Cap II: Storia della Titanus
II.2. Il passaggio alla produzione e la creazione della Lombardo Film
Alla metà degli anni ’10 Lombardo può dunque contare su di una rete distributiva di tutto rispetto, ramificata capillarmente nell’Italia centro-meridionale, diffusa anche in certe zone del nord e ribattezzata “Monopolio Lombardo”. Il suo passaggio alla produzione appare perciò come una logica evoluzione della sua espansione nel settore distributivo e nell’esercizio: tuttavia esso si concretizzerà soltanto nel 1916, dopo una serie di occasioni sfumate, con la realizzazione de L’avvenire in agguato, su sceneggiatura di Roberto Bracco. Per l’occasione Lombardo costituisce una nuova società (la Lombardo-Teatro Film), prende in affitto i teatri di posa sul Vomero della Poli Films – una casa della quale ha la rappresentanza in esclusiva – e assume come direttore artistico il conte Giulio Cesare Antamoro, che era fuoriuscito dalla Cines subito dopo aver realizzato Christus, e come attrice principale Vittorina Lepanto. Il film ottiene un buon successo commerciale, anche grazie alla campagna pubblicitaria organizzata dallo stesso produttore, e viene seguito da altre due opere targate Lombardo-Teatro Film e interpretate dalla Lepanto: L’ombra (Mario Caserini, 1916) e
Il piacere (Amleto Palermi, 1918).
Nel frattempo Lombardo rileva gli stabilimenti, il personale sotto contratto – che include registi come Antamoro e Gero Zambuto, e attori come Giovanni Grasso e Leda Gys – e i film già in lavorazione della Poli Films, in difficoltà a causa delle restrizioni alle esportazioni conseguenti alla prima guerra mondiale in corso. La Lombardo Film viene fondata nel 1919, lo stesso anno nel quale sorge anche il colosso UCI dal quale,
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come si è visto, il produttore napoletano ha l’accortezza di tenersi alla larga. Rispetto al trust torinese-romano, la sua casa di produzione ha il vantaggio di poter contare su di una grande rete distributiva e su alcuni appigli sicuri nell’esercizio, ed è su questa base che la compagnia è in grado di sopravvivere con successo nel decennio – gli anni ’20 – di maggiore crisi per il cinema italiano. Bernardini e Martinelli ([1986] 2004, 19-48) dividono la produzione di Lombardo in quattro cicli principali:
- Circa dieci film (1919-1926) interpretati dalla coppia parigina formata da Charles Krauss e Maryse Dauvray, destinati al pubblico delle proiezioni del sabato sera e imperniati di volta in volta su meccanismi affini al serial avventuroso degli anni ’10, al melodramma o alla commedia;
- Una serie di film (1919-1924) diretti e interpretati da Ubaldo Maria Del Colle, spesso affiancato dall’attore bambino Ermanno Roveri, improntati sugli schemi del serial stile Fantomas ma caratterizzati da un tono leggero e rivolti al pubblico infantile;
- Un ciclo (1919-1921) costruito sulle performance del triestino Giovanni Raicevich – già campione mondiale di lotta greco-romana dal 1907 al 1930 – diretto ancora da Ubaldo Maria Del Colle e modellato sul cinema dei forzuti degli anni ’10 che, anche nelle produzioni di Pittaluga, sta riprendendo vigore; - Infine il gruppo più importante, costituito dai film interpretati dall’attrice Leda
Gys (Giselda Lombardi).53
Nel corso del decennio, i titoli interpretati da Leda Gys – che diviene amante, madre del figlio Goffredo (1920) e infine moglie del produttore (1932) – divengono i titoli di punta della casa, a partire dallo straordinario successo del film I figli di nessuno (1921). Tratto dall’omonimo romanzo di Ruggero Rindi e dall’omonima riduzione teatrale, diretto da Ubaldo Maria Del Colle e diviso in tre parti intitolate rispettivamente
L’inferno bianco, Suor Dolore e Balilla, per un totale complessivo di quasi 4200
metri54, I figli di nessuno è destinato a diventare il film simbolo della produzione Lombardo e della Titanus, grazie a una politica del remake che fa del film lo standard di riferimento della casa almeno fino alla metà degli anni ’5055. Al successo de I figli di
nessuno, che impone la Gys come una delle dive più popolari degli anni ’20, fa seguito
una serie di pellicole melodrammatiche o di carattere comico-sentimentale, ma è soltanto a partire dalla metà degli anni ’20 che la Lombardo Film inaugura una produzione destinata a marchiarne in maniera indelebile l’identità. Si tratta di opere legate al contesto della produzione napoletana dell’epoca, nella quale operavano, oltre a
53 Commentando l’organizzazione della produzione di Lombardo, Parigi (1986, 55) scrive: «Negli anni
’20, insieme all’attività di Stefano Pittaluga, la Lombardo Film si offriva, dunque, come uno dei più interessanti fenomeni produttivi sul territorio nazionale, prospettando, forse per la prima e unica volta nella propria storia, un’organizzazione della produzione che – pur non avendo superato totalmente i limiti imprenditoriali in cui la costringeva lo stesso contesto – si affidava a criteri di standardizzazione e serializzazione dei prodotti, e perseguiva una così sistematica operazione di pianificazione sui soggetti e sul cast, da far trasparire quasi un marchio di fabbrica, sul modello delle Majors americane».
