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II: Etica delle capacità in Amartya Sen.

II.3 Uguaglianza di che cosa?

Ponendo al centro della discussione la domanda Equality of What? L’autore discuteva alla fine degli anni settanta, su come dovesse essere inteso il concetto di uguaglianza e su cosa fosse rilevante per la vita dell’individuo, dal momento che gli indicatori classici utilizzati in economia trascuravano la posizione del singolo membro all’interno della comunità sociale e familiare, solitamente assunta come nucleo unitario e indistinto di valutazione. Sen indica all’origine della sua indagine,

166S.F. Magni, Utilità e capacità. Un esame dell’etica sociale di Amartya Sen, cit., p. 85. 167Cfr. F. Miucci, Benessere e libertà. L’idea di giustizia in Amartya Sen, cit., p. 313.

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la riflessione sulle questioni rilevante per la valutazione delle ineguaglianze sociali a cui dedica l’omonimo articolo che presentava in occasione delle sue Tanner Lectures presso l’Università di Stanford. La nozione di capacità assumeva in quegli anni l’espressione linguistica di un paradigma volto all’analisi del benessere, degli

standards di vita e del rapporto freedom-liberty.

La significatività della questione sull’uguaglianza trova espressione dunque nella definizione della capacità di scelta coerente con l’idea di coltivare uno spazio umano comune e condiviso, sebbene ogni capacità fondamentale sia diversamente declinata in ogni singolo soggetto. Sen interviene infatti in modo critico sulla retorica dell’eguaglianza astratta, ritenendo che il modo migliore per affrontare questo tema sia partire dalla complessa pluralità che caratterizza la diversità umana per poter discutere di quale forma di uguaglianza tenere conto. Dal confronto che l’autore realizza con altri approcci teorici come l’utilitarismo, l’approccio libertario e rawlsiano, si afferma che “la nozione di eguaglianza delle capacità fondamentali […] è molto generale ma qualsiasi sua applicazione deve essere assai dipendente dalla cultura, soprattutto nella ponderazione delle diverse capacità”.168

Sen interviene poi sul saggio L’idea di eguaglianza curato da Ian Carter, in cui afferma che, sebbene nella filosofia morale ci sia stata un’ampia discussione in merito al problema dell’uguaglianza, alcune delle principali teorie si sono spese nel definire una soluzione al problema ma hanno prodotto un esito infelice, tanto che il concetto utilitaristico dell’uguaglianza, che guarda all’utilità totale e la concezione rawlsiana dell’eguaglianza, appaiono inadeguate anche nell’ipotesi che venissero assunte in forma combinata.169 Tuttavia, “l’attenzione per le capacità fondamentali può essere interpretata come un’estensione dell’interesse di Rawls per i beni primari, con l’avvertenza di spostare l’attenzione dai beni a ciò che i beni fanno agli esseri umani. Lo stesso Rawls suggerisce di giudicare il vantaggio in termini di beni primari in riferimento alle capacità, anche se il suo criterio finisce per concentrarsi sui beni in quanto tali”.170

Contrariamente all’«approccio delle preferenze», Sen propone di valutare lo star

bene che dipende dai funzionamenti acquisiti e dalla libertà di perseguirli, tenendo

168A. Sen, Eguaglianza, di che cosa? in I. Carter (a cura di), L’idea di eguaglianza, Milano, Feltrinelli,

2001, p. 90.

169Ivi, pp. 71 e ss. In questa sede Sen opera una critica alla concezione rawlsiana in quanto l’idea di

eguaglianza riferita ai beni sociali primari non risulta esaustiva, sebbene rimanga rilevante per l’impostazione di Sen il riconoscimento della libertà come fattore prioritario tanto che Rawls considera le libertà fondamentali prioritarie rispetto agli altri beni primari.

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presenti tanto le capacità di funzionare della persona quanto le opportunità reali che questa possiede per realizzarsi, nella convinzione che l’individuo possa anche avere obiettivi e valori ulteriori. In particolare, considerando l’aspetto dello star bene come distinto e strettamente interdipendente da quello di agency, che riguarda la facoltà e la libertà di agire, l’autore discute come un aumento della libertà di agency non sia strettamente connesso alle condizioni dello star bene di una persona, ritenendo che possa comportare una riduzione della libertà di star bene acquisito. La questione può estendersi fino a considerare che anche la libertà di star bene possa giungere comunque ad un conflitto con lo star bene acquisito.171

Nell’articolo sull’eguaglianza, Sen attribuisce alla libertà una ragione valutativa, in quanto la domanda essenziale che deve essere posta nel giudicare una situazione di progresso, e una ragione dell’efficacia, secondo cui l’azione libera come motore principale dello sviluppo è frutto dell’interconnessione tra modi differenti di agire. Sen ribadisce la diversità degli individui rispetto ai rischi derivanti dalla volontà di rivolgere ad ognuno uguale trattamento che può rivelarsi una pericolosa fonte di discriminazione, causa di ingiustizia sociale. Nel CA la nozione di benessere è strettamente collegata alla capacità effettiva di scelta che l’individuo ha, tanto che è possibile dedurre con coerenza la tesi secondo cui quando si riduce o si annulla la possibilità di scegliere tra alternative differenti, si riduce anche il well-being della persona.

