IL PROCESSO PRODUTTIVO STORICO
4.2. L'agricoltura in epoca coloniale
4.2.1. L'organizzazione socioeconomica coloniale
La diffusione dei mitmaq applicato alla struttura dei gruppi etnici, costituì uno dei più straordinari risultati dell'Impero Inca. All'arrivo degli spagnoli tutte le strutture dello Stato collassarono, le istituzioni regionali, e soprattutto locali, sopravvissero separate dal sistema globale. Numerosi mitmaq tornarono ai luoghi d'origine e gli “arcipelaghi” organizzati dagli Inca scomparvero. Anche se i sistemi di autosussistenza e “complementarietà verticale” continuarono ad applicarsi a livello dei gruppi etnici, la società andina precipitò in un profondo processo di frammentazione. Gli spagnoli divisero la terra in appezzamenti, le encomiendas tra i diversi beneficiari, introducendo nuovi tributi, la moneta e l'economia di mercato. Gli sconvolgimenti e l'impatto del nuovo sistema economico furono deleteri e le conseguenze drastiche. Lo scambio di prodotti tra regioni climatiche dipendeva dal controllo dei microhabitat situati a diverse altitudini. In contrapposizione a questa rete commerciale gli spagnoli imposero i loro criteri associati all'urbanizzazione in villaggi e al prelievo fiscale in beni di consumo. Questi criteri ricevettero un impulso decisivo col viceré Francisco de Toledo (1569- 1581) che impose, per esempio, che 16000 indigeni del Contisuyu fossero trasferiti da 445 villaggi e concentrati in 45 reducciones, oppure che 21000 indigeni di Cusco, dispersi in 309 insediamenti, fossero insediati in 40 reducciones (Morse, 1990).
I conquistatori trasferirono nei popoli assoggettati forme di organizzazione politica e sociale, simili al sistema feudale della madrepatria.
L'encomienda
L'encomienda fu introdotta in America dal 1503. Sebbene il termine nasconda delle realtà molto diverse, sostanzialmente è da intendersi come la cessione di una comunità o gruppo indigeno da parte delle autorità spagnole ad un notabile spagnolo, con diritto di riscuotere le tasse dagli indigeni in quanto sudditi del Re. Una vera e propria ripartizione di terre tra conquistatori e coloni spagnoli, come bottino per l'avvenuta conquista; l'encomienda fu l'istituzione economica, sociale e religiosa, nella prima fase coloniale.
Dall'encomienda prese avvio sia il potere politico che economico sulle terre, poiché la ricchezza e il prestigio sociale di un encomendero57 era dato dal
numero di indigeni sotto la sua tutela.
In questo contesto, l'indigeno conservava i legami con il proprio popolo e con il
56 Funzionario reale, esercitava funzioni governative, amministrative, fiscali, di giustizia, di polizia etc. a capo di una giurisdizione municipale o corregimiento.
gruppo di appartenenza, stabilendo con l'encomendero un rapporto temporale in termini di lavoro stagionale senza alcun compenso. L'encomienda divenne la più grande ricompensa per gli armigeri nei primi 25 anni successivi alla conquista, conferendo ai beneficiari il diritto a riscuotere tributi e assoggettare gli indigeni al lavoro gratuito.
Il repartimiento58 divenne il principale e duraturo meccanismo di coercizione sui
popoli indigeni, un sistema di lavoro obbligatorio a beneficio dei membri della casta spagnola; per un misero compenso si costringevano i nativi a lavorare stagionalmente in case o haciendas salvo poi tornare obbligatoriamente al lavoro nelle proprie reducciones per assolvere ai doveri tributari imposti dai poteri locali e imperiali.
Lo scoramento indigeno si manifestò con l'inerzia e la trascuratezza nell'esecuzione del lavoro coatto di pubblica utilità, in particolar modo delle opere irrigue. Di qui ne consegue l'abbandono della produzione di beni essenziali per le popolazioni locali, condizione che accelerò il completo assoggettamento alle modalità di produzione europee.
Al reclutamento della forza lavoro seguì la concentrazione della terra in mano agli encomenderos. La variabile demografica si presenta quindi condizionata, dipendente dai nuovi concetti produttivi nel corso del XVI secolo e finisce col condizionare il processo di produzione feudale durante il XVII secolo (Carmagnani, 1975).
