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CAPITOLO 3 LA CRONOLOGIA DELLA CIVILTA' SCITO-SAKA

4.3 Le origini degli Sciti/Saka

4.3.2 Caratteristiche antropologiche e analisi genetiche

Lo studio degli aspetti antropologici dei gruppi che popolarono le steppe euro- asiatiche appare molto complessa perchè si ritiene che questa regione, fin dall'antichità, avesse sperimentato vari spostamenti di gruppi umani da est ad ovest e vice versa, portando ad una notevole, e geograficamente difforme, mescolanza tra elementi occidentali con caratteristiche europoidi ed elementi orientali con caratteristiche mongoliche (Facchini, Belcastro 2007)58. Le tracce di questi spostamenti e della conseguente combinazione dei differenti gruppi umani sono individuabili nella mescolanza (con diversa intensità) di aspetti europoidi e mongolici, che caratterizza gli aspetti antropologici anche delle moderne popolazioni dell'Asia Centrale, e che definisce la "cosiddetta tipologia turanica" (Alekseev, Gochman 1983). Le analisi di polimorfismi genetici, le più recenti analisi del DNA mitocondriale (Comas et al. 1998)

58 L'uso del concetto di migrazione è stato forse abusato nel passato, soprattutto in alcuni contesti

culturali. Per esempio in ambito sovietico esso è stato completamente negato a seguito dell'affermazione della teoria degli stadi di Marr ma poi, una volta ripudiato il Marrismo, è tornato fortemente in auge ed è stato utilizzato come spiegazione per qualsiasi fenomeno del mondo eurasiatico.Il concetto di migrazione costituisce un processo storico complesso, a prescindere dalle cause che lo determinano, che sono tuttavia anch'esse molto articolate, e le quali determinano anche le modalità e alcune caratteristiche del flusso migratorio. Numerosi studiosi si sono approcciati allo studio di questo fenomeno, soprattutto in relazione all'etnogenesi (Formozov 1959; Bromley 1983; Alekseev 1986) e alle trasformazioni culturali (Hachmann 1970; Klejn 1973;). Ci sono stati anche tentativi di individuare vari modelli o tipologie di migrazione (Titov 1982; Merpert 1978. Renfrew (1987) ad esempio, ne individua tre: modello "demografico", modello "dominazione elite", modello del "collasso del sistema". Una delle problematiche maggiormente discusse riguarda inoltre la possibilità di riconoscere le migrazioni sulla base del dato archeologico (Kuz'mina 2007, 217).

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e del Cromosoma Y (Wells et al. 2001; Zerjal et al. 2002) sulle attuali popolazioni dell'Asia Centrale e sugli antichi gruppi delle steppe sono uno degli strumenti per ricostruire "l'ethnos" di questi gruppi umani, e di fatto presentano un quadro molto eterogeneo.

La tendenza a spostamenti frequenti fu certamente incentivata dalle specifiche caratteristiche geografiche, climatiche e ambientali della regione, ma secondo Anthony (2007) soprattutto dalla domesticazione del cavallo (Anthony, Brown 1991; Levine 1999, 1999a) e dallo sviluppo dei primi veicoli con ruote, che permisero un forte aumento della mobilità umana. Le analisi su reperti dell'Età del Bronzo mostrano come la cultura di Andronovo dell'Asia Centrale si caratterizzasse per elementi antropologici tipicamente europoidi (mesocrani, faccia larga e bassa, nasali pronunciati, orbite basse) (Facchini, Belcastro 2007), ma con una notevole diversificazione nella composizione della popolazione (Molodin et al. 2012 ; Kuz'mina 2007). Dal punto di vista genetico questo fenomeno sembra ben visibile, per esempio nel caso della migrazione di gruppi Andronovo nelle regioni settentrionali della steppa foresta, nella porzione meridionale della Siberia occidentale. Al loro presunto arrivo sembra corrispondere l'introduzione di nuovi aplogruppi di origine euro-asiatica occidentale (T), completamente assenti nelle comunità locali lì stanziate precedentemente. Allo stesso tempo la presenza nei gruppi andronovo di aplogruppi (A e C) euro-asiatici orientali, tipici delle comunità più antiche, dimostrerebbe come quest'ultime siano state inglobate nella comunità Andronovo di questa regione. Secondo questi dati quindi lo spostamento di gruppi porterebbe a contatto aplogruppi e dunque elementi genetici diversi e il risultato finale non sarebbe mai un gruppo puro. Infatti le comunità precedentemente stanziate su un dato territorio sarebbero assimilate, dando conseguentemente vita a gruppi sincretici con elementi comuni ed eterogenei dal punto di vista genetico. Tuttavia, nonostante ciò, dal punto di vista culturale prevale in realtà una certa omogeneità, anche se ci sono differenzazioni a livello regionale sia nell'Età del Bronzo che nell'Età del Ferro (Molodin et al. 2012, 103).

