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Le capabilities declinate come approccio alla qualità della vita, non pongono attenzione su indicatori economici generali come il PIL, poiché l’approccio delle capacità pretende metodologicamente di considerare le persone singolarmente e non per gruppi identitari o di appartenenza. Non ci si concentra dunque su standard di

79Cfr. E. Lecaldano, L’etica teorica e la qualità della vita, cit., p. 15; anche G. Fornero, Bioetica

cattolica e bioetica laica, cit. p. 76.

80S. Pollo, Qualità della vita, in E. Lecaldano (a cura di), Dizionario di Bioetica, Roma-Bari, Laterza,

2002, pp. 245-247.

81I. Robeyns, Sen’s Capability approach and gender inequality: selecting relevant capabilities, in

“Feminist Economics”, 9, 2-3, 2003, pp. 67-92

82Si veda in merito United Nations Development Programme, Human Development Report 1990,

“Come si definisce, come si misura, 1990, p. 9. in http://hdr.undp.org. Già dal primo rapporto si è concentrata l’attenzione su quattro capacità importanti: condurre una vita lunga e sana, essere istruito, avere accesso alle risorse necessarie per uno standard di vita dignitoso e prendere parte alla vita della comunità. La misurazione delle voci su indicate viene integrata con l’ IG che ne indica i differenziali tra donne e uomini.

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utilità in quanto le preferenze sovente non rilevano misure attendibili di qualità della vita e ancora non ci si accontenta di un approccio liberale che ponga attenzione solo alle risorse poiché, come si è detto ampiamente, in ogni individuo varia l’abilità di conversione di queste in funzionamenti effettivi. Il PIL si presenta dunque come un indicatore inadeguato rispetto alla possibilità di effettuare una valutazione della qualità della vita di un individuo nella comunità in cui vive. In molti studi condotti da economisti e intellettuali è stata rilevata la vaghezza e la scarsa rappresentatività di tale metrica. In particolare la filosofa americana rivolge una critica all’indicatore fondato sull’utilitarismo, secondo cui si possa valutare la condizione di vita di una persona sulla base della valutazione dell’utilità media dei soggetti interessati. L’autrice, in linea con la posizione assunta da Sen e da Rawls, ritiene che tale calcolo permetta di massimizzare il vantaggio perdendo di vista la condizione individuale in cui si trova il soggetto interessato, trascurando, secondo Rawls, le libertà civili e politiche che ognuno a ragione intende vantare.

Un altro indicatore di qualità della vita è quello proposto da Rawls nel suo Una

teoria della giustizia in cui passa in rassegna i beni primari, prerogative

imprescindibili della vita di un soggetto ed indicatori rappresentativi del suo benessere. Il metodo rawlsiano, a differenza dei precedenti, appare maggiormente efficace nell’affrontare le defaillance in cui incorrono gli indicatori classici di qualità della vita quando si tratta di affrontare le ingiustizie sociali generate da paternalismo nelle società tradizionali e quelle generate dall’illusione di controllo totale di sé nelle società pervase dalla tecno-scienza. Nussbaum aveva a tal proposito chiarito il rischio paternalistico di subordinare la tutela della libertà individuale ad un orientamento generale posto secondo una direttiva normativa che talvolta trascura l’iniziativa personale. Una visione liberale dell’eguaglianza espressa come posizione neutrale tra le differenti espressioni identitarie, rischia di apparire inadeguata quando ci si rapporta a identità vulnerabili che la teoria di Rawls pone in secondo piano. Così una certa impostazione liberale del discorso etico rischia di rendere astratti e formali le questioni relative agli individui, idealizzando forme identitarie lontane dalla realtà dei soggetti a cui vengono rivolte.83

Il benessere di un individuo o di un paese è un dato complesso non riducibile a indicatori economici unidimensionali come il PIL. Una chiara esemplificazione è rappresentata dalla differenza tra il reddito pro capite presente in alcuni stati e la

