IL PROCESSO PRODUTTIVO STORICO
4.2. L'agricoltura in epoca coloniale
4.2.3. La formazione del sistema agrario coloniale
La transizione portò ad una modifica radicale del paesaggio agrario: la diminuzione della popolazione determinò un forte abbandono dello spazio coltivabile62. Sempat (2005-2006) su base documentale consolida le affermazioni di Boserup (1965) circa “un ritorno a sistemi più estensivi”, ovvero a una regressione della qualità delle tecniche agricole in situazioni di repentina riduzione demografica. Le conclusioni cui perviene Boserup poggiano sul fatto che la tecnica intensiva risulta meno allettante poiché richiede più continuità e lavoro a parità di resa se confrontata all'agricoltura estensiva. Nella lunga striscia costiera peruviana la carenza di forza lavoro provocò il rapido degrado e l'abbandono dei canali irrigui intervallivi che formavano efficaci sistemi idrici e intere aree di coltivazione intensiva furono invase dalla sabbia.
Le opere idrauliche (i sistemi di chacras hundidas, gallerie filtranti, e canali intervallivi) subirono gli effetti della crisi demografica lungo il litorale desertico. Dopo la conquista, queste vennero riattivate ad uso degli europei per la coltivazione di grano, di vite e di canna da zucchero. Numerose testimonianze coeve citano l'abbandono di molte aree e terrazzamenti marginali sulla sierra concentrando le colture dove si garantiva una resa maggiore per incrementare il prodotto pro capite.
L'agricoltura su terrazze, quale spazio produttivo che non destò interesse negli europei usi a terre pianeggianti, subì un processo di degrado coincidente con il declino
62 Si tratta in realtà di una ipotesi, dal momento che non sono stati ancora studiati gli effetti del crollo secolare della popolazione indigena sui metodi di produzione agricola.
demografico, ciò avrebbe reso difficile la manutenzione collettiva delle dighe e dei canali, passando da un'agricoltura irrigua a una temporanea. L'uso indigeno degli attrezzi agricoli importati fu limitato, l'aratro romano con l'impiego di animali da tiro e il modo di semina (alla maniera europea) si diffuse molto lentamente perché poco adatto sui pendii molto ripidi.
Il nuovo ordinamento avviato dalla corona in ambito agrario consentì anche il diritto di proprietà. In termini politici, i sovrani Inca furono sostituiti dal sovrano europeo con il diritto di “successione” delle terre e delle entrate statali, dapprima collettive divennero individuali sotto il titolo di encomiendas; si può interpretare come “generosità” dallo Stato, che legittimò il suo dominio sui sudditi indigeni che venivano ricompensati nello spirito con l'evangelizzazione.
Le terre del Sole e dell'Inca, coltivate a coca e mais, furono oggetto di eccezionale avidità da parte degli europei. Gli encomenderos seppero usare una varietà di accorgimenti per ottenere appezzamenti di terra dei popoli indigeni a loro concesse. Nello spazio andino la frammentazione delle organizzazioni etniche provocò che le famiglie perdessero l'accesso alle zone climatiche temperate e calde dove coltivavano mais e coca. Ma altrettanto significativo nel processo di trasformazione del territorio coltivato nel periodo coloniale fu la politica di delocalizzazione degli indigeni, pretesto messo in atto dalla Corona per giustificare l'accorpamento di cinque, venti, sessanta o più piccoli villaggi in grandi insediamenti (reducciones) dove più facile fosse l'indottrinamento e il mantenimento dell'ordine pubblico. Nonostante il trasferimento coatto della popolazione, questa conservò il diritto di proprietà nei terreni baldios (“terra non lavorata”) ma anche in tal caso le autorità ben presto cominciarono ad elargire frazioni terriere per il fatto di essere incolte e quindi non utili alla causa indigena63. Questo criterio di assegnazione, chiamato mercedes de tierras64, prendeva
forma in un contesto vincolato ai benefici finanziari dei proprietari delle haciendas. Le mercedes de tierra, fino al 1591, furono l'unico mezzo per configurare un'agricoltura di tipo privatistico, un modo atto a regolare progetti e interessi congiunturali all'espansione in quel settore. La funzione delle mercedes è essenziale per lo studio del processo di sviluppo della nuova proprietà rurale.
La produttività dell'agricoltura indigena lungo la fascia costiera peruviana precipitò in seguito al collasso della popolazione nei due decenni successivi alla conquista e con la centralizzazione a Lima dei poteri politico, commerciale ed ecclesiastico del Vicereame. La capitale incentrò la crescita di un grande mercato urbano nella seconda metà del XVI secolo che modificò il paesaggio costiero in una fertile regione dedita all'agricoltura commerciale: nelle valli meridionali prevalse la vite, in quelle del centro il grano, il mais e la canna da zucchero, a nord la canna da zucchero. Oltre al consumo nel grande mercato urbano, questi prodotti davano vita ad un fiorente scambio regionale e lungo le vie commerciali fino a Potosí via terra, al Cile e al Panama sulle rotte marine. La
63 Questa situazione si presentò particolarmente intensa nell’Audiencia di Charcas nel decennio di 1580, in risposta alle modifiche apportate dal viceré Toledo in forma di sfruttamento delle miniere di Potosi (tecnologia dell’azogue, la mit’a, monetizzazione della rendita dell’encomienda che alterarono la natura dell’offerta e domanda nel mercato minerario.
64 Le mercedes sono delle donazioni regali di beni (del proprio patrimonio personale e della corona) e titoli in cambio del sostegno dato alla nobiltà o al clero per qualche servizio. Nate in Castiglia, sono state applicate anche alle colonie. Nei primi decenni dopo la scoperta, il Re fece concessioni gratuite di terra, al fine di incoraggiare a un uso efficace del territorio, e assegnando ai conquistatori o coloni di un mezzo di
crescita del commercio agricolo sulla costa è la risultante di diversi fattori: coltura europea, ingegneria idraulica indigena, ricorso agli schiavi neri per rimediare alla limitata manodopera autoctona.