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La civiltà del tempo libero

Capitolo 4: I luoghi di consumo

2) Lo spazio come piattaforma esperienziale

4.10 La civiltà del tempo libero

Il XXI secolo si presenta come la civiltà del tempo libero. Nelle società industrializzate, infatti, i lavoratori hanno gradatamente conquistato spazi di tempo libero e maggiori risorse da destinare all’uso di questo tempo. Inoltre, essi sono in possesso di migliori livelli di cultura rispetto ai propri avi ed hanno maggiori bisogni ed opportunità di occupare nei modi più diversi il tempo non lavorativo. Quest’ultimo nasce, dopo la rivoluzione industriale, dal bisogno di un momento dedicato al riposo che permetta agli operai di recuperare le energie spese durante il lavoro. Progressivamente, il tempo libero tende a coincidere con il tempo dedicato al divertimento, senza però ottenere una legittimazione etica e sociale. Solo nel Novecento, in seguito alla “crisi di sovrapproduzione” del ’29, si comprende che per evitare il ripetersi di una situazione di questo genere653 è necessario fornire al consumatore risorse economiche, e tempo libero per impiegarle e spendere. Con la crescita del tasso d’industrializzazione, pian piano il tempo libero diventa sempre più tempo disponibile per il consumo. Durante gli anni Cinquanta le ricerche motivazionali svolte negli Stati Uniti sulla concezione della dimensione temporale dei consumatori, hanno dimostrato come il tempo fosse sempre più percepito come tempo disponibile per il consumo, anziché come tempo liberato dalla produzione. Ma la tradizionale divisione tra tempo libero o di consumo e tempo di lavoro, secondo cui il primo era definito soltanto come senso negativo del secondo, è resa sempre più labile dalla crescente informatizzazione che permette oggi di compiere il proprio lavoro da casa

652 Cfr. B. H. Schmitt, Experiental Marketing: How to Get Costumers to Sense, Fell, Think, Act, and Relate to your

Company and Brand, The Free Press, New York, 1999.

653 La produzione eccedeva quanto veniva realmente consumato dal mercato di massa e le eccedenze, restando invendute, generavano delle passività per le imprese e stagnavano i mercati e l’economia.

via computer654. I cambiamenti nella concezione e nell’impiego del tempo sono stati evidenziati anche da una differente produzione e vendita di beni: se prima erano i beni di consumo durevoli (beni time saving) a detenere il monopolio nel mercato, successivamente questi sono stati affiancati da beni che richiedono un consumo ed una spreco di tempo e che concernono le attività del tempo libero (beni time using)655. Questa trasformazione è accompagnata dalla crescente importanza attribuita a quelle forme di consumo del tempo libero che pongono l’enfasi sulle esperienze e sul piacere. La creazione di parchi a tema, centri turistici o ricreativi, malls e centri commerciali, risponde alla nuova domanda di consumo di leisure ed è accompagnata dalla trasformazione delle forme più tradizionali di consumo di cultura, come i musei o le gallerie, che enfatizzano lo spettacolare, il popolare, il piacevole e l’immediatamente accessibile per servire i più ampi pubblici656. Se, come scrive Baudrillard, Disneyworld è considerato il prototipo delle esperienze simulative postmoderne657, oggi si assiste a un aumento dei musei che incorporano gli aspetti del postmodernismo divenendo “spazi stupefacenti”contraddistinti da un orientamento più ludico per un pubblico di massa ben più allargato658.

Come scrive Codeluppi il consumo sta invadendo aree del tempo libero dove prima non era presente. «Oggi, infatti, non esistono aree del tempo libero dove non siano penetrate logiche di tipo commerciale. La pubblicità e le promozioni nell’offerta televisiva[…] il merchandising nei musei e nelle mostre d’arte»659. La cultura spettacolare del consumo permea sempre più, quindi, anche gli ambiti culturali e artistici. Inevitabilmente è mutata anche la tradizionale concezione dello spazio e del tempo660. Nella nostra società, si assiste a un processo di “svuotamento del tempo”. Ritzer sostiene che oggi nei luoghi di consumo vi è una «perdita del senso del tempo, uno stato di sospensione nel quale il tempo a differenza che nel resto della vita, sembra non avere molta importanza»661ma si potrebbe dire che l’intera società del consumo abbraccia una concezione della temporalità nuova, che sembra avere un’unica dimensione: l’eterno presente. «Il passato è risucchiato dal presente che ci propone, quindi, su di un unico piano sincronico ciò che era separato

654 Cfr. V. Codeluppi, Consumo e comunicazione. Merci, messaggi e pubblicità nella società contemporanea, FrancoAngeli, Milano, 1989.

655 I beni time saving quali possono essere la lavatrice, la lavastoviglie, l’aspirapolvere, ecc. oggi hanno una crescente importanza nella loro veste di servizi, mentre i beni time using come la televisione, gli attrezzi per lo sport, i dischi, il videoregistratore, l’automobile, il computer, ecc. hanno una importanza sociale anche perché entrano in competizione diretta con la stessa attività di consumo.

656 Cfr. M. Featherstone, Cultura del consumo e postmodernismo, op. cit. 657 Cfr. J. Baudrillard, Simulations, Semiotext, New York, 1983.

658 Cfr. M. Featherstone, Cultura del consumo e postmodernismo, op. cit. 659 V. Codeluppi, Lo spettacolo della merce, op. cit. p. 97.

660 Entrambi i concetti non sono più esclusivamente legati e relazionati al luogo. Questo è dovuto anche all’avvento di nuove tecnologie che hanno eliminato le distanze fisiche e spaziali come i moderni mezzi di comunicazione e di trasporto.

661 G. Ritzer, La religione dei consumi. Cattedrali, pellegrinaggi e riti dell’iperconsumismo, il Mulino, Bologna, 2000, pp. 177-178.

su di una dimensione diacronica»662 ma, come ci spiega Michel Maffesoli663, il tempo perde anche il concetto di futuro a favore dell’immediato presente. Zaki Laïdi definisce la società occidentale come caratterizzata dal predominio di un «presente autarchico»664, autosufficiente ed indipendente dal passato e dal futuro. Il tempo si sostanzia «nel fluire dell’esperienza»665, la quale caratterizza le forme di consumo più disparate che vanno dagli acquisti nei centri commerciali, ai piaceri della tavola, alle visite ai musei.

L’effetto di ciò è una spietata concorrenza tra i diversi protagonisti dell’industria dell’entertainment per assicurarsi le maggiori quote di questo nuovo mercato. Il tempo libero è «sempre più diventato anche tempo di consumo, tempo disponibile cioè per consumare prodotti generici e prodotti delle industrie dello spettacolo e del divertimento»666.