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La fonte principale dell’etica globale, si afferma nel Report 2004 sullo Sviluppo

umano99dedicato alla “Libertà culturale in un mondo di diversità,” è rappresentata dall’idea della vulnerabilità umana e dal correlato desiderio di alleviare, nella misura possibile, la sofferenza di ciascun individuo.

La nozione di deprivation of capabilities, più volte tradotto con incapacitazione, è una nozione che in effetti segue una base informativa molto più ampia e concerne la

97 Si veda sulla questione A. Pettini, Benessere ed equità. Il contributo di Amartya Sen, cit., pp. 56-57. 98Ivi, p. 63.

99 Cfr. AA.VV., Libertà culturale e sviluppo umano, Report sullo Sviluppo Umano2004, United

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vita di soggetti che naturalmente vulnerabili, possono essere esposti al tragico100 e alla deprivazione di capacità. Accanto alla categoria della capacità, l’approccio individua anche un’altra categoria importante per la riflessione bioetica che è rappresentata dalla vulnerabilità: una condizione umana comune ad ogni individuo il cui riconoscimento può costituire occasione per riconoscere un’appartenenza identitaria adeguata a rispondere in modo plurale alle questioni di vita. “Quella di vulnerabilità mi sembra, per molti aspetti –afferma Battaglia- un’idea innovativa che, oltre a consentire di ripensare su nuove basi gran parte del discorso bioetico, può costituire il fondamento di un etica pubblica della cura nel suo esprimere l’idea della fragilità dell’esistenza umana e il correlato dovere di sostenere tutti coloro che, per varie ragioni, sono incapaci, o parzialmente capaci, di realizzare il loro potenziale umano e che vedono pertanto minacciati i loro diritti all’autonomia, all’integrità, alla dignità”.101 Vulnerabilità è un concetto che nella definizione fornitaci dalla

Dichiarazione di Barcellona,102 esprime in primo luogo una condizione a cui tutti gli individui sono soggetti in un momento particolare della loro esistenza, una condizione che rende significativa sul piano morale l’esistenza di ogni individuo. La vulnerabilità è poi intesa come principio morale del prendersi cura rivolto alle persone vulnerabili. Se la vulnerabilità come condizione possibile accomuna ogni essere umano, essa è anche espressione della dignità umana, laddove venga tutelato il soggetto vulnerabile.

In molti contesti tradizionali si riconosce che la tutela e la salvaguardia della fasce sociali più vulnerabili possa trovare adeguata risposta nelle istituzioni autoritarie che

100 Nussbaum riferisce alle opere di Aristotele il merito di accostare la riflessione etica alla dimensione

del tragico. I drammi tragici mostrano non soltanto la forza delle posizioni intuitive, ma, allo stesso tempo, anche quanto sia potente il desiderio di fuggire da questa posizione per evitare il rischio della colpa e del rimorso che essa comporta. Nussbaum evidenzia come la tragicità rappresenti l’espressione della negazione etico-giuridica dell’agire umano. Si veda in merito M. C. Nussbaum, La fragilità del bene. Fortuna ed etica nella tragedia e nella filosofia greca, Bologna, Il Mulino, 2004, p. 120.

101 L. Battaglia, Bioetica senza dogmi, cit., p. 11.

102«Vulnerability expresses two basic ideas. (a) It expresses the finitude and fragility of life which, in

those capable of autonomy, grounds the possibility and necessity for all morality. (b) Vulnerability is the object of a moral principle requiring care for the vulnerable. The vulnerable are those whose autonomy or dignity or integrity are capable of being threatened. As such all beings who have dignity are protected by this principle. But the principle also specifically requires not merely non interference with the autonomy, dignity or integrity of beings, but also that they receive assistance to enable them to realise their potential. From this premiss it follows that there are positive rights to integrity and autonomy which grounds the ideas of solidarity, non-discrimination and community.» The Barcelona Declaration policy proposals to the European Commission, November 1998, by Partners in the BIOMED-II Project, Basic Ethical Principles in Bioethics and Biolaw, par. C 4; AA.VV., Final Project Report on Basis Ethical Principles in European Bioethics and Biolaw, Institut Borja de Bioetica (Barcelona) & Centre for Ethics and Law (Copenhagen), 2000.

