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CAPITOLO 3 LA CRONOLOGIA DELLA CIVILTA' SCITO-SAKA

4.3 Le origini degli Sciti/Saka

4.3.3 Tracce archeologiche

La cultura scita dal punto di vista artistico-archeologico si caratterizza per la cosiddetta "triade scitica" (Grakov, Melyukova 1954), che include come già precedentemente descritto tre principali categorie di oggetti (finimenti dei cavalli, armi e oggetti decorati in stile animalistico) che si caratterizzano per una forte omogeneità tipologica nell'area della cultura scito-siberiana. Gli studiosi hanno tentato di individuare attraverso studi di carattere tipologico le linee di sviluppo, i luoghi e le culture di origine di alcuni di questi elementi, in una discussione ancora lontana dal concludersi, perché spesso basata su datazioni cronologiche del tutto incerte o non condivise dall'intera comunità scientifica.

Per quanto riguarda i finimenti del cavallo, in un quadro molto complesso e articolato di studi tipologici, si evidenzia (Kuz'mina 2007, 390) la continuità dei "montanti di morso" fra tarda Età del Bronzo ed Età del Ferro, durante la quale si utilizzano prototipi più antichi appartenenti all'Età del Bronzo (Tipo I e II)60, che subiranno uno sviluppo comune nelle culture dei vasti territori a diffusione scita fino alla fine del periodo scita (Melyukova 1989, 96-97). Tra le armi, ugualmente emergono legami con la precedente Età del Bronzo sia nelle punte di freccia, che nelle spade. Per quanto riguarda le spade si registra una maggiore varietà tipologica nella tarda Età del Bronzo del Kazakhstan e soprattutto del Semirech'e (forse conseguenza del tentativo degli artigiani di sviluppare una migliore tipologia di spada) rispetto al successivo periodo scita, quando emerge definitivamente la tipologia dell'"akinakes". Risulta infatti evidente, utilizzando le parole di A.I. Terenozhkin (1976, 132) "the type of scythian

akinakes developed in the cultures of Late Bronze Age in the depths of Asia". L'elmo di

tipo Kelermes (Rabinovich 1940; Chernenko 1968; Alekseev 2003) diffuso dall'Ucraina ai Monti Altai e datato genericamente fra VIII e VI sec. a.C., presenta origini incerte ed è stato variamente ipotizzato che esso possa provenire dal Caucaso settentrionale (Chernenko 1968); da prototipi vicino-orientali (Galanina 1983); dall'imitazione dei famosi cappelli a punta dei Saka (Kuz'mina 1958; 2007); da esemplari cinesi del periodo Zhou che potrebbero costituire i prototipi per i più tardi esemplari sciti (Varenov 1988, 1989a). Secondo una delle ipotesi più accreditate (Kuz'mina 2007)

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l'elmo richiamerebbe il cappello dei Saka, che a sua volta richiamerebbe la tipologia di elmo andronoviana. Questa tipologia sarebbe stato creata nelle aree dei Monti Altai e da lì si sarebbe successivamente diffuso nel resto dei territori.

La presenza nelle culture del Tardo Bronzo finale del Kazakhstan Orientale, dei Monti Altai e dell'Asia Centrale di numerosi elementi della cosiddetta "triade scita" allargata fanno pensare che esse possano costituire la patria della cultura Saka iniziale. Le basi dovrebbero dunque essere queste, ma la cultura Scita occidentale vera e propria si formò secondo Kuz'mina (2007, 402) solo a contatto con i Cimmeri e a seguito delle campagne scite nel Vicino Oriente, quando furono adottati ulteriori elementi culturali tipici dei gruppi iranici occidentali.

