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II: Etica delle capacità in Amartya Sen.

II.1 I tratti salienti della filosofia di Amartya Sen.

L’interesse crescente per l’approccio delle capacità, soprattutto a partire dallo scorso decennio, si è accompagnato alla difficoltà di seguire un’indagine di per sé interdisciplinare e composita che ha riguardato le questioni afferenti la nozione di capacità, nozione ricca di molteplici sfumature semantiche anche tra i suoi maggiori teorici. “The approach is based on a view of living as a combination of various «doing and beings», with quality of life to be assessed in terms of the capability to achieve valuable functionings”.145 Nella formulazione proposta da Amartya Sen, la capacità di una persona incarna la sua libertà sostanziale: poter affermare che qualcuno sia libero significa in effetti che questo sia capace di qualcosa.146

Nell’etica sociale proposta da Amartya Sen, il focus del discorso sulle capacità ed i funzionamenti, pone l’accento sugli obiettivi che ogni individuo considera rilevanti per la vita, obiettivi che possono riguardare lo star bene ma che non sono necessariamente ad esso vincolati. In questo modo si tratteggia un discorso generale sulla valutazione dei diversi assetti sociali, trasversale rispetto a come essi si configurano in relazione al paradigma in questione. Un determinato assetto sociale assume maggiore o minore rilevanza a seconda dello spazio concesso ad ogni individuo di avere la capacità di conseguire un insieme di funzionamenti rilevanti, tenendo conto delle condizioni individuali e dell’ambiente in cui vive. Un assetto sociale ed una politica pubblica saranno tanto più efficaci quanto maggiore sarà la tutela che essi daranno alla libertà di agency dell’individuo.

Sen riferisce il valore dei beni in relazione alle funzioni che essi svolgono nella concreta e personale vita di ogni individuo. Il benessere di un individuo è una

145A. Sen, Capability and Well-Being, cit., p. 31.

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nozione estremamente variabile che può investire molti aspetti della vita personale, poiché l’influenza dei costumi sociali sul benessere e la libertà dei singoli rileva una notevole varietà di libertà che gli individui considerano rilevanti.

Sen esamina la nozione di benessere, che indica la capacità dei soggetti di funzionare in relazione ai beni che sono loro disponibili, distinguendola dal concetto di libertà di benessere che riguarda l’effettiva libertà di cui un individuo dispone, delineandone il suo spazio di scelta. La nozione di benessere viene poi distinta da quella di tenore di vita, a cui l’autore dedica l’omonimo testo, in cui viene chiarita una condizione non prettamente assimilabile al benessere, che riguarda piuttosto le influenze sul benessere derivanti dalle condizioni materiali della vita. I confronti interpersonali che l’approccio seniano pone come oggetto d’indagine, investono la dimensione dell’agire come espressione dei risultati ottenuti nella realizzazione del progetto di vita di ognuno. La libertà di agire indica le opportunità che sono realmente accessibili e che rendono possibile raggiungere determinati obiettivi. Queste categorie sono rilevanti per la riflessione morale e la valutazione poiché investono sia la dimensione descrittiva sia la dimensione normativa, così da indagare l’estensione reale della libertà di scelta tra alternative rilevanti a livello quantitativo e qualitativo.147

Gli obiettivi che coinvolgono l’individuo come agency riguardano la possibilità di raggiungere valori che sono perseguiti indipendentemente dal fatto di essere in relazione con il benessere della persona, essendo la capacità di agency espressione dell’effettiva possibilità per l’individuo di dar forma a obiettivi, impegni, valori.

Proseguendo nella chiarificazione terminologica della teoria proposta da Sen, bisogna poi spiegare che l’idea di libertà differisce rispetto al fatto di essere considerata come agency o come well-being. “A seconda del contesto -afferma Sen- si può dare maggiore rilievo all’aspetto di agency o a quello dello star bene. Sarebbe sbagliato attendersi che uno di questi aspetti sia costantemente più importante dell’altro come base dei confronti interpersonali”.148 Sebbene i successi conseguiti siano rilevanti per la valutazione delle condizioni di vita, sia come agency sia come star-bene, è necessario porre l’accento sul piano della libertà della persona di acquisire obiettivi rilevanti e la libertà di conseguire una dimensione personale di star-bene.

147Si veda F. Miucci, Benessere e libertà. L’idea di giustizia in Amartya Sen, in “Democrazia e

diritto”, 2, 1995, pp. 318-320.

148A. Sen, La disuguaglianza. Un riesame critico, cit. p. 104. Sen insiste sul fatto che l’uso individuale

effettivo della propria libertà di star bene dipenderà dagli obiettivi di agency. Sull’argomento si veda anche S. F.Magni,Utilità e capacità. Un esame dell'etica sociale di Amartya Sen, cit., p. 83.