A partire dall'Età del Ferro si affermano i gruppi Sciti/Saka che vengono descritti sia da Erodoto, sia dai testi cinesi (Ishjamts 1994) e anche dalle recentissime analisi genetiche (Keyser et al. 2009) a conferma del tutto, con caratteristiche somatiche europoidi cioè con occhi blu-verdi, capelli e pelle chiara. Dal punto di vista antropologico allo stesso tempo si registra però un po' ovunque nei territori delle steppe un aumento di elementi orientali, con una maggiore commistione di tratti europoidi e mongolici59 (Facchini, Belcastro 2007, 52-54). Nonostante l'aumento degli elementi orientali, la proporzione dei caratteri mongolici nell'aspetto fenotipico delle antiche popolazioni del Kazakhstan appare comunque modesta: infatti nei gruppi locali solo 1/5 dell'aspetto fisico era riferibile ai caratteri orientali. Sulla base di questi dati dunque, a partire dalla metà del I millennio a.C. sembra affermarsi la penetrazione di genti orientali (Asia Centrale), che si mescolarono ai popoli indigeni secondo un fenomeno

59 Questa tendenza verso un aumento dei tratti orientali continuerà ancora nel corso del I millennio d.C.

con l'arrivo di nuove popolazioni, insieme a nuovi gruppi di origine turca (Unni), che si mescoleranno ai gruppi di origine mongolica (Facchini, Belcastro 2007).

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già registrato a partire dall'Età del Bronzo (Ismagulov, Ismagulova 2008, 196). La somiglianza fra le caratteristiche craniche di individui appartenenti alle culture delle Età del Bronzo di Srubnaya, di Belozerka e delle culture della regione della steppa foresta con la cultura scita del Ponto è stata utilizzata, in un altro studio, per provare la continuità genetica fra questi ultimi gruppi Sciti e le precedenti culture dell'Ucraina (Kruts 1997, 86-88; Kuz'mina 2007, 384).

Gli elementi antropologici dunque mostrano un quadro piuttosto articolato, il quale appare confermato anche da recenti confronti fra dati del DNA mitocondriale su resti dell'Età del Bronzo e del Ferro con analisi sul DNA mitocondriale di attuali popolazioni dell'Asia Centrale (Lalueza Fox et al. 2004). Secondo questi dati è stato ipotizzato da alcuni (Facchini, Belcastro 2007, 54-55), che prima del VII sec a.C. vi sia stato un movimento di gruppi caucasoidi verso Oriente, mentre, intorno al VI sec. a.C. e successivamente, un movimento di gruppi asiatici in direzione opposta. Gli spostamenti in direzione est-ovest sembrerebbero attestati anche da evidenze cronologiche basate su datazioni al 14C. La tentazione di spiegare qualsiasi mutamento culturale avvenuto all'interno dell'ampio panorama del continente euro-asiatico attraverso l'uso del concetto di "migrazione" è solitamente molto forte (Frachetti 2011). Si tratta di un approccio intepretativo che risente molto delle vicende storico-culturali che hanno interessato questi territori, e dunque esso deve essere utilizzato solo sulla base di un ricco corpus di dati sia genetici che archeologici, i quali veramente dimostrino gli spostamenti di alcuni gruppi umani, la cui esistenza non possiamo negare a prescindere, ma che non devono essere utilizzate con troppa superficialità.

In anni recenti numerose analisi genetiche (di cui riporto alcuni esempi illustrativi) hanno fortemente ampliato le nostre conoscenze, sia con studi di più ampio raggio, sia con analisi rivolte a singole aree geografiche interessate da specifiche culture. All'interno di quest'ultima tipologia possiamo citare le analisi sul patrimonio genetico della cultura di Pazyryk (IV-III sec. a.C.) (Molodin 2011), o di regioni ancora più ridotte, come l'altopiano di Ukok e i limitrofi territori mongoli (Voevoda et al. 1998; Molodin et al. 2003; Pilipenko et al. 2010; Pilipenko, Trapezov, Polosmak 2015). I dati provenienti da queste analisi mostrano per l'Età del Ferro la presenza di aplogruppi di DNA mitocondriale tipici sia dell'Eurasia Orientale che Occidentale (Chikisheva et al. 2007; Molodin et al. 2003), mentre nell'Età del Bronzo principalmente quella di aplogruppi (H e U5) dell'Eurasia occidentale (Chikisheva et al. 2007, 139). Ulteriori legami (Pilipenko et al. 2010) sembrano essere stati identificati con le aree settentrionali dell'Asia Occidentale (Iran, Turkmenistan), zone con le quali sono attestati archeologicamente numerosi contatti commerciali (Stark 2012; Polosmak et al. 2006; Rudenko 1968; Polosmak, Barkova 2005).

