CAPITOLO II I CASI DI STUDIO
2.2. L'altopiano del Titicaca
2.2.3. Gli aspetti socio-economic
Puno è una delle regioni con un alto indice di povertà, al 2009 il 60.8% della popolazione si trova in questa condizione e il 27% in povertà estrema6.
Il tasso di crescita economica annuo è molto basso con una tendenza a diminuire nelle zone rurali. Ciò è dovuto principalmente alle diffuse condizioni di miseria la quale comporta gravi conseguenze negli indici di mortalità infantile e di emigrazione dalle aree rurali in quelle urbane. Nei Comuni oggetto di studio gli indici di povertà sono molto elevati, 80.1% a Huata e 77.6% ad Acora.
Secondo l'ultimo censimento agricolo nazionale del 2012, a Puno sono presenti 219.798 unità agricole con un elevato indice di frammentazione, 807.979 appezzamenti. A Huata i produttori agricoli sono pari a 659 ovvero il 26% della forza lavoro. Ad Acora invece vi sono 7.298 produttori, il 47% della PEA (“popolazione economicamente attiva”). Puno è una regione con caratteristiche produttive agricole e d'allevamento importanti. La superficie agricola di Puno è di 4.384.905 ettari, distribuite in: terreni agricoli (8,3%), colture permanenti (0,3%), colture associate (0,3%), pascoli (79.5%), produzione forestale (2%) e terre protette (9.6%). L'alta disponibilità di pascoli ha permesso lo sviluppo di un allevamento estensivo.
La regione Puno destina ai mercati esteri quinua, caffè biologico e cañihua e al mercato interno regionale foraggio (erba medica, avena e orzo) per il bestiame utilizzati come alimento nella prospettiva di miglioramento genetico e dello sfruttamento intensivo del bestiame.
L'importanza di Puno nel contesto nazionale è evidente nel mercato della carne e della fibra d'alpaca (che rappresenta il 66% e 56% rispettivamente); inoltre, la lana ovina, la carne bovina sono prodotti rilevanti oltre ai derivati ottenuti del bestiame soprattutto bovino nella valorizzazione dei prodotti lattiero-caseari, attività molto dinamica nei comuni di Mañazo, Acora e Asillo che si sono aggiunti agli stabilimenti già posizionati di Azángaro, Melgar e Taraco.
Le colture più importanti coltivate nella regione sono: patate (35.4%), avena foraggera (22.9%), erba medica (16.6%), orzo foraggero (6.6%), caffè (3.1%) e altre colture (15.3%) tenendo conto del VBP (“Valore Lordo della Produzione”) al 20137.
Del totale della superficie regionale (4.446.473 ha) il 10% circa ha capacità colturale (temporanea e permanente)8 di cui l'1,4% è a maggese. La ridotta superficie agricola è dovuta principalmente alla perdita di suoli per agenti naturali (vento e acqua). Ogni anno si perde circa 1.300 tn di suoli per km2, superiore alla media d'erosione tollerabile (30 tn/km2/annuo). Un altro fattore che provoca l'erosione è il sovra pascolamento intensivo soprattutto di pecore per la sua selettività nel consumare solo le specie più sostanziose, impedendo la sua propagazione, impoverendo i pascoli, riducendo la produttività e la copertura vegetativa e conducendo infine all'erosione del suolo e alla successiva fase di desertificazione. Il 94.56% dell'attività agricola a Puno si svolge con irrigazione piovana, ciò rende l'agricoltura regionale vulnerabile agli effetti climatici avversi e ai cambiamenti climatici in atto.
Il 79.5% della superficie agricola di Puno è adibito a pascoli naturali, mentre il solo
6 Rapporto ENAHO, 2012.
7 I dati sono stati compilati dal BCRP (Banco Central de Reserva del Perú) in base alle informazione fornite dalla Region di Puno.
8.3% è destinato all'attività agricola (CENAGRO, 2013). Tali condizioni hanno portato al consolidamento dell'allevamento come attività principale. L'agricoltura invece viene praticata principalmente per l'autoconsumo e il suo basso livello di produttività deriva da una forte frammentazione della terra, bassa tecnologia, agricoltura di tipo pluviale, l'accesso all'irrigazione artificiale è destinato a pochi. Di tutti i produttori agricoli di Puno, circa il 60% mantiene un'attività produttiva di sussistenza e circa l'80% della regione presenta potenziali pericoli di gelate e siccità.