83O. O’Neill, Justice, gender and International Boundaries, in M. Nussbaum-A. Sen, The Quality of

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libertà degli individui di vivere a lungo e in condizioni qualitativamente accettabili. Secondo Sen questi due indicatori possono far emergere differenti condizioni di vita che denunciano disparità e sperequazioni nell'adottare l'uno o l'altro criterio: i cittadini del Gabon, della Namibia o del Brasile possono risultare secondo l’indicatore del PIL pro capite, molto più ricchi rispetto ai cittadini che vivono in Cina o nello stato indiano del Kerala. Eppure se si guarda all’aspettativa di vita o ad altri criteri di qualità della vita che gli uomini sono in grado di condurre nei rispettivi paesi, allora la relazione appare del tutto ribaltata perché i cittadini cinesi o del Kerala hanno un’attesa di vita più lunga dei cittadini che possono vantare un PIL superiore. Per una migliore comprensione di queste relazioni, sarebbe opportuna una valutazione comparativa ed una visione poliprospettica che metta a confronto un paese con il suo passato e lo ponga in comparazione con altri paesi: “molti paesi dell’Africa e dell’Asia hanno ancora una speranza di vita nettamente inferiore ai 50 anni”.84

Alcuni paesi hanno nel tempo registrato un significativo cambiamento delle condizioni di vita e “nella misura in cui il miglioramento delle condizioni di vita è stato tentato direttamente attraverso l’azione pubblica […] ci sono stati grandi risultati. Il successo dell’India in questo campo è particolarmente significativo se si tiene presente che l’eliminazione delle carestie è stata raggiunta nonostante la disponibilità alimentare pro capite non sia più elevata di quella esistente nell’Africa subsahariana, la quale è stata afflitta in modo ricorrente da carestie”.85

Una vita di qualità può non essere necessariamente una vita ricca di risorse, sebbene le risorse siano mezzi certamente rilevanti e talvolta necessari per l’acquisizione di capacità realizzabili, esse non sono traducibili in effettiva qualità della vita e necessitano di essere sottoposte ai diversi livelli della capacità di conversione che si registrano tra soggetti differenti. Le risorse a disposizione dell’agente appaiono tuttavia rilevanti sul piano della capacità di acquisire funzionamenti raggiungibili.

84A. Sen, Lo sviluppo dell’India: ammaestramenti, in A. Nandy (a cura di), Cultura e società in India,

Cosmopolis, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1991, p. 341. Si veda anche l’analisi su West African Savanna relativa alla disponibilità di beni e al rapporto tra GNP e capacità di conversione di commodities in adeguato standard di vita condotto da Keith Hart. Cfr. K. Hart, Commoditisation and the standard of living, in A. Sen-G. Hawthorn, The standard of living, cit., pp. 73-84.

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Discutere sugli aspetti rilevanti perché una vita possa dirsi di qualità, significa secondo Sen mettere in discussione le tradizioni consolidate, poiché quando la discriminazione in atto contro le donne riflette il potere perdurante di valori maschili

tradizionali da cui le madri stesse potrebbero non essere immuni: ciò che serve non

è semplicemente libertà d’azione ma anche libertà di pensiero nella capacità e volontà delle donne di mettere in discussione valori tradizionali. Tale convinzione è confermata dalla concezione di sviluppo umano espressa dallo Human Development

Index, a cui Sen ha collaborato per la formulazione di parametri di qualità della vita

che focalizzino l’attenzione sulle condizioni a cui sono connessi l’alfabetizzazione, l’accesso alle cure sanitarie e altri fattori precedentemente trascurati dagli indicatori per la valutazione della qualità della vita degli individui. Appare evidente come un elemento di criticità per lo sviluppo umano che ricade in modo particolare sulla vita delle donne, sia rappresentato dal limite che le donne hanno in molti contesti circa l’accesso alla conoscenza, incapacitazione che rappresenta un focus rilevante per lo

HDI86.

