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Altre funzioni produttive della montagna

LE MONTAGNE ANDINE

3.5. Altre funzioni produttive della montagna

Oltre al carattere produttivo, le aree rurali montane sono da considerare elementi capaci

34 Nella costa risiede il 52.6% della popolazione nazionale secondo le stime dell'INEI al 2014. 35 Annuario Statistico CEPAL, 2010.

di contribuire in maniera rilevante al mantenimento della diversità culturale, naturale e ambientale del territorio. Le montagne possono essere utilizzate secondo modelli di sviluppo diversificati garantendo al contempo le funzioni produttive e consentendo un uso plurimo delle risorse naturali e territoriali. Infatti è possibile osservare come la funzione delle aree rurali non si esaurisca nella dipendenza dall'attività agricola, ma possa svolgere una funzione multipla di equilibrio del territorio, di protezione delle risorse che vada ben oltre la semplice garanzia di una base di produzione alimentare. È possibile osservare come storicamente lo sviluppo delle aree montane sia stato sinonimo di una molteplicità di tendenze, di combinazioni e uso di fattori che influirono in modo rilevante sull'assetto territoriale. Le montagne svolgono molte altre funzioni che si cercherà di delineare nei seguenti paragrafi.

 Appare opportuno ricordare come, per la loro originalità, i paesaggi culturali peruviani costituiscono una forte immagine dell'identità locale e regionale, una testimonianza della storia e un'espressione dell'interazione tra l'uomo e la natura. Di fondamentale interesse perciò risulta la promozione di metodi di coltura tradizionali, della valorizzazione turistica e dei rimboschimenti che possono rappresentare potenziali alternative all'abbandono o al rischio di omogenizzazione e di perdita della diversità biologica.

 Le montagne sono una fonte importante di acqua, energia e diversità biologica. Sono inoltre una fonte di risorse chiave come i minerali, i prodotti forestali, i prodotti agricoli e di ricreazione. È un importante ecosistema che rappresenta complesse e interdipendenti ecologie per il pianeta, gli ambienti montani sono essenziali per la sopravvivenza dell'ecosistema globale, come dichiara al capitolo 13 di Agenda 21.

Le montagne generalmente sono considerate “bad lands”, aree marginali e inadatte per l'agricoltura nella maggior parte dei paesi. Tuttavia, l'agricoltura pluviale costituisce circa l'83% dell'agricoltura globale, ma questa percentuale sale a quasi il 100% se si considera gli agricoltori con scarse risorse nelle regioni montane. Le montagne sono responsabili per il rifornimento e la distribuzione dell'acqua e di sedimenti nelle pianure. I profili di suolo fertili e profondi nelle pianure e valli sono di solito formate a scapito dei suoli erosi delle montagne, che lasciando dietro di sé i caratteristici suoli erosi superficiali. L'acqua nelle aree montane37 è importante non solo per le esigenze delle colture, ma anche come agente termoregolatore; la presenza di corpi idrici influenza la distribuzione spaziale delle temperature soprattutto nelle zone di montagna.

 L'attività zootecnica nazionale ha subito notevoli mutamenti negli ultimi decenni. Gli allevamenti bovini, ovini e camelidi sono i più rappresentativi per l'economia, le aree adibite a pascoli sono aumentate a scapito delle aree agricole assieme ad una progressiva concentrazione e specializzazione in alcune regioni del paese (nelle zone suni e puna delle Regioni Cajamarca e Puno).

Si registra una aumento del numero di capi bovini e camelidi (12.8% e 50.2%38 rispettivamente). L'incremento delle dimensioni degli allevamenti si verifica

37 Si veda anche il Capitolo VIII. 38 In Cenagro, 2012.

anche nelle zone collinari e pianeggianti dove l'adattamento di alcuni tipi di bestiame possono raggiungere produzioni di pregio.

Nonostante la crescita degli allevamenti nelle regioni indicate, in altre zone montane sussistono allevamenti di tipo “famigliare”, la sierra concentra il 90% dell'allevamento di questa tipologia rispetto alle zone di pianura con il 10% degli allevamenti “industriali” delle dimensioni medio-grandi.

Anche per quanto riguarda gli allevamenti ovini e camelidi, in generale si è assistito ad una riduzione del numero di aziende zootecniche e ad un aumento invece della dimensione con un incremento del numero di capi per azienda. In conclusione dai dati disponibili si evince che è in atto un forte processo di trasformazione del settore primario che nelle zone pianeggianti sta portando allo sviluppo di un'agricoltura e di un allevamento sempre più intensivo, tecnologicamente avanzato, capace di competere con altre realtà territoriali.

