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Oltre l’esperienza del moderno

Le scienze sociali hanno indicato nel principio di mutamento (che fosse il passaggio alla produzione capitalistica106, quello della divisione del lavoro107 o del processo di razionalizzazione108) l’elemento distintivo del moderno in cui vige un pluralismo cognitivo, tratto fondamentale della storia e della cultura moderna. L’oggetto dell’esperienza diventa fuggitivo e transitorio e la sua sedimentazione viene messa in discussione. La condizione dell’uomo diviene una condizione aperta: il progresso sposta continuamente i confini di ciò che è conosciuto e di ciò che non lo è. Le regole sociali così come le spiegazioni dei fenomeni e le condizioni di esistenza possono essere lette in molti modi possibili.

Il tema della modernità, nelle sue origini e nei suoi riflessi sugli stili di vita, viene approfonditamente indagato negli scritti del filosofo berlinese Georg Simmel, nei quali si coglie il rapporto dialettico tra gli avvenimenti abituali della vita quotidiana e le problematiche nascoste nel profondo. Secondo l’autore, la frattura creatasi all’interno della dialettica vita-forme fa si che la vita non si riconosca più nel proprio prodotto, ossia nelle forme che essa produce, e tenti di oltrepassarle trovandosi tuttavia nell’impossibilità di realizzare tale moto: l’unica modalità espressiva che essa ha, infatti, è costituita dalle forme. Nel periodo precapitalistico, l’opera che usciva dalla produzione artigianale affondava le radici nell’insieme del sistema di vita del suo “creatore”. Con la produzione capitalistica non solo la merce viene privata della sua componente più personale essendo il risultato del lavoro anonimo e specializzato di più individui, ma il lavoro stesso si separa dal lavoratore divenendo merce109. La tecnica, invadendo ogni aspetto della vita quotidiana, diventa uno degli elementi più vistosi della modernità portando a una frattura tra «cultura oggettiva e cultura soggettiva»110.

L’esperienza moderna si caratterizza quindi per una crescita di complessità dettata da un mondo artificiale che sovrasta l’individuo, così che si delinea un concetto di esperienza identificabile di nuovo con il termine Erlebnis.

È il romanticismo il movimento all’interno del quale prende forma questa esperienza, concepita come percorso finalizzato alla realizzazione del sé dove all’individualità viene assegnato un ruolo

105 Consapevoli del fatto che parlare di “esperienza tradizionale”, “moderna”, “postmoderna” è un’astrazione azzardata, utilizziamo tuttavia queste distinzioni “epocali”per contestualizzarle temporalmente e delineare i cambiamenti che hanno riguardato questo concetto.

106 Cfr. K. Marx, Il capitale, Utet, Torino, 1954.

107 Cfr. E. Durkheim, La divisione del lavoro sociale (1893), Edizioni di comunità, Milano, 1968.

108 Cfr. M. Weber, Economia e società, op. cit.; Sociologia delle religioni, Utet, Torino, 1976;Il lavoro intellettuale

come professione, op. cit.

109 Cfr. C. Marx, Il capitale, op. cit.; Id., Introduzione alla critica dell’economia politica (1859), Editori Riuniti, Roma, 1957.

110 P. Jedlowski, Il sapere dell’esperienza, op. cit. p. 81. Cfr. anche P. Parmiggiani, Consumatori alla ricerca di sé.

cruciale. All’interno della letteratura ottocentesca111 è possibile scorgere i riflessi di questo passaggio; per tutto il Novecento poi, sarà ancora la letteratura a dare testimonianza di come la ricerca incessante del sé e la scoperta della sua inesistenza porteranno l’esperienza a frantumarsi totalmente. Nei termini di Benjamin e Simmel l’esperienza dell’uomo moderno, specificamente compresa come l’esperienza nella metropoli, è esperienza frammentata. È una frantumazione derivante dalla “caduta” di un mondo di tipo tradizionale in cui viene meno una realtà sociale stabile nel tempo e una omogeneità culturale. Individui provenienti da mondi differenti che instaurano fra loro relazioni funzionali e mediate da istituzioni, non possono essere accomunati da nessuna appartenenza o da norme, così che ogni vissuto è separato l’uno dall’altro. Per il soggetto diventa difficile costruire una realizzazione del sé che non si risolva in qualcosa di discontinuo, plurale e irrisolto.