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Contro le concezioni moniste di bene, nella teoria di Amartya Sen emerge l’idea di una pluralità e diversità dei beni che tuttavia non impedisce il riconoscimento di un bene comune inteso come capacità di esercitare la funzione propria dell’uomo.

Anche la nozione di simpatia interviene nel processo capacitante inteso come dispiegamento di libertà. La nozione di simpatia trova forza nelle relazioni che si intrecciano tra le persone che esercitano la libertà come una “risorsa contro le chiusure istituzionali, accompagnando quel processo di civilizzazione che coincide con la progressiva liberazione degli esseri umani”.149 Dalla nozione di simpatia si ricava una concezione di essere umano molto più facilmente sostenibile, e per certi versi innegabile, rispetto ai concetti di essere razionale, o persona. Sen confuta gli stereotipi che hanno accompagnato per molto tempo la concezione del pensiero filosofico ed economico di Adam Smith, incentrata sull’errata convinzione che alla base di un comportamento razionale sia da indicare una condotta motivata dall’amore di sé o dal profitto.150 La capacità di dar vita ad una buona società è invece indicata nella teoria sociale di Smith in qualità che sono rilevanti per gli altri, come

l’umanità, la simpatia, la generosità, il senso civico; qualità che nella teoria di Sen

generano risposte positive a cui è sensibile anche la nozione di sviluppo umano. Appare evidente, afferma Lecaldano, che “il modo in cui Sen avanza le proprie proposte sulle questioni di giustizia internazionale nella società globalizzata in alternativa a quelle avanzate da Rawls, risenta molto dell’influenza del paradigma di Smith”.151

La concezione di libertà assume in questo contesto una dimensione relativamente ampia, in particolare Sen si sofferma in molte sue opere sia sull’aspetto processuale

149E. Lecaldano, Amartya Sen e Adam Smith: relazioni globali e giustizia in “Rivista di filosofia”, 2,

2011, p. 272-273

150Anche Martha Nussbaum condivide la critica proposta da Sen, affermando: “Le teorie economiche

della motivazione umana basata sull’interesse egoistico razionale sono state di recente criticate, sia in filosofia sia nell’ambito della stessa economia perché non riescono a rendere giustizia del modo in cui il buon ragionamento attribuisce valore alle vite di altri, distinguendo tra il loro valore strumentale per la nostra vita e il loro prosperare in sé. Un esempio eminente di questa critica è la famosa lezione di Amartva Sen, sugli Sciocchi razionali, in cui Sen sostiene che non possiamo fornire né una buona teoria predittiva dell’azione umana, nè una corretta teoria normativa della razionalità, senza chiamare in causa l’interesse simpatetico che le persone hanno per il bene degli altri, come fattore indipendente dal loro interesse per la propria soddisfazione. Infatti, le persone spesso sacrificano il proprio interesse e benessere, in molti casi anche propria vita, per il benessere di coloro che amano, o per buoni esiti sociali che considerano di valore”. M. C. Nussbaum, L’intelligenza delle emozioni, cit., p. 468.

151E. Lecaldano, Amartya Sen e Adam Smith: relazioni globali e giustizia, cit., p. 267. Lecaldano fa

notare che la rielaborazione di Sen del pensiero di Adam Smith appare più efficace e convincente della rielaborazione smithiana proposta da Rawls che ne propone una versione parziale. Ivi, p. 272.

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sia sull’aspetto abilitante della libertà.152 Il primo in particolare si concentra sul processo di libera decisione dell’individuo. La mancanza di libertà può sorgere sia attraverso l’inadeguatezza delle opportunità di esercitare capacità di base (ad esempio la capacità di non morire prematuramente, di essere adeguatamente nutriti, di evitare malattie facilmente prevenibili), sia a causa di debolezze nei processi (ad esempio diritti civili e politici violati). La funzione abilitante della libertà è poi lo spazio di agency di cui l’individuo dispone che caratterizza il significato della libertà per l’insieme di alternative da cui scaturisce la scelta. In tal senso nella critica di Sen, il welfarismo risulta essere una prospettiva inadeguata: “concentrandosi sui gradi di utilità acquisiti delle persone, esso trascura le opportunità a loro disposizione. Non sono solo i risultati […] a contribuire alla qualità della vita, ma lo è anche il fatto che a questi si sia giunti attraverso un certo processo”.153

