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La sicurezza alimentare

LE CONOSCENZE TRADIZIONAL

5.4. Tema ambientale

5.5.1. La sicurezza alimentare

Secondo la FAO (1996), la sicurezza alimentare è un diritto di tutti i popoli che si realizza quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le loro esigenze dietetiche e le loro preferenze alimentari e di condurre una vita attiva e sana119.

La sicurezza alimentare è una delle più grandi sfide di ordine pubblico, agricolo e di sviluppo che impegna la comunità internazionale per garantire i diritti umani. Il diritto al cibo fa parte degli obiettivi di sviluppo del millennio che stabiliva l'impegno a dimezzare la povertà e la fame entro il 2015.

Il fattore principale nelle difficoltà di accesso al cibo e alla sicurezza alimentare è la povertà. Questo indicatore assieme alla malnutrizione sono il risultato di una complessa rete di interrelazioni di strutture produttive e di potere, di ideologia e di organizzazione giuridico istituzionale che determinano lo stato dello sviluppo di una regione. La povertà limita il paniere alimentare di base utilizzato per soddisfare il fabbisogno energetico, condiziona anche l'accesso ad altri fattori complementari come la sanità pubblica, l'istruzione, l'acqua potabile e i servizi igienici.

In Perù, nonostante l'aumento della produzione alimentare e della crescita economica negli ultimi quindici anni, una parte significativa della popolazione non ha accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti. Il 37% dei bambini delle aree rurali sotto i cinque anni soffre di malnutrizione cronica (MINSA, 2010; INEI 2011 ), e quasi la metà della popolazione (47,5%) si trova in rischio di vulnerabilità di insicurezza alimentare (VIA). Tale situazione viene messa in evidenza nella tabella N°6 e da cui emerge come nelle regioni della sierra del paese, in cui si trovano le località dei casi di studio, si registri un'alta vulnerabilità. Da sottolineare che le stesse zone sono anche ad alto rischio di variazioni climatiche e disastri naturali, che contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità alimentare perché ogni evento si accompagna a disastrose perdite nelle

118 Il 26 Febbraio 2008 è stato creata la prima “cripta” robotica, la cosiddetta cupola è stata costruita a 130 metri di profondità in una montagna di arenaria impermeabile all'attività vulcanica, ai terremoti, alla radiazione solare e all'aumento del livello del mare. Si tratta del magazzino più grande di sementi al mondo, creato per salvaguardare la biodiversità delle specie coltivate a scopi alimentari, per assicurare la sopravvivenza umana contro fenomeni come il cambiamento climatico e le calamità naturali.

119 Si tratta dell'obiettivo che si è imposto di raggiungere la commissione del Vertice Mondiale sull'alimentazione nel 1996.

campagne agricole.

Tabella N°6

Regioni con Vulnerabilità di insicurezza alimentare

Regione Vulnerabilità (VIA)

Huancavelica, Huanuco, Amazonas, Puno

Molto alta

Apurimac, Pasco, Cajamarca,

Ayacucho, Loreto, Cusco Moderatamente alta San Martín, Ucayali, Ancash, Junín,

Piura, Madre de Dios, La Libertad Moderata Tumbes, Lambayeque, Moquegua,

Tacna, Ica, Arequipa Moderatamente bassa

Lima Bassa

Fonte: Elaborazione in base ai dati del MIMDES, 2010

Tabella N°7

Vulnerabilità di insicurezza alimentare nelle aree di studio

Fonte: Elaborazione in base ai dati del MIMDES, 2010 VIA120: Vulnerabilità di insicurezza alimentare

Dai dati della tabella N°7 si evince che le aree di studio sono altamente vulnerabili all'insicurezza alimentare: si tratta di zone marginali, povere e pertanto escluse. Nel caso di Laraos nonostante l'indice di vulnerabilità sia minore rispetto alle altre località e la povertà estrema di fatto sia quasi scomparsa, un'alta percentuale della popolazione non è adeguatamente nutrita (46.1%). Negli altri casi l'estrema povertà è in rapporto diretto al rischio di vulnerabilità e, di conseguenza, alla denutrizione.

Sembra tuttavia contraddittorio che la fame prevalga proprio in aree rurali e in famiglie contadine. Nella regione andina più della metà dei poveri rurali non hanno accesso alla terra fertile: il mini-fondo, il degrado dei suoli e la conseguente bassa produttività dell'agricoltura negli altipiani e sui versanti montuosi non consentono infatti alle famiglie di agricoltori di generare delle eccedenze produttive ed economiche, e ciò porta chiaramente alla scarsità di cibo.

