LE CONOSCENZE TRADIZIONAL
5.4. Tema ambientale
5.4.1. Le conoscenza dell'ambiente
Gli ultimi due decenni sono stati segnati da una serie di preoccupazioni sullo stato del pianeta: inquinamento, degrado ed esaurimento delle risorse naturali, uniti al cambiamento climatico globale, costituiscono un chiaro segnale di pericolo e di rischio per le generazioni future. Occorre dunque intervenire con urgenza su questi problemi,
per la sopravvivenza della specie, che dipende dalla capacità di mantenere la resilienza della biosfera e di sviluppare e promuovere sistemi di conoscenze per aumentare le capacità di adattamento al cambiamento.
Le conoscenze tradizionali possono rappresentare oggi un efficace esempio di interazione fra uomo e ambiente, attraverso le quali è possibile migliorare l'utilizzo delle risorse senza portarle all'esaurimento; esse suggeriscono efficaci modalità d'adattamento ai cambiamenti climatici garantendo una produzione sufficiente, una sicurezza e una sovranità alimentare, ma anche mantenendo paesaggi in grado di esprimere l'identità culturale delle popolazioni locali.
In questo capitolo, i casi di studio mostreranno l'esistenza di una varietà di pratiche locali che possono costituire validi strumenti per affrontare i problemi del cambiamento climatico, la gestione dell'ecosistema, la biodiversità. Su questi aspetti verranno impostati i risultati del lavoro.
L'ambiente e il clima
Il clima è senza dubbio la principale fonte di rischio per il settore agricolo. Variabili climatiche come temperatura, pressione atmosferica, radiazione solare, velocità del vento, strutturano e influenzano lo sviluppo degli ecosistemi. Nei climi di montagna l'aumento dell'altitudine è accompagnata da una diminuzione della temperatura dell'aria e dell'umidità, oltre che dell'aumento della velocità del vento, della turbolenza e della radiazione solare. Questi fattori climatici connessi all'altitudine, alla copertura vegetale alla topografia producono condizioni meteorologiche complesse che si esprimono in una serie di microclimi anche a brevi distanze tra loro. Tale comportamento ha generato scenari climatici con caratteristiche proprie.
La zona delle Ande, anche per la sua configurazione biogeografica estremamente complessa ed eterogenea ha rappresentato la culla di numerose civiltà che in condizioni climatiche e topografiche avverse sono riuscite a sviluppare preziose conoscenze e tecnologie di adattamento che hanno permesso loro di gestire diversi ecosistemi, producendo alimenti e soddisfacendo i loro bisogni fondamentali.
In questo studio sono stati identificati alcuni aspetti fondamentali del processo di adattamento dei gruppi umani risultato da molteplici interazioni tra l'uomo, la società e la natura. Si evidenziano i processi sociali di adattamento e di occupazione, di relazioni di controllo e di dominio politico-amministrativo sul territorio e il loro impatto sull'ambiente sul quale anche l'aspetto culturale ha forti implicazioni, derivanti dall'interazione tra società e natura in un territorio specifico.
Le forme di vita nelle Ande possono essere spiegate ricorrendo al concetto di razionalità ambientale108, perché ci si riferisce a un insieme di valori o di principi
volti a conseguire un obiettivo ambientale positivo. In questo senso, il processo di adattamento è il risultato di un sistema di interazione tra società e natura, l'antitesi conduce alla soglia dell'irrazionalità, cioè determina uno squilibrio nel sistema di interazione tra questi componenti. La razionalità ambientale è la
108 Nella società andina la natura non viene considerata all'interno della razionalità economica. La ricerca della razionalità ambientale ha come obiettivo quello di determinare quegli elementi che possono costituire la base
visione olistica del mondo andino in cui sono stabilite relazioni d'interazione con la natura in base allo sviluppo di esperienze e conoscenze, di osservazione e di apprendimento in migliaia di anni, attraverso riflessioni, prove ed errori che implicano un processo continuo di antropizzazione del territorio occupato.
Le società andine svilupparono sin dal passato una conoscenza dettagliata della struttura, della composizione e del funzionamento degli ecosistemi: la biodiversità, i microclimi e i componenti naturali fisici hanno permesso di sviluppare una cultura agro-centrica109 che, modificando il territorio con
l'obiettivo di domesticare piante e animali, ha alterato il comportamento micro- climatico degli ecosistemi complessi.
