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Iniziative collettive e globalizzazione: tattiche e strategie

Un soffio indisciplinato di ribellione che nel mondo contemporaneo accomuna i differenti ruoli degli individui, in cui i conflitti alimentano i rapporti di relazione per il perseguimento di un comune obiettivo, per un’azione collettiva che modifichi i codici della cultura imposti dall’alto, da un potere di dominio. Così che a muoversi in tale ribellione oltre i movimenti politici, le organizzazioni d’interesse, movimenti sociali, grazie anche alla democracità della rete, altamente inclusiva che pone tutti sullo stesso piano, permettendo di condividere contenuti di vario genere, si assiste ad azioni collettive individualizzate. Le iniziative collettive hanno molteplici origini come ci dice

113 Le innovazioni di Joe Trippi, tra i primi a credere nel “grassroot”, nella mobilitazione e nella capacità di autofinanziamento di Internet, hanno portato un mutamento importante nella campagna elettorale in Usa. Cfr. L. Lievrouw, S. Livingstone, (a cura), 2011, Capire i new media. Culture, comunicazione,

innovazione tecnologica e istituzioni sociali, Hoepli Editore, Roma. Per i web politici va ricordato come

nel 1996 in Italia è legittimata la prima campagna nazionale di Romano Prodi, che aveva riscosso un buon seguito telematico nonostante i mezzi ridotti rispetto a quelli telematici oggi disponibili. Nel 1997 un altro politico italiano, Francesco Rutelli, ha iniziato la strada delle innovazioni della comunicazione, per rilanciarsi nelle elezioni municipali della capitale italiana, riprendendo gli stessi strumenti per la sua candidatura del 2001 nelle politiche nazionali. Cfr. S. Grazziano, L. Longo, 2005, Internet e politica

anche Farro (2001). Tra le tante vi è quella delle iniziative che prendono vita non per la formazione di un carattere identitario ma conflittuale. Collegamenti tra soggetti individuali che possono convergere in azioni da svolgere in comune sia per opporsi al dominio degli attori dirigenti o in molteplici settori della vita sociale. Dominio a cui ogni soggetto è sottoposto e a cui resistono per mutare la stessa vita sociale a proprio vantaggio. Così che si può assistere a convergenze tra soggetti basate su interessi economici da difendere o affermare nei confronti di qualche forma di dominio. Condizione che prende forma nel momento in cui soggetti diversi convergono in iniziative collettive di protesta sia in difesa dei propri interessi che alla ricerca di alternative di dominio di uno o differenti settori della vita sociale. Così ad esempio cittadini di uno spazio esposto a forme di inquinamento industriale, alla base del valore dei terreni, possono convergere in un’iniziativa collettiva opponendosi alle iniziative di imprese che sono fonte di inquinamento al fine di perseguire alternative di sviluppo economico-sostenibile per l’ambiente. Ma le convergenze tra i membri di un’iniziativa non sono solo strumentali ma possono prendere luogo da convinzioni comuni tra i soggetti. Convinzioni la cui origine, che si ritrova essenzialmente in informazioni scientifiche, prende avvio al fine di definire critiche e perseguire alternative culturali nei settori della vita sociale. Come ad esempio nel caso di informazioni scientifiche che riportano i dati sull’inquinamento, come quelli sull’allargamento del buco dell’ozono nell’atmosfera terrestre, sia un’alternativa da poter pervenire per una combinazione tra vita sociale e forze materiali (Farro, 1991). Altra convergenza può avvenire in virtù dei legami che si creano tra soggetti che si sentono emotivamente implicati in iniziative collettive, non legati a interessi economici ma alla salvaguardia diretta dei territori. Un carattere emotivo dei legami di solidarietà che avviene in un’intesa di interessi e la convinzione comune passando dalla resistenza soggettiva alla costruzione di iniziative collettive i cui attori sono tesi alla modifica della vita sociale (Farro, 2001). Tutti questi modi di convergenza possono combinarsi tra loro senza perdere ognuna la propria peculiare caratteristica. Con la convergenza tra i soggetti sussiste di fatto un rapporto di tensione tra la razionalità strumentale, la convinzione e l’emotività della solidarietà (Farro, 2001). Per giungere infine alla convergenza d’intesa di convinzione e solidarietà. I soggetti che costruiscono le iniziative attivano reticoli di relazioni (Diani, 1988) usando differenti risorse per poter costruire e comunicare fra di loro. Le risorse utilizzate sono differenti e possono essere identificate nell’appartenenza ad una comunità o rete di relazioni che esistevano ancor prima dell’azione, come ad esempio i rapporti di vicinato, di amicizia, parentali o professionali. A queste risorse si aggiungono poi quelle in cui i soggetti entrano a far parte (ancor prima dell’azione) di formazioni organizzate come ad esempio associazioni culturali, politiche o di altra natura, sino a trovare importanti risorse nei mezzi di comunicazione che hanno iniziato col telefono ma che oggi trovano applicazione soprattutto in Internet, usato dai membri per entrare in relazione tra di loro. L’uso di queste risorse può avvenire in modo simultaneo o voler dire diverse convergenze tra i soggetti. Come nel caso dei giovani indignados spagnoli che hanno lanciato dalla rete il loro grido di contestazione verso una politica inadeguata a rappresentarli e a soddisfare le loro istanze di benessere oppure i “99%” di Occupy Wall Street che si sono uniti

