• Non ci sono risultati.

IV: Un discorso universalistico sensibile alle differenze: il caso delle mutilazioni genitali femminili.

IV.I Sulla corporeità.

IV.6 Motivazioni della pratica e capacità negoziale.

A riprova dell’ingerenza della tradizione che investe in modo particolare le comunità più deprivate e isolate, in Egitto la comunità nubiana, storicamente legata alla tradizione dell’Africa sub-sahariana e alla cultura egiziana più ancestrale, costituisce un caso emblematico.385 La comunità nubiana d’Egitto è eterogenea a livello linguistico e presenta una varietà territoriale notevole che si delinea da Aswam vicino Kom-Ombo ai territori confinanti con il Sudan. Dalla posizione espressa dalle donne nubiane, emerge la convinzione che la circoncisione renda la donna gradevole e stretta; al Cairo invece le donne sono differenti, perché non sono

chiuse e sono quindi poco desiderabili. Ma il fenomeno migratorio che ha investito

negli ultimi cedenti la vita di alcuni uomini nubiani, trasferitisi presso i grandi centri urbani per esigenze di lavoro, ha favorito i matrimoni misti, sebbene siano mal visti dalla comunità nubiana che spinge verso un mantenimento dei costumi tradizionali.386 Si tratta di una comunità in cui la vita è scandita da precisi momenti rituali che riguardano la nascità, l’identità sessuale e la maturità caratterizzata dal matrimonio; momenti che devono essere dettati dalla comunità. Nelle comunità nubiane è tradizionalemente diffusa la pratica infiulatoria nota come pharaonic

circumcision, invasiva ed estremamente lesiva dell’integrità della donna, a questa ne

è seguita negli ultimi decenni una forma meno invasiva ma del tutto affine, nota come nylon circumcision, frutto del contribuito tecnologico applicato alla consuetudine tradizionale che ha contribuito a diffonderne ulteriormente la scelta di mantenere, seppure in forma meno invasiva, la pratica infibulatoria.387 Lo stesso termine designa una forma moderna di intervento che incontra le scelte delle donne, che spingono verso questa nuova forma di circoncisione che tende a indirizzare la pratica verso quelle forme moderne assunte in Egitto nei centri urbani. Secondo le ricerche condotte da El Guindi, il cambiamento che si registra negli ultimi anni, è il risultato di interventi, prevalentemente interni alla comunità delle donne nubiane che hanno avallato processi di cambiamento che vedevano le donne della comunità protagoniste di scelte collettive importanti.

Anche tra le donne nubiane personalmente incontrate durante una breve permanenza nei pressi della citta di Kom-Ombo, l’argomento maggiormente

385F. El Guindi, Had This Been Your Face, Would You Leave It a Is? Female Circumcision Among the

of Egypt, in R. Mustafa Abusharaf (a cura di), Femal Circumcision multicultural perspective, University of Pennsylvania Press, 2006, pp. 28-30.

386Ivi, pp. 31-33. 387Ivi, pp. 40-41.

164

utilizzato nella discussione sull’opportunità di sostenere la pratica è di tipo estetico e riguarda la beautification for sexal pleasure su cui si rimarca la tendenza ad operare comparazioni tra chirurgia estetica diffusa in occidente e negli USA ed una pratica violenta che la cultura tradizionale avalla.

La condizione asimmetrica in cui si trovano le donne in rapporto alla capacità deliberativa in molti contesti di vita, impone una riflessione su una relazione che non può essere configurata in senso contrattualistico, come veniva inteso nella filosofia di Rawls, trattandosi di interlocutori che vivono esistenze deprivate. L’idea di un contratto tra eguali, sembra forzare il discorso almeno quanto le possibili soluzioni paternalistiche. Dalle parole dell’attivista sudanese Nahid Toubia, emerge il bisogno di rivedere in modo critico e senza veli pregiudiziali il significato etico della pratica delle mgf, nei risvolti sociali e in quelli economici che questa comporta per l’affermazione della donna, per constatare un più complesso sistema di asimmetrie di cui le donne sono vittime.

