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IV: Un discorso universalistico sensibile alle differenze: il caso delle mutilazioni genitali femminili.

IV.I Sulla corporeità.

IV.4 Limiti e prerogative dell’indagine statistica.

La difficoltà di effettuare una valutazione del fenomeno su base quantitativa ha reso necessario integrare più indagini in modo da rendere meglio rappresentato un fenomeno per natura sfuggente e impercettibile. Le fonti principalmente usate per valutare l’incidenza della pratica sono costituite dalle indagini DHS, Demographic

and Health Surveys346 e MICS (Multiple Indicator Cluster Surveys) a cui i primi

sono associati, che rilevano l’incidenza in percentuale su donne di età tra 15 e 49 anni. Attualmente i dati DHS e MICS, rilevano la prevalenza delle mgf secondo dati disponibili in 18 paesi. Le Indagini DHS, espresse nel progetto Measure DHS+ che raccoglie ed elabora informazioni circa il rapporto tra la donna intervistata e la pratica, attraverso indicatori multipli per determinare informazioni a livello nazionale e sub-nazionale, investono molti ambiti della vita ritenuti significativi per comprendere il significato e l’incidenza della pratica di escissione/infibulazione: il contesto di vita, la pianificazione familiare, la salute delle madri e dei bambini, la sopravvivenza infantile, salute riproduttiva e alimentazione. A questi elementi sono stati poi integrati dati correlati all’incidenza della pratica di mgf come la posizione sociale delle donne, la violenza domestica. Considerando che la popolazione rappresentata negli studi statistici è costituita da donne di età compresa tra 15 e 49 anni e data la difficoltà di coinvolgere le minori di 15 anni e di verificarne il tipo di pratica subita, la valutazione quantitativa del fenomeno, su cui ci si soffermerà brevemente, può essere intesa solo in senso proiettivo, poiché i dati disponibili sono quelli che emergono successivamente ad un periodo di 5-10 anni. Bisogna inoltre rilevare che le donne coinvolte dalla valutazione effettuata dai DHS sono soggetti che hanno avuto almeno un matrimonio e ciò circoscrive ulteriormente la proiezione del fenomeno. Solo recentemente, con le indagini E-DHS si è potuto rilevare l’incidenza della pratica di escissione ed infibulazione sulla popolazione femminile complessiva347. Le indagini DHS presentano anche dei limiti riferibili alla difficoltà di raggiungere le diverse identità etniche compresenti e conviventi nei territori

346Le indagini DHS sono promosso dall’agenzia statunitense per la ricerca e azione per lo sviluppo

internazionale. Per una ricognizione dei dati ritenuti significativi per elaborare una valutazione specifica della pratica sul territorio si veda www.measuredhs.com Dal 1982 ad essa si è affiancata l’indagine prodotta dall’attivista olandese Hosken titolare dell’omonimo Report.

347Si veda in merito l’indagine E-DHS Egypt 2008. In appendice è riportata la Tabella 6 su

INCIDENZA DELLA PRATICA DI E/MGF SECONDO E-DHS 2008. La Tabella conferma che la prevalenza di donne la circoncisione è molto diffusa in Egitto dove il 91 per cento di tutti i donne di età 15-49 sono state circoncise, tuttavia i risultati rilevano un calo in alcuni gruppi di popolazione.

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nazionali. Bisogna inoltre rilevare che “le accurate indagini Dhs risultino più difficilmente replicabili in contesti extra-africani d’immigrazione, europei o nordamericani […]. Trattandosi di un’informazione assai delicata, è in primo luogo necessario escludere che in Europa o Nord America sia possibile rilevare tramite interviste «semplici» il carattere in oggetto: già «sensibile» in sé ma molto più delicato in contesti d’emigrazione connotati da stigmi negativi sul fenomeno incomparabilmente maggiori”.348 Ciò che interessa nella presente riflessione è tuttavia la possibilità che l’indagine quantitativa permetta di effettuare, la disaggregazione dei dati in modo da porre in primo piano quelle variabili che costituiscono per il CA fattori rilevante per la valutazione della qualità della vita.

