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1. EVOLUZIONE DEL MERCATO DISCOGRAFICO

1.6. LA SITUAZIONE ATTUALE

1.6.2. Il consumo di musica oggi

Oggi siamo difronte ad un momento cruciale nella storia recente della musica. Dopo quasi due decenni di declino inesorabile nelle vendite, il 2015 segna finalmente un risultato positivo, anche grazie al sorpasso, per la prima volta nella storia, delle vendite digitali rispetto a quelle fisiche.

In questi anni di recessione, i protagonisti dell'industria discografica hanno provato ad affidarsi completamente alla nuova era digitale e questo ne ha determinato una loro seconda vita. Le etichette si sono rese conto che per poter sopravvivere dovevano trasformarsi e abbandonare definitivamente la vecchia idea di mercato discografico.

I ricavi digitali rappresentano oggi il 45% dei ricavi totali, mentre le vendite fisiche si assestano al 39%. Il resto dei ricavi globali sono spartiti tra i diritti connessi alle

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performance degli artisti (cioè relativi alla musica usata dalle emittenti radiofoniche o diffusa nei locali pubblici) che rappresentano il 14%, con una crescita del 4,4% rispetto al 2014, e le sincronizzazioni (cioè quelli provenienti dalla musica contenuta nelle pubblicità, nei film, videogiochi o programmi televisivi) che costituiscono il restante 2%, con un aumento del 6,6%.

La crescita delle entrate globali è stata, quindi, del 3,2% rispetto al 2014, fino a raggiungere i 15 miliardi di dollari. Questo rappresenta la prima inversione di tendenza dal 1999. Per quanto riguarda i ricavi relativi alle vendite del formato fisico, questi sono diminuiti del 4,5% ma comunque, ad un tasso più basso rispetto agli anni precedenti (8,5% del 2014 e 10,6% del 2013).

Come già detto, questo piccolo successo per l'industria discografica si deve soprattutto ai ricavi relativi alle vendite digitali, che infatti sono aumentati del 10,2% fino a raggiungere 6,7 miliardi di dollari, compensando quindi il calo delle vendite dei dischi e determinando la prima crescita dopo quasi vent'anni di declino. Questo incremento è riconducibile principalmente all'avvento dello streaming che sta cambiando radicalmente il modo di ascoltare la musica, a svantaggio, invece, dei download digitali che sono in discesa. I ricavi derivanti dallo streaming, sia che derivino da abbonamenti sia da servizi gratuiti ma supportati dalla pubblicità, sono aumentati del 45,2% ed oggi rappresentano il 43% dei guadagni digitali. Il download rappresenta la prima fonte di entrata digitale, con il 45%, ma

ben presto verrà, presumibilmente, superato dallo streaming.

Questa crescita esponenziale dei servizi streaming è dovuta anche alla diffusione dello smartphone come strumento principale per ascoltare la musica. Oggi è possibile ascoltare i brani ovunque grazie ai moderni device mobili e il modo migliore per farlo è tramite lo streaming. È innegabile che i ricavi derivanti dai download digitali rappresentano ancora una fetta importante del mercato, pari a un quinto dei guadagni dell'industria discografica, ma è altrettanto innegabile che il futuro è in mano allo streaming. Infatti, mentre il fatturato relativo ai download è diminuito del 10,5%, quello inerente allo streaming, invece, grazie, appunto, alla diffusione degli smartphone ma anche ad un miglioramento continuo delle piattaforme, è cresciuto del 19%, rispetto al +14% dello scorso anno.

Quello a cui si sta assistendo è un cambiamento radicale dell'intera industria discografica, perché, sì, con l'avvento del download si è riusciti ad arginare la pirateria dilagante, ma è comunque un “possedere” la musica, al pari dei vecchi LP, delle cassette e dei CD. È cambiato il formato ma in sostanza si tratta sempre dello stesso mercato. Ma con lo

streaming, il pubblico non è più interessato a possedere musica, quanto piuttosto a potervi

accedere in ogni momento, e soprattutto ad ascoltare qualsiasi brano si voglia. E questa rivoluzione è in pieno sviluppo: i ricavi relativi allo streaming si sono, infatti, quadruplicati negli ultimi cinque anni. Grazie al prolificarsi dei servizi in abbonamento, oggi, più di 100 milioni di persone posseggono un servizio Premium, contro i 68 milioni del 2015, i 41 del 2014 e gli 8 del 2010.

Visto questo nuovo modo di usufruire della musica anche le classifiche dei singoli e dei dischi più venduti hanno dovuto adattarsi. Ad oggi diciotto Paesi, tra cui anche l'Italia, hanno incorporato i dati relativi agli ascolti streaming nelle loro classifiche. Numerosi sono i

casi in cui l'artista decide di promuovere un brano, o addirittura interi album (di recente Frank Ocean, Kanye West o Chance The Rapper, giusto per citarne alcuni), distribuendoli solo tramite piattaforme streaming, e quindi è stato necessario uno stravolgimento anche nel modo di calcolare le classifiche. Ovviamente sono stati stabiliti dei criteri di standardizzazione di modo da mettere sullo stesso piano il singolo download piuttosto che i molteplici ascolti dello stesso brano in streaming.

Lo streaming ha avuto, inoltre, impatto sugli investimenti relativi ai settori A&R (Artists and Repertoire) e marketing. Mentre prima gli artisti e le etichette si impegnavano a far uscire un disco con 10/15 canzoni ogni uno o due anni, per poi promuoverlo in tour e ricominciare il ciclo daccapo, oggi l'artista è sempre presente. Spesso, invece di far uscire un intero album, rilascia di tanto in tanto due o tre canzoni, e l'etichetta poi provvede a monitorare i dati relativi allo streaming ma anche al download e a rispondere di conseguenza. Sono in grado di vedere immediatamente quando e dove le tracce vengono riprodotte, condivise od acquistate per comprendere al meglio le tendenze del pubblico. Un brano che per l'etichetta può essere una papabile hit, può essere inserita in una playlist importante di Spotify, come di Deezer, o di Apple Music e vedere come rispondono gli utenti. Magari si può trattare anche di un artista semisconosciuto, ma se spinto nei giusti canali può raggiungere il successo molto più facilmente rispetto alla vecchia concezione di mercato discografico.