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II: Etica delle capacità in Amartya Sen.

II. 6 Dall’eguaglianza ai diritti.

“Il tentativo più ambizioso di tenere assieme un’idea di vita buona e una prospettiva incentrata sui diritti e sulla libertà delle persone è probabilmente quello perseguito da Amartya Sen negli ultimi anni”.206 È questa la convinzione che Salvatore Veca esprime nell’affrontare i temi della qualità della vita. L’approccio delle capacità di Sen esprime l’intento di elaborare una teoria parziale della giustizia,

203Sulla possibile interpretazione del rapporto capacità-funzionamento si veda I. Carter,

Funzionamenti e capacità: una critica liberale alle teorie di Sen e Nussbaum, cit., pp. 64-65. Come si vedrà più avanti, un possibile orientamento potrebbe essere quello di individuare le politiche pubbliche come promotrici di capacità di funzionare senza interferire direttamente sui funzionamenti.

204Ian Carter sostiene che le capacità intese come libertà hanno un valore non-specifico ovvero

intrinseco e indipendente dal contesto e dal particolare contenuto che l’agente vi attribuisce. “La libertà ha valore costitutivo se ha valore come una delle componenti di un qualche fenomeno che ha valore intrinseco, quale, per esempio l’autonomia personale” Ivi, p. 68.

205Cfr. Ivi, p. 69.

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in cui i caratteri salienti della discussione teorica liberale possano estendersi ad una prospettiva multiculturale, dove le questioni della discussione etica non siano più rinviabili, ma siano affrontate secondo un approccio universalista che riconosca le differenze individuali. “Le nozioni fondamentali in gioco nella proposta seniana - eguaglianza, libertà e diritti- conservano il proprio carattere di universalità; e tuttavia ognuna di esse viene interpretata alla luce di parametri che fanno della diversità degli esseri umani e delle loro culture e della pluralità dei criteri che debbono intervenire legittimamente nella valutazione morale di una situazione le categorie fondamentali”.207 La teoria etica proposta da Sen suscita la questione concernente l’individuazione di uno spazio in cui la dimensione dell’eguaglianza richiami come risposta plausibile quella dei diritti. La tesi di Sen a tal proposito è quella della capacità degli individui e dei popoli di realizzare la vita che desiderano e che ritengono degna, alla luce di una visione globale di sviluppo economico e sociale.

Sen lascia indeterminata la questione dell’individuazione delle capacità e dei funzionamenti, poiché vede in una sua determinazione specifica una questione non risolvibile se non attraverso l’attivazione di processi deliberativi democratici, espletati in una discussione pubblica che coinvolga direttamente i soggetti destinatari delle politiche pubbliche.208

Dal capability approach, soprattutto nella versione seniana, più attenta al ruolo dei dati informativi nella scelta sociale e nella formulazione di una concezione distributiva di giustizia, viene un’altra fondamentale indicazione in materia di politiche pubbliche: la sostenibilità di una condotta si attesta in relazione alla possibilità di promuovere lo sviluppo umano, senza tuttavia compromettere o porre in posizione subalterna quello delle generazioni future. Tale questione investe a

207F. Miucci, Benessere e libertà. L’idea di giustizia in Amartya Sen, cit., p. 296. Anche Magni fa

notare come il CA proponga una riflessione generale della socialità attenta alle questioni di giustizia distributiva, richiamandosi, come è stato detto, ad alcune istanze della formulazione di Rawls, per definire i principi alla base della giustizia sociale. Tale riflessione si delinea peraltro come una valutazione della giustizia basata sulla capacità, sebbene non intenda essere una teoria completa della giustizia.

208Come si è detto, al contrario di Sen, Martha Nussbaum avanza una lista di dieci capacità

fondamentali, che sostiene essere nata da un dialogo interculturale e suscettibile di ulteriori revisioni ed integrazioni. La chiusura della lista è considerata dall’autrice necessaria alla formulazione di una teoria della giustizia completa. Sen si sottrae alle accuse di indeterminatezza che sono state avanzate nei confronti del suo approccio, sostenendo l’inutilità di disegnare un modello ideale di società giusta. Ciò di cui abbiamo bisogno, secondo Sen, sono strumenti e categorie che possano aiutarci nella valutazione comparativa del grado di giustizia di una società rispetto ad un’altra, non il disegno di una società ideale. La determinazione delle voci delle capacità e dei funzionamenti essenziali deve perciò essere lasciata al ricercatore, se l’approccio delle capacità avviene nell’ambito della ricerca, e alle istituzioni democratiche, se la finalità riguarda decisioni in materia di politiche pubbliche. In questo senso, Sen rivendica la propria maggiore vicinanza all’impostazione della teoria della scelta collettiva, piuttosto che a quella delle teorie della giustizia rappresentata dal pensiero di Rawls.

