LE CONOSCENZE TRADIZIONAL
5.6. Tema produttivo
5.6.1. Le conoscenze agronomiche
Un aspetto importante delle conoscenze agronomiche è la gestione delle colture per ottimizzare i processi di semina e di raccolto, le modalità specifiche di conservazione e di fertilizzazione del suolo, le varietà da coltivare e le tecnologie disponibili. In questo senso, i meccanismi che regolano la fertilità del terreno nella zona andina sono modulati da variabili quali i gradiente climatico, altimetrico, edafico, dalla topografia, dall'intensità colturale etc.
Viene praticata la rotazione e l'associazione colturale, meccanismi il cui obiettivo è quello di imitare la natura in termini di diversificazione delle specie vegetali. Nella maggior parte dei sistemi agricoli entrambe le pratiche si combinano per garantire la biodiversità nello spazio e nel tempo. In generale le associazioni e le rotazioni comprendono colture non permanenti.
La maggior parte degli agricoltori coltiva 12-15 appezzamenti regolarmente e altri a rotazione. Tra agricoltori ci si scambia gli appezzamenti, seguendo schemi complessi che a volte comprendono intere comunità; è il caso del Parco della Patata. Tali appezzamenti si trovano dispersi nei vari piani ecologici che i contadini conoscono bene e adoperano per coltivare varietà di prodotti, la maggior parte degli agricoltori lavora nei propri appezzamenti 30-40 colture, alcuni possono averne anche 100 grazie a uno scambio socialmente regolato.
La distribuzione delle colture nei terreni origina una estrema eterogeneità, alcuni campi hanno soltanto una coltura, altri di più, a volte in forma alternata nei filari del terreno stesso, non di rado si trovano, in piccoli appezzamenti di 20-25m2, 30-40 cultivar
diversi. Questa eterogeneità comporta una continua sperimentazione non solo per evitare dei rischi ma soprattutto per creare nuove varietà; senza dubbio ciò favorisce l'ibridazione e l'incrocio tra diverse colture.
La rotazione delle colture
È una pratica utilizzata da tutti gli agricoltori nelle valli interandine e negli altopiani. Essa garantisce il regolare rinnovamento del terreno nel tempo, controlla l'erosione, mantiene la produttività e favorisce la germinazione, la crescita e lo sviluppo della pianta. Le rotazioni sono molteplici e ogni contadino decide quale sequenza di colture seguire in base a diversi fattori: disponibilità di terreno, disponibilità di acqua, esigenze edafiche (pH, nutrienti necessari), resistenza ai parassiti, topografia del terreno (se in pendenza, se è terrazzato, se è pianeggiante, se è sull'altopiano), necessità alimentari, o fattori economicamente giustificabili.
La rotazione non è mai ripetuta dalla medesima specie, salvo casi particolari, la lavorazione e la preparazione dei terreni avvengono in periodi sempre diversi tra di loro. La variazione delle colture sullo stesso terreno ha un effetto inibitorio sul ciclo di vita di molti patogeni, così le malattie specifiche di ogni pianta non trovano ospiti a loro soddisfacenti nel periodo successivo, inoltre consente la diversificazione dei rischi di produzione, traendo vantaggi agronomici ed economici.
necessari a migliorare il terreno che può essere integrato con un piano di concimazione. La corretta progettazione di un piano di rotazione permette di soddisfare i requisiti del suolo, il ciclo compensa infatti di micro e macronutrienti il terreno; diversamente da come avviene per la monocoltura, che genera importanti squilibri fisico-chimici sulla natura del suolo, contribuisce ad una maggiore aerazione, alle capacità di infiltrazione dell'acqua e alla ritenzione dell'umidità. Altri vantaggi derivati dalla rotazione delle colture sono: l'arresto del ciclo di infestanti, parassiti e malattie, la riduzione dei rischi climatici e di mercato, la distribuzione uniforme del reddito e delle spese sociali, la razionalizzazione nell'uso delle risorse umane.
La rotazione delle colture nelle comunità di studio comincia invariabilmente con la coltura della patata e poi, in base al gradiente altimetrico della valle si coltivano varietà di mais (secondo le necessità: per cancha, per macinare, per mote, per fare chicha etc.) dal fondovalle alle zone intermedie: frumento, orzo, avena fra i cereali; fave, fagioli, piselli, tarwi fra i legumi; nelle zone intermedie: quinua, kiwicha, cañihua e varietà di patate nelle zone alte. La coltura della patata serve anche ad eliminare e combattere il kikuyo134 (Pennisetum
clandestinum), pianta infestante che danneggia i muri delle terrazze e consuma i nutrienti dei terreni, soprattutto l'azoto.
