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Dal museo tempio al museo forum

Capitolo 5 I luoghi della cultura: i muse

5.5 Dal museo tempio al museo forum

La parola museo deriva dal greco mouseion, casa delle muse, vocabolo usato per la prima volta ad Alessandria nel III secolo a.C. per designare un complesso dedicato ai vari aspetti della cultura, fondato da Tolomeo I. Il mouseion era un laboratorio, un centro per gli esperimenti e lo studio a disposizione degli intellettuali di discipline varie.

736 C. S. Bertuglia, F. Bertuglia, A. Magnaghi, Il museo tra reale e virtuale, Editori Riuniti, Roma, 2000.

737 L’arte postmoderna inizia a intaccare l’arte istituzionale: i musei, le gallerie, le gerarchie accademiche critiche del gusto, l’esistenza di barriere tra arte e vita quotidiana, la concezione dell’arte come oggetto - merce da museo vengono fortemente attaccati, cercando di riscattare l’opera d’arte attraverso nuovi modi di concepirla, come gli happenings, la landscape art di Cristo e la body art, i videotape di Oppenheim e di Stelarc o la pop art. cfr. M. Featherstone, Cultura

del consumo e postmodernismo, Edizioni Seam, Roma, 1994.

738 G. Bechelloni, Nota introduttiva. Le condizioni sociali della democratizzazione della cultura. Dal museo tempio al

museo centro di cultura, in P. Bourdieu, A. Darbel, L’Amore dell’arte: le leggi della diffusione culturale. I Musei d’arte Europei e il loro pubblico, Guaraldi Editore s.a.s., Rimini, 1972, p. IX.

739 Anche se con le relative differenze, la produzione di tale letteratura si situa prevalentemente in Francia e nei paesi anglosassoni. Cfr. C. Ribaldi, Il nuovo museo. Origini e percorsi (vol. 1), il Saggiatore, Milano, 2005.

Figlio della cultura ellenica, le origini storiche del museo sono dunque riconducibili al mondo greco740: l’archetipo di luogo in cui si espongono gli oggetti è già ravvisabile nella Grecia classica di Pericle, statista che creò appositi edifici destinati a conservare le opere più importanti, tra cui la pinacoteca degli affreschi vicino ai Propilei dell’Acropoli, citata da Riviére come la prima collezione di pittura conosciuta741. Erano però gli spazi sacri dei templi a ospitare più spesso gli oggetti. Vissuti come sale espositive, i templi greci vennero presi a modello dai Romani, i quali ereditarono il gusto per il “collezionismo dai cugini”. La ricchezza di oggetti belli e preziosi spesso frutto di bottini di guerra - “arte” quest’ultima verso la quale i romani erano particolarmente ferrati - doveva essere ingente, tanto da spingerli all’istituzione anche di raccolte private.

Il medioevo ha visto la Chiesa essere la prima custode degli oggetti artistici, mentre è al Cinquecento che si imputa la nascita di una classificazione dell’arte secondo i generi: in questo periodo non è difficile trovare raccolte di opere in forma di tesoro nei palazzi di Principi e signori feudali. Il Rinascimento porta in auge la figura del mecenate, in grado di richiamare intorno a sé gli artisti dell’epoca742, ed è sempre a questo tempo che risale l’inizio dell’apertura delle collezioni al

pubblico.

La rivoluzione francese assegna al museo una funzione educativa necessaria per la riaffermazione delle nazionalità e delle identità europee, ed è proprio in Europa che, nel XVIII secolo, si diffondono i musei pubblici, le cui collezioni sono in prevalenza parte di quelle reali743.

Nel XIX secolo il museo moderno si diffonde in tutti i continenti e il XX secolo vede il dominio della fortuna del museo statunitense. Quest’ultimo si discosta dai convenzionali musei europei per forma organizzativa, sistemi di finanziamento e tipo di partecipazione del pubblico744. Lungo un percorso che si snoda tra il XX e il XXI secolo, il museo tradizionale entra in crisi.