Come il concetto positivo di sviluppo umano, anche quello negativo di povertà è per Sen da intendersi come fallimento di capacità e mancato raggiungimento di livelli minimi delle capacità di base che l’autore, pur non elencandone un insieme definito, traccia come stati di essere che indica come funzionamenti rilevanti per l’acquisizione di capacità, che variano dall’essere ben nutriti e protetti alle acquisizioni sociali più complesse.87

Con il CA si sostiene la convinzione che una concezione pluralista a sostegno della libertà e coerente con la scelta di uno spazio valutativo che risponda all’esigenza di porre l’accento sulla «pluralità costitutiva» dell’essere umano in quanto tale. Questa premessa ci invita a puntualizzare l’ideale etico-antropologico e normativo sotteso all’approccio seniano alle capacità, poiché, diversamente da quello mono-dimensionale di stampo utilitarista e da quello disincarnato di Rawls, si qualifica come pluralista e relazionale, rispettoso cioè della sofisticatezza e ricchezza

86 Rank HID relativi agli anni 2002-2006 rilevano come tra i low human development figurino tutti i

paesi dell’Africa sub-sahariana dove è maggiore la presenza della pratica delle mutilazioni genitali femminili. In particolare agli ultimi posti dell’HID figurano paesi come Mali, Burkina Faso e Sierra Leone, ultima nella classifica. Si tratta di paesi in cui il tasso di donne sottoposte a pratica di escissione oscilla secondo le fonti DHS e MICS 2002-2006, tra il 75% del Burkina Faso e l’86,4% della Sierra Leone. La condizione di ineguaglianza in cui versano le donne in questi paesi viene confermata anche dall’indice di sviluppo di genere (IG) che rileva per le donne, ad esempio riguardo al livello di alfabetizzazione fino a 15 anni, dati ulteriormente negativi (il tasso di alfabetizzazione delle donne risulta inferiore del 50% rispetto a quello maschile già negativo).

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dell’umano. L’approccio delle capacitazioni ha la prerogativa di costituire un paradigma con cui orientare una riflessione su ciò che ha valore, mostrando sensibilità alle differenze individuali. Esistono infatti differenti modi di relazione tra reddito personale e benessere che sono di varia natura e dipendono da molte variabili relative a fattori individuali o ambientali e talvolta alla concomitanza di più fattori. Secondo la valutazione di Sen sarebbe possibile indicarne cinque fattori influenti nel trasformare le risorse disponibili in effettive condizioni di vita come l’eterogeneità

delle persone. Sen afferma che gli esseri umani hanno caratteristiche fisiche molto diverse, legate a sesso, età, invalidità e malattie e queste differenze diversificano anche le loro necessità. Tale espressione chiarisce le gravi limitazioni che

caratterizzano i confronti interpersonali basati su una concezione economica di benessere legata al mero reddito personale. In realtà indagare le condizioni di vita e stabilire il benessere delle persone significa in primo luogo valutare nella contingenza e nella concreta espressione personale e sociale, la capacità di convertire benessere in capacitazioni reali. Esistono poi le diversità ambientali, le variazioni del

clima sociale e le differenze relative che registrano come i modelli di comportamento possono variare da una comunità all’altra a seconda delle convenzioni. Non ultima

la distribuzione intrafamiliare delle risorse che costituisce una variabile parametrica davvero cruciale per collegare realizzazioni e possibilità individuali col livello complessivo di vita della famiglia.88 Questi elementi discriminanti che rivelano la complessità con cui viene affrontato il problema dell’uguaglianza, rendono conto dell’estrema sensibilità con cui l’approccio delle capacitazioni riesce a descrivere i fenomeni che generano esclusione e sofferenza. I fattori appena indicati sono fonti di variazione parametrica che influenza i funzionamenti che possiamo acquisire. Tali parametri rilevano la presenza di differenti situazioni contingenti che sarebbero responsabili di sistematiche variazioni nel convertire beni, risorse e redditi in capacità effettive.89