La discussione proposta da Sen intorno al concetto di well-being ha la prerogativa di confrontarsi con le nozioni di funzionamento e di capacità, ponendo innanzitutto dei distinguo tra lo spazio di determinazione delle capacità e quello dei funzionamenti. Sebbene nel paradigma indicato da Sen, le capacità abbiano un ruolo centrale, è necessario porre in chiaro il valore dei funzionamenti ed indicare il nesso che li pone in relazione alle capacità. I funzionamenti hanno poi un ruolo preminente, poiché le capacità vengono definite nell’ambito delle funzioni: “we should first note that capabilities are defined derivatively from functionings”.154 Anche la valutazione di una serie di capacità rilevanti per l’individuo sarebbe da riferire ad un insieme n di funzionamenti prescelti. A livello informativo, valutare il benessere sul piano delle capacità o valutarlo sul piano dei funzionamenti assumerebbe un carattere equivalente. Certamente la libertà rappresenta, un intrinseco e imprescindibile valore nel raggiungimento del benessere personale, anche nella misura in cui avere maggiori libertà ci permette di avere maggiori alternative nell’operare scelte.

L’approccio delle capacità intende guardare ad una concezione di benessere che prenda avvio dalla libertà di acquisire capacità di valore, pur non trascurando l’attenzione verso le effettive acquisizioni raggiunte dall’individuo, poiché le scelte che egli compie si traducono in funzionamenti realizzati. In questo senso, nella teoria di Sen il concetto di benessere viene a coincidere con quello di funzionamento di valore e di conseguenza, il concetto di qualità della vita, connesso al benessere, si

152 A. Sen, Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia, cit., p. 24.

153 I. Carter, Funzionamenti e capacità: una critica liberale alle teorie di Sen e Nussbaum, cit., p. 50. 154A. Sen, Capability and Well-Being, cit., p. 38.

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arricchisce sul piano etico e sociale di nuovi significati.155 La nozione di qualità della vita riflette infatti in Sen la rielaborazione in ambito etico del concetto di benessere che appare fortemente condizionato dai differenti modi di vita con cui gli individui entrano in relazione.156

Il raggiungimento di benessere e la libertà di benessere vanno valutati in relazione ad una serie di capacità significative per una vita di qualità. Sebbene tutte le capacità insieme corrispondono alla libertà di condurre la vita che ciascun individuo desidera e ritiene opportuno seguire. “Sen ha in mente che la qualità della vita di persone dipenda, in modo essenziale, dalla loro possibilità di scegliere fra lealtà multiple e, congiuntamente, dalla loro possibilità di definire e ridefinire nel tempo ordinamenti e gerarchie fra lealtà alternative. […] Sembra che la scelta ricada nello spazio delle capacità, mentre l’identità appartenga allo spazio dei funzionamenti delle persone”.157 La nozione di functioning designa dunque varie cose che un individuo è in grado di svolgere e con le quali può assumere condotte differenti in precisi contesti di vita. I funzionamenti sono azioni ma anche intenzioni, possono essere attività o stati di essere di una persona e pertanto, essi possono presentare un carattere statico e uno dinamico.158 Capacità e funzioni stanno tra loro in rapporto di relazione complementare ma non necessaria, poiché con funzionamento Sen intende tutto ciò che un individuo fa o è; attività e stati di esistenza del soggetto, compresi stati di cose che accadono al soggetto senza che egli ne contribuisca alla realizzazione. Hilary Putnam li definisce concetti compenetrati riferendosi al fatto che l’uno richiami l’altro e che nel discorso relativo all’etica delle capacità non sia possibile isolare il carattere descrittivo da quello prettamente valutativo.

Sebbene tali funzionamenti siano oggetto di molti studi in quanto indicatori, variamente valutati della qualità e dignità di una vita, ogni individuo ne può fruire in modo differente ed attribuire una rilevanza differente a seconda del tipo di funzionamento a cui fa riferimento. La possibilità di scegliere tra un insieme di funzionamenti, a seconda del contesto di vita e della rilevanza che certe abilità possa avere rispetto ad altre, non avvilisce il CA che anzi trova nella scelta rivedibile e

155Cfr. A. Sen, Il tenore di vita. Tra benessere e libertà, cit., p. 106. Nel testo Sen traccia una

concezione di benessere intesa come raggiungimento di funzionamenti di valore, indicando ad esempio nell’essere adeguatamente nutriti, nell’essere rispettati, nell’essere integrati in una comunità o nell’essere felici come funzionamenti fondamentali per il benessere della persona. Tuttavia Sen non traccia un insieme di elementi definito né una lista come invece farà Nussbaum indicando un set di dieci capacità fondamentali, seppure rivedibile e non definitivo.

156 Cfr. A. Sen, Capability and Well-Being, cit., pp. 36-39. 157 S. Veca, Culture nel tempo, cit., p. 255.

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plurale dei funzionamenti ritenuti rilevanti in un dato contesto, un elemento di forza di un paradigma che pone l’accento sulle libertà sostanziali che ogni individuo desidera esprimere.

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