Il potere degli encomenderos non consisteva unicamente nel diritto di ricevere grandi quantità di tributi. In teoria non godevano di alcuna giurisdizione civile o penale, di fatto però essi disponevano dell'indiscusso potere sugli indigeni, potendogli chiedere qualsiasi servigio tramite i loro caciques59. Felipe Guamán
Poma de Ayala, il maggiore cronista indigeno che aveva sperimentato la sofferenza al servizio della corona, scrisse che con la caduta dell'Impero Inca:
“la gerarchia esistente scomparve, e intanto indigeni di bassa condizione approfittarono della confusione e si crearono piccoli regni personali o divennero cacique senza averne il diritto per nascita” e nelle zone rurali remote “ogni encomendero aveva fatto di sé un Inca” (Guamán Poma de Ayala, 1615), pp. 421.
In tal modo grazie alle loro encomiendas, essi godevano di tutti i diritti, i tributi e i servizi che ogni distretto riservava all'Inca, oltre che dei frutti delle nuove imposizioni sugli indigeni (Relaciòn de Hernando de Santillàn, in Gibson, 1969).
Una delle più importanti riforme considerate imprescindibili dal Viceré Francisco de Toledo, fu la nuova riorganizzazione spaziale del Vicereame del Perù esteso nel 1544 in tutto il Sudamerica, eccetto gli insediamenti costieri della costa caraibica, della Nuova Granada e dei territori portoghesi. Gli obiettivi del riassetto territoriale logicamente furono politici ed economici: un maggiore
58 Il repartimiento fu una modalità di lavoro forzato per la realizzazione di opere pubbliche al servizio dell'amministrazione coloniale.
59 Cacique è un termine arawak originario delle isole occidentali, che ha gradualmente sostituito le varie denominazioni di capo locale.
controllo sulla popolazione indigena per le riscossioni e per l'invio di leve di mitayos nelle miniere argentifere. Questa politica assieme al sistema di encomiendas, ebbe molti effetti sulla popolazione indigena, disgregando l'essenza stessa dell'ayllu. Il Viceré Toledo cercò di implementare la resa reale designando l'indigeno come cardine principale di sfruttamento, esercitando un maggiore controllo sulla popolazione tributaria e imponendo l'apparato statale a livello delle comunità indigene. La sintesi di questa politica portò alla creazione delle reducciones.
La trasformazione dell'encomienda in corregimiento60, intorno alla settima
decade del XVI secolo, fu fondamentale per due aspetti: il primo consistette nella restrizione del lavoro gratuito esatto dall'encomendero e nel controllo tributario esercitato dagli emissari reali; il secondo trovava la sua ragione d'essere nella limitazione degli eccessi degli encomenderos, temendo la destabilizzazione della corona. Nei primi decenni della colonia, L'encomienda è stata generalmente intesa come veicolo per integrare la società amerindia agli usi e costumi dei conquistatori, si rivelò tuttavia fondamentalmente conservatrice e, in termini politici, significò l'imposizione della nuova classe dominante.
Le reducciones
Con le reducciones si tese a insediare la popolazione indigena dispersa e numericamente diminuita, organizzata al fine di semplificare il reclutamento di manodopera, la riscossione dei tributi, l'indottrinamento e la diffusione dell'ideologia di conquista, per evangelizzare, per mantenere una classe contadina dipendente dalla Corona e svincolata dagli encomenderos.
La struttura risultava costituita da gruppi di famiglie, ayllus, senza alcun legame col nuovo insediamento e con interessi divergenti. La natura e la portata delle richieste si fondava sul lavoro, sul denaro e sulle specie, sufficienti per esercitare una forte pressione unificatrice in ogni reducción disarticolando le più grandi unità amministrative, così che la storiografia contemporanea le cita spesso in termini di oppressione e resistenza.