Come si è già accennato, Sen pone l’accento sull’individuazione di misure attendibili di qualità della vita che non riconoscano solo negli indici osservabili e misurabili come dimensione quantitativa, ma che si impegnino a valutare ciò che può essere rilevante per la qualità della vita delle persone, facendo un salto in avanti nella direzione delle dimensioni qualitative della vita non direttamente misurabili, sebbene

88 Cfr. A. Sen, Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia, cit., pp. 74-76. Si

veda anche A. Sen, Scelta, benessere, equità, cit. pp. 356-359. ed A. Sen, Justice: Means versus Freedom, cit., pp. 111-113.

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particolarmente rilevanti per la vita stessa.90 Nello Human development index (HDI, in italiano ISU) utilizzato da Sen per dare consistenza alla sua concezione di sviluppo umano, sono indicate alcune prerogative della sua concezione di well-being:91 il mantenimento di una vita in salute, l’acquisizione di conoscenze significative, l’avere accesso alle risorse necessarie per uno standard di vita dignitoso. A partire dagli anni novanta, concetti come quello di capabilities assumono così un carattere rilevante nel discorso sullo sviluppo umano incentrato sulla persona. La strategia basata sulle capacità chiarisce e pone in primo piano l’interdipendenza e le molteplici relazioni che intercorrono tra gli esseri umani. “Le capacità hanno un aspetto interno: la persona stessa deve essere preparata ad impegnarsi […] tramite l’istruzione. Ma hanno anche un aspetto esterno: anche chi è completamente preparato, internamente, a parlare o pensare liberamente può essere trattenuto dal farlo a causa di convenzioni sociali e disposizioni istituzionali nocive”.92

L’HDI, richiede sovente di essere indagato, in relazione alle questioni poste in esame da ulteriori indicatori che possono integrare i caratteri rappresentativi della condizione di sviluppo intesa nel senso dell’espansione delle capacità umane in relazione a fattori che possono declinare negativamente gli spazi di libertà a causa di discriminazioni (si pensi all’indicatore di genere IG). Sen in più occasioni riconosce la rilevanza di una approccio che privilegi le capacitazioni intese come star-bene

globale della persona,93 rispetto ad altre forme di espressione del benessere umano e

riconosce che “la valutazione di queste ultime deve basarsi, essenzialmente sull’osservazione dei funzionamenti effettivi di una persona (cui si dovranno poi aggiungere altre informazioni). Dai funzionamenti alle capacitazioni c’è un salto, che tuttavia può non essere molto grande, se non altro perché il valutare i funzionamenti

90“In terms of what is directly measures, life expectancy is more, an index of the «quality» of live

rather than of its quality. But the forces that lead to mortality, such as morbidity, ill health, hunger, etc. also tend to make the living conditions of the people more paiful, precarious, and unfulfilling, so that life expectancy may, to some extent, serve as a proxy, for other variable of importance as well”, A. Sen, The Concept of Development, Handbook of Development Economics, in H. Chenery-T. N. Srinivasan (a cura di) ,v 1, North-Holland, 1988, p. 13.

91Si vedano le note tecniche dei Report 1990-2011 e lo Human Development Report, 1990, pp. 127-

129 reperibili in http://hdr.undp.org/en/reports

92 M.C. Nussbaum, Nascondere l’umanità, cit. p. 397.

93Espressione tratta da G. Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica, cit., p. 75. Star bene significa

pertanto trovarsi nella capacità di disporre di determinate funzioni. Sebbene nella bioetica laica il paradigma welfarista di tradizione utilitarista appare più diffuso, esiste recentemente una crescente attenzione, afferma Fornero, che intende elaborare il paradigma perfezionista, come ha operato Lecaldano. Si veda in merito E. Lecaldano, L’etica teorica e la qualità della vita, cit. p. 15.