È importante a questo punto introdurre un dibattito culturale piuttosto vivo, che permette di riflettere non solo sullo sviluppo di un corpus teorico fiorito in merito, ma anche di sottolineare la discrepanza tra le proposte teoriche e il loro sviluppo sul piano pratico.

Per molti anni il museo ha assunto, dal punto di vista sociologico, una funzione educativa quasi sacrale: questa sacralità è piuttosto complessa da spiegare. La presunta oggettività e neutralità dei musei, nascondendo al pubblico il sistema di valore sottostante la scelta espositiva, ha avuto una

740 Cfr. C. Morales, Meditaciones sobre el museo actual y el museo web, Mérida, Venezuela, 2003.

741 Cfr. G. H. Riviére, La museología, cit. in R. Berardi, Città e paesaggio, teatro della memoria, in A. Breschi (a cura di), Museinonsolo, Alinea Editrice srl, Firenze, 2005.

742 Si trattava di esponenti di famiglie nobili come i Medici o i Ruccellai che attraverso le proprie collezioni trasmettevano e valorizzavano la grandezza del mondo antico.

743 Così il Louvre, creato nel 1778, vede nel 1848 le sue collezioni diventare proprietà nazionale. Hernandez ci informa che il primo museo organizzato come un’istituzione pubblica dalla creazione fu l’Ashomolean Museum di Oxford del 1683.

744 Il museo americano è più spesso diretto da uomini d’affari che hanno trasposto le leggi del mercato nell’ambito della cultura.

fortissima connotazione dogmatica. Il pubblico ha più spesso accettato l’idea che gli oggetti museali rappresentassero non solo l’autenticità e la rilevanza, ma addirittura l’eccellenza (ciò è particolarmente vero per i musei d’arte), così che il museo è stato, almeno per un certo periodo di tempo, il punto di riferimento, l’oggettività con la quale confrontare la propria percezione delle cose e i propri gusti745.

Ritornando poi al percorso evolutivo di esposizione degli oggetti delineato sinteticamente poco sopra, si può considerare che con i primi veri e propri musei si assiste alla formazione di una lotta tra due sistemi valoriali, ovvero quello del culto e quello del valore espositivo746. Il museo, luogo espositivo per eccellenza, viene svuotato del culto per l’arte fino a diventare esso stesso luogo di culto. Abbiamo già avuto modo di sottolineare che negli ultimi vent’anni si è assistito ad un processo di commercializzazione per opera dell’irradiarsi della cultura del consumo nei luoghi consacrati ad arte e cultura, con la crescente necessità di far diventare le istituzioni culturali parte dell’industria dell’intrattenimento e dello spettacolo. Se il museo deve continuare la missione di conservazione e preservazione del patrimonio dei beni culturali, allo stesso tempo acquista l’esigenza di essere vitale. Come sostiene Alonso Fernández, il museo da enciclopedico, autorevole e solenne, motivo di prestigio, come il Louvre e il Prado, diventa un centro culturale vivo al «servicio de todos y utilizado por todos»747.

Il museo tempio dunque, emblema del vecchio modo di pensare il museo, caratterizzato dal distacco e dall’assenza di rapporti del museo stesso coi visitatori, sembra evolvere verso la forma di museo forum748, il cui punto focale interessa il ripristino della funzione sociale del museo, ovvero renderlo un luogo d’incontro vivo e aperto a tutti. In questo senso la “nuova” forma d’istituzione deve accogliere e affrontare anche i temi ancora sconosciuti o controversi, nel caso siano di pubblico rilievo. La sua responsabilità sociale si espleta anche attraverso la democratizzazione della cultura (creazione di eguali opportunità di fronte alla cultura), il che significa sostituzione di vecchi sistemi di classificazione (dominio degli specialisti e incomprensibili per la maggioranza del pubblico) con un codice fondato sull’esperienza del pubblico. Così com’è stato definito dall’ICOM, il museo è una «istituzione permanente, […] aperta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone ai fini di studio, di educazione e di diletto»749.

745 Cfr. C. Ribaldi, Il nuovo museo. Origini e percorsi, op. cit.

746 Cfr. W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1955), Torino, Einaudi, 1996. 747 A. L. Fernández, Museología. Introducción a la teoríay práctica del museo, Istmo, Madrid, 1993, p. 78.