Le indagini DHS e MICS consentono la disaggregazione dei dati nazionali per gruppo di età, per residenza urbana o rurale, per regione o area di residenza. Molte indagini mostrano anche le differenze nella prevalenza delle mgf per gruppo etnico o per religione di appartenenza, per livello di istruzione. La possibilità di analizzare dati disaggregati sulla prevalenza ha un’importanza fondamentale, poiché le medie nazionali possono celare, come accade in alcune circostanze, significative variazioni all’interno di un paese. Ciò verosimilmente avviene in misura minore nei paesi in cui si registra un’incidenza molto alta di mgf sulla popolazione femminile, come in Egitto, Guinea e Sudan, in cui i tassi di prevalenza oscillano intorno al 90%. Nei paesi in cui una significativa proporzione della popolazione non applica la pratica, si pensi alla Nigeria o al Senegal, la disaggregazione può notevolmente migliorare la comprensione del fenomeno. L’accesso a dati diversificati per appartenenza etnica e per regione di residenza, per quanto difficili da reperire, permettono di constatare che la pratica di mgf non colpisce allo stesso modo gruppi che vivono nel medesimo territorio. Emblematico il caso della Nigeria dove gruppi etnici differenti situati in zone limitrofe non sono interessati allo stesso modo della pratica: si pensi agli Yoruba gli Ibo e gli Hausa che conoscono e adottano la pratica a differenza di altri gruppi come Nupes e Fulani che ne sono estranei. In Senegal l’etnia maggiormente presente nel territorio, i Wolof, non praticano la mutilazione, sebbene sia una pratica ben conosciuta.

Le persone coinvolte attraverso le interviste narrative libere, hanno tutte espresso la consapevolezza che la cultura sia un processo in movimento ma si tratta di

348A. Menonna, Stime e proiezioni per quantificare il fenomeno delle modificazioni/mutilazioni

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stabilire di volta in volta a quali riferimenti attribuire carattere di rappresentatività di un’identità mutevole. “ciò di cui abbiamo bisogno sono nuovi modi di pensare, capaci di frequentare particolarità, individualità, stranezze, discontinuità, contrasti e singolarità, […] una pluralità di appartenenze e modi di essere”349. La metodologia adottata è quella della narrazione attraverso l’intervista, un modo per riappropriarsi della parola.

A., donna nigeriana residente a Catania, madre di una bambina di 3 anni testimonia la pratica personalmente vissuta affermando:

In Africa è da cinque sei anni che non si deve fare più. In Nigeria esistono molte culture e molte identità: le appartenenze differenti hanno reso la pratica differente.

Ogni città ha la sua diversa modalità di vita e di sottoporsi alla pratica. Alcune lo fanno appena si nasce, altre prima del matrimonio.

Un fenomeno recente particolarmente significativo è rappresentato dalla tendenza ad anticipare i tempi in cui la donna debba sottoporsi alla pratica in ambiente urbano, rispetto ad un ambiente rurale che invece in alcune circostanze, posticipa il momento dell’intervento. Nell’ambiente rurale, dove la pratica risulta maggiormente radicata, le donne sottoposte alla pratica sono spinte a controllare il dolore dando così un segno di maturità. “La bambina/ragazza circoncisa sembra dimenticare in breve tempo la chiusura dolorosa della fanciullezza, aiutata […] sia dal consenso e dal sostegno del suo ambiente, sia dalla coscienza di un dovere sociale espletato che la rende completamente accetta ed integrata nel gruppo di appartenenza. Sottolineamo qui che sono proprio questi ultimi aspetti a mancare alla bambina emigrata in Occidente, la quale –al contrario della sua coetanea in terra di origine- per la mutilazione subita si troverà emarginata nel paese di accoglienza, in maniera talvolta definitiva e irrimediabile”350.

Il contesto urbano è considerato un fattore significativo nell’influenzare la prevalenza della pratica che presenta una minore incidenza sulla popolazione femminile in ben 12 paesi su 18 coinvolti dalle indagini DHS o MICS. Le aree rurali rispetto a quelle urbane, appaiono infatti maggiormente soggette al mantenimento e

349 C. Geertz, Mondo globale, mondi locali. Cultura e politica alla fine del ventesimo secolo, Bologna,

Il Mulino, 1999, p. 21.

