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III. 1Origine di un percorso filosofico.

III.9 Considerazioni critiche sui meriti di un progetto ambizioso.

La teoria della Nussbaum appare esposta ad alcuni rischi ed in effetti l’autrice ne riconosce in più occasioni i tratti critici. Nella riflessione condotta da Zanetti, ad esempio, la teoria delle capacità proposta da Martha Nussbaum, l’istanza del pluralismo appare per certi versi compromessa, poiché questa essenziale condizione del discorso etico sembra essere forzata nella sua stessa possibilità: “la serietà del pluralismo sembra maggiormente rispettata se si accettano, insieme a the beauty of

radical otherness, i presupposti del relativismo culturale: i popoli e i gruppi hanno

concezioni della vita umana radicalmente diverse, e la ricerca di elementi

296Ivi, p. 204.

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caratteristici e «fondamentali» dell’esistenza umana si compie inevitabilmente privilegiando l’autocomprensione del gruppo dominante. Se si determinano gli elementi fondamentali dell’umana esistenza, inoltre, risulta compromessa la libera elezione di un progetto esistenziale autonomo, di un plan of life scelto in accordo con le proprie individuali, personali opinioni”.298 Zanetti riprende una delle classiche argomentazioni di stampo liberale, che pone una critica sui limiti di una teoria essenzialista riferita alla natura umana e alla concezione del bene. Secondo l’autore, una concezione univoca rischia di tagliare fuori alternative che non siano confacenti con la prospettiva posta come dominante. L’attenzione che la Nussbaum sembra rivolgere al pluralismo e alla diversità, si riferisce di contro ad una concezione che intende essere intenzionalmente vaga proprio per mantenere aperto il dialogo della diversità ed evitare al contempo di ridurre a livello di relativismo soggettivo ogni istanza morale.

Bisogna tenere conto dell’eventualità di una visione del bene comune che sia rispettoso dell’individuo, poiché i membri di una comunità non riconoscono necessariamente gli stessi obiettivi ed esprimono una pluralità di beni tra loro incommensurabili. Eppure la questione che pone la discussione etica sul piano della tutela della dignità umana, richiede la possibilità di concepire uno spazio di discussione su cosa significhi riconoscere e tutelare l’essere umano. Anche la tradizione dei diritti umani si è evoluta in stretta relazione con la possibilità di coordinazione tra differenti espressioni della condotta umana, in modo da tutelare un’idea di vita che sia degna della condizione umana e che sia uno spazio comune. Per Nussbaum le capacità fondamentali possono costituire un minimo sociale fondamentale da cui poter costruire un’idea di vita che sia degna della dignità di un

essere umano. La capacità delimita dunque una soglia di livello per la sostenibilità di

una vita umana e riconosce le condizioni di un’appartenenza ad una identità complessiva, di volta in volta rinegoziata e rinegoziabile.

L’approccio delle capacità, nel denunciare i diffusi fenomeni delle preferenze adattive e nel riconoscere la possibilità di affrontare criticamente problematiche rilevanti in una prospettiva trans-culturale, ha il merito di affrontare in modo trasversale questioni etiche controverse. Tale merito assume ulteriore rilevanza nel confronto con altri approccio con cui naturalmente entra in relazione: l’utilitarismo,

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il welfarismo e le altre teorie liberali. Per l’utilitarismo299 si valuta la condizione di un soggetto in relazione ai desideri che egli manifesta. Nel caso particolare delle donne in certi paesi del mondo dove le condizioni di vita e il livello di alfabetizzazione risulta particolarmente deficitario,300 se le donne non chiedessero di accedere a condizioni più agevoli, ciò di per sé sarebbe sufficiente, in un'ottica utilitarista, a rendere inopportuno alcun intervento. Tale convinzione appare falsata innanzitutto per il fenomeno delle preferenze adattive che colpisce in modo particolare le donne vulnerabili, distorcendo il reale significato di scelte compiute in condizioni di seria criticità.