 La copertura boscosa della maggior parte dei versanti delle montagne andine non è nativa, ad esso è stato sostituito varietà alloctone come l'eucalipto ampliamenti utilizzato anche a fini commerciali.

I benefici quali: regolare il flusso dell'acqua piovana, gestire l'erosione del suolo, migliorare i nutrienti del suolo, ritenere sedimenti nel terreno, stabilizzare lo scorrimento idrico, stabilizzare il terreno, fissare l'anidride carbonica, regolare il ciclo delle acque, migliorare la qualità del paesaggio; nonché l'offerta di aree turistiche e ricreative, rifugio e/o ambito di riproduzione di specie animali oltre alla produzione di legname, funghi, erbe medicinali e aromatiche, foraggi, etc. sono tutti ampiamente riconosciuti. Gli effetti ecologici negativi delle monocolture di pini e di eucalipti sono numerosi, soprattutto l'eucalipto; oltre a consumare ingenti quantità d'acqua, impedisce l'infiltrazione naturale dell'acqua piovana, emana acidi come la quercetina e il tannino che sono tossine che limitano la crescita di altre piante sotto l'albero; dunque la loro utilità in termini ambientali sono minimi. Il legno dell'eucalipto è considerato una merce che lede il tessuto sociale delle comunità, in questo modo si riduce la manutenzione di quei ecosistemi, viene a mancare la protezione e le forme comuni di possesso e gestione collettiva dei boschi nativi considerati un bene comune.

Lo sviluppo forestale nel paese è molto difficile. Gli ostacoli naturali come l'elevata diversità di specie e i fragili ecosistemi sono caratteristiche di uno sviluppo forestale incipiente; l'estrazione è selettiva e distruttiva e non vi è un'adeguata gestione sostenibile. La riduzione continua della superficie forestale si ripercuote nella continua riduzione dei servizi ambientali e della biodiversità; non esiste un appropriato processo di rimboschimento per lo sfruttamento industriale e la trasformazione; i servizi la cui dimensione economica non è facilmente quantificabile ma che, per evidenza empirica, sono di rilevante impatto sull'ambiente e sulla struttura socio-economica degli abitanti delle montagne. Spesso la gestione di queste risorse come afferma Dourojeanni (2013) sono state accompagnate da amministrazioni deboli, da una legislazione talvolta confusa o inadeguata. I boschi nativi si trovano principalmente nei pendii dell'alta montagna, e il rapporto che si crea fra i due elementi giocano un ruolo chiave nel ciclo dell'acqua.

 Se da un lato i sistemi di produzione agricola contribuiscono a salvaguardare il territorio e l'ambiente, dall'altro contribuiscono a mantenere elevato l'impatto sull'uso di alcune risorse ambientali fondamentali (l'acqua e il suolo). Tuttavia, in un sistema agricolo tradizionale, i sistemi di produzione sono sostenibili e l'impatto provocato si ristabilisce con tecniche adatte a ripristinare una situazione di equilibrio.

Una ricognizione dei caratteri del territorio montano non può prescindere dal riconoscere il complesso rapporto che esiste tra i sistemi produttivi con il sistema delle acque superficiali. Le montagne sono una sorgente fondamentale d'acqua, di energia, di biodiversità, di minerali, di foreste, di produzione agricola e di turismo. Per questo motivo gli ambienti montuosi sono tra gli ecosistemi essenziali per la sopravvivenza del paese sempre più soggetto a gravi alterazioni ambientali.

Le montagne andine hanno un forte legame con l'acqua, sono i luoghi dove nascono i fiumi e le lagune, che permettono di irrigare le valli e i deserti, nelle montagne erano e sono ancora oggi implicite le pratiche di venerazione degli antenati legate ai rituali propiziatori della pioggia, entrambi sono legati da un potente simbolismo mitico-religioso, culturale e sociale39.

