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II: Etica delle capacità in Amartya Sen.

II.4 Pluralismo etico e oggettività posizionale.

Se pluralismo etico, sottolinea Salvatore Veca, significa “accettare che non tutti i valori e i fini perseguiti dagli esseri umani […] siano tra loro necessariamente compatibili”,178 nella filosofia pratica di Amartya Sen, il riconoscimento dell’istanza pluralista fotografa l’eterogeneità irriducibile degli individui e diventa un elemento costitutivo ed una condizione fondante di ogni teoria etica. “L’idea di Sen –afferma Miucci- è quella di delineare le condizioni ed esplicitare la natura di una combinazione possibile, e convincente, tra oggettività e pluralismo”.179

L’argomento dell’oggettività posizionale –afferma Miucci- muove dall’assunzione della natura pluralistica dell’etica, esso “prende sul serio l’«essenziale ambiguità» dei concetti morali e richiede che il ragionamento etico applicato alla valutazione degli assetti sociali debba servirsi del più ampio numero di informazioni”.180

A partire dalla nozione di oggettività posizionale, Sen riconosce la possibilità che, se si assume una prospettiva comune, due soggetti profondamente differenti possano interpretare la medesima posizione. “Il punto interessante di questa affermazione non sta tanto nella necessità di assumere un contesto di valori condivisi per poter valutare nello stesso modo una situazione da una stessa posizione, quanto nell’assunzione della possibilità di «comprendere», seppure parzialmente, un tipo di valutazione una volta che ci si collochi nel contesto da cui muove la valutazione. In altre parole, Amartya Sen sembra convinto che sia possibile per un occidentale comprendere le ragioni di comportamenti valutativi di individui che siano, per esempio, di fede integralista islamica, sia per un fondamentalista islamico comprendere il

177Ivi, pp. 42.

178 S. Veca, Introduzione in AA. VV, Etica ed Economia, Torino, La Stampa, 1990, p. XII. 179 F. Miucci, Benessere e libertà. L’idea di giustizia in Amartya Sen, cit., p. 308.

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comportamento valutativo di un occidentale solo se entrambi si collochino nelle rispettive posizioni”.181 Ben si comprende come tale prospettiva possa aprire interessanti scenari sul fronte dei presunti conflitti di civiltà che appaiono spesso come gabbie identitarie che alimentano rancori ed incomprensioni.

Com’è stato detto, Sen pone particolare attenzione alla natura dell’azione compiuta e alla sua differente possibilità di essere valutata sulla base della difforme posizione assunta dai soggetti coinvolti. Ciò che Sen indica con positional relativity, definisce la posizione assunta da colui che valuta, dalle circostanze in cui si compie la valutazione e dalla posizione assunta da chi valuta rispetto all’azione, qualora sia direttamente coinvolto, o se lo sia indirettamente o se ancora se la sua possa essere assunta come la posizione di un osservatore esterno imparziale.182 La nostra capacità di condurre un certo tipo di vita dipende dalla nostra condizione di vita ed in modo particolare dall’ambiente di vita. La critica operata da Sen circa il relativismo culturale si spinge fino a sostenere che sia necessaria all’interno di una società, una valutazione di tipo trans-posizionale che favorisca la stima di punti di vista differenti in modo da sostenere il confronto e rivedere le istanze relativiste, alla luce delle questioni connesse con l’oggettività posizionale.

La posizione di Sen, dunque, ammette la possibilità di raggiungere un’oggettività posizionale tra individui culturalmente ed eticamente differenti, assumendo una linea di convergenza per intersezione di parti differenti di un ordinamento parziale che riconosca una dimensione pluralista delle posizioni, rispettandone però la condizione di possibilità indicata nella rinuncia a pretese di completezza.

Con l’approccio per intersezione sostenuto da Sen e mutuato dalla teoria di Rawls, è possibile accrescere il dinamismo di una procedura valutativa e la possibilità di raggiungere un accordo, anche se sul piano della chiarezza può risultare poco soddisfacente per il fatto di mantenere il carattere pluralista dell’approccio stesso. La condivisibilità di una posizione che rende oggettivo una valutazione attenta alle conseguenze dell’agire, rende produttivo il discorso etico poiché si attesta come uno sguardo condivisibile su una determinata condotta per cui “individui diversi possono occupare la stessa posizione e confermare la stessa osservazione”.183 Conciliare oggettività e pluralismo significa contemplare la possibilità che ci sia tra realtà differenti, soprattutto a livello culturale, accessibilità e comprensione:

181Ivi, pp 310-311.

182Sull’argomento Salvatore Veca ha precisato che i tentativi di soluzione dei problemi dovrebbero

muovere dal punto di vista dell’osservatore partecipante e non dal punto di vista dello spettatore.

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“l’accessibilità riguarda l’informazione sui parametri posizionali, in modo da comprendere perché certe osservazioni assumano una particolare forma. Essa permette per esempio di capire come mai le evidenti discriminazioni in atto in varie forme in diversi paesi non siano percepite come tali da coloro che le subiscono”.184

Nella teoria seniana appare centrale la convinzione secondo cui solo l’incompletezza interpreti adeguatamente la complessità e la pluralità irriducibile del discorso etico che si articola come capacità per l’individuo di realizzare la vita che considera degna e di qualità per se stesso, sulla base di una pluralità di alternative quantitativamente e soprattutto qualitativamente significative. “I limiti della solidarietà sono determinati dall’incapacità di fare e di essere nella misura in cui gli altri fanno e sono. Questo non chiama in causa particolari visioni del mondo, ma l’assunzione della responsabilità reciproca per i risultati. L’idea stessa della libertà

come capacità lo impone”.185

II. 5 Capability, freedom and liberty nella concezione di persona come punto di

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