contro quell’1% che detengono il potere finanziario. Dunque in una stessa azione si possono riscontrare simultaneamente tutti i tipi di convergenza. Azioni che possono far riscontrare intese di interessi che appaiono più forti tra alcuni membri mentre altri si sentono coinvolti da convinzioni comuni e da ragioni solidaristiche. Il discorso inteso come elaborazione concettuale, formulazione generale della vita sociale e prodotto dalle iniziative collettive, è esso stesso elemento delle condotte usate dai membri per la propria azione. Fonti di discorsi che sono un insieme di formulazioni critiche e propositive, adottate dai membri delle iniziative per costruire la loro azione (Farro, 2001, p. 186). L’importante in tal caso non è comprendere la veridicità o meno di alcuni discorsi ma valutarne il modo in cui gli attori elaborano e adottano per collocarsi rispetto ad altri attori e nel contesto della vita sociale.

Nuove ideologie che superando i discorsi tipici dei tradizionali movimenti operai, che hanno goduto di importanza nell’era in cui era centrale l’industrialismo, altri ne emergono fra gli attori delle iniziative collettive- conflittuali allo scopo di intervenire sul controllo degli orientamenti culturali in uno o più settori della vita sociale post industriale. Ne sono esempi le iniziative ambientaliste e quelle guidate per la parità delle donne ma anche quelli nati dagli indignati, che cercano nella loro azione collettiva di far emergere l’importanza di un lavoro e di un welfare inesistente per le generazioni più giovani. Nel caso invece degli ambientalisti, essi sviluppano un discorso che si muove sia nella direzione di denuncia del modello di sviluppo per via dell’accrescere dell’inquinamento sia per l’esaurimento delle risorse e principalmente per le alternative da adottare per avviare uno sviluppo adeguato al fine di affrontare al meglio la salvaguardia ambientale. Sono questi attori conflittuali delle iniziative ambientaliste che formulano il proprio discorso ponendosi, come abbiamo visto, sul terreno della democrazia politica e intraprendendo la propria iniziativa in qualità di soggetti che resistono alle imposizioni culturali dei codici connessi alla definizione del modello di sviluppo (Farro, 2001, p. 188). Lo scopo di questi attori è di progettare la sostituzione di un modello con un altro fissato da strumenti razionali, scientifici e tecnici. Spiegando così i nessi intercorrenti nelle iniziative conflittuali, stabiliti anche attraverso le elaborazioni concettuali definite per mezzo di questi discorsi. Al fine di costruire iniziative collettive conflittuali i soggetti devono comunicare fra di loro. Ogni convergenza attivata è difatti relazione comunicativa. La riuscita della costruzione dell’iniziativa collettiva prende forma proprio nel momento in cui possono dialogare tra loro così da comprendere il contenuto dei temi da affrontare per l’intervento da condurre. Oltre che gli obiettivi da perseguire per giungere all’azione. Il dialogo avviene per perseguire gli obiettivi che consistono nei propositi definiti da un’azione talvolta per cambiare aspetti dell’organizzazione sociale, talaltra per indurre decisioni politiche favorevoli agli interessi o agli orientamenti culturali del collettivo che attua la condotta e talaltra ancora per controllare gli orientamenti culturali della società (Farro, 2001, p. 190).

