Cap II: Storia della Titanus
II.3. La nascita della Titanus e il trasferimento a Roma
Tuttavia, una serie di fattori provoca presto un brusco cambiamento di rotta nella strategia di Lombardo: nel 1929 la sua compagna – e diva di punta della sua casa di produzione – si ritira dalle scene per occuparsi dell’educazione del figlio Goffredo, che ha ormai 9 anni; una circolare del 1928 dell’Ufficio di censura per il cinema scoraggia quelle rappresentazioni a forti tinte dell’ambiente napoletano su cui erano costruite la sceneggiata e i film a essa ispirati, ponendo di fatto un freno alla produzione locale56; si prepara il passaggio al sonoro, che in Italia avverrà con tempi relativamente rapidi; infine, e soprattutto, Lombardo ha acquisito uno status ormai elevatissimo nell’ambito della produzione nazionale – dal 1926 è anche nel direttivo della Federazione nazionale fascista degli industriali dello spettacolo, presieduta da Pittaluga – e comincia di
56
43
conseguenza a trovare stretto il mercato napoletano sul quale aveva principalmente puntato, fino a quel momento, per le proprie produzioni. L’inevitabile trasferimento a Roma delle sue attività avviene però per gradi: in primo luogo, nel 1928, il produttore prende in affitto un teatro di posa nella zona della Farnesina; in secondo luogo, nello stesso anno fonda la Titanus, una società finalizzata alla produzione e al commercio di film che nella sua fase iniziale ha ancora un capitale sociale assai esiguo, un consiglio di amministrazione nel quale non figura nemmeno lo stesso Lombardo – che per motivi fiscali in questa fase si avvale di soci-prestanome – e ha ancora la sede ufficiale a Napoli, anche se possiede degli uffici a Roma, in via Fontanella Borghese. Il 1932 segna infine l’ingresso della Titanus nella produzione, con il film Venere di Nicola Fausto Neroni – un’opera di carattere melodrammatico che sarà distribuita solo a partire dall’anno successivo – e il definitivo trasferimento a Roma di Lombardo il quale, dopo aver sposato Leda Gys, va ad abitare con la famiglia in un appartamento in Largo Goldoni, dove aveva appena trasferito gli uffici della società. Nel corso degli anni ’30 la casa di produzione realizzerà solamente altri due film, che segnano il debutto cinematografico dell’attore di rivista Totò – Fermo con le mani! (Gero Zambuto, 1937) e Animali pazzi (Carlo Ludovico Bragaglia, 1939): per Lombardo si tratta infatti di un decennio improntato alla «prudente attesa, in cui puntare più al potenziamento delle strutture della sua organizzazione che alla continuazione di attività di produzione e di distribuzione» (Bernardini – Martinelli, [1986] 2004, 71); tuttavia, anche quest’operazione di rafforzamento dei mezzi di produzione procede a rilento: fino al 1939 gli studi, rammodernati dallo stesso Lombardo, possono contare su di un solo teatro adibito al sonoro, il che tuttavia non impedisce che vi si tengano le riprese di alcuni film i cui titoli «sono [indicativi] dei buoni rapporti che Lombardo intrattiene con il regime» (Bernardini – Martinelli, [1986] 2004, 72): Vecchia guardia (Alessandro Blasetti, 1935), Ettore Fieramosca (Alessandro Blasetti, 1938) e una parte di Scipione
l’africano (Carmine Gallone, 1937)57. Parallelamente, Lombardo rileva lo stabilimento di sincronizzazione fatto costruire dalla MGM in via Margutta a Roma per il doppiaggio di film stranieri, e diviene consigliere amministrativo unico della Titanus, mentre nell’ambito del noleggio viene costituita una nuova società, la ODIT (Organizzazione Distributrice Italiana Titanus) che tuttavia si limita a distribuire, oltre alle produzioni Titanus, solamente qualche film proveniente dalla Germania, dall’Austria o dall’Ungheria.