L’idea che si tratti di una seria violazione di diritti fondamentali, ci induce a pensare ad una pratica, sebbene consuetudinaria, palesemente nociva. Oltre alle ragioni della condanna sussistono e talvolta coesistono, come emerge dalle testimonianze delle donne direttamente coinvolte, altre ragioni che appartengono a chi considera opportuna la conservazione di questa consuetudine tradizionale, essendo per lo più appartenente ad un contesto in cui gli spazi per la negoziazione sono molto ridotti. Le ragioni della conservazione della pratica, sarebbero da rintracciarsi anche nella necessità per le donne di mantenere quel piccolo potere negoziale che conoscono da secoli e che deriva dall’adesione alla pratica tradizionale, poiché il cambiamento, se non operato in maniera efficace, rischia di peggiorarne la capacità di agency. Infatti, essendo la donna in genere priva di beni, diventa essa stessa un bene e costituisce uno dei pochi negozi attraverso cui il patrimonio della famiglia di provenienza può arricchirsi. Accettare l’escissione e quindi accrescere il proprio valore sociale, è considerato da parte dei genitori una prova di amore verso i figli ai quali viene garantita un’esistenza stabile ed una migliore partecipazione alla vita della comunità grazie al matrimonio. Bisogna altresì ricordare che le donne in genere in paesi come l’Egitto a cui appartiene la comunità nubiana descritta, ricevono una scarsa istruzione e sono accettate per il loro ruolo di riserva di manodopera e di genitrici. Se la donna non subisce la modifica dei genitali rischia di essere privata di ogni spazio di espressione sociale. Ciò spiega, secondo Pia Grassivaro Gallo, perché molte donne che personalmente ritengono l’escissione una

165

pratica riprovevole, accettano poi di farla praticare sulle loro figlie. Sarebbe dunque importante riflettere sulle motivazioni che muovono le donne a scegliere tale pratica nociva e comprendere che nelle dinamiche negoziali che interpretano il senso della pratica, bisogna proporre alternative che offrano gli stessi vantaggi e che permettano di raggiungere gli stessi obiettivi apparentemente raggiungibili attraverso le mgf. La pratica delle mgf converge in una più ampia consuetudine matrimoniale condivisa dalla comunità: il prezzo della sposa o la ricchezza della sposa, sono aspetti significativi per la comprensione dei contesti sociali in cui si praticano le mgf. A fronte di un prezzo pagato, la famiglia della donna cede i diritti su di essa riguardanti la sua sessualità, il lavoro, la fecondità. Per questo motivo il matrimonio viene inteso anche come contrattazione economica tra i due gruppi familiari della sposa e dello sposo che concordano il prezzo che lo sposo deve versare alla famiglia della sposa, come forma di risarcimento per la perdita di una forza lavoro e di una risorsa di cui adesso viene a beneficiare la famiglia dello sposo. Si tratta in effetti, di un aspetto cerimoniale delle relazioni piuttosto che una transazione meramente commerciale.388 La pratica del bride price è stata vietata o modificata in molti paesi africani come in Gabon nel 1963 e in Costa d’Avorio nel 1964, mentre in Nigeria e Uganda si è esperimentato addirittura una forma di calmieramento del prezzo.389 “In Sudan, ad esempio, le donne infibulate, cioè la maggioranza, godono di un più elevato prestigio sociale mentre la dote matrimoniale […] è più generosa rispetto a quella portata da un’incirconcisa”.390

Negli ultimi anni si assiste ad un cambiamento delle procedure che tuttavia conservano la dinamica del bride price ma con un cambiamento di destinatari: “a beneficiarne può continuare ad essere la famiglia della sposa, ma anche la nuova coppia di sposi, […] in questi casi il prezzo della sposa diventa una sorta di “dote indiretta in favore della figlia”.391

Le dinamiche matrimoniali sono molto importanti per le donne africane la cui economia di sussistenza ha una precisa determinazione familiare in quanto, ad esempio, una donna in età avanzata garantisce la propria sopravvivenza in funzione del numero di figli che ha generato. Pertanto la fertilità è un elemento fondamentale e

388 C. Pasquinelli, Infibulazione. Il corpo violato, Roma, Meltemi, 2007, pp. 94-96.

389L. Barbieri, Amore negato. Società multietnica e mutilazioni genitali femminili, Torino, Ananke,

2005, pp. 35-37. Sulla funzione socio-economica del prezzo della sposa nei territori africani si veda E. Boserup, Il lavoro delle donne. La divisione sessuale del lavoro nello sviluppo economico, Torino, Rosemberg & Sellier,1982, p 12 e ss.