Per esempio la costruzione su interi versanti montuosi di aree terrazzate, così come la conversione dell'altopiano in area produttiva attraverso complessi sistemi d'irrigazione rappresentano alcuni degli adattamento attuati dalle popolazioni andine per affrontare la scarsità di terre coltivabili. Questi interventi hanno trasformato una topografia difficile e complessa per garantire una sicurezza territoriale e alimentare di una popolazione in crescita.
Gli indicatori astronomici e meteorologici
Va ricordato che il clima della regione andina nelle zone ecologiche quechua (2500-3500) ma soprattutto suni e puna (tra 3500-5000 m) è estremamente difficile, sia per la rarefazione dell'aria che per l'altitudine. Forti escursioni termiche avvengono tra giorno e notte110, mentre precipitazioni e venti sono in
costante fluttuazione sia mensili che annuali. Queste condizioni, come mette in luce Brack (1986) sono fattori importanti per l'ecologia della flora e della fauna, che richiedono adattamenti morfologici e fisiologici molto specifici111.
Molti studiosi concordano sull'inaffidabilità degli indicatori biologici, oggi sulle previsioni climatiche, poiché i bioindicatori utilizzati storicamente dai contadini sembrano non restituire più risultati coerenti. Tuttavia la società andina sa identificare ancora molti segnali nell'osservazione delle piante e degli animali. Tra le più importanti piante selvatiche per prevedere il tempo vi è il sancayo112
(Corryocactus brevistylus). Claverias (1990) in uno studio sulle comunità dell'altopiano del Titicaca ha riscontrato nelle conoscenze dei contadini che la prima fioritura di questa pianta avviene tra i mesi di giugno e luglio. I contadini prevedono un anno buono per la raccolta delle patate quando la fioritura di questa pianta è abbondante nel mese di agosto.
La fioritura anticipata o ritardata di altre piante indicherebbe la necessità di seminare prima o dopo il periodo “normale” per la semina. Questi indicatori inoltre segnalano la presenza di siccità, gelate, intense o scarse precipitazioni. Ad esempio la fioritura della wirwina (Verbena litoralis) nel mese di novembre è
109 La prospettiva agrocéntrica andina fu proposta da Grillo e Rengifo (1990). Questo concetto offre un punto di partenza, quello della chacra (“appezzamento”) nella costruzione di un paesaggio carico di significati, di relazioni simboliche e sociali che ricostruiscono la storia in senso produttivo. Le attività umane sarebbero coinvolte in un mondo vivente dove le persone allevano e si prendono cura di ciò che le circonda.
110 Le escursioni termiche possono oscillare tra i 25-35°C.
111A riguardo Brack (1986) ha descritto alcuni esempi di uccelli che scelgono sia le dimensioni che i luoghi per la nidificazione, in collina o tra i pascoli, oltre ad avere tassi di natalità più bassi rispetto agli stessi animali o piante adattati ad altre regioni ecologiche.
indicatore di un anno di precipitazioni (tra gennaio e marzo) appropriate per le colture. Osservando il processo vegetativo delle piante per specie e varietà, e registrando l'azione del clima sulle piante, i contadini decidono se coltivare in un terreno pianeggiante oppure sul versante per proteggere le colture dalle gelate. I fito-indicatori naturali per i contadini sono numerosi, e dipendono dalla regione ecologica in cui risiedono e del tipo di flora presente. Claverias, (1990) ha rilevato come gli anziani di Puno osservino meno questi indicatori perché impegnati in altri compiti quali la cura di piccoli animali, la cura dei bambini, lavori meno impegnativi, o semplicemente perché non lavorano più nei campi o hanno problemi di vista; i giovani, di converso non sono più esercitati a compiere tali osservazioni, ciò implica una perdita della trasmissione generazionale delle conoscenze.
Il comportamento degli uccelli selvatici sono un altro gruppo di zoo-indicatori fondamentali per i contadini andini. Nell'altopiano peruviano-boliviano, gli uccelli che popolano i fiumi e il lago sono molteplici: totorelo, incacocha, pano, uslli, huacana etc. Secondo gli studi biologici dell'Università di Puno nel lago vi sarebbero 42 specie di uccelli. Alcuni sono uccelli migratori, ma la maggior parte abitano il lago. Una difficoltà per identificare gli uccelli sono i nomi, che variano in base alla comunità di appartenenza e alla lingua parlata (aymara o quechua).