Nel ricostruire l’esperienza della modernità e della cultura del denaro che caratterizza la società moderna, Simmel esprime interesse e ammirazione per quell’«affascinante palcoscenico» – la metropoli – che accoglie la società economicamente sviluppata e per il denaro che, assumendo una «assolutezza psicologica di valore», diviene da mezzo a «fine ultimo che invade completamente la coscienza pratica»112. L’autore critica però i livellamenti e il carattere di massa dello stile di vita moderno e denuncia un appiattimento delle funzioni emotive sopraffatte dalle funzioni intellettive. Nel saggio “La metropoli e la vita mentale”, lo studioso dipinge il ritratto dell’uomo moderno, solo e contornato dalla folla, a “contatto” per anni con persone che, se non conosce solo di vista, identifica esclusivamente con il loro ruolo. Il mutamento dei rapporti interpersonali, esemplificato nell’antitesi fra lavoro artigianale e lavoro di fabbrica, porta a un maggiore “occultamento della individualità personale” che si cela dietro gli interessi economici, i quali motivano le relazioni sociali in una sempre crescente spersonalizzazione dei rapporti umani. Il processo di alienazione che invade la vita dell’individuo metropolitano, sommerso dall’abbondanza e bombardato dalla crescente e pressante offerta di beni di consumo, è la causa principale che ha reso completamente nevrotiche le classi colte dei paesi europei113. Non a caso Simmel utilizza il termine Erlebnis e nell’uso che ne fa l’autore, l’Erlebnis è esperienza intellettualizzata oltre che discontinua e interiore. L’attualizzazione dell’esperienza sembra essere strettamente necessaria per l’individuo, per la sua sopravvivenza in una situazione di «sradicamento»114 creato dall’ambiente esterno.

111 In questo contesto nasce infatti il genere letterario Bildungsroman, ossia romanzo di formazione: il primo esempio di questo genere è Gli anni di apprendistato di Wihelm Meister di Goethe, scritto nel 1796. Altro esempio tedesco è

Enrico di Ofterdingen di Novalis; in Francia si può citare Stendhal con Il rosso e il nero (1830) e Flaubert L’educazione sentimentale (1869); In Inghilterra Dickens con David Copperfield (1850).

112 G. Simmel, Filosofia del denaro (1900), Utet, Torino, 1984, p. 107.

113 Questo processo delineato all’inizio del Novecento da Simmel e Benjamin è lo stesso che Vanni Codeluppi chiama “metropolizzazione” del sociale. Cfr. V. Codeluppi, Lo spettacolo della merce, Bompiani, Milano, 2000, p. 10.

«Così il tipo metropolitano […] si crea un organo di difesa contro lo sradicamento di cui lo minacciano i flussi e le discrepanze del suo ambiente esteriore; invece di reagire a essi col sentimento, reagisce essenzialmente con l’intelletto, di cui il potenziamento della coscienza, prodotto dalle medesime cause, è il presupposto psichico. Così la reazione ai fenomeni viene spostata in quell’organo della psiche che è il meno sensibile, ed è il più lontano dagli strati profondi della personalità»115. L’uomo metropolitano è l’uomo dall’atteggiamento blasé «termine con cui l’autore descrive la crescente indifferenza dell’individuo metropolitano nei confronti degli oggetti di cui fa esperienza, l’atteggiamento disincantato, il suo bruciare ogni esperienza, reagire ad ogni stimolo, abbandonandosi all’incessante avventura della metropoli, incapace di cogliere e godere della specificità delle cose, delle loro differenze specifiche»116. Proprio come il denaro, che riduce le differenze qualitative in differenze quantitative e spoglia le cose della loro individualità, così il soggetto metropolitano, sopraffatto dagli stimoli esterni, non ha la capacità di opporsi e si lascia trasportare dalla futilità. Alla minaccia di un livellamento sociale e culturale, l’individuo reagisce creandosi una distanza emozionale con il proprio ambiente fisico e sociale, la cui degenerazione patologica è rappresentata dalla fobia del contatto. Sempre più «un semplice ingranaggio, in un enorme organizzazione di cose e di poteri»117 per garantirsi una esistenza personale, l’individuo cerca di porre in risalto la sua unicità e particolarizzazione. La moda118 è una tipica manifestazione di tale tendenza e la personalità sembra diventare una questione di stile, «il soggettivismo e l’individualità si sono intensificati quasi fino al punto di rottura, e nella creazione stilizzata delle forme […] risiede un elemento che stempera e attenua questa estrema individualità in qualcosa di generale e di più universale»119. Il processo d’intellettualizzazione120 dell’esperienza appare compiuto.