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Oltre la formulazione contrattualista Sull’opportunità di una concezione universalista.

III. 1Origine di un percorso filosofico.

III.5 Oltre la formulazione contrattualista Sull’opportunità di una concezione universalista.

La posizione di Nussbaum apre ad una nuova visione del diritto come capacità, superando i vincoli ed i restringimenti imposti dalla visione contrattualista che aveva coinvolto anche la formulazione della teoria di Rawls. L’uomo è visto non solo come soggetto capace, ma contestualmente come individuo bisognoso di cura, soprattutto in alcuni momenti della vita in cui appare maggiormente esposto e vulnerabile. Per questo motivo l’etica delle capacità intende operare una critica della teoria rawlsiana che ritiene che una società coerente con la concezione contrattualista di giustizia espressa dall’autore si delinei secondo principi di libertà, di equità e di efficienza. Ciò permette di pensare l’individuo, come aveva inteso lo stesso Rawls, in qualità di soggetto autonomo e capace senza tuttavia disconoscerne la natura di paziente morale, che ne esprima il carattere materiale e sociale di bisogno, tanto che una vita possa dirsi di qualità nella misura della capacità che l’individuo ha di scegliersi il tipo di vita che preferisce. Tale conclusione ha comprensibilmente suscitato non poche critiche nei confronti dell'impostazione contrattualista di cui è interprete lo stesso Rawls.

Considerare l’uomo come agente morale e sociale significa individuare delle prerogative che consentano di riconoscere la sua vita come degna a livello della libertà positiva che l’individuo sia in grado di esprimere, ponendo particolare attenzione nel valutare le differenze individuali nella possibilità di conversione dei beni in capacità effettive. Le critiche sollevate alla teoria di Rawls circa la condizione che i presunti beni primari possano tradursi in effetti in risorse e queste in funzionamenti validi per ogni persona,269 ha mosso l’interesse della Nussbaum verso la necessità di superare l’indifferenza valutativa degli individui rispetto all’effettiva capacità di accesso a condizioni di vita dignitose. Tale convinzione spinge l’autrice a sostenere che la relazione sociale fondata sul contrattualismo, che considera i cittadini come contraenti sociali, soggetti che hanno pari dignità e capacità, sia una prospettiva da considerarsi ormai superata, rispetto alle problematiche di vita che sono espressione della vulnerabilità umana non solo di agenti ma di pazienti

morali.270 Tra le critiche avanzate dall’autrice alla visione contrattualista espressa nella filosofia di Rawls, si ritiene particolarmente significativa quella che riguarda i

269 M.C. Nussbaum, Diventare persone. Donne e universalità dei diritti, cit., pp. 87-89.

270 M.C. Nussbaum, Nascondere l’umanità, cit., p. 393. Nella direzione del liberalismo politico la

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soggetti che, particolarmente vulnerabili, rimarrebbero ai margini, finendo per essere destinatari di atteggiamenti dettati più da carità che da giustizia.

La concezione contrattualista appare inadeguata rispetto a quelle concezioni della realtà che si presentano eterogenee e che esulano da una dimensione normale di vita. Anche Rawls aveva ipotizzato una società ben ordinata in cui i cittadini fossero soggetti pienamente cooperativi, membri normali che partecipano alla società lungo tutta la vita.271 Rawls è consapevole, come fa notare Nussbaum, di una realtà molto più complessa e tuttavia riconosce l’opportunità di rimandare i casi critici ad una discussione a posteriori.

Nella società complessa in cui si colloca la presente riflessione etica, si verificano nondimeno scenari profondamente differenti. Nel corso della vita, gli individui attraversano periodi di dipendenza che tracciano la condizione di vulnerabilità e stati di asimmetria nei rapporti di relazione a cui gli esseri umani sono soggetti. “Ogni società reale è una società in cui si dispensano cure e si ricevono cure; per questo essa deve scoprire le modalità con cui dare risposta a quelle condizioni umane di bisognosità e di dipendenza in forme che siano compatibili con il rispetto di sé da parte di chi ne è beneficiario e con l’assenza di sfruttamento per chi le dispensa”.272

L’ingiustizia commessa nei confronti di chi ha un bisogno estremo di cura si traduce in un’analoga forma di ingiustizia verso chi presta la cura e, cosa forse ancora più grave, nella negazione di quella che la Nussbaum considera una sorta di meta-capacità umana: ricevere e dare cura sono infatti momenti essenziali nella vita di ogni essere umano per lo sviluppo di capacità umane fondamentali, come la capacità di avere stima di sé, di vivere in relazione con gli altri. Se la giustizia si misura sulle capacità reali, ovvero sulle libertà di fare ed essere ciò a cui si dà valore, una società giusta deve salvaguardare la libertà reale di prestare e ricevere cure.

Dei differenziali di natalità e di mortalità che registrano lo svantaggio per le donne in molte parti del mondo ed in particolare in Asia e Africa si è occupato Amartya Sen, evidenziando un fenomeno in controtendenza rispetto al potenziale biologico che vede un naturale vantaggio delle donne nell’aspettativa di vita, a parità di cure. Emerge con chiara evidenza che il fenomeno della maggiore incidenza di mortalità femminile sarebbe spiegabile come effetto della discriminazione nelle cure che danneggia in modo particolare le donne. “All’interno di molti paesi in via di

271J. Rawls, Una teoria della giustizia, cit., pp. 21-23; anche J. Rawls, Liberalismo politico, Milano,

Edizioni di Comunità, 1994, p. 159. La lista dei beni primari viene concepita in relazione alla concezione kantiana di persona.

