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DALL ’“ ACCORDO DELLE PERCENTUALI ” AI TRATTATI DI PACE DEL

L’Europa orientale nella sfera di influenza sovietica

3.2.2. DALL ’“ ACCORDO DELLE PERCENTUALI ” AI TRATTATI DI PACE DEL

L’URSS iniziò a sciogliere le contraddizioni della propria strategia eu-

ropea alla Conferenza di Teheran, che dal 28 novembre al primo di- cembre 1943 riunì Stalin, Churchill e Roosevelt. La diplomazia sovie- tica uscì rafforzata dall’incontro: la proposta britannica di firmare una dichiarazione di rifiuto della creazione di sfere di influenza fu respin- ta e gli USAaccettarono le nuove frontiere polacche. I tre grandi con-

cordarono l’istituzione di un’organizzazione internazionale in luogo della Società delle nazioni e la spartizione della Germania in cinque Stati. Stalin ottenne, inoltre, il riconoscimento da parte di Churchill della leadership di Tito in Jugoslavia. Nel 1944 l’aiuto militare alleato segnò una svolta nella guerra di liberazione jugoslava32. Secondo

Mastny, in questa fase «Stalin tentò di realizzare i propri intenti insie- me e non contro gli alleati occidentali»33. Fino a quando gli

USAfos-

sero stati interessati alla cooperazione economica e politica con l’URSS, i loro obiettivi potevano ritenersi compatibili.

Il successivo incontro bilaterale fra Stalin e Churchill, avvenuto a Mosca il 9-10 ottobre 1944, cadde nel momento cruciale dell’offensi- va sovietica in Europa centrale: l’Armata rossa era penetrata nei sa- telliti dell’Asse (Romania, Ungheria e Slovacchia) e puntava verso Praga e Vienna. Il risultato del vertice fu il cosiddetto “accordo delle percentuali”. Al termine dell’incontro del 9 ottobre, Churchill mostrò a Stalin una proposta di distribuzione percentuale della rispettiva in- fluenza nei Balcani. All’URSS era assegnato un peso decisivo in Roma-

nia (90%, contro il 10% alla Gran Bretagna) e in Bulgaria (75% e 25%); la Grecia veniva, invece, attribuita alla Gran Bretagna nella misura del 90%, mentre in Ungheria e Jugoslavia Churchill propone- va una gestione “paritaria”. Stalin approvò: anche se, il giorno dopo, la diplomazia sovietica riuscì a ottenere alcune modifiche (dal 75% al 90% di influenza in Bulgaria, dal 50% all’80% in Ungheria)34.

L’intesa di Mosca è stata da molti ritenuta il trionfo della più ci- nica Realpolitik e quella di Churchill una mossa avventata e sconve- niente. In realtà, la proposta di Churchill si inseriva in una politica tradizionale dell’equilibro di potenza e partiva dal presupposto di un’Europa indivisa35. L’accordo si limitava a fotografare la situazione

nell’estate del 194436. Nei Balcani il quadro di fatto era chiaro: in-

fluenza occidentale in Grecia, prevalenza sovietica in Romania, Bulga- ria, Ungheria e Jugoslavia. Nell’ottobre 1944 la simultanea presa del potere comunista in Jugoslavia e in Bulgaria sembrò addirittura spia- nare la strada a una confederazione tra i due paesi, fortemente voluta da Tito, il quale nutriva intenti egemonici su vaste regioni danubiano- adriatiche: l’Austria meridionale, l’Istria e Trieste, il distretto carboni- fero di Pécs in Ungheria, l’intera Albania, la Macedonia greca e Salo- nicco. Dopo qualche esitazione, Stalin negò il proprio appoggio al progetto, che si attirò anche l’ostilità degli occidentali e suscitò forti perplessità tra i comunisti bulgari guidati da Dimitrov37. Assai meno

chiara era la situazione in Polonia. Stalin esitò a lungo prima di ab- bandonare l’idea di collaborare con il leader contadino anticomunista Miko/lajczyk al quale aveva personalmente offerto, nel 1944, la presi-

denza del nuovo governo e un quarto degli incarichi ministeriali. Il partito comunista polacco (ricostituito nel 1943) veniva ritenuto da Mosca settario, radicale nel programma di riforma agraria e poco ra- dicato nella società. Il netto rifiuto di Miko/lajczyk convinse i sovietici

a puntare sul governo di Lublino, anche a costo di affrontare un duro conflitto politico e militare con il governo clandestino.

Le difficoltà incontrate dai sovietici nel plasmare la nuova Europa orientale si acuirono fra la conferenza di Jalta (4-11 febbraio 1945) e la firma del trattato di pace con i cinque alleati minori della Germa- nia (Italia, Finlandia, Ungheria, Romania e Bulgaria) il 10 febbraio 1947. A Jalta gli Alleati decretarono lo smembramento, il disarmo e la smilitarizzazione della Germania: una misura considerata il princi- pale prerequisito per la pace futura. In Polonia si decise l’insedia- mento di un “governo democratico provvisorio”, ma le elezioni furo- no rimandate a dopo la fine della guerra. In Romania e in Bulgaria, Stati sconfitti, vennero allestite Commissioni alleate di controllo (Al-

lied Control Commission – AAC), dominate di fatto dall’URSS, che

avrebbero presieduto alla loro ricostruzione politica ed economica. Per la Jugoslavia, infine, venne approvato l’accordo firmato il 16 giu- gno 1944 fra Tito e il capo del governo monarchico in esilio, Ivan ˇSubaˇsi´c, con la conseguente fusione dei due esecutivi in un nuovo governo a guida comunista e il riconoscimento dell’Armata popolare di liberazione di Jugoslavia come unico esercito nazionale38.

Jalta non significò la divisione del mondo: sottolineò, piuttosto, la volontà degli Alleati di continuare a collaborare anche in presenza di conflitti ideologici e strategici sempre più evidenti sul futuro dell’Eu- ropa. Il Consiglio alleato dei ministri degli Esteri, istituito nel 1945, riuscì dopo un anno e mezzo di lavoro a trovare un accordo sui trat-

tati di pace relativi agli alleati europei della Germania che, compia- cendo i piani sovietici, confermarono sostanzialmente l’assetto territo- riale del 1938. Nessun passo avanti venne fatto sulle due questioni più spinose: la Germania e Berlino rimasero divise in zone d’occupa- zione, mentre Trieste e il suo circondario, contesi fra l’Italia e la Ju- goslavia, vennero denominati “Territorio libero di Trieste” (TLT) e di-

visi in una “Zona A” (affidata a un’amministrazione militare britanni- ca e comprendente il capoluogo giuliano) e una “Zona B”, ammini- strata dallo Stato jugoslavo, che comprendeva la parte nord-occiden- tale dell’Istria con al centro Koper/Capodistria.

3.2.3. RIVOLUZIONE A TAPPE?

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