54 Secondo i dati del visto censura pubblicati nell’archivio dell’ANICA, consultabili all’indirizzo:
www.anica.it/archivio.htm.
55 Le varie versioni, compresa quella di Del Colle, verranno analizzate nel dettaglio all’interno della
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Lombardo, altre società come la Dora Film di Elvira Notari, la Miramare o la Colamonici, e nelle quali
la forza e la disperazione nella rappresentazione delle passioni, che hanno per lo più come modello contiguo privilegiato la sceneggiata, trovano una loro nobilitazione nei testi letterari delle didascalie, non di rado scritte in dialetto con la traduzione italiana a fianco e redatte in uno stile nobile ed elevato. […] Tra i codici fondamentali presupposti c’è sempre quello musicale: segno implicato e necessario, non soltanto quando il film non è altro che la trascrizione visiva di una canzone, ma soprattutto perché la recitazione e le vicende lasciano spazio al cantato, agli stornelli, alle canzoni… La recitazione è ancora molto marcata (altro evidente segno dell’influenza della sceneggiata) e segnala il ritardo abbastanza netto, ma anche la conservazione di un sistema espressivo utilizzato consapevolmente. (Brunetta [1976] 2001, 321-322).
Interpretando questi film, Leda Gys riesce a costituire un tramite tra una produzione di marca nettamente regionale e il pubblico di tutta la penisola, attraverso una serie diretta da Eugenio Perego (Vedi Napule e po’ mori!, 1925; Napule è una
canzone, 1927; Napule e… niente cchiù!, 1928; Rondine, 1929) e singole opere come La fanciulla di Pompei (1924) – che la ricongiunge con il regista Antamoro, il quale
l’aveva già diretta nel Christus della Cines (1916) – o La madonnina dei marinari (1928), diretto da Ubaldo Maria Del Colle il quale, dopo la seconda metà degli anni ’20, si specializza in questa tipologia di film. Queste opere, costruite a partire dalle forme della sceneggiata e più in generale della tradizione canora napoletana, costituiranno un’eredità imprescindibile anche per la Titanus del secondo dopoguerra, la quale costruirà la propria fortuna produttiva proprio a partire da una revisione di questi modelli.
In questo momento, alla fine degli anni ’20, le attività di Lombardo sembrano essere più solide che mai, al punto che Quaglietti (1988, 29) può così riassumere le vicende del produttore nel corso del decennio:
Gustavo Lombardo non aveva ceduto alle lusinghe dell’Unione cinematografica italiana tenendo la propria, piccola azienda al riparo della bufera che da quel trust malcombinato si scatenò. Mi riferisco, ovviamente, alla Lombardo film la quale aveva la caratteristica ben nota di esercitare in primo luogo l’attività di distribuzione e solo in via subordinata quella di produzione. E quest’ultima, a sua volta, contrassegnata in maniera precisa: i film che ne derivavano appartenevano ad un genere popolare dal quale, in linea di massima e specie all’epoca, non si rischiava di avere brutte sorprese. Siccome poi al noleggio e alla produzione si affiancava la gestione di un discreto numero di sale cinematografiche (talché vi si è visto il primo esempio italiano di complesso cinematografico integrato), la Lombardo resistette bravamente a tutte le raffiche abbattutesi sul cinema italiano nella seconda metà degli anni venti.