748 Sul piano pratico, il museo tempio ancora esiste; vero però che specialmente a partire dagli anni Ottanta (in Italia solo a partire dalla metà degli anni ‘90), ma non in maniera piena e soprattutto non in maniera omogenea tra i vari musei, sono stati fatti tentativi di apertura verso la seconda forma.

749 Nella definizione di museo di ICOM nell’ottobre 2004, in occasione dell’Assemblea Generale di Seoul, sono stati inseriti anche beni immateriali.

Il dibattito al riguardo è piuttosto acceso poiché le tre funzioni fondamentali del museo – conservativa, scientifica, didattica – pur non essendo mai messe in discussione, almeno a livello teorico, possono essere inficiate da attività considerate più che altro ricreative750. A questo proposito, interessante è il punto di vista di Andreas Johann Wiesand sul museo a tre dimensioni. L’autore propone una visione integrata tra museo tempio e museo forum, attraverso l’utilizzo di tre dimensioni: la prima è quella relativa ai servizi in cui è prevista la partecipazione del pubblico (forum aperto, servizi di ristoro, museum shop, libreria, spazi per conferenze ecc.), la seconda riguarda le funzioni vitali del museo (mostre temporanee, collezioni permanenti, servizi didattici e di pubbliche relazioni ecc.) e la terza, i servizi interni (direzione, attività scientifica e attività di conservazione). Per quanto concerne la prima dimensione, quella riconducibile alla piena partecipazione del pubblico, secondo l’autore questa dovrebbe essere delimitata in un’area del museo aperta 24 ore su 24 e sfruttabile da diverse fasce di pubblico. Le funzioni vitali del museo e i servizi interni invece sono a suo avviso riconducibili al museo più tradizionale751.

L’istituzione museale sembra quindi essere progressivamente investita da un lento processo di adattamento alle necessità ed esigenze della società contemporanea che, pur apprezzando ancora il fascino delle collezioni, non si accontenta di essere spettatrice né di partecipare passivamente, ma vuole contribuire a creare l’opera. Il museo diventa mezzo, strumento al servizio della comunità e del patrimonio culturale, istituzione complessa che ingloba collezioni ma anche funzioni educative, esposizioni spettacolari e movimenti commerciali. Come sostiene Fernandez752, il museo del nostro tempo ha cessato di essere in una posizione eminentemente disciplinare per predisporsi verso il servizio per il pubblico. Oggi il museo può, secondo Francisca Hernàndez Hernàndez, scegliere di rimanere ancorato a una tradizione un po’obsoleta, a una visione miope del passato, oppure può seguire la prospettiva futura e, pur non rinunciando al meglio del passato, camminare verso il futuro a fianco della società e del suo sviluppo753.

Nonostante resti pur sempre un centro per la conoscenza e la riflessione, il museo oggi si consacra agli spettatori e si adatta all’esigenza di seguire una crescente spettacolarizzazione754.

750 Per i musei che tentano di integrare le due funzioni potrebbe presentarsi un doppio problema. Da una parte le attività del forum potrebbero essere inibite da quelle che sono da sempre prerogativa del museo e, viceversa, le attività più innovative potrebbero a loro volta svalutare quelle classiche. In altre parole, i due tipi di attività possono avere valori sottostanti in opposizione.

751 Cfr. J. Wiesand, in S. Bodo, (a cura di), Il museo relazionale. Riflessioni ed esperienze europee, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 2000.

752 Cfr. A. L. Fernández, Introducción a la nueva museología, Alianza, Madrid, 1999. 753 Cfr. F. Hernández Hernández, Manual de museología, Síntesis, Madrid, 1998.

754 Cosa che si evince soprattutto osservando i musei nordamericani. Essi hanno mutato notevolmente il loro aspetto per attirare un pubblico locale, ma anche internazionale. Un buon esempio può essere quello citato da Morales, ossia il Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles, che nel 2003 ha organizzato contemporaneamente nelle sue due sedi cinque esposizioni contemporanee. Per incrementare il proprio pubblico ha fatto ricorso non solo a campagne