Se poi si facesse riferimento alla concezione liberale contrattualista sostenuta da Rawls e da Dworkin, il discorso sarebbe da ricondurre rispettivamente a beni primari e risorse fondamentali. Se si riferisse questo approccio al caso delle donne in paesi fortemente problematici, dove si praticano le mutilazioni genitali femminili, tale approccio si rivelerebbe inadeguato ad affrontare questioni che acuiscono la disuguaglianza nella fruizione di risorse e di beni poiché la discriminazione di genere spesso non si manifesta come discriminazione nella distribuziona di risorse, comunque carenti, ma nella capacità di conversione di beni in effettive capacità, imputabile a pressioni culturali che ostacolano l’empowerment delle donne. Si può pertanto ritenere che né l’utilitarismo, né le concezioni liberali contemporanee, riescano ad avviare una critica alle problematiche culturali tradizionali che rappresentano il sostrato da cui si generano fenomeni di disuguaglianza di genere. Il fatto poi di trascurare “di considerare le pressioni culturali che ostacolano il formarsi in queste donne del desiderio di una maggiore educazione”,301 acuisce ulteriormente incapacità di queste donne di sottoporre a riflessione critica certe consuetudini. L’approccio della capacità indirizza il confronto verso la possibilità del cambiamento sociale e istituzionale che fornisca alle donne le capacità necessarie a realizzare una vita fiorente. Una questione rilevante di cui bisogna tenere conto -afferma Sen- è in quali termini nei fatti le persone godano di effettive libertà. “se il condizionamento

299La teoria di Sen recupera nell’approccio utilitaristico l’istanza conseguenzialista, tuttavia, la

posizione di Sen, chiarisce Magni, si attesta su una prospettiva conseguenzialista pur non trascurando l’attenzione mostrata dal deontologismo per i diritti, come chiave con cui individuare la giustezza delle azioni, come aveva affermato Nozick.

300 Sulla base dei Report sullo Sviluppo umano, Martha Nussbaum avanza una critica alle forme palesi

di violazione dei diritti umani che sono perpetrate come disconoscimento della universalità capacità di vita fondamentali, perché sia possibile un’esistenza pienamente dispiegata. Tra i diritti posti in rassegna sono menzionati quelli educativi rilevando come in paesi come Niger o Burkina Fasi si registra una percentuale di donne tra il 5% e l’8%. Per una ricognizione complessiva si veda in appendice la Tabella 1 sugli INDICATORI DI SVILUPPO UMANO.

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sociale sottrae a un individuo il coraggio di scegliere, (forse addirittura di «desiderare» quel che gli viene negato, eppure apprezzerebbe se potesse scegliere), allora sarebbe iniquo basare la valutazione etica sulla presunzione che egli abbia effettivamente a disposizione quella scelta. Occorre focalizzare l’attenzione sulle libertà reali concretamente godute, tenendo conto di tutte le barriere – incluse quelle dettate dalla «disciplina sociale»”.302

Amartya Sen, partendo dalla critica alla concezione utilitaristica, per la sua limitata base informativa e ridotta capacità di assumere un valido fondamento per la valutazione, nella sua monografia su La disuguaglianza, distingue tra il desiderare e l’attribuire valore, poiché il dare valutazione positiva a qualcosa può essere una buona ragione perché questa possa essere desiderata, ma bisogna tuttavia riconoscere la possibilità che esista la condizione per cui una cosa abbia valore, nonostante non sia oggetto di desiderio da parte di qualcuno. Il desiderare è dunque un evidenziatore di un valore che tuttavia assume dignità anche se non costituisce oggetto di preferenza. Si pensi, alla capacità interna di integrità fisica e al fatto che questa possa non essere desiderata in contesti dove appare invece desiderabile sottoporsi alla pratica delle mgf, al fine di tutelare la purezza della donna e recuperare un'integrità naturalmente negata. L’attenzione posta da Sen alle questioni della scelta individuale, è motivata anche dal carattere sociale che egli vi attribuisce poiché “l’atto di scelta di un individuo è, per Sen, sempre un atto sociale, che quindi risente delle relazioni sociali e che può essere finalizzato a preferenze di carattere altruistico o al rispetto di determinati obblighi”.303

Susan Okin accostando alcune questioni del multiculturalismo ed in particolare la problematica delle mutilazioni genitali femminili, afferma la sua dura condanna e riconosce allo stesso tempo le innumerevoli difficoltà connesse all’espressione di una preferenza ancora diffusa in molti paesi, soprattutto nell’Africa sub-sahariana, dove la scelta della consuetudine sembra implicare un adattamento coatto alle regole della comunità. “Se una persona ha dovuto adattare le proprie preferenze e le proprie concezioni di sé per soddisfare gli uomini e per accettare il proprio ruolo sociale subordinato, non le sarà facile modificare tale adattamento. Inoltre, l’esperienza di singoli vincoli può produrre il bisogno psicologico di imporli alle generazioni più giovani”.304

302 A. Sen, La disuguaglianza. Un riesame critico, cit., p. 207. 303 S. F. Magni, Etica delle capacità, cit. p. 49.

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IV: Un discorso universalistico sensibile alle differenze: il caso delle

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