Altre analisi relative alla cultura di Pazyryk, stavolta in Kazakhstan nel sito di Berel (Clisson et al. 2002), hanno studiato due individui inumati nella stessa sepoltura Kurgan n. 11) (ma in momenti diversi), escludendo per loro il legame fratello-sorella, e suggerendo più probabilmente che essi fossero marito e moglie, ma soprattutto che l'uomo potesse essere di origine occidentale (europea) e la donna di origine asiatica (Clisson et al. 2002). Questa notevole diversità nel patrimonio genetico mitocodriale

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scito-siberiano è dimostrata dall'individuazione di sei differenti aplogruppi mitocondriali in altrettanti campioni provenienti dai monti Altai (Clisson et al. 2002; Voevoda et al. 2000; Ricault et al. 2004, 120; ) e da un recente studio, che ha analizzato 32 resti provenienti dalla Siberia Meridionale e databili ad un arco cronologico compreso fra Età del Bronzo Medio e IV sec. d.C., in cui è stato possibile individuare ben 16 aplogruppi differenti, con 20 campioni riferibili ad aplogruppi euro-asiatici occidentali e 6 ad aplogruppi orientali (Keyser et al. 2009, 402). Più nello specifico i gruppi occidentali predominano (90%) nell'Età del Bronzo e diminuiscono nell'Età del Ferro (67%), confermando una tendenza ormai accertata anche da altri studi (Lalueza- Fox et al. 2004). Tali spostamenti su grande distanza nelle steppe euroasiatiche, avvenuti in varie direzioni, sono ricondotti a cause differenti, a carattere ambientale, politico o etno-culturale, e probabilmente anche ad aspetti commerciali, con differenti rotte in direzione est-ovest (Keyser et al. 2009). Lungo la famosa "Via della Seta" (Comas et al. 1998) studi sul DNA mitocondriale hanno dimostrato, in popolazioni attuali, la presenza di "sequenze intermedie" fra quella europea e quella asiatica orientale, probabilmente dovuta agli scambi di lungo corso lungo questa fondamentale via di comunicazione.

Altri studiosi tendono invece a sottolineare maggiormente l'importanza del flusso migratorio da Occidente verso Oriente precedente lo sviluppo della cultura scita, sostenendo che essa si sia diffusa a partire da gruppi indo-europei, emersi all'inizio del II millennio a.C. nelle zone delle steppe pontico-caspie e che si espansero successivamente verso est fino a raggiungere i Monti Altai. A differenza del versante occidentale, il versante orientale dei Monti Altai si caratterizza nell'Età del Bronzo per elementi puramente orientali, e nell'Età del Ferro per la tipica mescolanza precedentemente descritta. Questo fenomeno viene qui spiegato secondo una diversa interpretazione, che tende a sottolineare come tale risultato sia il frutto di una commistione di gruppi diversi locali preesistenti, che abitavano i diversi versanti dei Monti Altai, piuttosto che come conseguenza di movimenti migratori (Gonzalez-Ruiz et

al. 2012).

Nel complesso, per concludere brevemente, sulla base di elementi paleo- antropologici e dati paleo-genetici, i gruppi Sciti e Saka presentano lo stesso panorama misto di elementi tipici di gruppi euroasiatici occidentali ed orientali. Dal punto di vista somatico essi si caratterizzano come gruppi dai tratti caucasici con elementi misti di carattere mongolico, diffusi in maniera difforme sul vasto territorio delle steppe. Uno degli aspetti più importanti è la forte continuità genetica con i precedenti gruppi delle steppe, soprattutto della cultura di Andronovo. Nell'Età del Ferro la novità è costituita proprio dall'aumento degli elementi orientali, anche se in misura minima, che fanno dunque pensare alla connessione dei gruppi Sciti con elementi culturali più orientali. Non è però da escludere che già nell'Età del Bronzo siano potuti avvenire prima spostamenti in direzione ovest-est e che successivamente questi stessi gruppi, parzialmente assimilati con nuovi, si siano nuovamente spostati verso ovest. Dal punto di vista archeologico rimane difficile poter confermare queste ipotesi.

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Inoltre, data la marcata eterogeneità genetica evidenziata dai singoli studi, i dati potrebbero fornire risultati parziali, che non rispecchino la reale situazione antica. Solo con una vasta e ben organizzata e distribuita (cronologicamente e geograficamente, oltre che numericamente) quantità di dati sarà possibile ottenere un quadro più completo. In alcuni casi è stato inoltre notato che alcuni marchi genetici, indicanti una comune origine, sono condivisi da popolazioni "culturalmente diverse". A complicare ulteriormente la situazione, sono stati registrati nell'antropologia fisica fenomeni di ibridizzazione fra elementi caucasici e mongolici, e talvolta è stata osservata una non corrispondenza fra aspetti morfologici, per esempio craniologici, e aspetti genetici come il DNA mitocondriale, il quale è trasmesso per via materna e può lasciare poche tracce (Chikisheva et al. 2007).