LE CONOSCENZE TRADIZIONAL
5.6. Tema produttivo
5.6.2. La gestione del suolo
Nelle Ande la breve stagione delle piogge è seguita da una lunga stagione secca. Le piogge finiscono tra aprile e maggio, il terreno si secca e diventa troppo difficile da lavorare; le piante smettono di crescere e e vengono colpite dalle gelate notturne soprattutto nelle zone di alta quota.
Pertanto è necessario che tutte le colture siano giunte a maturazione al termine della stagione delle piogge. Negli altopiani e nella zone di puna la semina deve iniziare con le prime piogge, quindi da settembre a dicembre in base al tipo di coltura; invece nelle valli interandine cominciano ad agosto.
L’interrelazione fra clima e suolo è la chiave del controllo dei rischi nell'ambiente andino. Il sistema di rotazione dei terreni, come è stato analizzato, tiene conto della qualità del suolo, del tempo in cui il terreno si lascia a maggese, la quantità di precipitazioni, ma anche la definizione dell'area di coltivazione migliore in quell'anno agricolo. Un aspetto rilevante rispetto al controllo dei rischi riguarda anche la proprietà della terra. I sistemi di rotazione dei terreni più idonei hanno un collegamento diretto con il sistema comunitario, in cui l'accesso alla terra e, in molti casi, alla proprietà della terra è sotto il controllo della comunità. Le famiglie come membri esercitano il diritto di possesso e di usufrutto, la terra è soggetta ad eredità alle condizioni imposte dal diritto comunitario.
L’assemblea comunitaria composta dai membri della comunità e dalle loro autorità organizzano in laymes e aynuqas i sistemi di rotazione, la durata del maggese, il pascolo degli animali durante la quiescenza e il loro allontanamento dalle colture nelle aree di produzione. Le famiglie decidono per conto proprio e secondo le proprie necessità e risorse la data e la quantità di terra da seminare nel settore del layme o dell’aynuqa designato (Orlove, Godoy e Morlon 1996). Nelle zone più basse della valle, dove la proprietà della terra è individuale, ogni famiglia decide quando e cosa produrre. Nella comunità di Laraos molte aree terrazzate vengono date in usufrutto a persone non appartenenti alla comunità che non hanno terreni ma che desiderano lavorare. Un agricoltore di Huancayo coltiva nella comunità alcuni appezzamenti in cambio della cura e la sistemazione dei muri del terrazzamento. Sebbene non sia comunero ha il diritto di ricevere l'acqua, anche se deve aspettare la fine dei turni; ha inoltre l'obbligo di partecipare ai lavori di pulizia dei canali. Questa situazione, come si è avuto modo di analizzare precedentemente, è dovuta al fatto che i membri della comunità lavorano sempre meno terreni perché la popolazione in grado di lavorare è emigrata altrove; chi è rimasto in paese riesce a lavorare pochi appezzamenti, dunque meglio concedere terre in usufrutto che abbandonare le zone più produttive.
Gli attrezzi da lavoro
Sono gli stessi agricoltori a decidere se utilizzare l'aratro o la chaquitaclla136 per
svolgere pratiche agricole diverse. La chaquitaclla è uno strumento semplice, fatto con materiali locali (bastoni in legno e cinghie di cuoio); vengono aquistate soltanto le parti metalliche come la griglia metallica e il vomere. Il suo peso è leggero (2-8 kg.) e ciò lo rende facilmente trasportabile.
L'aratura con la chaquitaclla si realizza solo una volta durante la rotazione per rompere l'erba dopo il lungo riposo del terreno compattato dal calpestio degli animali. I contadini sostengono che bisogna rovesciare la terra e permettere la sua areazione, lasciarla libera da pietrischi e dall'erba cresciuta. L'aratro non rovescia il suolo e quindi non può seppellire l'erba. In ogni caso la funzione essenziale dell'aratro non è quella di preparare il terreno ma di seppellire i semi
136 La chaquitaclla è un attrezzo agricolo manuale o vanga di piede, la cui origine risale probabilmente a prima degli Inca (Gade e Rios1972, in Bourliaud et al 1988) ed è ancora ampiamente utilizzato in diversi ambienti
(Sigaut 1975, in Morlon 2005). L'aratro sarà quindi utilizzato solo dopo la distruzione dell'erba durante il primo anno di coltivazione. Negli anni successivi la terra è più morbida e pronta per ricevere un'altra coltura. Tutte le operazioni necessarie per la coltura delle patate possono essere realizzate con la chaquitaclla: preparazione dei camellones e dei solchi, per la semina, l'aratura e il raccolto. Difatti i disegni di Guaman Poma (1615) (si veda fig. N°19) dimostrano i diversi usi dello strumento nel lavoro agricolo durante l'anno:
Coltivare mais (zara tarpui) nel mese di settembre
Coltivare tuberi (patate oca tarpui) nel mese di dicembre
Raccolto di patate (papa allai) nel mese di giugno
Aratura del terreno (chacra iapui) nel mese di agosto.