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meglio possano rispondere al mantenimento della stabilità. Tale assunto desta nei teorici del CA non poche osservazioni poiché, sebbene si riconosca come l’adattamento ai valori del gruppo di riferimento non possa dirsi incapacitante in sé, sarebbe tuttavia tale se precludesse alle persone la possibilità di scegliere liberamente, imponendo ad ognuno di esercitare l’accettazione acritica dei costumi, delle tradizioni e delle pratiche correnti della comunità di riferimento. Tale atteggiamento innesca il fenomeno dell’«autopercezione per reazione», che dà vita a definizioni identitarie per contrasto ed incentiva comportamenti gregari e conservatori. In sostanza la problematicità delle preferenze adattive si riversa non solo nella valutazione del benessere individuale, e più in generale della qualità della vita, ma pregiudica la possibilità per l'individuo di formarsi autonomamente la propria concezione di vita buona e quindi di scegliere il tipo di vita che ritiene opportuno per se stessa.103

Il concetto di vulnerabilità104che la Nussbaum pone in rapporto con la fortuna, avvia il recupero di una posizione etica d’impronta aristotelica che favorisce l’elaborazione di una strategia integrata che consideri il concetto di persona in modo problematico, indicandone il valore nella progettualità di un’esistenza intesa come

flourishing life.105 Vulnerabile è l’essere umano in quanto esposto alla vulnerabilità, “non c’è pero nessuna necessità nel vulnus che il termine menziona, bensì solo la potenzialità di una ferita sempre incombente e legata alla contingenza. […] Il vulnerabile – ossia ognuno e ognuna di noi, sempre e dovunque – rimane tale finché

103Sulla libertà culturale riferita alla dimensione personale della scelta Sen interviene nel Rapporto

sullo Sviluppo Umano del 2004, Libertà culturale e sviluppo umano, affermando: “La libertà non può essere scissa dalla possibilità di scegliere, o almeno dal considerare in che modo verrebbe esercitata una scelta se questa fosse possibile. Il problema centrale nel discorso sulla libertà culturale è dato dalla capacità delle persone di vivere in base alla loro scelta, con adeguate possibilità di prendere in considerazione altre opzioni. Quando nessuna scelta – reale o potenziale – viene effettivamente presa in considerazione è difficile poter invocare il peso normativo della libertà”, p. 35 (L’autore ha curato l’intero Capitolo I del Report).

104AA. VV., Final Report to the Commission on the Project Basic Ethical Principles in Bioethics and

Biolaw, 1995-1998, cit., pp.1; 4-5.

105Si veda M.C. Nussbaum, Nascondere l’umanità, cit., p. 398. La concezione di persona viene

affrontata da Poli sulla base di alcune distinzioni semantiche che le conferiscono differenti valori. Poli individua tre forme con cui definire il concetto di persona; si ritiene interessante la differenza rilevata tra concezione singeriana di persona e quella della Nussbaum nel primo caso persona 1, la persona ha valore in quanto espressione della dignità del vivente; nella concezione di Nussbaum, invece, si tratterebbe di indicare il valore nel dispiegamento delle qualità di una biografia autenticamente umana. La persona 3 è strutturalmente condizionata ma a differenza della 1 che sfuma nella sfera biologica, questa sfuma nella sfera sociale. Nell’accezione di Nussbaum la persona è un processo di acquisizione o di perdita di una condizione che la garantisce. Bisogna distinguere dunque nella dimensione della persona come portatore di valori rispetto alla dimensione della persona come insieme di capacità che costituiscono la sua biografia.R. Poli, Fra Speranza e responsabilità, cit. pp. 22-25.

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vive, consegnato, in qualsiasi momento, al vulnus. La stessa potenzialità però lo consegna anche alla cura”.106 L'uomo per sua natura è un essere vulnerabile, e lo è in modi e gradi diversi. Talvolta la vulnerabilità di individui appartenenti a categorie particolari, si pensi alle donne in alcuni contesti sociali, è dovuta alla condizione di vita in cui si trovano che li espone all'agire esterno dipendente da volontà altre che non siano quella della persona, fino a diventare vulnerabilità della vita buona. Riflettere sulla vulnerabilità umana diventa un’occasione per analizzare, secondo l’approccio delle capacità, il grado di equilibrio tra functioning e capability nell’effettiva possibilità delle persone di progettare e vivere il loro miglior tipo di vita in relazione al sistema di valori che esse assumono. La dimensione di relazionalità nella prospettiva aperta dal capability approach permette di collocare la risposta alle sollecitazioni della vulnerabilità fuori dall'alternativa tra protezione totale di tipo pubblico e individualizzazione della protezione limitandosi a disegnare il quadro normativo al cui interno l'individuo può proteggersi da solo, se possiede le risorse per farlo.107

La vulnerabilità per la Nussbaum assume una valenza etica che supera i limiti propri del sentimento di compassione. Tale sentimento è inteso come partecipazione emotiva verso la sofferenza di un individuo non imputabile ad una sua colpa, implicando anche l’idea che non sia chiaro né individuabile chi debba ritenersi responsabile di quella colpa. La compassione, sottolinea anche Luisella Battaglia, appare un sentimento troppo indeterminato per far luce su una sofferenza che rimane dubbia sul piano delle cause e delle responsabilità.108 Diversa è la posizione della vulnerabilità, un concetto interessante per la discussione bioetica in quanto assume come prerogativa la comprensione di quelle condizioni che ne determinano pesanti conseguenze.