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effettivi è anche un modo di stabilire il valore che una persona dà alle opzioni di cui dispone”.94

Se il CA appare attento alla vulnerabilità umana, è certamente importante considerare una delle categorie sociali più rappresentative della complessa condizione di vulnerabilità che molte donne vivono. Il Report sullo Sviluppo umano redatto dall’ONU nel 1997, denunciava l’assenza in ogni territorio nel mondo della possibilità per le donne di godere di un trattamento paritario rispetto agli uomini negli ambiti significativi della vita (tale dato è stato tristemente confermato nel recente Report 2010).

Partendo dalla critica all’utilitarismo, Sen, in qualità di economista e filosofo, indirizza una riflessione che pone al centro le differenze qualitative delle persone e le problematiche dello sviluppo umano fino a ragionare su un approccio alla qualità di vita che sia attento alla nozione di operatività umana e non alla mera utilità.95 Questo nuovo approccio non si traduce in una metrica standard della qualità della vita delle persone poiché tale prospettiva non permetterebbe di tradurre lo star bene di un individuo riducendo la qualità a quantità, dal momento che l’operatività di ogni individuo varia determinando anche la variazione della quantità di risorse che egli deve avere a disposizione per vivere una vita di qualità. Nella critica all’utilitarismo si pongono in primo piano i limiti della visione morale che Sen indica con la formula

utilità-supported moralities, che implica la necessità di considerare moralmente

valutabile solo ciò che si riferisca ai desideri della persona. L’approccio delle capacità, proposto come alternativa convincente alla prospettiva utilitarista, e a quelle ad essa connesse come il welfarismo, “sposta l’attenzione dall’utilità ad alcuni «funzionamenti» (functionings) […] ma anche da un’analisi che «fotografi» lo stato in cui gli individui vivono, ad una che ne consideri le potenzialità: la differenza è tra guardare a ciò che una persona può fare invece che solo a quel che fa”.96 La posizione critica assunta da Sen appare ancora più significativa rispetto alle questioni a cui eticamente si dovrebbe attribuire un disvalore in quanto espressioni di incapacitazione per la vita dell’individuo, poiché le considerazioni che attribuiscono disvalore alla violenza o allo sfruttamento, per essere inserite in una classe di

94 A. Sen, Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia, cit., p. 135-136.

95M. C. Nussbaum, Il giudizio del poeta. Immaginazione letteraria e vita civile, Milano, Feltrinelli,

1996, p. 71. Si veda anche A. Sen, Capability and Well-Being, cit. pp. 36-39.

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moralità supportata da utilità, devono essere presenti in modo significativo tra i desideri dei soggetti presi in considerazione.97

Circa il consequenzialismo, istanza che fa da sfondo alla concezione utilitarista, Sen conduce una critica attenta a non demolire del tutto la rilevanza delle conseguenze nella riflessione prettamente etica e nell’evoluzione di questa come filosofia pratica riferita ai diritti. L’autore riconduce la sua discussione sul conseguenzialismo alla critica precedentemente condotta da Bernard Williams che sostiene l’impossibilità e l'intrinseca contraddittorietà del considerare o meno di valore una determinata azione in relazione alle sue conseguenze, rischiando di rendere nullo, sul piano della rilevanza morale, tutto ciò che precede le conseguenze di una condotta. Nel considerare l’utilitarismo insufficiente e causa di errate valutazioni della qualità della vita di una persona, Sen ritorna sulle scarse informazioni contenute in tale visione, infatti considerare gli stati di essere degli individui solo sulla base della percezione di soddisfacimento di determinati desideri, potrebbe indurre a porre sullo stesso piano, secondo il livello di utilità, due individui che si trovano in condizioni significativamente differenti rispetto alla capacità materiale ad esempio di essere ben nutriti. “La stranezza è spiegata dal fatto che colui che è malnutrito ha avuto in passato, ancor meno cibo a disposizione, e che averne ottenuto appena di più ha fatto salire il suo indicatore di utilità molto più velocemente di quanto non sia successo all’altro che, invece, si trova in una situazione di minore necessità”.98

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