Un dialogo fra gli attori su obiettivi ed elementi che non implica necessariamente la formazione di iniziative collettive uniformi. A fare la

differenza in tal caso sono i modi di intendere i contenuti dei temi, degli obiettivi e di altri elementi. Una differenziazione che gioca non solo sulla distinzione di iniziative collettive identitarie e conflittuali, ma anche sulle differenze all’interno di alcuni dei gruppi. Come ad esempio nel caso di gruppi che tentano di contrastare quei dirigenti percepiti come i responsabili dell’inquinamento per una razionalizzazione dello sviluppo, o quei gruppi che si propongono non solo di contrastare e contenere ma anche di realizzare e governare un nuovo equilibrio tra la vita sociale e le forze materiali (Moscovici, 1977; Farro, 1991). Il dialogo che nasce sulle genericità fa sì che i membri delle iniziative possono convergere nell’azione comune che non è un insieme omogeneo bensì differenziato nelle sue componenti. E’ proprio il modo in cui i contenuti dei temi, degli obiettivi e degli altri elementi sono intesi a definire la differenziazione. Si ritrova così la questione della molteplicità delle componenti delle iniziative collettive, l’azionalismo (Touraine, 1993).

La concordanza generica che si stabilisce tra i membri di un’iniziativa è quella intesa, allo stesso modo, per gli elementi dell’azione, tra i quali l’enunciazione dei temi e gli obiettivi perseguiti. Tra i contenuti generici si stabiliscono reti di comunicazione tra coloro che sono implicati nell’iniziativa. Reti che costruiscono la convergenza generica tra i membri di un’iniziativa. Ad essere coinvolti nell’azione vi sono persone, attori di rilievo ma anche dirigenti e leader. L’appartenenza alla rete si attua in differenti maniere, intanto vi è una relazione personale diretta, quali legami emotivi e di amicizia, preesistenti o costruite tra i membri che prendono parte all’iniziativa. Un altro modo è quello organizzativo in cui i membri sono aderenti ad associazioni o formazioni altre, preesistenti o che si sono formate attraverso la stessa azione. Vi è infine un modo mediatico di coinvolgimento che avviene tra membri di un’iniziativa attraverso differenti mezzi di comunicazione (dalla stampa, alla radio, alla televisione, sino alla rete internet che permette agli attori delle iniziative di rapportarsi tra loro su scala globale). Nonostante siano differenti le iniziative, l’interesse per una non vuol dire che le altre sono escluse poiché in generale questo non avviene tra le tre forme descritte, potendo di fatto dare luogo a convergenze generiche delle reti di comunicazione. Allo stesso modo possono attuare una concordanza comunicativa tra dei membri di un’azione. Concordanza data da attori che attribuiscono gli stessi contenuti e intendono allo stesso modo i temi, i discorsi, gli obiettivi e altri elementi dell’iniziativa in cui sono coinvolti. Questi sono i membri delle reti comunicative dell’azione che però non formano solo convergenze generiche con gli altri membri dell’azione.

Essi costruiscono convergenze comunicative. Formando circuiti comunicativi tra attori che intendono allo stesso modo gli elementi dell’iniziativa di cui sono parte costitutiva. In un’iniziativa collettiva si hanno convergenze generiche e comunicative, concordanze generiche e comunicative, reti di comunicazione e canali comunicativi. Convergenze e concordanze generiche fanno sì che le varie componenti delle iniziative possono riconoscersi fra di loro. Le attività si costituiscono inoltre verso l’interno e verso l’esterno. Nel primo caso le iniziative collettive si dotano di mezzi per permettere ai membri di collegarsi tra di loro per il passaggio dalla resistenza soggettiva nei confronti del dominio, all’intervento

effettuato per incidere sull’ambiente esterno. Quest’ultimo è composto invece da avversari o circuiti istituzionali e dalle fonti di risorse anche comunicative che possono favorire o intralciare o costruire le iniziative collettive. Le attività di rivolte esterne sono attuate dai membri attraverso il passaggio che li porta all’identità collettiva. Intesa quest’ultima non solo come espressione autoreferenziale di chi svolge le iniziative, ma è una costruzione di attori che si riconoscono e intendono essere a loro volta riconosciuti da altri come capaci d’intervento per modificare i contesti della vita sociale. Attori che costruiscono iniziative collettive per rivendicazioni e interventi sul controllo dell’elaborazione e della diffusione di informazioni riferiti a uno, come a molteplici settori della vita sociale. Questi attori nel mobilizzare le risorse interne tentano di usufruire di altre che possano avvantaggiarli nel perseguimento degli obiettivi.