Il riconoscimento di una comune umanità contribuisce a definire l’idea di sviluppo umano e investe la vita degli individui, moltiplicando le condizioni di libertà e riducendo le condizioni di esposizione alla vulnerabilità che genera incapacitazione ed impossibilità di realizzare una vita dignitosa. Pertanto la nozione

106A. Cavarero, L’inclinazione materna, in P. Ricci Sindoni-C. Vigna (a cura di), Di un altro genere:

etica al femminile, Milano, VeP, 2008, p. 57. il concetto di vulnerabilità viene espresso anche nell’articolo di P. Raciti, Le dimensioni della vulnerabilità e la vita buona: un’introduzione ai concetti

in “Dialegsthai”, Rivista telematica di filosofia, 11, 2009, si veda

http://mondodomani.org/dialegesthai/

107 Una questione che si affronterà in seguito in relazione alla pratica delle mutilazioni genitali

femminili.

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di deprivation of capabilities corrisponde ad una condizione di degrado esprimibile come povertà in senso complessivo. Urge tuttavia precisare che se l’incapacitazione contempla la povertà, essa non possa intendersi in senso unidimensionale, ma si esprime come povertà umana, come dimensione plurale ed eterogenea della nozione di povertà che tenga conto delle condizioni individuali e ambientali di ogni soggetto. La povertà di capacitazioni significa in prima istanza una povertà di libertà significative per la vita dell’individuo che si traduce per costui anche in povertà economica.109 Sen muove una complessa obiezione ed espone convincenti ragioni per ritenere che la democrazia, anche nei paesi più problematici, possa essere considerata una forma di promozione dello sviluppo umano contro la deprivazioni delle capacità fondamentali. Certamente la democrazia può risultare priva di valore e povera di efficacia, qualora non fosse coadiuvata da ciò che lo stesso Rawls riconosceva come esercizio della ragione pubblica, per indicare la dimensione della democrazia deliberativa che trova la sua ragion d’essere nella stessa attività deliberativa a cui i cittadini sono chiamati.110 Sen riconduce alla possibilità dei cittadini di partecipare al dibattito pubblico la libertà di pensiero, di scelta, di iniziativa.111 Alle capacità sono connessi, sebbene opportunamente distinti, i funzionamenti che esprimono ciò che le persone fanno in modo operativo. Esistono funzionamenti simili che esprimono capacità del tutto diverse come nel caso della libertà di non esprimere la capacità sessuale, riferibile alla possibilità di scegliere una vita di castità o all’impossibilità di esplicitare la propria capacità sessuale a causa di una mutilazione ai genitali; una questione che Nussbaum affronta specificamente in

Sex and social Justice, di cui si discuterà più in avanti. Se le capacità sono possibilità

di funzionare, i funzionamenti possono essere di base come la salute o complessi come nel caso dell’integrazione sociale e differiscono notevolmente a seconda dei contesti culturali. Il concetto di agency esprime poi ciò che è significativo per l’individuo, ovvero ciò che è importante per un soggetto, anche se non dipende dalla sua personale iniziativa, poiché ciò che può considerarsi significativo per il soggetto in questione, dipenderebbe dal verificarsi di certe condizioni generali.

109Sulla relazione povertà umana-povertà economica si veda il lavoro svolto in India ed in Cina da

Sen e Drèze si veda J. Drèze-A. Sen, Hunger and Public Action, Oxford, Clarendon Press, 2002, pp. 205-225.

110 J. Rawls, Una teoria della giustizia, cit. pp. 64 e ss.

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Dalla breve presentazione del nucleo teorico su cui si sviluppa il CA, appare evidente la volontà di far leva su una concezione di libertà non tradizionale che si traduca in un’impostazione innovativa della qualità della vita. La concezione di libertà che emerge dall’approccio delle capacità ha dunque il merito di analizzare anche le forme inedite attraverso cui si esprime la libertà, quelle che divergono rispetto alla prassi generale. L’approccio delle capacità di riferisce pertanto all’agire umano focalizzando l’attenzione sulle sue conseguenze, in linea con la teoria utilitarista, e ponendo particolare attenzione anche al livello di partecipazione che l’individuo può avere nella determinazione delle scelte anche attraverso la discussione pubblica delle questioni. Il concetto di capacità viene ampiamente utilizzato nella sua accezione letterale per indicare un livello di realizzabilità di sé come abilità ad una certa attività per cui l’incapacitazione scaturisce da una mancanza di capacità riferibile all’individuo, o ad un’incapacitazione riconducibile ad un contesto di vita che ostacola l’individuo.112 Ad esempio, un modello di comportamento, sebbene espressione di una radicata cultura tradizionale, può essere indicato come valore quando viene generato o riconfermato dalla discussione

pubblica o ancora quando segue in qualche misura una giustificazione evolutiva che

conferma l’opportunità del valore in relazione al carattere positivo delle sue conseguenze.113

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