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pieno le pratiche tradizionali che generano incapacitazione come la pratica delle mutilazioni genitali femminili in quanto le donne che sono state sottoposte alla pratica sono maggiormente disposte a mantenere questa consuetudine anche per le generazioni future; una posizione che risulta invece marginale nel caso delle donne non sottoposte alla pratica che dunque escludono quasi del tutto la possibilità di coinvolgere in futuro figlie e familiari. L’approccio delle capacità si delinea nell’ottica di un conseguenzialismo teleologico in quanto le conseguenze stesse vengono valutate in ragione del fine, o del valore-capacità che esse contribuiscono a realizzare. Il conseguenzialismo assunto da Sen, pur con i dovuti aggiustamenti in favore di una direzione deontologista, tiene in debito conto l’esigenza di considerare l’attenzione per le conseguenze dell’agire con il discorso sui diritti che sono intesi come finalità per le libertà sostanziali. In effetti Sen riconosce che l’attenzione per il conseguenzialismo non ostacoli la riflessione sui diritti, criticando la posizione di chi ritiene che incentrare l’attenzione sulle conseguenze dell’agire possa rendere i diritti

evanescenti ed indebitamente contingenti.209

L’approccio della capacità, con il contributo seniano, avvia un discorso inedito sui diritti e pone in primo piano la libertà dell’individuo di essere e di fare. “Una volta adottata questa prospettiva i diritti stessi vengono caratterizzati come una relazione fra un individuo e una capacità, piuttosto che come una relazione fra due parti, fra due o più individui”.210

Sen affronta il discorso sui diritti come finalità ponendo attenzione sia verso i diritti di prima generazione (diritti civili e politici) sia verso i diritti di seconda generazione (sociali ed economici). Nonostante appaia ostico individuare una linea di realizzabilità pratica e di codificazione giuridica dei diritti soprattutto di seconda generazione; tuttavia Sen replica a queste obiezioni ribadendo che la difficoltà di realizzazione non neghi né trascuri il fatto che si tratti comunque di diritti della persona e quindi ciò non comporta il disconoscimento della dignità di diritti.211 Nella formulazione della concezione di Sen sulla valutazione dell’agire in relazione alle conseguenze, si delinea la convinzione che sia necessario tutelare diritti umani dalla forte connotazione morale. Tali diritti sono espressi, secondo il linguaggio kantiano a cui si rifà Sen, come obblighi insieme perfetti ed imperfetti in quanto si rivolgono a

209 A. Sen, Etica ed economia, cit., p. 90.

210 S. F. Magni, Capacità, libertà e diritti: Amartya Sen e Martha Nussbaum, cit., p. 501.

211 Cfr. A. Sen, Element of Theory of Human Rights, in “Philosophy & Public affaire”, 32, 4, 2004, p.

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soggetti ben definiti o ad un interlocutore ipotetico e generale.212 Sen affronta il rapporto tra diritti umani ed etica, ponendo come prerogativa del discorso la questione della libertà che sottende ad un diritto. Il diritto di non subire violenza per esempio, sarebbe da riferire secondo Sen alla libertà che l’individuo può esercitare contro ogni forma di violenza. Diritti umani, libertà e obbligazioni distinte secondo la prospettiva kantiana tra perfetti ed imperfetti, sono dunque elementi chiave del discorso di Sen.213 La concezione seniana dei diritti ha poi il vantaggio di assumere una dimensione flessibile, come fa notare Magni, per cui la violazione parziale o totale di certi diritti può essere accettata alla luce della tutela di altri diritti che appaiono più urgenti da tutelare.214 Se per Martha Nussbaum il linguaggio delle capacità e il linguaggio dei diritti sono complementari, in Amartya Sen ogni diritto è da considerarsi come capacità, ma non tutte le capacità assumono la veste di diritto, essendo il diritto espressione di libertà positiva intesa come concezione larga, capace di includere al suo interno sia le forme negative che le espressioni positive. Considerare i diritti come capacità permette inoltre di superare la concezione tradizionale di diritto fondata su una dimensione di reciprocità e corrispondenza tra il riconoscimento di diritti e la determinazione dei doveri, confermando una concezione dei diritti che si riferisce ad obblighi imperfetti in cui l’oggetto risulta generale e non esattamente precisato, allo stesso modo non è chiaramente indicato chi sia il

portatore dell’obbligo.215

Il carattere di incompletezza che Sen indica come tratto di pregio della sua teoria va riferito sia alla individuazione di capacità diverse da parte di soggetti differenti per cultura o per assetti sociali, sia rispetto a diversi livelli di capacità di base o capacità indirette. Ogni istanza pluralistica implica una dimensione di incompletezza

aperta perché completabile, grazie ad un allargamento delle informazioni rilevanti

disponibili e all’uso integrativo di principi normativi. Anche nella scelta sociale, da cui la riflessione di Sen era partita, è possibile che si operi in condizioni di incompletezza.

Il CA offre un’occasione di chiarimento per il discorso sui diritti umani concentrando la discussione sulla titolarità di diritti nella capacità di agency come condizione minimale di ogni individuo. In particolare il CA cerca di attribuire una dimensione di completezza ai diritti che si configurano solitamente come teorie

212Ivi, p.340. 213 Ivi, pp. 320-322.

214 Cfr. S. F. Magni, Etica delle capacità, cit. p. 66. 215Ivi, p. 68.

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incomplete. La nozione di capacità è dunque più ampia e più complessa rispetto a quella di diritti che sovente assume un carattere procedurale; le capacità centrali sono dunque espressione di quei diritti umani fondamentali generalmente riconosciuti che possano proteggere verso una concezione innovativa di diritto costituzionale216. I diritti sono poi rilevanti sia per la definizione delle condizioni in cui avviene l’azione, sia per l’aspetto processuale perché l’azione sia compiuta in modo equo e corretto.

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