Questi ultimi sono perseguiti a tre livelli differenti. Un primo livello interessa l’organizzazione sociale in cui le attività si svolgono in due modi: l’uno per cui le iniziative si rivolgono a quella fetta di opinione pubblica che può essere interessata ai temi affrontati per un coinvolgimento nell’azione. A questo livello dell’organizzazione sociale gli orientamenti culturali appaiono separati dai rapporti sociali e le condotte individuali si svolgono in considerazioni di norme che sembrano estranee a rapporti di potere, e gli attori si prospettano come relazioni umane indipendenti (Touraine, 1993). Sono esempio di ciò le campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per l’autonomia individuale da esercitare nei confronti dei codici culturali imposti. Le attività trovano diversi spazi di attuazione, tra cui quello di permeare nel sistema politico attraverso iniziative collettive per trovare spazi per le istanze a livello del sistema politico. Il fine è quello di consolidare le promozioni a livello istituzionale degli interessi che rappresentano e degli orientamenti culturali di cui le iniziative sono portatrici. La sua attuazione può avvenire attraverso l’attuazione di campagne o altri tipi di intervento tesi a rafforzare la promozione degli interessi nei circuiti istituzionali, affinché le prese di posizione siano vantaggiose per gli obiettivi perseguiti dalle iniziative. Vi è poi un livello teso alla definizione degli orientamenti della vita sociale (Touraine, 1993 ). Si tratta di iniziative collettive atte a predisporre alternative culturali o per contendere agli attori dirigenti il controllo della produzione e della diffusione delle informazioni, in virtù dei quali si ha la formazione di codici culturali relativi alla costruzione o alla modernizzazione della vita sociale. Predisponendo alternative di contenuto a questi codici nella definizione della vita individuale e collettiva.

Ulteriore elemento di connessione per tali iniziative è dato dall’organizzazione che consiste nello strumento che costruiscono e di cui si giovano i membri delle iniziative per comunicare tra di loro attraverso reti e circuiti comunicativi, per definire istanze di presa delle decisioni e per decidere in merito ai temi da enunciare, per esercitare le attività sin qui descritte, per mobilitare le risorse economiche-relazionali e comunicative, per lo sviluppo interno delle iniziative, per rapportarsi con l’ambiente esterno. Al fine di svolgere rivendicazioni e acquisire miglioramenti di condizione o dello stato delle cose designato dai temi dell’azione (come ad esempio il degrado ambientale). Per puntare ad ottenere decisioni politiche vantaggiose per l’azione e nel sistema

globale per tentare di controllare orientamenti della vita sociale. Per cambiare l’ambiente sociale. Per governare il rapporto di tensione tra loro soggetti individuali o collettivi allo scopo di provvedere efficacemente alla soddisfazione degli obiettivi perseguiti. Si tratta di fatto della costruzione di un reticolo di relazioni che si collegano tra di loro e che collegano le varie componenti delle iniziative e gli attori. Organizzazioni che se un tempo trovavano anche nelle reti di comunicazione un’attività limitata (Simon, 1979, Farro, 2001) oggi trovano nuove espressività in una rete virtuale che permette una relazioni a livello globale di tutti gli attori coinvolti e di singole individualità.