Secondo gli agricoltori si determina cosa e quando seminare in base al comportamento di diversi animali quali gli uccelli, alcuni mammiferi, i rospi, le lucertole, alcune varietà di pesci, di ragni etc. Il comportamento degli uccelli è legato a pratiche rituali: nella festa della Natività si fa alzare in volo un'uccello, se esso vola verso il lago ciò indica un anno buono, se il volo invece è verso la montagna sarà un anno di cattivo raccolto (Claverias, 1990). I contadini conoscono il ciclo di vita dei volatili, il loro comportamento, la dinamica degli esseri viventi e il loro rapporto con i fenomeni meteorologici.
L'ecologia si pone dei quesiti sulla validità predittiva delle conoscenze dei contadini, e sull'esistenza o meno di basi oggettive che garantiscono un grado di validità. Si tratta di metodo empirico valido che permette di verificare le conoscenze degli agricoltori sul comportamento di animali e piante. Pur con un certo grado di errore (secondo alcuni studi comparativi) può rappresentare una dimensione di base per prevedere fenomeni legati al cambiamento climatico e ai suoi effetti sulla produzione. Le piante e gli animali nel corso di milioni di anni hanno subito grandi variazioni di habitat sulla terra, sono riusciti a sopravvivere al cambiamento e si sono adattati alle mutate condizioni ambientali. Perciò le popolazioni di tutte le specie viventi hanno delle proprietà che consentono di adattarsi a diversi ambienti: il potenziale biotico, la resistenza ambientale, i modelli di crescita (che generano la densità e la crescita della popolazione di piante e animali), la capacità di carico, i modelli di nascita e mortalità, la fertilità, etc. I cambiamenti nel comportamento di queste proprietà di piante e animali, rappresentano la base naturale e oggettiva che gli agricoltori utilizzano per le previsioni del tempo. Per esempio la comparsa o la scomparsa, il ritardo o l'anticipo di alcuni fenomeni vegetativi vengono utilizzati per definire la modalità agricola da attuare: anticipare, ritardare o seminare regolarmente, il tipo di coltura che darebbe maggiori rese, i tipi di parassiti e malattie che
colpirebbero ciascuna delle specie coltivate, la determinazione delle aree di produzione che dovrebbero avere priorità per la semina (terreni irrigui o terreni lasciati a maggese).
I contadini della sierra osservano anche i fenomeni astronomici. Le conoscenze tradizionali integrano l'osservazione e l'interpretazione del cielo alla prassi produttiva. L'osservazione della luminosità delle costellazioni, di quando compaiono o scompaiono, di come si muovono, così come di quelle dei movimenti della luna, della Croce del Sud e delle comete sono utilizzate per prevedere gli eventi legati al clima e vi attribuiscono significato simbolico e pratico.
Un contadino del Parco della Patata commenta che “molte conoscenze astronomiche sono andate perse nel cammino; una volta la decisione della semina si faceva seguendo le stelle, quando la luna stava calando era ora di seminare ciò che si produceva sotto terra, e quando la luna era crescente ciò che dava frutti sulla superficie. Oggi con i cambiamenti climatici non è più possibile farlo”.
Allo stesso modo la direzione, la velocità e la temperatura dei venti, in alcuni mesi e giorni dell'anno fanno presagire la siccità, le gelate o le piogge. La presenza di nebbia (tra maggio e giugno), ad esempio indica un anno di buoni raccolti. Il 24 giugno è una data chiave nell'osservazione delle montagne, considerate divinità custodi delle comunità, vengono osservati anche i solstizi di inverno e d'estate e gli equinozi.
Il transito del sole, la luna, le stelle e le costellazioni nonché i movimenti delle stelle, la luminosità o le nubi di polvere interstellare (Urton, 1978) sono registrati in dettaglio dagli osservatori e correlati ad eventi climatici, agronomici, biologici, produttivi e rituali. Le osservazioni dei corpi celesti variano secondo la posizione latitudinale dell'osservatore e permettono ai contadini di registrare il tempo perché il movimento delle stelle dà luogo a calendari astronomici, i quali sono associati al regime delle precipitazioni e di altri corpi idrici, le fasi agricole e di allevamento, i vari fenomeni biologici come la fioritura e la fruttificazione delle piante, i cicli di vita degli animali. Il calendario astronomico si inserisce poi in quello rituale.
Si riscontrano anche conoscenze sui tipi di nuvole e dei venti, dei periodi di pioggia, dei cicloni e di altri eventi catastrofici. I cicli lunari sono di vitale importanza per la crescita delle piante, questi eventi evidenziano il rapporto che esiste tra clima il locale e/o regionale e l'agricoltura.