Figura N°19 Utilizzo della chaquitaclla nel periodo incaico e nel periodo attuale
Fonte: (destra) Guamán Poma de Ayala, 1615; (sinistra) Lianet Cámara, 2012
Dopo l'introduzione di nuove specie, la chaquitaclla venne utilizzata per preparare il terreno per la semina dei cereali (frumento, orzo, avena) e dei legumi. In Garcilaso (1609) si trova una accurata descrizione sull'utilizzo dell'attrezzo:
[…] Portano un bastone per arare un palo lungo (1,5 m ca.); ha una punta che penetra nella terra quasi mezzo metro (45 cm), fanno una staffa con due bastoni legati fortemente al palo principale dove in gruppi spingono col piede e con la forza conficcano il vomere fino alla staffa. Vanno in gruppi da sette-otto e insieme sollevano grandi zolle di terra... É ammirevole vedere attrezzi così snelli fare un
grande lavoro e farlo con grande facilità, senza perdere un colpo del canto delle donne […] (pp. 6, Vol. II).
Come nell'immagine e nella descrizione di Garcilaso, anche oggi gli agricoltori attuano diverse soluzioni per incrementare la velocità del lavoro: eseguono le attività in squadra, combinano diversi tipi di lavorazione e distribuzione delle pratiche in diversi periodi dell'anno trasferendo la fase critica ad altri periodi con migliori condizioni, per esempio: In un anno secco aumentano l'area seminata nelle zone più alte delle valli perché
normalmente le precipitazioni sono più cospicue.
Si tracciano solchi in senso diagonale rispetto al pendio per sfruttare meglio la limitata umidità.
In un anno piovoso si incrementa l'area seminata nelle zone basse dove solitamente le precipitazioni sono inferiori.
Nella comunità di Laraos utilizzano la chaquitaclla (più conosciuta come taclla stile laraos) a tre punte; lo strumento è stato adattato alle diverse esigenze del lavoro sui terrazzamenti. Gli agricoltori ritengono che si lavora più velocemente soprattutto quando la terra è morbida, ma utilizzano anche lo strumento tradizionale con unico vomere per preparare il terreno dopo il lungo maggese.
Ad Andamarca utilizzano picconi per la lavorazione del terreno, non usano la chaquitaclla e affermano che non hanno mai utilizzato lo strumento, “una volta lo utilizzavano gli avi” commentano i contadini, ma oggi preferiscono e sono abituati al piccone, utilizzano anche l'aratro trainato da buoi. Alcuni programmi del Ministero dell'Agricoltura (MAREMASS e PRONAMACHS) hanno cercato di reintrodurre l'uso della chaquitaclla con risultati negativi. In Ollantaytambo utilizzano l'aratro sui terrazzamenti, invece nelle zone alte si utilizza la chaquitaclla.
La chaquitaclla segna comunemente la distanza e la differenza fondamentale tra l'agricoltura “tradizionale” e l'agricoltura “moderna” caratterizzata dall'uso di mezzi più potenti della trazione animale, e in particolare la meccanizzazione permette un enorme aumento della produttività del lavoro in zone pianeggianti. Da questa considerazione deriva lo schema classico di diffusione dei trattori e di altri attrezzi meccanici. Tuttavia la capacità di penetrazione del vomere nel terreno e rovescio della terra non ha paragoni né sostituti nei camellones delle alte pianure e nei pendii vallivi. Inoltre, i risultati agronomici del lavoro con la chaquitaclla sono notevoli e le rese per ettaro lo dimostrano bene. Ma è il prezzo di un lavoro faticoso e molto lento, e il problema di un lavoro lento è aggravato dalle restrizioni climatiche che gli agricoltori devono affrontare.