390D. Atighetchi, Islam, musulmani e bioetica, Roma, Armando, 2002, p. 221. 391C. Pascquinelli, La ricerca sul campo: risultati e considerazioni, cit., p. 46.

166

ciò spiega in parte il motivo per cui in alcune comunità venga erroneamente associata alla pratica di mgf. Ad esempio, tra i Tagouana della Costa d’Avorio, esiste la convinzione che una donna non escissa sia esposta alla condizione di sterilità: una delle più evidenti tragedia che possa riguardare una donna.

La pratica delle mgf deve essere inquadrata, come sostengono le ONG in prima linea nel combattere questa consuetudine, all’interno di una concezione generale dei valori condivisi che alimentano e rafforzano il suo significato. L’ammontare del

bride price dipende dal valore della sposa e dunque da quanto la donna sia ben chiusa; a riprova è il fatto che se la donna è vedova e decide di risposarsi, nessuna

somma di denaro viene versata alla famiglia, avendo la donna perso quella purezza originaria.

Per coloro che praticano le mgf, le excisers, donne anziane conosciute e stimate nella comunità, si tratta, ribadisce Toubia, di un atto onorato e premiato dalla comunità, si tratta di un condizione di accesso alla vita sociale in termini di riconoscimento che comporta delle conseguenze anche rispetto alla vita economica e all’autonomia delle donne.

IV.7 Judging other cultures.

L’articolo Judging other cultures scritto da Martha Nussbaum nel 1998, affronta il caso emblematico di una donna Togolese di 19 anni: Fauziiya Kassindja. Il caso, noto alla letteratura internazionale ed alla cronaca per aver prodotto una breccia nell’inaccessibile questione dei diritti connessi all’integrità fisica della donna ed in particolare al rischio di essere sottoposta a mutilazioni genitali, investì negli Stati Uniti il dibattito sulla tutela dei diritti umani. Fauziiya Kassindja, figlia di un piccolo imprenditore nel settore dei trasporti, fu protagonista nel 1996 di un caso internazionale di violazione di diritti motivata dalla cultura tradizionale a cui apparteneva la giovane, che doveva essere sottoposta nel periodo prematrimoniale, come la consuetudine imponeva, alla pratica di mgf. Il padre aveva espresso parere contrario perché aveva conosciuto le sofferenze e le complicanze successive alla pratica dolorosa subìta dalla sorella che, a causa dell’intervento, avevano contratto il tetano. Così il padre fece ogni sforzo per proteggere la figlia dal rischio di essere

167

esposta alla pratica, grazie al discreto benessere economico della famiglia che permise a Fauziiya di frequentare un buon corso di studi in Ghana, al fine di rendersi più autonoma e contribuire alla gestione dell’azienda del padre, analfabeta come la madre.

Questa condotta familiare adottata in casa Kassindjia era considerata anomala rispetto ai comportamenti usuali adottati in quella regione392 che prevedeva per ogni donna, prima di andare in sposa, l’essere sottoposta alla pratica di mutilazione genitale. La tendenza ad adottare misure estreme per evitare la pratica, come la fuga dal proprio paese, che interessa anche il caso qui presentato della giovane Fauziya e di molte donne che attualmente invocano tale soluzione,393 contribuisce a spiegare un altro processo sempre più diffuso, di abbassare l’età in cui le donne vengono sottoposte alla pratica, così da evitare ogni forma di dissenso. Dissenso che intrappola anche gli uomini: la Nussbaum fa notare come il padre della donna togolese Fauzinja, fosse vittima di dure accuse da parte della sua comunità, perché colpevole di comportarsi come un estraneo, di interpretare altre condotte culturali:

trying to act like a white man.394 Dopo la morte del padre, Fauziya ebbe difficoltà a proseguire la frequenza degli studi, considerati dalla famiglia patriarcale non necessari, (con la morte del padre era subentrata una zia paterna a gestire le regole familiari) fu poi stabilito che andasse come quarta sposa ad un elettricista molto più anziano di lei. Grazie all’aiuto economico della madre, che poteva contare solo sull’eredità del marito, Fauziya riuscì a fuggire per sottrarsi alla mutilazione. Il giorno stesso in cui il matrimonio era stato fissato, Fauziya fuggì in Ghana e da lì prese un volo per la Germania per poi giungere negli Stati Uniti. Qui venne posta in arresto per i documenti falsi che aveva con sé, sebbene dopo un duro periodo trascorso in carcere, grazie ad un’assistenza legale che ottenne con grandi difficoltà, poté far luce sulla sua vicenda e richiedere asilo politico. Questa vicenda venne divulgata grazie all’attenzione mediatica che suscitò, alimentando a livello internazionale accesi dibattiti sui valori culturali e le questioni relative alla sessualità delle donne. L’appartenenza identitaria di Fauziya, ad un particolare gruppo sociale tradizionalmente avvezzo alla pratica di mgf, agevolò l’esito del caso giudiziario verso l’ottenimento dell’asilo politico. Tale condizione risultava connessa con il

well-founded fear, il fondato timore di persecuzione, che veniva provato dalla

392 M.C. Nussbaum, Judging other cultures, in M.C. Nussbaum, Sex and social justice, cit., p 118. 393Dato emerso dall'intervista ad alcune donne nigeriane residenti in Italia che hanno dichiarato di aver

deciso di fuggire per non essere vittime della pratica, essendo questa l’unica soluzione possibile.

168

testimonianza medesima della richiedente asilo e dai documenti prodotti ed incideva in modo positivo nel determinare l’esito della richiesta di asilo politico.395

Martha Nussbaum trae occasione da questo caso giudiziario per affrontare la pratica delle mgf, presentando in primo luogo la pluralità di forme mutilatorie adottate nelle culture tradizionali ed evidenziando come esista un mosaico di micro- contesti locali nei quali la pratica assume significati ed espressioni molto diverse, in cui il corpo della donna, depositario di valori e tradizioni in grado di giustificare la menomazione e la violenza sessuale, può costituire un ricettacolo di violenza. Si tratta di forme di intervento che comportano una sostanziale rimozione ed una compromissione funzionale della sessualità della donna, che la Nussbaum ritiene necessario distinguere da procedure simboliche, meno invasive e dannose, che esulano dalla riflessione etica e politica proposta nella sua analisi della pratica consuetudinaria.396

Appare unanime il giudizio sui danni provocati dalle mgf che compromettono seriamente la capacità sessuale delle donne che vi si sottopongono. “Femal genital mutilation means the irreversible loss of the capability for a type of sexual functioning that many women value highly, usually at an age when they are far too young to know what value it has or does not have in their own life”.397 La presenza di varie legislazioni sul tema, elaborate nei paesi a tradizione escissoria e nei paesi che, dagli anni ottanta per via migratoria, ne hanno conosciuto gli effetti negativi, costituiscono per la filosofa americana, una prova generale che esistano movimenti e pensieri critici verso questo rito tradizionale da cui muovere un cambiamento consapevole.

Gli elementi di criticità della pratica che la Nussbaum intende far emergere nella sua discussione filosofica, riguardano innanzitutto l’obbligatorietà e la dimensione coatta a cui spesso le donne non possono sottrarsi: emblematico il caso posto in esame. L’adattamento ad una consuetudine indotta, i rischi per la salute, la violazione della dignità e della capacità di scelta che caratterizzano le mgf, hanno alimentato la

395Sebbene Stefano Rodotà faccia notare le difficoltà procedurali connesse a tale prassi, ciò non

esclude la necessità di “misurare la qualità della risposta democratica -in termini di diritti fondamentali - alla domanda di asilo di una donna che chiede di rimanere in un dato Paese perché non vuole che lei stessa o le sue figlie, tornando nel paese d’origine possano essere sottoposte a questa pratica, ci troviamo di fronte a una questione non eludibile”. S. Rodotà, Il diritto e i diritti nell’epoca dello «scontro di civiltà», in “Questioni giustizia”, 4, 2005, p. 731.

396M. C. Nussbaum, Judging other cultures, p 119. Nussbaum distingue le forme di intervento

mutilatorio nella donna e chiarisce la sostanziale differenza con la circoncisione maschile che l’autrice non affronta ritenendola pratica meno violenta.