350P. Grassivaro Gallo, Figlie d’Africa Mutilate. Indagini epidemiologiche sull’escissione in Italia,

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alla reiterazione della pratica. La possibilità di accedere a dati disaggregati, a cui l’approccio delle capacità è particolarmente sensibile, permette di far emergere alcune istanze rilevanti per la comprensione del fenomeno come l’accesso all’istruzione e l’incidenza del grado di istruzione delle madri nella scelta di sottoporre le proprie figlie alla pratica e di perpetuare quindi la prassi tradizionale. Si rileva che in generale, le figlie di madri con un grado di istruzione più elevato hanno minori probabilità di aver subito una mgf rispetto alle figlie di madri con scarsa o nessuna istruzione.

La Tabella 2, sulla Prevalenza (in percentuale) della E/MGF tra le figlie, secondo

il grado di istruzione delle madri di seguito riportata, si basa su dati dell’indagine

DHS351 e rivela che “se l’affluenza femminile ha la sua massima concentrazione a livello delle scuole primarie, mentre cala del 50 per cento a livello secondario e si riduce moltissimo a livello universitario, tuttavia l’accesso all’istruzione da parte di larghi strati della popolazione femminile è stato un progresso importante non solo, come in genere si pensa, perché ha elevato il livello di istruzione mettendo le donne in grado di assumere una maggiore consapevolezza e di negoziare la propria posizione diventando dei soggetti sociali critici e partecipi ai processi di cambiamento. L’importanza dell’istruzione femminile in Africa è soprattutto dovuta alle conseguenze che ha avuto sul piano complessivo dell’organizzazione economica e delle relazioni di potere, perché la scuola ha sottratto migliaia di ragazze alla reclusione nelle famiglie e al lavoro nell’unità domestica o alla vita nomade […] mettendo in moto un processo di cambiamento sociale che ha scardinato gerarchie sociali e ruoli occupazionali”.352

Per quanto riguarda l’incidenza del livello di istruzione sulla pratica tradizionale, bisogna tuttavia riconoscere, come mostra la Tabella 2, che si registra un’inflessione talvolta considerevole, come nel contesto egiziano, particolarmente problematico per l’incidenza e la diffusione della pratica che in molte regioni rurali del sud si presenta nella sua forma più cruenta, l’infibulazione faraonica.

351 Y.P. Stanley-N. Abderrahim-A. Zhuzhuni, Female Genital Cutting in the Demographic and

Health Surveys: A Critical and Comparative Analysis, Rapporti comparativi DHS, numero 7, settembre 2004, ORC Macro. Sull’argomento si veda anche in appendice la Tabella 5 (5A-5B) su INCIDENZA INTERGENERAZIONALE DEL FENOMENO E MUTAMENTO NEL TEMPO.

352C.Pasquinelli, La ricerca sul campo: risultati e considerazioni in C. Pasquinelli (a cura di),

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L’approccio delle capacità sostiene in molte elaborazioni teoriche, soprattutto nelle più recenti formulazioni in ambito applicativo, l’incidenza dell’accesso all’istruzione nel favorire condizioni di vita capacitanti.353 L’idea che l’affermazione di quelle capacità rilevanti per una vita di qualità sia da ricondursi alla possibilità di accesso all’istruzione e alla formazione, ancor più rilevante se sensibile alla cultura umanistica e all’esercizio delle capacità critiche, è confermata dal fatto che la formazione culturale costituisca un valido indirizzo per uscire da meccanismi tradizionali che generano e acuiscono incapacitazione: in effetti favorire l’educazione significa per le donne intervenire attivamente nell’intraprendere scelte di vita anche differenti da quelle indicate in un contesto di tipo tradizionale. Gli effetti positivi dell’istruzione sono registrabili su più fronti: “l’istruzione di base, in particolare per le donne, è -afferma Sen- associata a cambiamenti sociali di diversa natura, come la riduzione della mortalità infantile e la rapida riduzione dei tassi di fertilità”.354 La peculiarità della pratica delle mgf richiede tuttavia di affrontare la questione non solo sul fronte delle relazioni culturali e della promozione dell’istruzione; essa richiede

