LE CONOSCENZE TRADIZIONAL
5.4. Tema ambientale
5.5.2. La sovranità alimentare
La sovranità alimentare è un concetto politico proposto dalla Via Campesina123 al
Vertice Mondiale sull'alimentazione tenutosi a Tlaxcala, in Messico, nel 1996. La sovranità alimentare viene concepita come il diritto dei popoli al cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi sostenibili e rispettosi dell'ambiente; è anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti al centro dei sistemi alimentari e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese. Essa difende gli interessi delle generazioni future e offre una strategia per resistere e smantellare il commercio delle politiche neoliberiste e il regime alimentare attuale, offre inoltre delle indicazioni affinché i sistemi alimentari, agricoli, pastorali e della pesca siano gestiti dai produttori locali. La sovranità alimentare non
122 Proposta lanciata nel giornaleGestione del 23/06/2014.
123 É il movimento che coordina diverse organizzazioni contadine, piccoli e medi produttori, lavoratori agricoli, donne e comunità indigene dell'Asia, dell'America ed dell'Europa. Difende la piccola agricoltura sostenibile come modo per promuovere la giustizia sociale e la dignità. Il movimento aveva rifiutato di firmare la dichiarazione delle ONG al World Food Summit del 1996 in quanto “la dichiarazione non avesse affrontato adeguatamente le preoccupazioni e gli interessi delle famiglie contadine” (Desmarais, 2002 in Pimbert, 2009). Difatti la Via Campesina ha preso le distanze dalle istituzioni internazionali e si oppone fortemente alle aziende agricole guidate dalle transnazionali che non rappresentano gli interessi dei contadini e dei piccoli produttori.
nega il commercio, bensì lo favorisce e lo promuove al fine di garantire, attraverso la formulazione di politiche commerciali, i diritti d'accesso dei popoli al cibo in maniera sostenibile.
La sovranità alimentare implica relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli, razze, classi sociali e generazioni. Essa garantisce che i diritti di accesso e gestione delle terre, dei territori, dell'acqua, delle sementi, del bestiame e della biodiversità, siano in mano a chi produce gli alimenti124.
Il concetto di sovranità alimentare è dunque un'alternativa alle correnti di pensiero che governano il sistema alimentare globale. Esso non ha solo a che fare con il tema del cibo, dei mercati e dei prezzi ma è strettamente collegato al problema di accesso alle risorse produttive (terra, acqua, foreste, praterie, etc.), alla gestione della biodiversità (sementi), all'accesso della conoscenza, al capitale, etc.
La valle di Lares-Yanatile a Cusco è ricca di biodiversità, si trova in tre diverse zone agro-ecologiche tra i 1000 e 4850 m. Nelle zone più elevate vengono coltivate varietà di tuberi; in quella centrale mais, legumi e verdure; frutta, caffè, coca e manioca nel fondovalle. Una volta alla settimana nel mercato del chalayplasa (Martì, 2005) o “mercato del baratto” nella zona centrale della valle vengono scambiate quasi 50 tonnellate di merci, dieci volte il volume del cibo distribuito dal Programma nazionale di assistenza alimentare (Pimbert, 2009). Si tratta di un'antica strategia di baratto tra persone provenienti da diverse zone ecologiche per procurarsi cibo a cui tutti possono partecipare e scambiare qualsiasi tipo di coltura. Le donne esercitano un ruolo da protagoniste dove i principi di reciprocità e solidarietà guidano lo scambio economico per garantire l'approvvigionamento di alimenti e semi, essenziali perché le loro famiglie abbiano abbastanza cibo da mangiare e una dieta equilibrata.
Questi sistemi di economia familiare dimostrano l'elasticità di soluzioni collettive ai problemi individuali di sostentamento, generano soluzioni ecologiche e politiche a partire dalla vita quotidiana. Tuttavia nonostante l'evidente successo di questo mercato nel sostentamento dei sistemi locali d'alimentazione, questo tipo di sistema non ha ricevuto nessun tipo d'attenzione da parte delle istituzioni governative, interpretato come forma arcaica di sopravvivenza. Lo Stato di converso, ha incrementato i programmi di aiuto sociale in questa zona.
I temi del cibo, della fame e della povertà spesso sono diventati strumenti politici su cui i governi e le istituzioni hanno fatto leva per favorire pochi gruppi di imprese (Gruppo Gloria, Alicorp, Composol nel caso del Perù) oppure per mettere in atto i cosiddetti programmi sociali125 (Vaso de Leche, Comedores Populares, Qali Warma, Juntos etc.)
che non sono altro che meccanismi politici che generano dispense, paternalismo e dipendenza, causando restrizioni all'autostima, alla capacità creativa e innovativa delle famiglie126.
Quasi tutte le comunità hanno dichiarato di stoccare le colture prodotte. Diversi saperi
124 A completamento del concetto di sovranità alimentare è rinvenibile la Dichiarazione di Nyéléni, è l’ultima delle formulazioni, risultato del Forum Internazionale sulla Sovranità Alimentare tenutosi in Mali nel febbraio 2007, che ha visto la partecipazione di più di 500 delegazioni di movimenti contadini e organizzazioni della società civile, provenienti da 80 paesi.
125 Nel Perù vi sono circa 40 programmi di lotta alla povertà, assegnati in diversi settori: sanità, pubblica istruzione, genere, lavoro, agricoltura, edilizia, trasporti, economia e finanza, nell'energia e risorse minerarie.