Un'ulteriore produzione metallurgica tipicamente scita sono i calderoni61, che sono stati ritrovati dal Caucaso settentrionale agli Urali fino al Kazakhstan Orientale, e soprattutto nel Semirech'e, ma anche in Siberia e Mongolia. La loro datazione è generalmente incerta perché spesso provengono da ritrovamenti occasionali e la loro area di origine è ancora dibattuta: sono stati suggeriti l'Iran (Chlenova 1967); la Cina (Reinecke inizio XIX sec), dove sono stati rinvenuti molti calderoni del periodo Shang- Yin (Bagley 1987) e alcuni del tipo Ding (Bagley 1987; So, Bunker 1995) e del tipo Fu (Bunker 2002) che potrebbero costituire dei prototipi per gli esemplari sciti. Infine è stato proposto che le loro origini possano essere ricercate nel mondo delle steppe, cioè in Asia Centrale (Tall'gren) e in Siberia (Chlenova 1967), derivando dai cosiddetti "riveted cauldrons" della Tarda Età del Bronzo (Krivtsova-Grakova 1995), e suggerendo quindi una provenienza dall'area Andronovo orientale (Kuz'mina 2007, 405- 407).

Queste numerose categorie di oggetti metallurgici di tradizione scita sembrano mostrare antecedenti e modelli soprattutto nei territori della Mongolia occidentale, dei Monti Altai e del Kazakhstan Orientale. Essi hanno mostrato come queste vaste regioni non si trovino alla periferia del mondo scita (come si pensava all'inizio della storia delle ricerche scitologiche), ma che in realtà possano forse aver addirittura costituito uno dei "centri" della iniziale cultura "nomadica" e pastorale scita che si diffonderà nelle intere steppe euro-asiatiche nel corso del I millennio a.C. (Askarov et al. 1992, 455). Anche il fenomeno delle Stele dei cervi "deer-stones" (Volkov 1981; 1995; Bosi 1980; 2006; Fitzugh 2009; 2009a) ovvero stele di pietra rinvenute dalla Mongolia al Caucaso e databili alla cultura di Karasuk, cioè alla fine dell'Età del Bronzo, può contribuire a questa discussione. Il tipo III, secondo la tipologia elaborata da V.V. Volkov (1981; 1995) presenta raffigurazioni di animali in stile animalistico scito-siberiano attestata in contesti risalenti al IX-VIII sec. a.C. nelle regioni di Mongolia, Tuva ed Altai. Questa evidenza fornirebbe un ulteriore indizio per un'origine orientale (Asia Centrale) dello stile animalistico o addirittura dell'antica cultura scita in generale (Askarov et al. 1992, 460-461).

Più recentemente alcuni studiosi hanno tentato di rivedere le datazioni al 14C dei monumenti sciti più importanti nelle regioni orientali ed occidentali delle steppe

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(Alekseev et al. 2001), con l'obiettivo di comparare la cronologia ed individuare l'evoluzione e lo sviluppo della cultura scita, mostrando come la cultura scita europea inizi qualche secolo dopo rispetto alle attestazioni più orientali (Alekseev et al. 2001, 1105; 2001, fig. 6). Questa cronologia di riferimento più salda può inoltre essere utile per tentare di identificare sviluppi tipologici nelle principali categorie di oggetti archeologici. Tra le regioni con i kurgan sciti più antichi sono da citare il Kazakhstan Orientale con il kurgan di Shilikta (VIII sec. a.C.) (Chernikov 1965), e la regione di Tuva con il noto Kurgan n. 1 di Arzhan (Terenozhkin 1976; Gryaznov 1980; 1984), che costituisce la più antica sepoltura funeraria scita finora scavata, databile alla fine IX sec. a.C. inizio VIII sec. a.C., nonostante, come abbiamo visto precedentemente, non tutti gli studiosi concordino (Abetekov, Yusupov 1994, 30).

In realtà la situazione appare profondamente più articolata poiché l'orizzonte culturale scita nonostante una base comune si differenzia in numerose culture a livello regionale (Bonora 2008). Gli elementi culturali comuni possono forse essere ricondotti anche, oltre che agli intensi contatti fra i vari gruppi, ad affinità etniche di base, ovvero una base comune risalente alle tribù pastorali dell'Età del Bronzo, che vissero sviluppi culturali paralleli e simili fra loro (Frachetti 2008).

