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La visione del mondo andina

LE CONOSCENZE TRADIZIONAL

5.4. Tema ambientale

5.5.4. La visione del mondo andina

La cosmo visione andina si può definire come la forma di interpretare, concepire e vedere la realtà, la vita, il mondo, il tempo e lo spazio.. La visione del mondo andino si esprime in credenze e valori, ma soprattutto nei miti cosmogonici generati dalle popolazioni andine.

I miti hanno lo scopo di legittimare gli archetipi originali che spiegano, giustificano e sanciscono i fatti fondamentali della condizione umana: la sessualità, la fertilità, il vestito, il cibo, il lavoro; la felicità, la vita, la sofferenza e la morte; e in generale, il rapporto tra gli esseri umani e la società, la natura e il soprannaturale. In breve, il mito della creazione è la sintesi di una visione del mondo che ispira una cultura.

La fase mitologica della spiegazione del mondo, è la visione globale della realtà in tutte le sue sfaccettature e manifestazioni, il cui obiettivo finale è l’armonizzazione di ogni elemento, materiale o spirituale, individuale o collettivo, che riconosce le diversità e le pluralità come ricchezze nell’unità.

Nel mondo andino il Hananpacha “mondo dei cieli”, ospita gli esseri celestiali, le divinità, le costellazioni, gli astri, l’arcobaleno, i fulmini, le nubi; il Kaypacha “mondo terreno”, “mondo di qui”, raduna gli esseri della terra, le montagne, i fiumi, i laghi, gli animali, le piante, gli esseri viventi; l’Ukupacha “mondo interiore”, “mondo del mistero”, è popolato dai mallquis, che sono i semi e gli antenati sepolti nella profondità della terra, affinché da essi nascano nuove vite. Questi mondi sono collegati da due serpi mitiche che li attraversano: Yakumama e Sachamama sono il potere dell'acqua e della fecondità. Tra il mondo interiore e il mondo terreno esiste una comunicazione fisica, che attraverso le aperture della terra chiamate Paqarinas (grotte, crateri, lagune) sono legate all'origine degli esseri viventi. Invece la comunicazione tra l'uomo come mediatore ed interprete dei messaggi dal mondo dei cieli è ideale e spirituale.

La pratica dell'agricoltura nelle Ande ha guidato molte credenze e saperi e ha influenzato in modo significativo la concezione del mondo. Nella cosmo visione dei popoli andini, un fattore comune è l'unione indissolubile tra l'ambiente naturale e l'uomo. Esso mira a realizzare una convivenza armoniosa tra tutte le forme di vita. I diversi componenti e le forze della natura che hanno percorso la vita dell'individuo e della società, sono stati elevati al rango di divinità. L'acqua per esempio occupa un

posto privilegiato nella religione per il suo carattere indispensabile per la vita e la natura come fonte di fertilità; le montagne e le grotte rappresentano luoghi sacri di connessione con altri mondi. Queste entità hanno una collocazione di rilievo nel pantheon andino e il loro culto si svolge in molti momenti dell'anno necessari per propiziare le condizioni ottimali per un buono sviluppo delle colture. Interpretare il contesto e il verificarsi dei fenomeni che accadono intorno non trova una spiegazione scientifica ma avviene attraverso le esperienze di vita personali, degli antenati e delle generazioni presenti; ognuno capisce il proprio mondo e li adotta secondo le proprie esigenze e i modo di vita.

La cosmo visione andina è uno degli aspetti che consente di sviluppare relazioni sociali ed economiche conservando al contempo una profonda spiritualità in grado di mantenere ed alimentare il rapporto tra esseri umani, natura e cosmo quale elemento costituente della vita e del pensiero dei popoli.