La disponibilità e/o l'accesso al fabbisogno e alla sicurezza alimentare è legata all'accesso al mercato, al prezzo dei prodotti alimentari e ai fattori di produzione, nel Perù la distribuzione di cibo è caratterizzata da grandi differenze tra gli strati sociali della popolazione; in questo contesto le famiglie rurali che si collocano tra gli strati sociali marginali non riescono ad accedervi.

Vi è inoltre una differenza nella quantità di consumo di alimenti tra gli abitanti delle città e della campagna; secondo i dati del INEI (2010) la popolazione rurale consuma in media un volume significativamente maggiore di cibo rispetto a quella urbana: 450 kg e 365 kg rispettivamente del consumo annuo totale, almeno 85 kg in più all'anno. Si tratta di un'informazione apparentemente contraddittoria, in quanto si ritiene generalmente che gli abitanti delle città siano alimentati meglio delle famiglie rurali. I dati raccolti dall'ENAPREF (Encuesta Nacional de Presupuestos Familiares), dell'INEI sono chiari: la differenza sta nel gran numero di tuberi consumati dalle famiglie rurali, in particolare di patate, il cui consumo è tre volte superiore a quello del cittadino.

Anche le differenze regionali sono da evidenziare: gli abitanti della sierra consumano più cibo in termini di volume, 422 kg pro capite all'anno, seguiti dagli abitanti della foresta 367 kg e quelli della costa 345 kg. Le tre regioni naturali sono distinte non solo a causa delle caratteristiche geografiche e della biodiversità, ma anche per i loro tratti culturali. I cibi consumati sono espressione di queste differenze: per quanto riguarda la sierra è predominante il consumo dei tuberi (come accennato sopra, 140 kg pari a un terzo di tutto il cibo consumato nella regione), mentre nella foresta è consumata più frutta (116 kg, 32 % del totale). Questo tipo di alimentazione si spiega con il profilo della produzione in queste regioni. La regione più urbanizzata, la costa, è quella in cui sono consumate maggiormente proteine animali (carne, uova e latte).

La differenza principale tra la dieta urbana e quella rurale è che la prima ha una dipendenza crescente dei prodotti alimentari importati come la farina di grano e il frumento, lo zucchero, l'olio vegetale e prodotti lattiero-caseari, cui si accompagna una progressiva diminuzione di prodotti non trasformati di origine vegetale e in particolare di quelli provenienti dalla sierra. La dieta rurale è caratterizzata invece da un forte consumo di prodotti tradizionali che variano da regione a regione geografica e secondo le condizioni climatiche.

Tuttavia mangiare di più non coincide necessariamente con una nutrizione migliore: i tuberi, per esempio, sono ricchi di carboidrati, ma non di proteine. In questo senso si potrebbe dire che gli abitanti delle città distribuiscono meglio le varietà di cibo e suggeriscono un paniere di consumo alimentare più equilibrato, mentre nelle aree rurali il fabbisogno proteico è compensato con i grani. Nelle famiglie urbane, tuttavia, si registra un altro problema di rilevante importanza legato a forme di malnutrizione, a consumo di cibo in eccesso e a diete inadeguate: si tratta di elementi che costituiscono fattori di rischio in aumento delle malattie croniche legate all'obesità, al diabete, alle malattie cardiovascolari e ad alcuni tipi di cancro, ossia malattie connesse ad abitudini alimentari dannose per la salute.

Le varietà di prodotti coltivate sulle Ande sono molto utilizzate per l'alimentazione: mais, patate, oca, olluco, mashua, fagioli, patate dolci, quinua, cañihua, kiwicha, tarwi e altri tuberi, radici, legumi e frutta sono ancora coltivati nelle chacras, anche se i programmi di sviluppo agricolo avevano orientato la produzione utilizzando principalmente alcune varietà selezionate e orientando la produzione verso la monocoltura. Questi alimenti possono contribuire alla sicurezza e alla nutrizione della famiglia. È noto che il valore nutrizionale di questi prodotti possono ridurre gli indici di malnutrizione.

Le proteine della quinua possono sostituire le proteine di origine animale come il latte, come confermo la prassi di sostituire il latte materno con il consumo del grano diffusa nella sierra. Il contenuto proteico della quinua è superiore ad altri cereali come il frumento o l'orzo. Ancora più importante è il suo contenuto di tutti gli aminoacidi essenziali; è ricco di vitamine, di minerali, di fibre, di acidi grassi essenziali ed è senza glutine. Per il suo valore nutrizionale diventa uno strumento essenziale per combattere la malnutrizione nelle popolazioni con accesso limitato ai nutrienti di base. Simili caratteristiche nutritive possiedono gli altri grani andini: la cañihua, la kiwicha, così come i tuberi, i legumi, i frutti etc. Altri componenti della pianta come ad esempio le saponine che vengono eliminate durante il lavaggio del prodotto, hanno proprietà benefiche e medicinali per ridurre il livello di colesterolo nel sangue. Nell'industria possono essere utilizzati come ingredienti per la produzione di birra e detergenti, nella fabbricazione di estintori, nell'industria fotografica e in quella farmaceutica (Fonturbel, 2010 in FIA, 2010).