169

voce di condanna della consuetudine tradizionale in quanto condotta nociva. In seno alla discussione, tuttavia, sin dagli anni novanta, sono emerse serrate critiche sulla demonizzazione delle culture differenti, sull’opportunità di sottoporle a giudizio critico e sulla presunta condotta imperialistica dell’occidente nei riguardi della cultura non occidentale.398

Alcuni autori, fa notare la Nussbaum, hanno protestato contro i critici della pratica giudicando etnocentrico e demonizzante l’atteggiamento assunto verso le mutilazioni genitali femminili. La questione posta in esame assume un carattere ancora più complesso per la riflessone filosofica, essendo in discussione l’opportunità di giudicare le culture attraverso l’intervento di differenti norme morali. È rilevante anche l’atteggiamento di coloro che, in senso relativista, sostengono l’impossibilità di giudicare norme morali distanti da consuetudini condivise. Gli assertori della opportunità di una posizione relativista, riconoscono come adeguata la tendenza a considerare inappropriato giudicare le pratiche di culture differenti dalle nostre e che queste andrebbero viste solo sulla base delle normative interne alle stesse. Assunzione che, afferma Nussbaum, comporterebbe serie conseguenze sul piano della riflessione antropologica e politica.399 L’idea di dover porre attenzione alle questioni in qualche misura vicine alla nostra esistenza quotidiana e alla nostra sensibilità morale, giustificherebbe la possibilità di escludere quelle faccende culturalmente estranee, motivando per questo il nostro disinteresse. Saremmo allora responsabili di una posizione moralmente ottusa ed incapace di suscitare sforzi morali sulla comprensione degli abusi al di là di una distinzione presunta tra locale e

distante;400 atteggiamento non replicabile in un contesto in cui le migrazioni e la complessità globale della società in cui viviamo ci pongono continuamente al di là dei nostri confini domestici.

Yael Tamir afferma che “western conceptions of female beauty encourage women to undergo a wide range of painful, medically unnecessary, and potentially damaging processes”.401 L’argomento relativo alla dimensione estetica della scelta di una pratica nociva solleva accuse di imperialismo da parte di un occidente incoerente, che avalla altrettante forme di modificazione non terapeutica del corpo, nocive per la salute. Emblematica la domanda che Tamir si pone nel suo articolo: But when is the

398 Ivi, p 120. 399 Ivi, p. 121.

400 “It is and should be difficult to decide how to allocate one’s moral effort between local and distant

abuse” Ivi, p 122.

170

body improved and when is it mutilated? In most cases, the answer depends on one's conception of beauty.

Ci si chiede allora se sia lecito pretendere un differente trattamento nella valutazione delle mgf e delle pratiche di chirurgia estetica, ad esempio quella che interessa gli interventi chirurgici vaginali. Non si rischierebbe allora di adottare la

deriva del doppio standard? È possibile prospettare un trattamento giuridico differente o formulare una valutazione etica differente?

Le derive relativiste poi, afferma Nussbaum, possono finire per ostacolare lo stesso atteggiamento relativista attraverso posizioni agnostiche: è il caso di giudizi diffusi tra gli studenti universitari che partecipano ai corsi della filosofa, e che sostengono di frequente che sia moralmente sbagliato giudicare altre culture, adducendo al fatto di non essere sovente preparati ad essere altrettanto critici su una pratica concernente la propria cultura. Pensare inoltre di giudicare la pratica di un'altra cultura, senza tuttavia aver risolto quelle questioni che sottendono alla pratica e che sono in altra forma rilevanti anche nella nostra cultura, sarebbe affrontare una questione solo superficialmente. Tra le motivazioni poste a sostegno della pratica di mgf, la ragione estetica troverebbe forte riscontro anche nella cultura occidentale e statunitense, responsabili di una sempre più diffusa tendenza ad indurre le giovani donne a diete e interventi chirurgici dannosi per la salute.402 Ponendo a confronto consuetudini culturali dannose per la salute, si pone la questione della soggezione, in Occidente come in Africa, del sottoporsi a interventi nocivi pur di incarnare modelli estetici e sociali dominanti: il caso delle mgf sarebbe dunque paragonabile alle diete ferree imposte ad un certo modello di donna? L’influenza persuasiva è certamente presente in entrambi i casi, ma facilmente comprensibile è la differenza significativa nel determinare comportamenti indotti sulla base di un forte

Outline

Documenti correlati