126 Ogni governo di turno ha elaborato diversi programmi sociali il cui obiettivo principale è stato quello di migliorare la qualità della vita della popolazione vulnerabile e di ridurre gli indici di povertà, promuovendo
riguardano i processi di conservazione e la conservazione a lungo termine dei prodotti ad uso alimentare: il mais essicato si utilizza per fare cancha (“mais tostato”), mote (“mais reidratato bollito”), preparare chicha e utilizzare i semi per il nuovo ciclo agricolo. La procedura più comune per conservare per anni i tuberi è la liofilizzazione della patata e della patata amara da cui si ottiene la moraya o chuño blanco e il chuño, allo stesso modo la patata si conserva anche in appositi luoghi per diversi mesi per il consumo quotidiano. Le condizioni di temperatura nelle zone di puna sono favoreboli alla conservazione di lunga durata di tuberi e grani. A differenza delle altre comunità gli abitanti di Andamarca sembrano aver perso la loro conoscenza sul processo di essiccazione delle patate, se si considera quanto afferma l'ex Sindaco delle Acque di Andamarca, “quasi nessuno conosce la procedura di disidratazione delle patate, la gente della comunità non è più abituata a mangiare chuño, gli avi lo facevano ma noi no, non è come a Puno dove mangiano il chuño ogni giorno”. Ciò accade nonostante vi siano zone adatte per tale procedimento, comunque questo alimento è di grande rilevanza per le comunità degli altopiani in altre regioni del paese.
Per gli alimenti di origine animale la procedura più comune è la disidratazione, l'essicazione e la salatura della carne. Il charqui indica la forma tradizionale di conservazione della carne (lama, cervo), del pollame (pernici e piccioni), del pesce e frutti di mare (pesci di acqua salata o di acqua dolce) tagliata a fette ed essiccata al sole e all'aria. Il tasajo è la forma tradizionale di conservazione delle carni mediante la salatura e l'essicazione. In epoca preispanica alcune carni come i gamberi erano conservati mediante un peculiare trattamento, essi erano asciugati su pietre o sabbia calde, il procedimento viene chiamato aynuka o aynoka. Tutti i prodotti sono conservati per lunghi periodi, vengono reidratati e preparati in diverse pietanze, minestre e zuppe.
Lo stoccaggio dei prodotti agricoli rappresenta una delle condizioni necessarie per garantire la sicurezza e la sovranità alimentare delle comunità. I contadini attuano logiche e strategie volte a garantire l'accesso, la disponibilità, la stabilità degli approvvigionamenti e l'utilizzo del cibo per scopi alimentari127. Questi saperi
permettono di immagazzinare per gli anni successivi gli eccedenti della produzione, in modo da utilizzarli quando il clima impedisce raccolti cospicui.
Le comunità non coltivano soltanto per l'autosufficienza, spesso infatti una parte della produzione è portata nei mercati, nelle fiere o viene scambiata con prodotti di altre regioni o zone ecologiche per compensare la dieta alimentare. Vale a dire che non ha consistenza fattuale il mito dell'isolamento delle economie di auto sussistenza rispetto al mercato, “... vivere bene, significa essere in armonia tra le persone e con la natura”, così viene concepito il benessere delle comunità andino-amazzoniche.
La grande diversità genetica delle colture andine implica anche una grande varietà nell'elaborazione dei prodotti, che si differenziano per forma, colore e dimensione ma anche per qualità e quantità di metaboliti primari (amidi, minerali, proteine, vitamine, acidi grassi, glucosidi, zuccheri) e metaboliti secondari (saponine, alcaloidi, tannini, ossalati, caroteni, antociani, betaciani).
Tutti i grani possono essere trasformati in farine che possono essere utilizzate per sostituire il frumento. Il frumento è un prodotto importato nei paesi andini e negli ultimi anni il suo prezzo sul mercato internazionale è aumentato considerevolmente. Cereali e
127 Stando alla definizione di sicurezza alimentare della Fao (1996) le comunità andine sarebbero in grado di garantire il proprio paniere alimentare, tuttavia, questa condizione non avviene nelle comunità oggetto di studio.
farine andine possono essere utilizzati nei prodotti da forno e pasticceria, essere trasformati in snacks e merende ad alto valore nutrizionale come già sperimentato su piccola scala da chef conosciuti nel paese, sia dagli stessi contadini di cui ne traggono ulteriori introiti a completamento del loro reddito. Per esempio nella comunità di Pomacocha alla diminuzione dei prezzi della quinoa per l'esportazione (a intermediari) i contadini hanno cominciato a produrre mazamorra128 e marmellate da vendere nelle
fiere, ottenendo sette volte il guadagno rispetto alla vendita della materia prima (intervista). Tuttavia, si tratta di un commercio di piccole dimensioni, che non permette di competere con la grande offerta del mercato dell'agro-industria.
Il legame tra le donne e la sovranità alimentare è evidente. Le donne hanno un ruolo chiave nel lavoro produttivo agricolo e nel commercio di generi alimentari in quanto sono le principali responsabili della fornitura di alimenti per la famiglia. Gli esempi di cui sopra rivela esplicitamente la visione di sostenibilità e di autonomia, la decisione di sostenere un'agricoltura familiare comprende anche l'accesso e il controllo delle risorse produttive (terra, acqua, sementi, etc.), con particolare attenzione agli aspetti di regolamentazione del possesso della terra, sono tutti aspetti che rafforzano la visione della sovranità alimentare dal punto di vista locale, nel rispetto e tutela delle culture e delle tradizioni.