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III. 1Origine di un percorso filosofico.

III. 6 L’etica delle virtù.

Nella riflessione etica che l’indagine filosofica pone in esame, è possibile distinguere tra teorie che incentrate sull’azione, che focalizzano aspetti quali le conseguenze dell’azione compiuta o la massimizzazione dell’utilità mentre quelle concentrate sull’agente fanno riferimento all’etica delle virtù, sebbene tale nozione appaia per la Nussbaum talvolta controversa.

La filosofa americana affronta la nozione di virtù, ripresa dalla concezione di giustizia espressa nell’Etica Nicomachea, per tratteggiare il messaggio filosofico delle capabilities, sostenendo l’universalità di caratteristiche umane che si declinano in ogni singola specificità culturale, locale e tradizionale, senza tuttavia rimanerne imbrigliate. “The virtues are attracting increasing interest in contemporary philosophical debate. From many different sides one hears of a dissatisfaction with ethical theories that a remote from concrete human experience. Whether this remoteness results from the utilitarian’s interest in arriving at a universal calculus of satisfactions or from a Kantian concern whit universal principles of broad generality, in which the names of particular contexts, histories and persons do not occur, remoteness is now being see by an increasing number of moral philosophers as a defect in an approach to ethical questions”.276

L’etica delle virtù o approccio etico deontologico, si concentra sulla riflessione intorno alle intenzioni, disposizioni e motivazioni che spingono all’agire fino a costituire oggi un’occasione per discutere di giustizia, una delle virtù più rappresentative che definisce un tratto eccellente dell’agire umano. Alla luce del discorso sull’agire umano in campo etico, emerge la rilevanza della valutazione conseguenzialista dell’azione in quanto tale istanza rappresenta un aspetto insopprimibile dell’agire umano, centrale in campo etico, poiché anche la non azione

275Ivi, pp. 75 e ss.

276M.C. Nussbaum, Non- Relative Virtues: An Aristotelian Approach, in A. Sen-M. Nussbaum, The

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implica pur sempre il determinarsi di una conseguenza. È tuttavia innegabile che tanto l’intenzione quanto le conseguenze derivanti, siano parte integrante dell’azione e che la mancanza anche di una sola comprometta il senso dell’azione stessa.277

Se la complessità dell’indagine etica riferita alla società globale suggerisce l’assunzione di una concezione sottile di virtù che ne esprime il carattere minimale, permane poi la tendenza ad operare un passaggio dalla concezione sottile alla concezione spessa, che esprime l’esigenza di una moralità massimalista e allo stesso tempo vaga della nozione di virtù. Il concetto di vago riprende quello di sottile per valorizzarne l’autonomia nella deliberazione personale delle scelte in cui si instauri una relazione critica con la società. Secondo Nussbaum, partendo dall’ordinaria esperienza che caratterizza l’esistenza umana, è possibile giungere a individuare forme di vita che riflettano la possibilità di scelta e coinvolgano l’esistenza umana

tout court, al di là dell’identità culturale.

In ogni ambito dell’esperienza umana, si distingue tra espressioni positive, virtuose e manifestazioni deprivate di una certa capacità. In questa determinazione è possibile passare da una prima individuazione sottile e vaga di virtù ad una concezione in cui la virtù assume una valenza sostanziale. L’agire umano e la capacità di agency sono aspetti fondamentali del vivere secondo virtù. La vita di un uomo -afferma Aristotele- è compiuta quando finalmente scopre e assume il suo fine perfetto, tale compimento si realizza nell’azione concretamente realizzata: l’agire virtuoso. Nella sua filosofica pratica, Nussbaum indica nella virtù una condotta quotidiana dell’agire che si caratterizza per essere un funzionamento appropriato per ogni situazione particolare. La tendenza dell’autrice di concentrare la discussione etica sempre più sulla dimensione della capacità, ha permesso di indirizzare il discorso verso un orientamento normativo dinamico e generale.

Discutendo in termini di virtù non relative, Nussbaum intende fornire il proprio contributo ad una concezione oggettivistica della qualità della vita umana, partendo da problematiche reali che definiscono la condizione di vita degli individui da cui deriverebbe anche la lista delle capacità fondamentali, secondo un procedimento simile a quello aristotelico che procede nella derivazione dall’esperienza umana di una lista delle virtù, che corrisponde ad una lista di beni o di capacità che ogni individuo sia in grado di esercitare, affinché siano realizzabili in un orizzonte di possibilità che i cittadini possano esercitare secondo certe prerogative. Ragionare

277 Cfr. R. Poli, Fra speranza e responsabilità. Introduzione alle strutture ontologiche dell’etica, cit.,

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intorno all’approccio delle capacità, significa in effetti ragionare sulle capacità fondamentali per la vita umana e derivarne da questo ragionamento l’indagine sulla misurazione della qualità della vita in un determinato contesto, partendo dalle possibilità di vita in esso contemplate, poiché le condizioni esterne alla volontà della persona che agisce, incidono in modo significativo sul valore delle capacità.

Si rende visibile proprio all'interno possibilità di una vita fiorente, quella fragilità del bene evidenziata da Martha Nussbaum nella sua lettura della tragedia classica. Si tratta di una condizione la cui forma espressiva tragica sarebbe in grado di trasformarci. “Eventi al di là del nostro controllo possono influenzare in senso positivo o negativo non soltanto la nostra felicità, il nostro successo o la nostra soddisfazione, ma anche componenti etiche essenziali della nostra vita: […] l'essere o meno in grado di amare e di prenderci cura di un'altra persona, l'avere o meno la possibilità di agire con coraggio”.278 L'intera vita morale, nei termini che si è tentato di accennare attraverso il pensiero aristotelico, appare esposta radicalmente alla possibilità della perdita e dell’instabilità, fino a rappresentare un modo per

nascondere a noi stessi la nostra umanità. L’idea di vulnerabilità, di cui si è

accennato, è dunque strettamente connessa all’idea di emozione. L’esposizione alla vulnerabilità genera reazioni emotive che intervengono nel trasformare la relazione emozione-valore fino a generare situazioni emotive che possono intervenire nella giustificazione delle norme legali.

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