del suo partito erano in molti ad essere radicalmente contrari al progetto di Home Rule. Inoltre i conservatori, delusi dagli scarsi benefici elettorali ottenuti grazie all’appoggio degli irlandesi residenti in Gran Bretagna, avevano iniziato a guardare con attenzione all’idea di Churchill di ‘giocare la carta orangista’. Il partito era in difficoltà, e occorrevano nuove parole d’ordine, nuove ragioni d’esistere. Churchill riteneva che una decisa opposizione all’Home Rule, giocando soprattutto sui timori che essa recava per l’integrità dell’Impero, sarebbe servita allo scopo.

. Il prezzo del suo sostegno a un Governo era molto semplice: che questo inserisse l’Home Rule nel proprio programma.

Parnell da parte sua, avendo ormai compreso di non poter aspettarsi nulla dai conservatori, aveva ripreso i contatti con i liberali11

Così la Regina, quando tenne il discorso d’apertura della sessione parlamentare presentando il programma di Governo, non fece cenno all’Home Rule; il 26 gennaio poi Sir Michael Hicks- Beach, Cancelliere dello Scacchiere, nel corso di un discorso alla Camera dichiarò che era intenzione del Governo proporre una legge speciale per imporre la soppressione della National

League. Non sorprende che, immediatamente, i seguaci di Parnell abbiano unito le proprie forze

a quelle dei liberali nel fare opposizione al Governo, che il giorno successivo fu messo in minoranza e portato alle dimissioni.

.

Dal momento che il Partito liberale aveva ottenuto la maggioranza relativa alle recenti elezioni, la Regina nominò Gladstone Primo Ministro. Questi costituì il suo Governo senza avere un progetto ben preciso riguardo all’Irlanda, ma visti i numeri parlamentari sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto fare i conti con Parnell.

10

J. Abels, The Parnell Tragedy, cit., p. 235.

11

La situazione politica nel periodo che va dalle elezioni alla caduta del Governo di Salisbury è descritta da A. O’Day, Parnell and the First Home Rule Episode, cit., pp. 122-140.

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