La patata comune si adatta facilmente ad una vasta gamma di climi e terreni. Viene coltivato da pochi metri sul livello del mare fino ad altitudini che superano i 4500 m. Si tratta di una coltura che richiede suoli fertili, perciò l'uso di fertilizzanti è di vitale importanza per ottenere buone rese e consentire un buono sviluppo nelle prime fasi della crescita. I contadini utilizzano solitamente il letame bovino, ovino e camelido perché fornisce nutrienti per la maturazione dei tuberi. La patata è molto sensibile ai drastici abbassamenti di temperatura e quando si presentano gelate si può perdere l'intera produzione.
La patata amara (Solanum juzepczukii Buk) si coltiva nelle terre più elevate al di sopra dei 3500 m. L'alta concentrazione di glicoalcaloidi non permette il consumo della patata, essa deve essere trasformata attraverso il processo di liofilizzazione in chuño. La patata amara presenta un significativo contenuto di zucchero (da 0,3 a 0,5%) e circa il 12% di amido. Si tratta di un prodotto strategico di elevato impatto per l'alimentazione della popolazione rurale poiché fornisce una notevole percentuale di calorie rispetto ad altri alimenti. Si produce nelle alte e fredde terre della puna, condizione ideale per lo sviluppo della pianta che richiede un fotoperiodo di giornate brevi da 10 a 13 ore di luce al giorno, occorrono precipitazioni di 600-800 mm per la stagione del raccolto, ha un'elevata tolleranza alle basse temperature (-5°C) e resistenza a periodi prolungati di siccità; e per quanto riguarda il suolo predilige terreni argillosi, limosi, franco limosi, franco argillosi, di struttura granulare, ben drenati, profondi, fertili, con alto contenuto di sostanze organiche e il pH leggermente dall'acido al neutro (5,6 a 7) (Canqui e Morales 2009).
La scelta della rotazione per il secondo anno e per i successivi viene determinata in base a diverse necessità, i contadini non seguono uno schema rigido di rotazione. Nell'altopiano, per le caratteristiche climatiche, i contadini seguono
altri sistemi di rotazione, non coltivano mais o cereali che non tollerano il clima secco e rigido della puna, mentre coltivano grani come la quinua, kiwicha o cañihua, tuberi come l'oca e l'olluco. Quasi sempre l'ultima coltura della rotazione è l'orzo prima che il terreno venga lasciato a riposo.
La quinua è una delle colture più importanti coltivate nella regione alto andina, è un alimento base per gli abitanti di questa zona, grazie al suo elevato contenuto di proteine (14-22%), e aminoacidi essenziali come la lisina, la metionina, la leucina, la isoleucina, etc. Essa contiene anche minerali (P, K e Ca) e vitamine (A, B e C). La maggiore diversità genetica della pianta si trova intorno al Lago Titicaca e Poopó. La quinua è una pianta resistente alla siccità, si adatta ad agro- ecosistemi in aree con scarse precipitazioni annuali (da 200 a 300 mm), anche se la varietà di quinua dolce ha un'esigenza di 400 a 800 mm. La varietà reale richiede meno umidità e può tollerare alte concentrazioni di sale, predilige suoli con bassa concentrazioni di argilla, ricchi di azoto, con pH da 6,5 a 8.5. La coltura tollera anche le basse temperature fino -10°C se si mantiene un''umidità relativa adeguata, tollera le gelate ma le rese diminuiscono con i cambiamenti improvvisi di temperatura.
I legumi come la fava, i fagioli, il tarwi, sono anch'essi colture annuali, vengono coltivati in piccole aree e dal punto di vista agricolo sono un'ottima alternativa per la rotazione grazie alla loro funzione di potenziatore del suolo nella fissazione dell'azoto ottenuta dalla simbiosi della radice con batteri del genere Rhizobium. I legumi quindi sono considerati colture di coda nella rotazione. I legumi si possono coltivare fino a 3900 m e sono facilmente adattabili a temperature da 4 a 16 °C, richiedono di precipitazioni comprese tra 550-700 mm e riescono a sopportare basse temperature (fino a -4°C), ma non sopportano forti sbalzi di temperatura. Si possono lavorare in diversi tipi di terreno: argillosi, calcarei, ricchi di fosforo, con un alto contenuto di sostanza organica e pH 7.5, leggermente alcalino.
L'avena è una delle colture più diffuse tra i foraggi. La pianta ha una grande adattabilità a luoghi diversi, e viene coltivata tra i 2500-4200 m. È resistente alla siccità, prospera in terreni diversi con un pH che varia da 5 a 7 (PROSUKO 2002). L'avena è ampiamente utilizzato per il bestiame grazie all'alto contenuto di sostanze nutritive. Questa coltura integra la pastorizia in periodi critici dell'anno e diminuisce il sovraccarico dei pascoli nativi. L'avena ha una vasta gamma di usi come: foraggio verde, paglia, grano, etc.
Gli ortaggi come la cipolla, l'aglio e la carota sono molto utilizzati nella preparazione dei pasti. Tali colture si sono bene adattate alle condizioni ambientali delle Ande potendo sopportare temperature fino -4°C, la temperatura ottimale per un buono sviluppo varia tra 12 e 24°C. Queste colture vengono coltivate sia in aree terrazzate che nei camellones dell'altopiano. Se vi è disponibilità di acqua possono essere coltivate tutto l'anno.