353S. Alkire riferisce di alcuni progetti in Pakistan formulati sulla base del CA per promuovere poverty

reduction and female literacy, registrando come il progetto più efficace sul piano della promozione delle capacità si sia rivelato, quello che incideva sull’alfabetizzazione delle donne per quanto avesse allo stesso tempo generato, anche se nell’immediato, avesse apparentemente generato minori effetti sul piano economico. In realtà si trattava di effetti positivi riferibili ad un periodo più ampio. S. Alkire, Valuing freedoms. Sen’s Capability Approach and Poverty Reduction, cit., p. 286.

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una riflessione etica e sociale che abbia uno sguardo globale, capace di affrontare le criticità connesse alla problematica. Bisogna rilevare che, nonostante si siano effettuati interventi in favore della eliminazione delle pratiche di mgf attraverso una forte politica informativa e attraverso l’innalzamento del livello di istruzione e di educazione delle donne, questi interventi abbiano raggiunto -afferma Carla Pasquinelli- discreti risultati tra le élites sociali e tra le classi più agiate ma sono state insufficienti a livello della popolazione e in particolare di quella rurale.355

Secondo l’indicatore di sviluppo umano ISU, che elabora una concezione di sviluppo basata sulla dimensione delle capacità fondamentali rilevanti per la vita umana e trasversali alle singole culture, emerge come siano attualmente ben 27 i paesi a massima priorità, dove si registrano gravi fallimenti rispetto agli obiettivi umani indicati come costitutivi di una vita che si possa considerare degna. Tra i 27 paesi che presentano gravi criticità, ben 21 di questi gravita nell’area dell’Africa sub- sahariana. È proprio in questa area che si registra il più alto tasso di mortalità correlata alla maternità ed al parto nel mondo. Nei paesi a tradizione escissoria, la pratica delle mgf incide nel determinare il 50% dei decessi di donne nel corso della gravidanza.356

Amartya Sen, nel suo studio sulle carestie indica il caso dell’Africa subsahariana dove l’assenza per molto tempo di un processo di crescita economica complessiva è una delle ragioni che oggi contribuiscono a spiegare lo stato di deprivazione di quei paesi che hanno subìto carestie dagli anni settanta in avanti fino ai nostri giorni. “Alla base della propensione alle carestie di questa parte del mondo ci sono molti fattori, dal problema ecologico del deterioramento del clima, che rende più incerti i raccolti, agli effetti fortemente negativi delle continue guerre e guerriglie. Ma anche l’autoritarismo di parecchi degli stati subsahariani ha molto a che fare con la genesi di queste frequenti carestie.357 Sen individua come i territori dell’africa sub-sahariana rappresentino un’eccezione negativa nel contesto dei paesi terzomondisti, in quanto se la produzione di cibo è aumentata agli inizi anni novanta in paesi come Cina e Asia, nello stesso periodo si registra un’inflessione nei territori sub-sahariani pari o superiore al 6%, determinando uno squilibrio tra crescita di popolazione e crescita di cibo disponibile. Molti di queste anomalie -afferma Sen- sono ascrivibili

355Cfr. C. Pasquinelli, La ricerca sul campo: risultati e considerazioni, cit., p. 31. 356S.S. Hassan, La donna mutilata, cit., pp. 21-22.

357Cfr. A. Sen, Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia, cit., p. 185. Si tratta

di una tematica complessa che in questa sede non viene affrontata. Si rimanda tuttavia ad alcuni tra i riferimenti bibliografici utili.