Il conflitto sociale è da intendere nel senso di un accidente nel sistema a cui si giunge quando il sistema politico non rappresenta in maniera dovuta tutti gli interessi? E’ conseguenza della crisi e di storture sistemiche (uno struttural- funzionalismo)? Ricordando il pensiero di uno dei classici della sociologia, George Simmel, (1976, pp. 105-134; 1989, pp. 213-289), il conflitto si spiega nel contesto delle divergenze interne e degli antagonismi che fanno organicamente parte della vita di ogni tipo di società. Per Coser il conflitto è una componente fondamentale della società (1982, pp.91-103). Ma il conflitto non consiste in una crisi sistemica, lì dove è frutto di orientamenti culturali in uno stesso campo della vita sociale, non è solo una protesta inscenata da attori dominati per poter accedere alle istituzioni da cui sono esclusi (Farro, 2001). Il conflitto è parte della società costruendo un rapporto sociale tra i dominati e coloro che dominano. Conseguenza del conflitto risiede nella possibilità degli attori dirigenti di imporre i codici culturali in grado di disegnare assetti e modalità dello svolgimento del vivere quotidiano individuale e collettivo. Il dominio di controllo si esercita in modi differenti: da un lato con la spersonalizzazione di coloro che accedono a vantaggi della razionalizzazione e la modernizzazione, come ad esempio nel caso di cure mediche; sia nel controllo dei contenuti della costruzione di senso dell’agire individuale e di gruppo, come ad esempio l’imposizione dei mass media che indicano agli individui ed ai gruppi come poter essere se stessi soprattutto nell’atto del consumo. Così oggi l’opposizione al dominio sociale avviene attraverso l’affermazione delle soggettività e diversità individuali e di gruppo. Chi risente di codici culturali imposti a livello dell’organizzazione sociale avverte il dominio che si è andato propagando nel tempo attraverso la trasmissione di contenuti e come rapporti squilibrati di potere. Questo diviene il soggetto che resiste alle imposizioni di contenuti per ad esempio accedere a dati servizi. La resistenza a questi è distaccata dalla fonte da cui provengono. Le poste in gioco che intervengono nel conflitto si rivelano importanti sia per la strutturazione dei rapporti tra attori e sia per un determinato tipo di società (Touraine, 1993). Un conflitto pertinente per la società di oggi, infatti, è tale non solo perché si espleta attraverso l’opposizione di un’azione collettiva che persegue alternative al dominio sociale, ma anche laddove compete poste in gioco riferite al controllo dell’allocazione delle risorse ed i contenuti della produzione e della diffusione delle informazioni, attraverso cui si definiscono gli orientamenti culturali della stessa vita sociale (Farro, 2001, p. 206). Il conflitto si definisce su vari livelli della vita sociale odierna, vi sono iniziative collettive per rivendicazioni di attori che si battono per un miglior livello organizzativo; un piano politico dove gli

attori puntano a difendere e far prevalere nel sistema istituzionale gli interessi o le propensioni culturali che esse intendono rappresentare; un piano sistemico generale per il controllo dell’allocazione delle risorse per i diversi settori della vita sociale. Al livello più alto di azione, il livello sistemico dell’organizzazione sociale e della politica, il conflitto si definisce come punto di arrivo della costruzione di rapporti di confronto conflittuale tra attori protesi a contendersi al livello più alto di tale confronto, il controllo degli orientamenti culturali della vita sociale stessa (Farro, 2001, p. 206). Detto altrimenti, proprio il conflitto permette di pervenire alla costruzione della relazione tra gli attori al fine di perseguire alternative agli orientamenti della vita sociale. Il luogo ove prendono forma questi conflitti non è definito e definibile, anzi per citare uno slogan ambientalista “agire localmente e pensare globalmente”. Ciò a dire che gli attori che sviluppano particolari iniziative in azioni collettive, si collegano tra loro a vari livelli del conflitto poiché hanno gli stessi obiettivi collettivi, anche se alcuni si trovano impegnati nel perseguire uno solo dei livelli: organizzativo, politico o sistemico. I rapporti organizzativi permettono così che membri che operano su piano locale sviluppino rivendicazioni e pressioni istituzionali, connettendosi con altri membri della stessa organizzazione che possono invece essere impegnati sul controllo e produzione della diffusione di informazioni. Nel caso ad esempio dei gruppi nazionali o sovranazionali e quelli locali, nel perseguire pressioni istituzionali sul piano locale, per uno sviluppo magari sostenibile ma anche per un nuovo equilibrio tra vita sociale e forze materiali.

Il movimento collettivo della società è parte di iniziative collettive che nello sviluppare conflitti con attori dirigenti su temi che possono andare dalla salvaguardia dell’ambiente al rapporto tra i sessi e che compete anche il controllo della produzione e della diffusione delle informazioni attraverso cui si creano i codici culturali, simboli e linguaggi dei settori della vita sociale.

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