La quinua è una pianta di produzione annuale di ampia adattabilità grazie alla sua variabilità genetica, si può quindi adattare a diversi ambienti ecologici (valli, altopiani, aree terrazzate, terreni salini, sul livello del mare, etc.), ed è in grado di crescere in condizioni difficili di temperature (da -8 a +38°C), è anche resistente alla siccità e a suoli poveri. Per le caratteristiche descritte la Fao ha considerato la pianta come “un nuovo alleato nella lotta contro la fame e l'insicurezza alimentare” tanto che il 2013 è stato dichiarato l'“Anno Internazionale della Quinoa”.

Nel Perù l'80% della produzione di quinua si trova nella regione Puno, dove le abitudini dei consumatori non sono sostanzialmente cambiate negli ultimi anni, come anche nelle altre località studiate. Il consumo annuo (di quinua) nel paese va da 0 a 3 kg annui a persona, rispetto ai 2,5-5 kg di 5 anni fa (Mercado, 2014), per una media nazionale di 1,3 kg (Fao-Aladi, 2014). Sembra che la diminuzione del consumo del grano si possa attribuire a diversi fattori: a causa dell'aumento della domanda nel mercato estero121,

dello squilibrio tra domanda e offerta e dall'incremento dei prezzi.

L'aumento del potere d'acquisto della popolazione ha inciso notevolmente sulla dieta tradizionale, ciò è dimostrato dall'incremento nel consumo di cereali come il riso e la pasta che si trovano a più buon mercato rispetto ai prodotti andini. Si tratta di una trasformazione del paniere alimentare tradizionale che sostituisce drasticamente l'assunzione di proteine con i carboidrati (cibo energetico). La logica del produttore andino non è stata quella di cercare la sicurezza alimentare ma la logica del mercato. Di fronte alla sfida di aumentare la produzione di alimenti di alta qualità per nutrire la popolazione mondiale la quinua appare come una alternativa che potrebbe permettere di

121 L'incremento del volume di produzione della quinua per l'esportazione negli ultimi anni è aumentato del 71% nel 2013 secondo la SUNAT (INEI, 2013), tale incremento ha influenzato pesantemente l'aumento dei

diminuire l'insicurezza alimentare tenendo conto delle qualità nutrizionali eccezionali, della sua variabilità genetica, della sua adattabilità ai diversi ambienti, del suo potenziale gastronomico della sua versatilità nel settore agro-industriale e farmaceutico. Sul fronte delle politiche statali la pressione esercitata dal mercato in espansione impone politiche tali da stimolare di più le esportazioni destinando fondi per l'irrigazione e offrendo maggiori incentivi di credito e sovvenzioni, incoraggiando gli agricoltori a sostituire la produzione tradizionale in 50 mila ettari di riso e cotone sulla costa per colture di esportazione122. La proposta del Ministro è dunque un'agricoltura per

l'esportazione, meno familiare e più aziendale, avvenuto ironicamente e contestualmente nell'Anno Internazionale dell'Agricoltura Familiare.

Le comunità rurali oggetto di studio, vivono in condizioni incerte, la loro produzione agricola si realizza su piccola scala, coloro che hanno la possibilità di avere estesi terreni sfruttano le colture commerciali come la quinoa, le patate o il mais per creare un reddito monetario complementare, tuttavia come dimostra la tabella N°7, la popolazione ha gravi carenze nutrizionali e problemi di salute, bassi livelli di istruzione e abitazioni precarie. Puno è la maggiore produttrice di quinua, ma anche Pomacocha ha incrementato il volume di produzione; Ollantaytambo è importante produttore di mais, tuttavia, queste regioni sono tra le più povere del paese, poiché se prima la produzione di questi prodotti era per il consumo, oggi è orientata al mercato, mentre per i consumi si ripiega sul frumento o sul riso come alimenti di base. I processi di crescita economica hanno avuto risultati economici positivi, ma la persistenza della povertà e della disuguaglianza in un paese variegato con forti fratture geografiche, etniche e culturali, ha stimolato l'aumento di tensioni e di conflitti sociali correlati alla mancata soddisfazione delle necessità primarie.