Nel mondo andino la terra e l'uomo sono inseparabili. La Pachamama ha bisogno dell'uomo per essere alimentata, guarita, renderla felice, altrimenti può arrabbiarsi. L'uomo, a sua volta deve la sua esistenza e le sue condizioni di vita alla Pachamama. Si tratta di un legame concreto e non utilitaristico, l'interdipendenza si traduce nell'esistenza di obblighi reciproci con offerte e rituali a rafforzamento del principio parentale. La condizione umana nel senso più pieno e ampio dell'espressione si trova determinata dal possesso della terra che viene considerata non solo come una risorsa anche come la vita stessa. Queste considerazioni consentono di affermare che ci si trova di fronte ad una cosmo visione olistica del rapporto con la natura, dal momento che l'intero sistema di possesso fondiario può essere spiegato dal connubio uomo-terra. Le forme di sfruttamento delle risorse naturali nelle Ande sono complesse e appaiono strettamente legate alle condizioni ambientali e climatiche. In ragione delle peculiarità geografico-ambientali le comunità andine non hanno sviluppato schemi territoriali unitari e continui, ma hanno rispettato le condizioni di occupazione dei diversi piani altimetrici. All'interno delle comunità infatti, l'uso comunitario della terra varia secondo l'altitudine: le terre collettive a maggese si trovano nelle zone più elevate, negli ambienti più ostili rispetto alle valli interandine che sono soggette al controllo della comunità. Come sostiene Orlove (1977), le pratiche agricole si modellano in base alle condizioni ambientali e geografiche le quali influiscono sulla struttura dell'appartenenza fondiaria. Nel mondo andino, la condizione umana nel senso più pieno e ampio dell'espressione si trova determinata dal possesso della terra; la terra piuttosto che una semplice risorsa è vita. Si tratta di un rapporto che, come in altre esperienze, trascende l'individuo coinvolgendo l'intera società. Il comunero che perde la terra soffre una mutilazione, perde il suo stato di uomo integro, diviene orfano, il singolo senza rapporti resta fuori dallo schema di appartenenza. Tutto questo può essere spiegato dal rapporto spirituale tra l'uomo e la terra, che nelle Ande emerge dalla relazione familiare che lega i membri dell'ayllu all'ambiente.

Il sistema di accesso alla terra si comprende solo se si considera la posizione o la condizione del soggetto nella comunità133. Lo status del singolo definisce le condizioni

133 Nella comunità di Soras vi sono dei terreni nelle zone della puna che non vengono lavorati: il comunero hàbil, (“colui che appartiene alla comunità”), ha l'obbligo di collaborare con i lavori di aratura e con le faenas: capita che persone che non possiedono terreni sufficiente possono fare richiesta per l'uso di terreni

alla comunità, chiunque può accedervi ad un appezzamento di terreno a patto che produca qualcosa: inizialmente gli viene concesso gratuitamente un appezzamento di 2 ha per un periodo da 2 a 5 anni. Invece

dell'accesso alla terra, mentre i rapporti di parentela sono la chiave per comprendere il sistema di accesso alle risorse naturali e ai modi di appropriazione.

Per le comunità andine, il vincolo con la terra non è soltanto una questione di possesso e produzione ma anche un elemento materiale e spirituale di cui esse devono godere pienamente al fine di preservare la loro eredità culturale e trasmetterla alle generazioni future. La visione comunitaria dei rapporti fondiari permea tutto il sistema riguardante l'uso della terra.

Grillo e Rengifo (1990) hanno sviluppato il modello agrocentrico della cultura andina. Secondo gli autori i simboli e la produzione culturale sono mediati, nelle Ande, dall'agricoltura. Sia l'agricoltura sia l'allevamento costituiscono il centro delle attività economiche andine e il nucleo di produzione culturale, della lingua e della percezione, della filosofia e della religione, dell'organizzazione sociale e della tecnologia, della scienza e dell'arte. Anche se il concetto di “centralità agricola” data dagli studiosi può sembrare ancorato ad una visione economicistica, le pratiche sociali e produttive sono strettamente associate ai valori simbolici e ai processi culturali che permettono l'appropriazione sociale e la trasformazione dell'ambiente. Nelle zone rurali, queste pratiche sociali e simboliche regolano l'uso delle risorse e l'accesso alla natura per soddisfare i bisogni dei suoi membri.

Anche le feste patronali sono legate a momenti particolari del processo di produzione. La vita nelle comunità è scandita da momenti festosi, funzionali al rafforzamento dell'armonia comunitaria, e sono grandi opportunità per la trasmissione e la ri-creazione della conoscenza rituale.

La ritualità scandisce la produzione agricola e risulta importante nell'immaginario collettivo grazie al rapporto che instaura tra produzione e immagini mitiche e religiose che la evocano. Per esempio la produzione si rapporta con il comportamento morale del gruppo e degli individui: se si producono perdite o catastrofi nei raccolti, l'immaginario collettivo spiega tale fenomeno come una reciprocità negativa con la Pachamama.

La cerimonia del Pago a la Tierra è un atto di offerta alla Pachamama per chiedere in cambio protezione e prosperità. Lo sciamano è l'officiante responsabile dello svolgimento di atti liturgici e rituali che durante la cerimonia si connette sia alla

Pachamama sia agli Apus cui si offrono doni e offerte in base alle loro necessità. I

vulcani sono tra le montagne più temute e rispettati, in passato esse furono oggetto di offerte umane, le vite offerte furono restituite alla popolazione con salute e prosperità, permettendo di rafforzare i legami tra lo Stato, gli uomini e le divinità. La cultura assegna quindi valori e significati alle pratiche agricole a seconda della loro funzione di conservazione dei processi ecologici, di protezione dall’erosione e del mantenimento della fertilità del suolo, di conservazione della diversità biologica e genetica, di rigenerazione selettiva delle specie utili, di gestione integrata delle risorse sia selvatiche sia coltivate, e d’innovazione degli agro-ecosistemi intensivi.