Negli ultimi anni il paesaggio agrario è cambiato con l'incremento della produzione della quinoa per l'esportazione. Nei camellones di Caritamaya nell'altopiano del Titicaca si verifica l'abbandono della rotazione delle colture tradizionali per incrementare la produzione di quinua; nelle valli interandine come a Pomacocha si è intensificata la produzione del grano, nella giusta aspirazione della gente di guadagnare di più con l'aumento della domanda e del
prezzo del grano. Ciò ha consentito di implementare macchinari per ampliare i propri volumi di produzione e di lavorazione, come ha fatto la comunità (di Pomacocha), volumi che possono essere destinati al mercato e garantire un reddito significativo.
In alcune terrazze di uno dei versanti di Ollantaytambo si producono mais tutti gli anni, in queste terrazze non avviene la rotazione di colture perché i terreni sono ben irrigati; nelle terrazze più elevate si possono produrre diverse varietà di mais: del tipo mishpa e altre distinte per colore e grandezza del grano e coltivate per numerosi usi. Nelle terrazze più elevate, alla patata seguono fave, piselli, quinua, zucca, cipolla, aglio, fagiolini, carote in genere con una buona produzione. In questa zona i contadini hanno anche coltivato dei fiori per la commercializzazione ma li hanno abbandonati perché non hanno trovato mercato.
L'associazione delle colture
L'associazione di colture è una pratica alternativa e di basso costo per recuperare la fertilità del suolo. Nelle valli interandine e nell'altopiano, gli agricoltori coltivano in associazione diverse specie nello stesso appezzamento. Si tratta di una convivenza in simbiosi di specie vegetali differenti che beneficiano le une delle altre per il proprio sviluppo e la produzione.
Nell'associazione con le graminacee, i legumi convivono con batteri nitrificanti, questi catturano l'azoto dall'aria e l'immagazzinano in noduli o baccelli che si formano nelle radici. L'azoto è assimilato direttamente dalla graminacea ed essa a sua volta fornisce parte dei suoi carboidrati ai legumi trasformati dopo in zuccheri utili all'alimentazione dei batteri nitrificanti; inoltre costituiscono un ottima fonte di proteine per l'alimentazione del bestiame al termine del raccolto. Nell'associazione di colture si coltivano nello stesso appezzamento filari di almeno due specie: grano-grano (di due varietà diverse), grano-legume, grano- cereale, grano-tubero, grano-grano (di due specie diverse), e a volte più specie grano-legume-tubero, in proporzioni che variano a seconda dell'interesse dell'agricoltore o delle limitazioni di produzione in ogni zona agro-ecologica135.
Le coltivazioni possono essere simultanee oppure prevedere momenti della semina diversi in base alla specie. Nelle aree di studio vengono praticati diversi tipi di associazione di colture in base al tipo di terreno, alla disponibilità e alle condizioni climatiche. Gli agricoltori ritengono sia meglio coltivare in questo modo anche per far meglio fronte ad eventi climatici avversi quali le grandine e le gelate che possono danneggiare il mais e la patata che sono le colture più sensibili. Nell'altopiano le policolture sono praticate a intervalli, per esempio alla semina della quinua si aggiungono quindici giorni dopo la cañihua oppure l'oca. Questa pratica è molto comune e viene eseguito per ottenere due o più raccolti in una normale campagna agricola, ciò rappresenta un'assicurazione contro le calamità: se va perduto un raccolto, un'altra coltura può sopperire alla situazione d’emergenza.
A Laraos le colture alternate prevedono di dividere il terreno in filari orientati in direzione orizzontale e verticale chiamati tauma (si veda figura N°18); questa disposizione del terreno serve soprattutto a far scorrere l'acqua, i solchi sono
corti e alternati in direzione del pendio per evitare ristagni, ma questa modalità di preparazione del terreno, si sfrutta anche per la coltivazione in associazione di specie diverse.
Ad Andamarca un agricoltore commenta: “negli angoli delle terrazze si coltivano 2-3 filari di fave perché c'è più umidità in quella zona, in mezzo al terreno mais o quinoa, sul bordo della terrazza piselli perché la pianta ha bisogno di arrampicarsi all'in giù, nel periodo vegetativo i muri si coprono di verde e assomigliano a un vaso di fiori, ed è molto bello”.
Questo tipo di associazione di colture non mira soltanto a consentire un adeguato sviluppo delle piante e di una maggiore produttività, nel determinare le associazioni viene infatti posta speciale attenzione ai seguenti aspetti: mutualità tra le piante, distanza e caratteristiche radicali delle piante, estetica della struttura e cura del paesaggio.
Figura N°18 Preparazione dei filari nei terrazzamenti di Laros
Lianet Camara, 2012