4.3.4 Conclusioni

Secondo una visione "tradizionale" la cultura dei Saka dell'Età del Ferro (dell'Asia Centrale) si formò a partire da una base andronoviana dell'Età del Bronzo nelle steppe dell'Asia, costituita dal massiccio tipo europoide di Andronovo (Ginzburg 1951; Rychkov 1964; Alekseev 1969; Alekseev, Gokhman 1984; Ismagulov 1963; 1970; Gokhman 1973; 1980; Yablonsky 2003, 168). Tuttavia sia all'interno dei gruppi più occidentali che di quelli orientali dei Saka del Kazakhstan si registra un apporto mongolico (Kuz'mina 2007, 386).

Le più recenti analisi genetiche confermano questa forte mescolanza etnica, con la presenza di elementi eurasiatici orientali (nuovi rispetto all'Età del Bronzo) ed occidentali. Nella parte settentrionale dell'Asia Centrale non solo la componente nomadica, ma anche quella sedentaria e agricola dell'VIII-IV sec. a.C., sembrano discendere dalla variante proto-europoide andronoviana (Khodzhayov 1977, 13; 1983, 100-102; Alekseev, Kiyatkina, Khodzhayov 1986, 125-130). La componente orientale mongolica non fu certamente la sola, ma la sua comparsa, parallelamente alla diffusione della cultura scita, potrebbe indicare l'apporto di nuovi gruppi umani in questo fenomeno così articolato. Tuttavia nel processo di formazione e nella conseguente omogeneità culturale, oltre all'"apporto esterno" va sottolineata anche la stretta interrelazione fra gruppi pastorali delle steppe, che portò ad una integrazione culturale forte, e talvolta alla formazione di enormi comunità storico culturali, come quella scito- siberiana (Askarov et al. 1992, 455). Dall'Età del Rame all'inizio dell'Età del Ferro non ci furono, secondo Kuz'mina (2007, 386), grandi invasioni dal Vicino Oriente e dall'Iran nelle steppe dell'Eurasia: le eventuali migrazioni avvennero all'interno dei vasti territori delle steppe e delle foreste-steppe, che erano abitate da gruppi umani in gran parte della stessa matrice etnica con alcune infiltrazioni a carattere locale.

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Nella loro fase iniziale le varie categorie della cultura materiale scita che abbiamo analizzato brevemente sembrano essersi formate attraverso un percorso evolutivo avvenuto nel mondo delle steppe a partire dall'Età del Bronzo. Nel Bronzo Tardo, a partire dal XIII secolo a.C., ma soprattutto fra il X e IX sec. a.C. gli elementi della cultura Saka iniziale cominciarono a svilupparsi già nei siti della Cultura di Andronovo finale. Una delle cause principali sarebbe da ricondurre alla tecnologia della lavorazione dei metalli che nel Kazakhstan Centrale, Orientale e Settentrionale, nei Monti Altai e nel Semirech'e aveva una lunga tradizione e raggiunse l'apogeo proprio in corrispondenza della creazione delle principali categorie metalliche tipiche della cultura Saka.

La realizzazione di questo fenomeno, specificatamente in questa area più orientale delle steppe può essere dovuta ad una serie di fattori. Tra questi vanno segnalati: la vicinanza alle miniere dei metalli maggiormente richiesti (nei pressi dei Monti Altai), l'esperienza nella metallotecnica sviluppatasi già a partire dal periodo Turbino e Seyma dell'Età del Bronzo (metà II millennio a.C. o forse anche precedentemente), e infine lo sviluppo dell'uso del cavallo, l'aumento della mobilità, la scoperta e occupazione di nuovi territori e i contatti con le realtà e culture circostanti che conseguentemente si intensificarono, dando inizio ad una fase di trasformazione della cultura pre-scita, in un periodo che si caratterizza per l'intenso scambio di "oggetti, idee e persone" (Kuz'mina 2007, 411-413).

Dunque sulla base dei dati antropologici e genetici e dei dati archeologici e cronologici si ritiene che la cultura scita si sviluppi dalle comunità andronoviane dell'Età del Bronzo, ma con un apporto di gruppi etnici orientali, e con uno sviluppo formativo che sembra iniziare nelle regioni orientali del Kazakhstan e dei Monti Altai, confermando grossomodo anche il racconto delle origini degli Sciti riportato da alcune fonti storiche quali Aristea di Proconneso ed Erodoto.