Il culto dell'Apu (Qarwarazu, Salkantay, Pariacaca, gli Apus nelle aree di studio) che abita le montagne ha una forte influenza sulla popolazioni andina. La montagna è sacra e rappresenta la comune origine di tutte le comunità, dimora degli antenati, l'istituzione protettiva delle comunità, collegate alla pioggia che annaffia i campi. Sia le grotte sia le attivi devono lavorare nella zona del maizal. Tuttavia questi terreni vengono concessi in usufrutto a chiunque, diversamente di quanto accade a Soras, a chi desidera lavorare per un periodo determinato di tempo. I contadini non appartenenti alla comunità non hanno lo status di comunero e sebbene non abbiano l'obbligo di partecipare alle faenas, non possono formare unità di produzione familiare, e non viene garantito loro il diritto di proprietà, possono tuttavia ricevere l'acqua ma devono attendere i turni dei comuneros.

montagne sono considerate siti legati al mondo degli dei, quindi sono adorati con offerte, sacrifici e cerimonie.

Le montagne andine sono una fonte importante per la produzione di acqua, energia e biodiversità, sono anche una fonte di risorse pastorali e forestali. La montagna o Apu nella cosmo visione andina è un integratore che fornisce sostentamento agli esseri umani. La montagna attraversa attualmente una fase di grandi cambiamenti, come l'erosione accelerata del suolo, il rapido esaurimento della diversità genetica e degli habitat a causa del degrado delle risorse forestali e boschive prodotto dallo sviluppo industriale. Con la perdita delle conoscenze tradizionali la maggior parte delle aree montuose subiscono un grave degrado ambientale derivante dalle alterazione degli equilibri delle risorse montuose; pertanto una delle soluzioni che alcune comunità hanno trovato per preservare l'ecosistema montano è stato quella di creare riserve regolamentate da norme adeguate che permettano alle comunità di prendersi cura del proprio ambiente e di svolgere attività economicamente produttive senza compromettere l'equilibrio uomo-natura. Un chiaro esempio di ciò è la Riserva Paesaggistica Nor Yauyos Cochas, creata con Decreto Supremo N°033-2001-AG e di cui fa parte la comunità di Laraos; la Riserva è gestita dal SERNANP, l'agenzia tecnica specializzata del Ministero dell'Ambiente.

Il Buen Vivir o Sumak Kawsay è un pilastro fondamentale della cosmo visione andina, concetto utilizzato oggi fuori dell'ambiente indigeno (andino-amazzonico) come approccio alternativo allo sviluppo che permette una prospettiva più umana e olistica, lasciando da parte il concetto puramente economico che misura la qualità della vita delle persone in termini di incremento del PIL (prodotto interno lordo). Associare il termine buen vivir alla concezione occidentale di benessere può essere fuorviante: l'ideale è l'equilibrio tra razionalità, sentimenti e istinti per vivere appieno l'esistenza. La filosofia andina esprime una visione del mondo che indica come relazionarsi con la natura, le cose, le persone, le divinità; una idea cosmo centrica dove l'uomo è cosciente di avere un ruolo passivo e subordinato rispetto all'ordine delle cose.

I vari aspetti sociali e dell'economia non possono essere che plurali: comunitari, cooperativi e non individuali. Il buen vivir è la vita in armonia con la natura dove la sfera materiale e quella spirituale sono concepite come interdipendenti in un sistema dove il benessere potrà essere possibile nel rispetto della Pachamama o della terra, luogo dove si riproduce e si sviluppa la vita, la Pachamama è colei che dà la vita e la garantisce a tutti gli esseri viventi.

Questo legame tra la cultura e l'ambiente è evidente per i popoli andini, tutti condividono una relazione spirituale, culturale, sociale ed economica con le loro terre tradizionali. Le credenze culturali e le pratiche religiose hanno giocato un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità delle risorse biologiche e paesaggistiche, le conoscenze tradizionali sono una ricca fonte di valori, di informazioni, di costumi e di pratiche che riflettono l'adesione alla terra come responsabilità per la sua conservazione e per l'utilizzo da parte delle generazioni future.

La percezione olistica dell'ambiente gioca un ruolo fondamentale nei sistemi cognitivi delle società tradizionali, perciò la visione del mondo integra miti e riti alle pratiche di produzione. I valori culturali collegati alle conoscenze e all'organizzazione sociale e produttiva, costituiscono le condizioni per uno sviluppo sostenibile. Queste forme di coesione sociale e di auto sussistenza permettono oggi la sopravvivenza delle diverse popolazioni.