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3. CASO PRATICO: LA TEMPESTA DISCHI

3.1. CENNI STORICI

3.1.2. La nuova società

A far capire ai Tarm che quella che hanno creato non era solo una struttura di facciata da utilizzare per l'autoproduzione, ma può diventare qualcosa di molto più grande, è Giorgio Canali, amico della band ma soprattutto musicista storico che ha collaborato e militato in alcuni dei più grandi gruppi della musica indipendente italiana: PFM, Litfiba, ma soprattutto CCCP, CSI e PGR. Canali, nel 2004, ha un disco pronto, registrato con la sua attuale band, i Rossofuoco, e chiede ai Tarm, quasi per scherzo, di pubblicarlo con La Tempesta. Da quel momento Molteni, Toffolo e Masseroni si rendono conto che la loro etichetta, che non hanno mai considerato come una società vera e propria, può, invece, essere messa a disposizione di altri musicisti vicini a loro per amicizia, per reciproca stima artistica ma sopratutto per la comune visione secondo cui sono gli artisti ad essere i proprietari della musica che suonano e non altre strutture. Su questi presupposti, quindi, i Tarm cominciano a includere nella loro scuderia gli artisti che trovano in giro a suonare con i quali condividevano questa idea di musica libera e che, magari, hanno bisogno di una struttura a cui appoggiarsi per fare uscire il

nuovo disco.

Nel giro di qualche anno il roster de La Tempesta cresce sempre di più e, con essa crescono i numeri che non vanno, però, ad alimentare le casse della società ma piuttosto a finanziare continuamente i progetti degli artisti. L'etichetta, in questo periodo, non percepisce alcuna percentuale dalle entrate degli artisti. Per fare uscire i dischi, quindi, viene usato lo stesso modus operandi che i Tarm avevano appreso e se quel determinato album produce dei guadagni, questi vengono utilizzati per reinvestire sul progetto e per farlo crescere ancora.

Gli anni in cui La Tempesta comincia a diventare leader del settore indipendente italiano sono 2007/2008. Può vantare nel suo roster, oltre ai Tre Allegri Ragazzi Morti, alcuni tra i più interessanti artisti della scena (Il Teatro degli Orrori, Le Luci della Centrale Elettrica, Zen Circus, Moltheni). Quel boom di gruppi alternativi ai generi più pop che i discografici auspicavano a fine anni Novanta, si realizza qualche anno più tardi, con la differenza che pochi ormai hanno continuato a puntarci e l'intero collettivo indipendente de La Tempesta è quello che ne trae più beneficio, a dispetto delle altre case discografiche che, invece, hanno mollato la presa.

A complicare la situazione nel panorama musicale italiano in questi anni è la, già citata, crisi del mercato discografico che colpisce pesantemente l'intero settore. Non solo le storiche case discografiche falliscono, ma persino le filiali italiane delle major sono costrette a ridurre drasticamente i loro assets. Inoltre, nel primo capitolo di questo lavoro, è stato descritto come vi sono state diverse operazioni importanti atte ad incorporare le più importanti etichette discografiche del mondo, come la BMG con la Sony o la EMI con Sony e Universal, con la conseguenza che le sedi italiane di queste società vengono chiuse. Le attuali etichette indipendenti concorrenti a La Tempesta sono tutte società nate quando il digitale sta rifornendo ossigeno al mercato discografico, cioè alla fine degli anni Dieci, quali Garrincha Dischi, 42 Records, Woodworm, Bomba Dischi, Foolica ecc.. Il panorama italiano odierno infatti è popolato da queste nuove etichette indipendenti che stanno prendendo sempre più piede, un paio di storiche ed importanti case discografiche che nonostante la crisi sono riuscite a rimanere in piedi (Sugar e Carosello Records) e le tre divisioni italiane delle major Universal, Sony e Warner.

In questo panorama, ci si chiede, quindi, come sia riuscita La Tempesta non solo a sopravvivere alla crisi ma, se possibile, ad espandersi. La risposta sta nel fatto che La

Tempesta è una società completamente differente dalle altre case discografiche presenti in questo periodo poiché la sua è una “non-struttura”. Non si può parlare nemmeno di struttura snella perché col fatto che non esistono uffici, immobilizzazioni o dipendenti e quindi di riflesso non esistono nemmeno tutta quella serie di spese necessarie per il mantenimento di questi elementi, in sostanza la struttura non c'è. Ecco perché in questi anni di profonda crisi, la società, che è nata in contemporanea con l'avvento della pirateria e del file sharing, ne è praticamente uscita indenne, ed oggi vanta, quindi, un'esperienza e un'immagine del marchio superiori alle concorrenti più giovani. È anche vero però che il crollo delle vendite dell'oggetto per cui la società è stata creata ha necessariamente provocato delle conseguenze. Prima fra tutti, il fallimento della Venus, la società distributrice a cui la società faceva affidamento. Una serie di crediti che La Tempesta vanta nei confronti della Venus non sono mai stati recuperati.

Probabilmente, oggi, se non si fosse verificata la crisi, parleremmo de La Tempesta come di una società completamente differente. Da una parte, il fatto che sempre meno persone comprano i dischi non ha permesso alla società di diventare più grande, ma dall'altra è anche vero che l'avvento del digitale, e quindi la possibilità di fruire immediatamente di qualsiasi tipo di canzone su Internet, ha fatto sì che si diffonda anche una musica difforme rispetto a quella che producono le major rimaste in vita, e questo ha fatto in parte la fortuna della etichetta indipendente friulana.