Come detto precedentemente nelle Ande il clima è determinato da variazioni temporali delle precipitazioni, piuttosto che da variazioni termiche stagionali. Il gradiente termico, ovvero la diminuzione della temperatura in funzione dell'altitudine determina lo scaglionamento ecologico. La tradizionale conoscenza dell'ambiente è quindi uno degli elementi che gli agricoltori utilizzano per il processo decisionale nelle attività agricole, principalmente per ridurre al minimo i rischi e ottimizzare le risorse esistenti.
Le conoscenze geofisiche
Le conoscenze geofisiche svolgono un ruolo rilevante nel registro del tempo e della progettazione di gran parte delle pratiche produttive, definiscono
importanti eventi climatici e meteorologici associati a diverse stagioni, spesso articolati in calendari astronomici.
Nelle valli interandine le conoscenze sulla protezione del suolo contro l'erosione e l'attenuazione degli effetti dei fenomeni naturali (forti precipitazioni, gelate) ha spinto alla realizzazione di tecniche locali per la costruzione di terrazze e argini. I punti comuni di tali strategie tradizionale per la manipolazione della terra includono la protezione del suolo contro l'erosione, il controllo della salinizzazione, il mantenimento dell'umidità dello strato coltivabile e l'uso di canali per il deflusso delle acque.
Una distinzione importante riguarda anche il paesaggio (riferibile al rilievo e alle strutture geomorfologiche), le risorse idriche, i tipi di minerali e i tipi di suolo, sono tutti elementi che costituiscono le conoscenze contadine relative all'idrosfera e alla litosfera, alla gestione del suolo e dell'acqua che varia base alle condizioni ambientali di ogni zona ecologica.
In molte delle diverse conoscenze locali il suolo è significativo dal punto di vista agroecologico. Nel complesso il successo agricolo sembra dipendere infatti da questa conoscenza. La gestione agricola andina è basata sul riconoscimento di alcuni attributi edafici del terreno: colore, quantità di materia organica, consistenza, pietrosità, densità, umidità del suolo, struttura, capacità di ritenzione idrica.
I suoli sono classificati e denominati in funzione delle caratteristiche sopra descritte, che rappresentano attributi utilizzabili per valutare il terreno in relazione al suo potenziale agricolo. Diversamente dalle classifiche botaniche e zootecniche quelle edafiche hanno parametri, anche se empirici, significativi per determinare il pH del suolo, l'umidità etc. ai fini di definire la scelta delle colture da seminare in base alla fertilità del suolo. In questo senso più nera è la terra, più fertile sarà il terreno; i terreni argillosi sono considerati “buoni” perché l'argilla ha una buona capacità di ritenzione idrica, la sua struttura è morbida e consente di mantenere le piante in ambienti umido, inoltre conferisce a questi terreni poca permeabilità e difficile drenaggio, proprietà di importanza fondamentale nella sierra durante la stagioni secca dove la disponibilità idrica è un fattore limitante. 5.4.2. Il cambiamento climatico
Il cambiamento climatico rappresenta una delle più importanti minacce per l'agricoltura sostenibile nelle Ande. Le tendenze e i pronostici dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dimostrano come gli eventi climatici estremi e avversi del cambiamento climatico stiano esacerbando in portata e frequenza e siano una minaccia grave alla produzione. Tali eventi aumenteranno in maniera sostanziale e richiedono, per affrontarli, una conversione nell'uso del suolo, nei sistemi di produzione e nei sistemi idrici.
Le variabili climatiche considerate “variabili guida” (temperatura, precipitazioni, radiazione solare pressione atmosferica, velocità del vento) influenzano nella formazione degli ecosistemi. Queste variabili sono irregolari nella regione andina anche in anni considerati “normali”. Le Ande sono particolarmente minacciate dall'aumento della temperatura, dall'alterazione nella stagionalità delle precipitazioni (in riduzione e
in incrementi), tutto ciò incide sulla fase di crescita delle piante, sulla perdita degli habitat, sui tempi per la semina o per il raccolto con conseguente aumento della vulnerabilità ed esposizione al rischio della produzione agricola.
Il cambiamento climatico ha alterato la distribuzione geografica delle specie di animali e piante. L'aumento della temperatura e dell'umidità hanno prodotto una maggiore diffusione di vettori infettivi che riguardano alcune malattie della fauna selvatica. Il riscaldamento globale rischia quindi di rendere l'agricoltura nelle valli interandine e negli altopiani ancora più marginale, come accade già in diverse comunità. Questi effetti e gli impatti del cambiamento climatico sugli ecosistemi montani delle Ande sono molto preoccupanti a causa delle conseguenze che avrebbero sulle popolazioni che dipendono dalle proprie risorse. Josse et al. (2009 in Herzog et al. 2012) hanno stimato che circa 40 milioni di persone trovano sostentamento negli ecosistemi andini.