Il Sistema fiscale
L'organizzazione del lavoro fu un modo insostituibile per sottrarre ricchezza all'economia coloniale americana. L'altro sistema di estrazione ed accumulo di capitale fu l'imposizione fiscale nel periodo coloniale e, in alcune zone, ebbe durata fino alla fine del XIX secolo, sistema che agiva sulle classi inferiori a ribadire la loro sudditanza. Questo contributo pro capite, che non teneva conto delle proprietà o del salario, si era diffuso, regolamentato e standardizzato durante il governatorato del viceré Francisco de Toledo (1569-1581). La notevole pressione fiscale garantiva all'erario del governo coloniale spagnolo e all'amministrazione una percentuale consistente in quasi tutti i possedimenti americani a dimostrazione della sua adattabilità e durata, tale rimarrà in vigore fino agli anni '80 del XIX secolo, in particolare nelle aree isolate ed economicamente arretrate, come le terre alte della Bolivia e alcune zone del Perù.
inversamente proporzionale al calo demografico indigeno, divenne una notevole fonte di rendita per la Corona che aveva imposto una legislazione più rigorosa. La prima normativa tributaria fu redatta nel 1550, non essendovi prima d'allora un sistema ufficiale di corresponsione agli encomenderos. Il potere centrale introdusse la mit’a, tributo in generi coltivati dai contadini indigeni, necessari nei grandi centri di consumo. Al mais, fagioli, cotone, patate, coca, sale si aggiunsero grano, pecore, maiali, volatili, pesci, frutti, vestiti e diversi manufatti. Se privi di questi prodotti di monopolio, gli indigeni si vedevano costretti a procurarli attraverso il baratto con comunità anche lontane. Vi erano inoltre i tributi in argento, anche se inizialmente di poco conto, ma a partire dal 1570 acquisirono la forma principale del prelievo.
La logica spagnola fu quella di favorire la monocoltura oggetto del prelievo fiscale in ciascun villaggio, favorendo così la diffusione di nuove specie vegetali e animali coi relativi metodi di coltivazione e di allevamento.
Un altro obiettivo centrato dalla politica spagnola fu l'introduzione nel mercato europeo di prodotti americani; gli encomenderos e i funzionari spagnoli espressero il loro malcontento esigendo parte dei contributi in moneta, con l'effetto che gli indigeni vendevano i loro prodotti in cambio di denaro o si adattavano al lavoro salariato. Il Viceré Toledo comprese subito che il sistema tornava utile per il reclutamento degli indigeni per la mit’a nelle miniere di Potosí e Huancavelica. In aree dove l'attività economica non era così produttiva, il tributo era versato anche in denaro; questa misura costrinse gli indigeni a fuggire, darsi al vagabondaggio o cercare la protezione paternalista nelle haciendas. I pagamenti in denaro provocarono un calo evidente della produzione agricola con il conseguente incremento dei prezzi.
Mentre nel Tahuantinsuyo la reciprocità diede origine alla distribuzione della ricchezza (sebbene teorica e ineguale) tra gli ayllu, nel sistema spagnolo si trasferì in un'unica direzione, tra gli spagnoli, senza reciprocità. Se gli spagnoli ereditarono il ruolo centralizzatore dell'Inca, fallirono nell'assicurare l'equa rendita a beneficio di tutti. Wachtel (1977) riassume il sistema di interscambio di doni e contro-doni nel sistema (fiscale) di centralizzazione e redistribuzione, ciclico ed equilibrato ai tempi degli Inca, squilibrato e unilaterale dopo la colonizzazione61.
Toledo legittimò il tributo monetario. Si trattò di una legalità contabile (fittizia) soggetta a fluttuazioni commerciali che permisero l'abuso di potere. Se gli encomenderos pagarono con la vita la protezione delle loro immense ricchezze in beni e uomini, la cristallizzazione dello Stato confermò che la vera ricchezza delle Americhe erano gli indigeni quando impose una tassa di 7 pesos ciascuno a fronte dei 2 pesos imposti per la Nuova Spagna. In altri termini la Corona arrestò il potere dei signori spagnoli asserendo come alibi il riconoscimento del diritto naturale di suddito ma nel contempo dava vita a sperequazioni sul “valore” degli andini che veniva triplicato (Glave, 2009).
Le vessazioni e il prelievo fiscale sulla società indigena rappresentarono una prassi nella storia americana. Per contrastarle si erano diffuse l'evasione, la corruzione, il contrabbando a bordo delle navi, la frode; si pensi al fatto che l'argento veniva contraffatto, i minerali venivano sottratti ai funzionari di
governo, etc. (MacLeod, 1990). Alla fine del periodo coloniale i monopoli dei derivati del mercurio, del rame e del tabacco erano tanto remunerativi per il governo quanto impopolari, e ciò diede luogo a rivolte e a lotte che portarono alle rivolte per l'emancipazione e per l'indipendenza dalla Corona.