È tuttavia solo con l’introduzione del Monopolio film esteri che la Titanus inizia a produrre ad un ritmo sostenuto, così che tra il 1940 e il 1944, beneficiando degli aiuti di stato, la casa realizza dieci film: Ridi pagliaccio! (Camillo Mastrocinque, interpretato da Fosco Giachetti, 1941), Amore imperiale (Alessandro Wolkoff, con Luisa Ferida, 1941), Villa da vendere (Ferruccio Cerio, con Amedeo Nazzari, 1941), Orizzonte di
sangue (Goffredo Alessandrini, con Luisa Ferida, 1942), L’angelo bianco (Giulio
Antamoro e Federico Sinibaldi, con Beatrice Mancini e Irma Gramatica, 1943) e quattro titoli che usciranno solamente dopo la guerra, ovvero Circo equestre Za-Bum (Mario Mattoli, 1946), Finalmente sì (Ladislao Kish, con Enzo Fiermonte, 1944), La carne e
l’anima (Wladimir Strichewsky, con Isa Miranda e Massimo Girotti, 1945) e infine Storia di una capinera (Gennaro Righelli, con Marina Berti, 1945). Come si può
desumere dai titoli e dalle star impiegate si tratta di una produzione che non si discosta dai canoni del cinema fascista, che privilegia il melodramma con grandi star (Orizzonte
di sangue, La carne e l’anima, Storia di una capinera) e la commedia in costume
(Amore imperiale, Finalmente sì), oppure occasionali incursioni nel film-rivista (Circo
57 D’altra parte, in quello stesso periodo (1934), Lombardo rappresenta le imprese di produzione nel
44
equestre Za-Bum, che venne girato a Roma durante l’occupazione tedesca) o nel film-
opera (Ridi pagliaccio!). Solamente L’angelo bianco presenta caratteri fortemente identitari e si pone in una linea di continuità rispetto alla produzione della Lombardo Film: si tratta infatti di un rifacimento de I figli di nessuno, diretto per di più dall’anziano Antamoro che venticinque anni prima aveva firmato la regia del primo film del produttore napoletano. Sembra perciò che, in un momento in cui il volume produttivo torna ad essere quasi paragonabile a quello degli anni d’oro, Lombardo cerchi di recuperare le radici del proprio cinema, accanto a opere che sul piano estetico denunciano un maggiore conformismo. Quaglietti (1988, 30) vede in questa cautela produttiva un sostanziale fattore differenziante tra la politica di Lombardo e quella di Pittaluga – o della Cines che gli sarebbe sopravvissuta – della Lux o ancora della Cines di Freddi:
Diversa fu la risposta di [Lombardo e Pittaluga] al primo e ritornante problema storico della nostra cinematografia: la pretesa cioè di regolarla secondo i metodi ed i ritmi hollywoodiani. Fu diversa nel senso che mentre Pittaluga cadde nella trappola […] Lombardo se ne tenne a debita distanza. […] La conferma sta nell’assenza di Lombardo dalla baldoria produttiva […] conseguente alla legge Alfieri. Come tutti sanno, in quegli anni, dal 1939 al 1944, la Titanus non ha mai prodotto più di due film per stagione, e non certo di qualità […]: film di basso costo, con attori dalle ridottissime pretese ma già garanti di successo, se non altro in certe zone cinematografiche, com’era il caso di Totò58. […] Una formula senz’altro vincente […] ma anche conservatrice […] in quanto improduttiva di nuove proposte o più semplicemente ancora di nuovi schemi produttivi di avanzamento tecnico. Si pensi per contrasto alla produzione della Lux o della Cines di Freddi nei primi anni quaranta: la si ricorda anche e proprio per il marchio di fabbrica.
Sono quindi ancora gli stabilimenti della Farnesina – oltre a quelli per il doppiaggio di via Margutta – a sostenere economicamente la società: anche negli anni della guerra vi vengono realizzati – oltre ovviamente ai film della Titanus – opere quali Maddalena
Zero in condotta (Vittorio De Sica, 1940), Nozze di sangue (Goffredo Alessandrini,
1941) e Dagli Appennini alle Ande (Flavio Calzavara, 1943); inoltre, dal 1943 viene aperto un terzo studio, mentre altri tre sono in già in costruzione.
Alla fine della guerra, quindi, la Titanus appare ancora sbilanciata tra le potenzialità offerte dalle proprie strutture – che ormai constano di tre teatri di posa funzionanti, uno stabilimento per la sincronizzazione e alcune sale – e dei settori produzione e noleggio che non lavorano ancora a pieno ritmo.