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sviluppo, questi sono aspetti basilari […] della diseguaglianza fra generi, e la loro valutazione non deve necessariamente essere condizionata a un qualche elaborato concetto di disuguaglianza di reddito all’interno della famiglia. Il caso che verrà posto all’attenzione è poi quello che potrebbe essere indicato geograficamente con l’Africa Sub-sahariana, territorio dove si registra maggiormente il fenomeno delle

mgf e dove la disuguaglianza di genere non sarebbe da ricondurre a quei fattori

tradizionalmente presi a riferimento come il PIL pro capite o i livelli di nutrizione, ma richiede di tenere conto che “anche quando le differenze fra i generi in termini di morbilità e di mortalità non sono così profonde, possono sussistere disparità in altri importanti funzionamenti e capacità, che a loro volta generano sostanziali diseguaglianze a livello di libertà e di qualità di vita. Per quanto la distorsione a sfavore delle donne sul piano della nutrizione, della morbilità e della mortalità sia molto meno presente nell’Africa sub-sahariana, permangono tuttavia grosse differenze in molte altre capacità, come saper leggere e scrivere, evitare mutilazioni corporee, essere libere di intraprendere attività lavorative autonome. Si tratta di una valutazione della qualità della vita altrimenti celata o impercettibile, poiché aggravata da una generale condizione di deprivazione che colpisce l'intera popolazione dell'area africana.

La riflessione suscitata dall’approccio delle capacità costituisce, afferma Miucci, un progetto ambizioso che è ormai ineludibile nel contesto delle società complesse in cui i problemi etnico-culturali derivati dalla relazione tra contesti differenti nella società multietnica, e rappresenta un fatto della quotidianità che non possiamo ignorare. La portata generale del messaggio etico lanciato dalla Nussbaum viene formulata in una concezione universalistica. Tale concezione richiede l’assunzione, afferma la filosofa, di un preciso orientamento che l’etica delle capacità deve rispettare in tutta la sua formulazione: “primo, la realizzazione molteplice: ciascuna delle capacità può essere realizzata in una varietà di modi diversi, in conformità con i gusti individuali, le circostanze locali, e le tradizioni. Secondo, la capacità come meta: i principi politici fondamentali si concentrano sulla promozione delle capacità, non sul funzionamento reale, per lasciare ai cittadini la scelta se perseguire la funzione in questione o meno. Terzo, libertà e ragione pratica: il contenuto della lista delle capacità attribuisce un ruolo centrale al potere di scelta dei cittadini e alle libertà civili e politiche tradizionali. Quarto, il liberalismo politico: l’approccio è inteso come nucleo morale di una specifica concezione politica e oggetto di un consenso politico convergente tra le persone che hanno altrimenti concezioni globali

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diverse del bene. Quinto, controlli sull’attuazione: l’approccio è concepito per offrire una base filosofica ai principi costituzionali, ma l’attuazione di questi principi deve essere lasciata, in gran parte, alla politica interna della nazione in questione, sebbene le agenzie internazionali e altri governi siano giustificati nell’usare la persuasione […] per promuovere questi sviluppi”.273

La Nussbaum sostiene che sia possibile raggiungere un paradigma etico universalmente condivisibile se concepito all’interno di un set of capabilities, per il pieno dispiegamento della persona umana e per la protezione delle sue sfere di libertà. Secondo l’autrice, la rilevanza etica dell’argomento trattato assume una dignità universalista, come lo sono alcuni valori etici che sono implicitamente contenuti nell’approccio delle capacità, come la tolleranza religiosa, la libertà di associazione e le altre libertà maggiori; valori universali, in quanto effettivamente riscontrabili in tutte le tradizioni umane, come lo è il principio di considerare ogni persona come un fine.

Nella posizione della Nussbaum, come fa notare la femminista australiana Charlesworth, l’approccio delle capacità è in grado di offrire una prospettiva più convincente rispetto a quella dei diritti umani che tendono ad acuire la tradizionale separazione tra la sfera dei diritti politici e civili e quella che concerne i diritti economici e sociali. Nella lista delle capacità fondamentali, la Nussbaum realizza una sintesi tra range di diritti civili, politici, sociali eterogenei e complementari.274 Tuttavia, secondo Charlesworth, la lista appare silente rispetto ad altre istanze che non vengono affrontate e che investono l’eterogeneità del mondo femminile e delle problematiche che ne derivano. Pertanto, affinché il discorso sull’universalismo possa assumere una forma efficace, è necessario tenere conto delle diverse forme di esistenza che le donne possono condurre e riconoscere a monte; considerando poi che la nozione di universalismo appare associata alla tradizione occidentale e sembra non tenere sufficientemente in conto che esistano diverse espressioni locali della realtà e che le norme internazionali celano forme di dominio, anche economico, che rischiano di spazzare via le differenze culturali. Appare tuttavia interessante che la nozione di universalismo utilizzata dalla Nussbaum si delinei come una prospettiva ampia e dinamica, essendo sottoposta a costanti e progressive revisioni, sulla base delle diverse espressioni che la capacità di fare e di essere può assumere. Dal punto di vista della discussione femminista la questione appare tuttavia interessante -

273M.C. Nussbaum, Diventare persone. Donne e universalità dei diritti, cit., p 124-125. 274Cfr. H. Charlesworth, Feminist Internationalism, in “Ethics”, VIII, 2000, p. 74.

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afferma Charlesworth- in quanto un discorso che abbia mire universaliste può contribuire in modo significativo a realizzare un dialogo tra storie e identità differenti tra espressioni di rooting e di shifting.275

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