La disponibilità di grandi terreni in pianura è ridotta per una parte della popolazione (quella più povera) e costringe gli agricoltori alla coltivazione in piccoli appezzamenti da 0.5 a 2 ha di terreno sui pendii. Si coltivano patate, quinoa, orzo, oca, frumento e mais, ma purtroppo la produzione non è sufficiente a soddisfare le primarie necessità alimentari. Il bestiame è gestito all'interno della famiglia che in genere possiede una mucca, 5-7 pecore, 3-4 maiali in media, pochi produttori possiedono anche camelidi. Nell'ultimo decennio il settore zootecnico ha rivelato un aumento del 3,2% (GRP, 2008), crescita che presenta una forte tendenza verso la produzione lattiero-casearia, per il quale ha il sostegno di diversi progetti: Progetto Pascoli e foraggi del Ministero dell'Agricoltura, della Caritas, progetti regionali e comunali per promuovere le strutture per la produzione di pascoli e semi da foraggio, sostituiti alle totoras o llachu (“giunchi”) che nelle comunità circumlacustri costituiscono sia alimento per il bestiame che una risorsa medicinale, alimentare, ecologica e per l'attività artigianale degli abitanti della zona.
L'allevamento si realizza nel 79% del territorio regionale. L'egemonia di quattro specie di bestiame: bovini, ovini, alpaca e lama, rappresentano in media oltre il 90% del valore lordo della produzione nella regione, tuttavia, questa attività comporta circostanze contrastanti: da una parte si presenta statica dovuto ad una lenta crescita e a bassi tassi di rendimento, dall'altra vi è un incremento nella richiesta di produzione di latte e derivati per il quale, come nel caso di Huata, la popolazione destina la totalità della produzione sul mercato, trascurando gli aspetti legati all'auto sostentamento.
Alcune comunità di Huata svolgono attività ittiche nelle zone rivierasche del lago, ma anche se la pesca ha rappresentato un'attività complementare al sostentamento delle comunità, si osserva un incremento che sta prendendo un valore socioeconomico per i medi produttori che utilizzano piccole imbarcazioni e reti per la pesca di orestie carachi, ispe, sgombri e trote.
Secondo l'ENAHO (2010) il Comune di Huata ha registrato un tasso di analfabetismo del 10.65% sulla popolazione dai 15 anni in su, più basso rispetto a quello regionale (16.96%). Tra i produttori di Huata, il 9.1% si trova sotto questa condizione mentre ad Acora il 16.8%. Il più alto tasso di analfabetismo si verifica nelle donne con il 21.8% a livello regionale e 15.9% a livello provinciale, intanto che a Huata si registra un 16.3% e ad Acora 24.8%.
Le condizioni dell'abitazione nelle aree rurali sono molto precarie e modeste, la popolazione non dispone di servizi igienico sanitari minimi.
Lo stato di salute della popolazione nell'altopiano rivela indicatori molto allarmanti. La situazione sanitaria riflette un alto tasso di mortalità materna dell'ordine di 195,91 per 100.000 nati vivi (INEI, 2007), alti tassi di mortalità infantile (53,1 per 1.000 nati vivi) le cui cause sono attribuibili principalmente a patologie prevalenti dell'infanzia: malnutrizione infantile cronica (36%), malattie infettive per scarse condizioni igienico sanitarie, malattie respiratorie, scarso consumo d'acqua potabile, scarse attrezzature e
infrastrutture di servizi sanitari, a tali condizioni e di fronte all'assenza di politiche di sviluppo regionale, la popolazione si dimostra passiva e indifferente.
Sia lo stato dell'abitazione, l'elevato tasso d'analfabetismo e una salute precaria sono tutti indicatori direttamente correlati alla situazione di povertà ed estrema povertà in cui versano le aree rurali della Regione.
L'attività mineraria è cresciuta negli ultimi 20 anni e si osserva una maggiore dinamicità delle aziende che producono oro (14.5%), stagno (6.8%) e argento (1.5%) nella regione. Tuttavia lo sfruttamento delle risorse minerarie svolte in maniera informale sta provocando gravi danni indirettamente alla popolazione, all'ambiente, alle sorgenti del fiume Ramis, ai suoli per il pascolo degli animali. Negli ultimi 10 anni si è verificato la morte di più di 58 mila capi di bestiame9, l'inquinamento delle acque con la scomparsa di specie di flora e di fauna l'alterazione della qualità delle acque nel bacino interessa la anche vita acquatica del fiume, l'inquinamento ambientale per l'uso indiscriminato di mercurio, cianuro o arsenico.
Gli effetti diretti sulle persone sono provocati dal movimento di terra, dall'erosione forzata, dall'accumulo di solidi inquinanti sul terreno e dai metodi artigianali di vat leaching in piante portatili di geo-membrane che con il supporto di una pompa viene eseguito il processo di lisciviazione, questa procedura costituisce un rischio per gli effetti tossici e nocivi sugli operatori e sull'ambiente, in particolare nelle città vicine ai corsi d'acqua.
L'attività illegale ha provocato numerosi effetti sociali, politici ed economici. Nel 2012 Puno è stato lo scenario di proteste contro gli impatti nocivi che l'attività mineraria informale sta provocando sulla popolazione e sull'ambiente. Inoltre l'attività informale è divenuta forma di sfruttamento lavorativo per donne e bambini, che sono captati da organizzazioni per le quali non esistono leggi sul lavoro, sulla salute, sulla sicurezza e sull'assistenza medica.