La capacità si presenta nei primi scritti di Sen come un midfare tra beni e vantaggi, ponendosi come condizione posteriore all’avere beni ed anteriore all’ottenimento di utilità o vantaggi.172 Così la capacità come midfare si colloca tra beni e utilità ma non può essere esaustivamente espressa né dall’una né dall’altra formula, evidenziando altresì la varietà irriducibile della condizione umana a cui questi termini vanno riferiti. Assimilare capacità a beni sarebbe, com’è stato affermato, un errore tale da indurre il rischio di ridurre il carattere innovativo del CA. Ciò porterebbe al determinarsi di una serie di assunti inesatti come asserire che i beni conferiscano di per sé alle persone una vita di qualità, che si configurino in effetti come capacità o che tale assunzione determini un punto di vista egualitario ed una condotta che si riveli egualitaria per i soggetti interessati.173 Cohen indica con il termine midfare l’insieme di capacità, funzionamenti e stati di cose che non sono

171Cfr. A.Sen, La disuguaglianza. Un riesame critico, cit., pp. 88-93.

172Cfr. A. Sen, Commodities and capabilities, cit. p. 11; 23; anche Cohen riprende questa definizione

in G. A. Cohen, Equality of what? in M. Nussbaum-A. Sen, The Quality of life, cit, p. 18.

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casualmente riconducibili ad un determinato individuo ma assumono un ruolo rilevante per la vita dell’individuo tanto da costituire un carattere considerevole per la giustizia sociale in quanto ogni teoria della giustizia deve proporre un accesso equo degli individui al midfare.174

La questione chiave della problematica riguarda dunque i diversi spazi in cui ricercare l’eguaglianza tra soggetti diversamente differenti, dal momento che esiste una molteplicità di variabili in base alle quali l’eguaglianza può essere valutata, avendo questa assunto differenti vesti, a seconda delle prospettive teoriche poste in esame.175 Lo spazio di valutazione dell’approccio, il complesso degli oggetti che un individuo può considerare di valore, viene riferito sia alla «libertà di acquisire» sia alle «effettive acquisizioni». Ed in effetti prosegue Sen: “libertà, diritti, utilità, redditi, risorse, beni primari, appagamento dei bisogni, ecc., sono tutti modi diversi di vedere la singola vita delle varie persone, e ciascuna delle prospettive conduce a una differente visione dell’eguaglianza”.176

Le libertà sono intese come espressione dello stato di una persona riconducibile a capacità e funzionamenti, poiché è dall’insieme delle capacità di una persona –afferma Sen- che si riflette la sua libertà di condurre differenti tipi di vita. La libertà è dunque la cifra da cui scaturisce il discorso sulle capacità, essa è intesa come effettiva capacità di realizzare scelte di valore e per questo suo carattere fortemente realistico e scarsamente riconducibile ad un piano meramente ipotetico, assume una forma ancora più ampia di ciò che concerne le libertà civili e politiche. In effetti si dovrebbe calibrare il discorso in relazione a capacità e funzionamenti ed in particolare alla libertà di conseguire funzionamenti di valore poiché ad esempio, come fa notare Sabina Alkire, se si riferisse il discorso ai meri funzionamenti essi potrebbero essere ottenuti senza contemplare lo spazio di libertà dell’individuo, poiché potrebbero espandersi con la forza o la coercizione e rendere possibile conseguimenti significativi ma estranei alla libertà di scelta del soggetto e dunque estranei al discorso sulle capabilities. L’eguaglianza deve poi tenere conto di

174A. Sen, Capability and Well-Being, cit. p. 45. Sulla prospettiva del midfare di Cohen si veda anche

P. Pettit, Symposium on Amartya Sen’s philosophy: 1 capability and freedom: a defence of Sen, cit., pp. 13-16.

175Sen affronta rapidamente il panorama teorico contemporaneo passando dalla posizione di J. Rawls

che vede l’idea di uguaglianza come espressione di eguale distribuzione di beni primari, alla posizione di R. Dworkin che pone l’accento sull’uguaglianza di risorse, o ancora R. Nozick che sostiene l’uguaglianza dei diritti alla libertà. Il termine uguaglianza rimane dunque ambiguo e non unificante per quanto si dia un dominio entro cui individuare questo concetto. Cfr A. Sen, La disuguaglianza. Un riesame critico, cit., pp. 29-32.

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un’eterogeneità che se trascurata può generare il paradosso dell’antiegualitarismo. Emblematica dunque l’affermazione di Sen che ne chiarisce il carattere complementare: “la libertà è uno dei possibili campi d’applicazione dell’eguaglianza, e l’eguaglianza è una delle possibili configurazioni della distribuzione delle libertà”.177

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