 A partire del 2000, nel Perù si inizia una seria riflessione sui caratteri e sulle peculiarità dei paesaggi, da allora è stato introdotto la categoria di paesaggio culturale archeologico all'Art. 2 della Normativa Nazionale per la Ricerca Archeologica, l'anno successivo viene approvato il regolamento della Legge sulle Aree Protette dell'allora INRENA (Instituto de Recursos Naturales) dove si stabilisce la categoria di Riserva Paesaggistica. Nel 2005 si crea l'Ufficio di Paesaggi Culturali. Anche se vi è stato un progresso nella normativa, la legislazione riconosce soltanto la figura di paesaggi culturali intesa come paesaggi archeologici all'interno della categoria dei monumenti archeologici preispanici. Questa concezione limita la comprensione e la gestione del paesaggio come realtà territoriale dinamica su cui vengono proiettate le percezioni, giudizi e diverse aspettative sociali che influenzano le azioni sul territorio.

La complessità dell'insieme, in quanto non è solo la pregevolezza intrinseca dei singoli componenti che deve essere considerato come avviene per i singoli monumenti, ma il loro configurarsi che conferisce a quanto percepito una forma riconoscibile che caratterizza i paesaggi. Manca inoltre una denominazione di valore estetico-culturale, in quanto alla forma monumentale è attribuita una significatività ma non la capacità di evocare un valore estetico e tradizionale rappresentativi dell'identità culturale delle comunità, assumendo che il paesaggio possa essere inteso come un'espressione dinamica ed evolutiva dei processi d'interazione tra sistemi di tipo sociale e ambientale.

Le zone montane nell'ultimo secolo hanno subito un calo della produzione con conseguente abbandono di estese aree produttive. Un presupposto che deve dare il campanello d'allarme e deve fare riflettere sullo stato di salute dell'agricoltura della sierra e sulla necessità di mantenere vitale il tessuto agricolo locale per evitare non

soltanto il degrado ambientale e l'aumento del rischio idrogeologico nelle zone andine ma soprattutto per garantire la sopravvivenza di milioni di persone che abitano queste regioni.

Nelle zone montane e collinari si assiste ad una stagnazione della produzione, in numerose zone vi è un progressivo abbandono delle attività agricole.

Entrambi le attività primarie: agricoltura e allevamento devono essere attentamente valutate per impostare politiche di supporto alla concorrenzialità delle unità agricole da un lato e dall'altro per valorizzarne la funzione di tutela, di salvaguardia del territorio e di mantenimento del tessuto sociale tradizionale nelle zone svantaggiate dal punto di vista economico, ma importanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Nel complesso, le attività agricole e l'allevamento sono tutte realtà economiche locali del settore primario e ricoprono una notevole rilevanza.

Spunti di riflessione

Dal punto di vista geografico, il territorio andino è uno dei più inospitali per l'uomo, vi sono zone desertiche, altopiani secchi, umidi e freddi. Il clima è molto variabile e influenza in modo decisivo la vita delle persone, in molte regioni sono frequenti periodi di siccità, gelate, grandinate, piogge eccessive o scarse. Nonostante le condizioni d'instabilità climatiche, le comunità hanno sviluppato sin da tempi remoti, modelli di controllo della produzione, delle risorse e degli ecosistemi. Le valli interandine sono idonee allo sviluppo dell'agricoltura, in esse si producono numerose varietà di colture, tuttavia, la geografia non è uniforme e la presenza di più zone ecologiche introduce un fattore di complementarietà verticale, che integra la produzione (economica e sociale) nelle diverse nicchie ecologiche. Questi fattori hanno indotto la popolazione alto-adina ad un utilizzo efficiente delle risorse tanto scarse quanto indispensabili per la propria sussistenza.

Le Ande svolgono anche un ruolo vitale nell'economia del paese, in quanto rappresentano una quota significativa del PIL e offrono ampie zone agricole, risorse minerali e idriche per l'agricoltura, l'energia idroelettrica, l'uso domestico. Le montagne andine garantiscono con le sue risorse il sostentamento di milioni di persone, tuttavia le comunità indigene che vivono in questa regione subiscono notevoli pressioni dovute a numerosi fattori, quali il disboscamento illegale, l'inquinamento, lo spostamento delle coltivazioni in aree di difficile accesso, la presenza dell'industria estrattiva non sostenibile, l'invasione di specie esotiche, la perdita d'acqua e della biodiversità, tali pressioni sono una seria minaccia alla conservazione delle conoscenze e delle culture tradizionali. Poiché le conoscenze sul territorio hanno creato un terreno fertile per l'innovazione nella governance locale, esse possono fornire anche uno sfondo per le politiche locali e regionali, un sistema integrato per affrontare le questioni relative allo sviluppo sostenibile delle regioni montane.

CAPITOLO IV