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all’instabilità socio-politica di questi territori e alla mancanza di pace. In territori dove si sono verificate pesanti carestie come Somalia, Etiopia e Sudan, il senso della distanza del cittadino dalla politica e da chi esercita il potere politico è notevole e ciò costituisce un aspetto cruciale di ogni carestia.358

Ciò che risulta rilevante nella presente discussione è la tesi dell’economista indiano espressa nel Report 2004 sullo Sviluppo Umano secondo cui i valori siano molto rilevanti nelle questioni economiche, nei risultati conseguibili e sovente giustifichino le notevoli differenze registrabili da regione a regione.359 La libertà in particolare, è un valore intimante connesso con il futuro del mondo. “L’effettiva possibilità, cioè la capacitazione, di ottenere ciò che una persona considera importante può dipendere dalle opportunità economiche, dalle libertà politiche e dai servizi sociali, così come dalle condizioni preliminari di buona salute, di istruzione di base, di incoraggiamento e sostegno dell’iniziativa”.360

Sen riconosce che l’opportunità di puntare sul deficit di capacitazioni contribuisce ad assumere una visione più critica e individualistica di cosa significhi vivere una vita di qualità, sebbene emerga il problema di stabilire indicatori che possano esprimere in modo chiaro e condiviso dalle diverse culture rintracciando quei nodi critici che incidono in modo problematico su una o più capacità che essendo in perdita, alienano la dignità della vita umana intesa come agency. Si potrebbe riconoscere più che un indicatore comparativo, l’esistenza nella vita umana di funzioni particolarmente essenziali e di modalità specificamente umane di agire, permeate dalla ragione della socievolezza, coltivate da un’istruzione appropriata e dal piacere, ludico o intellettuale, dell’espressione di sé e dalla capacità di relazionarsi con gli altri.361

Se la diversità culturale non può essere considerata di per sé un valore, nemmeno è possibile, se non in modo acritico, considerare la diversità culturale un ostacolo allo sviluppo umano. La questione viene discussa con grande attenzione nel Report 2004

358Ivi, pp. 177 e ss.

359 A. Sen, Libertà culturale e sviluppo umano, in United Nations Development Programme, Human

Development Report 2004, La libertà culturale in un mondo di diversità, cit., pp. 20-22. Si veda anche A. Sen, Globalizzazione e libertà, cit., pp. 118-119.

360Ivi, p. 135.

361L’approccio delle capacità intende riferirsi in concreto alla vita delle persone in modo da elaborate

criticamente una valutazione della qualità di vita di cui i singoli sono capaci. Tale riflessione insiste non solo su parametri quantitativi ma qualitativi, pur riconoscendo il carattere di incommensurabilità di alcuni valori e concezioni di vita. Questa particolare impostazione alimenta una delle più frequenti critiche rivolte alle capacitazioni e riguarda il fatto che rappresentano una misura eterogenea, a differenza di altri parametri di valutazione dello standard di vita come il PIL.

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sullo Sviluppo umano in cui viene discussa come un falso mito, che può generare trappole identitarie pericolose per le donne. Diversità e sviluppo sono due fenomeni correlati ma non è possibile se non erroneamente stigmatizzare la loro relazione come decisiva per la vita delle persone. La questione della diversità culturale come ostacolo allo sviluppo, investe in modo particolare l’Africa sub-sahariana. “Il caso di una regione ricca di diversità, che però fatica a aggiungere la crescita economica e lo sviluppo, porta a congetturare che la causa del problema possa essere proprio la diversità. Ma la letteratura rivela un’importante distinzione: i problemi sorgono non solo quando dei gruppi diversi vivono insieme, bensì anche quando le tensioni tra tali gruppi portano a un processo decisionale politico inefficace e a un accesso sbilanciato, per uno o più gruppi, alle risorse materiali e alle varie forme di patrocinio”.362

Le mgf non possono essere assunte come semplice fatto culturale, esse non sono una mera datità inaccessibile al dibattito etico: è necessario intervenire innanzitutto affrontando quell’apparente e irriducibile conflitto identitario che coinvolge il mondo globalizzato. Se non venissero superate le categorie identitarie tradizionali ed una certa concezione deterministica della cultura, si rischierebbe non solo di affrontare la questione in modo marginale e del tutto discutibile ma, ancor peggio, di avallare forme di incomunicabilità e di intolleranza fondata sull’incompatibilità dei modelli di vita. Bisogna tenere conto del rispetto per le persone e non per le culture, ribadisce in più occasioni Amartya Sen, dal momento che alcune di esse possono avallare pratiche che nel rispetto di una prassi culturale tradizionale, siano responsabili della violazione della persona nella sua integrità psico-fisica.

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