I ghiacciai delle Ande svolgono un ruolo chiave nel sistema idrologico, sia per attenuare gli effetti dei fenomeni naturali sia come serbatoi e fonte di acqua dolce. Il disgelo causato dall'aumento della temperatura di circa +0.7°C (Vuille et al. 2000 in Vuille, 2013), permette di capire l'impatto del ritiro dei ghiacciai113 e della variabilità del clima
estremo (forti piogge, siccità, grandine, gelate, etc.).
Parte di questi effetti sono associati al fenomeno di El Niño114, che provoca eventi
estremi sul clima nelle terre alte. Le conseguenze hanno impatti sociali ed economici che interessano i gruppi di popolazione più vulnerabili ed economicamente più deboli, la cui sopravvivenza è a rischio poiché le comunità rurali vivono di agricoltura. Il cambiamento nel regime idrico sta dislocando le aree di produzione, alterando i modelli di coltivazione alimentare e di insediamento umano; i cambiamenti nel calendario agricolo (semina, raccolto, etc.) sono indicatori di come gli agricoltori si stanno adattando alle nuove condizioni climatiche.
I contadini delle aree di studio dichiarano che gli eventi climatici sono diventati più imprevedibili e severi. Le piogge si presentano a cicli brevi, cominciano più tardi del solito e quando si presentano sono più fitte ma di breve durata, e ciò non permette al terreno di assorbire adeguatamente l'umidità, ma facilita invece il trasporto di elementi organici (terra e sedimenti) erodendo così la superficie.
Con l'aumento della temperatura il pascolo ha guadagnato quasi 300 m di altitudine negli ultimi 50 anni, il raccolto delle patate ha raggiunto un record di altitudine nel mondo, oltre 4500 m. La preoccupazione dei contadini cresce sempre di più in quanto le zone di pascolo tra qualche anno competeranno con i sistemi di allevamento ad alta quota (De Hann, 2009) inoltre l'area delle specie animali adatte al clima più freddo si vedranno ridotte. Anche se l'espansione dell'agricoltura verso zone più elevate sia una strategia per affrontare il cambiamento climatico, le conseguenze negative per le montagne, la biodiversità e gli ecosistemi vengono compromesse.
Le Ande peruviane sono un luogo ideale per rivalutare le conoscenze delle comunità quechua e aymara per affrontare il cambiamento climatico, esse costituiscono delle
potenzialità e una fonte di informazione molto importante che possono integrare
113La più grande distesa di ghiacciai tropicali si trova nelle Ande peruviane, in particolare nella Cordigliera Blanca, che è la catena montuosa con maggiore densità di ghiacciai nel mondo. Dal 1970 fino al 2003, 722 ghiacciai della Cordigliera Blanca sono diminuiti del 22,4% del loro volume (Racoviteanu et al. 2008 in Viulle, 2013).
114Le culture insediate nelle montagne tropicali delle Ande hanno sopportato per molti secoli ricorrenti eventi climatici. El Niño è uno degli eventi che colpì l'ordine di alcune civiltà (Fagan, 1999 in Baer e Singer, 2014) o è in rapporto alla caduta o ascesa di popoli come i Tiahuanaco (Kolata et al., 1997).
l'informazione scientifica e tecnologica moderna offrendo soluzioni innovative per contratare il problema del cambiamento.
Il significato e l'importanza delle conoscenze tradizionali è oggi accettato da alcuni membri dellla comunità scientifica internazionale, come si apprende dal loro riconoscimento nelle principali convenzioni internazionali: la Convenzione sulla diversità biologica del 1992 (CBD), la Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione del 1994 (UNCCD) e la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992 (UNFCCC).
Le esortazioni degli esperti nell'affrontare la sfida del cambiamento climatico induce all'adozione di misure per l'adattamento che vanno dalle opzioni tecnologiche al miglioramento delle pratiche agricole. Gli agricoltori delle Ande hanno già adottato tali misure da quando hanno osservato i primi indizi di mutamento, adoperandosi nella rotazione delle coltivazioni per utilizzare nel modo migliore l'acqua disponibile, regolando le date della semina secondo la temperatura e l'andamento delle piogge,