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Composti in *-es (greco ης, ες) 1 Origine dei composti deverbal

Capitolo 2 I composti a SM verbale in PIE e in miceneo 0 Introduzione

1. Le origini in PIE del sistema dei composti a SM verbale del greco

1.2 Composti in *-es (greco ης, ες) 1 Origine dei composti deverbal

La seconda tipologia di composti del greco in cui si afferma la possibilità di esprimere il passivo è costituita dagli aggettivi sigmatici in -ης, -ες, formati attraverso il suffisso ereditato *-es-, che, come dimostra la comparazione (in particolare con le lingue indoiraniche), era in origine deputato alla creazione di bahuvrihi a partire da sostantivi neutri in *-es/os- (p.es. greco γένος, gen. γεν-εσ-ος). Tali sostantivi, assieme agli aggettivi sigmatici da essi derivati, si inseriscono all’interno del complesso di alternanze suffissali noto come ‘sistema di Caland’, cui in greco appartengono per esempio anche gli aggettivi in -υς (θρασύς), -ρο- (κυδρός, θαλερός), -αλ- (πευκάλιµος), gli avverbi

85 Vd. Givón 1990, p.116: “middle-voice constructions are a cluster of variants on semantically-transitive verbs, most

commonly involving a shift of the semantic focus away from the agent”. Cfr. anche l’osservazione di Rijksbaron 2006, n.1 p.143: “the meaning ‘that can be done’ may have developed out of the passive state meaning ‘that which has been done’: the state has become a property”.

86 Per questa definizione, su cui si ritornerà anche in seguito, vd. Napoli 2000, p.267. 87 Sugli aggettivi vd. cap.1, par.2.2.

88 Napoli 2000, p.267. 89 BP, p.469.

90 Per i dettagli del processo si vedano i cap.12, 14 e 15. 91 Napoli 2017, p.115.

92 Vd. Napoli 2017, p.115. Sulle caratteristiche degli AV rispetto ai participi in neogreco (e la possibilità in alcuni casi

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in -α (κάρτα) e i PM di composto in -ι (κυδι-άνειρα)93. Secondo una recente ipotesi avanzata da C. Bozzone, le radici inserite all’interno del sistema di Caland rappresenterebbero lo strato più antico e conservativo degli aggettivi PIE, che si configuravano in origine come verbi (aoristi radicali) ma vennero poi dotati di suffissi aggettivali in concomitanza del passaggio del PIE da lingua con “verb- like adjectives” a lingua con “nominal adjectives”94. Inoltre, sempre all’interno di questo sistema va rintracciata l’origine del suffisso di stativo IE *-eh1- (rianalisi di un suffisso di strumentale)95, ai cui

eredi in greco (aor. in -η-, cfr. anche la forma ampliata -ησ- < *-eh1s-) sono stati connessi anche gli

aggettivi in -ης, -ες (vd. infra).

Sebbene anche in greco questa classe di composti sia originariamente costituita da possessivi (p.es. δυσµενής ‘ostile’ < µένος, lett. ‘che ha un cattivo µένος’, cfr. skt. durmanas), in questa lingua ha ben presto luogo un’innovazione assente nelle altre lingue IE in cui tali forme sono presenti, ovvero la loro trasformazione in una categoria deverbale, per cui gli aggettivi in -ης, -ες vengono ricavati a partire da basi verbali e non dai corrispondenti sostantivi neutri in -ος. L’origine verbale si manifesta infatti nel significato (per il quale vd. infra), nel grado apofonico (per le radici apofoniche) e nella struttura del SM, spesso corrispondente a quello dell’aoristo (p.es. - µανής/ἐµάνην, -θαλής/ἔθαλον)96, e nell’ossitonesi, che, prima di essere generalizzata anche ai

possessivi, caratterizzava secondo T. Meissner gli aggettivi creati a partire da forme verbali accentate sul suffisso97.

La regolare derivazione da sostantivi naturalmente prosegue anche in epoca storica, e si accompagna a un notevole ampliamento delle possibili basi nominali, costituite non solo dai sostantivi in -ος (p.es. ἄνθος > -ανθής, τέλος > -τελής), ma anche da temi appartenenti ad altre declinazioni (p.es. χάλκος > ἀχαλκής)98. Tuttavia, è la possibilità di essere ricavati da basi verbali il vero fattore all’origine della produttività di questa tipologia, che dall’età classica conosce un’espansione notevole, tale per cui le forme di origine verbale superano quelle ricavate ‘regolarmente’ da sostantivi.

La possibilità di una derivazione verbale per le forme sigmatiche ‒ che Chantraine tende sistematicamente a escludere ‒ era stata proposta già da Risch nella prima edizione della

Wortbildung del 1937, il quale aveva ipotizzato alla base di questo sviluppo un fenomeno di

rianalisi di composti possessivi collegati secondariamente alla corrispondente radice verbale; per esempio, il SM -γενής, derivato da γένος, sarebbe stato a un certo punto connesso al verbo γενέσθαι (διογενής ‘sein γένος von Zeus her habend’ > ‘von Zeus stammend’), rendendo possibile la creazione di aggettivi direttamente da basi verbali, senza la mediazione di un sostantivo in -ος (p.es. -θανής)99. Questo fenomeno è stato studiato in modo approfondito da Blanc 1987 e Meissner 2006100, secondo il quale tale processo sarebbe stato innescato da un elemento di natura formale, ovvero la coincidenza tra -η- del nominativo singolare dei composti sigmatici e il suffisso omofono degli aor. ‘passivi’ forti (ἐφάνην, ἐπάγην) e di alcuni presenti atematici (p.es. ἄηµι, cfr. i composti in -αής)101.

93 Sul sistema di Caland, trattato in tutte le grammatiche storiche (p.es. Risch) vd. Dardano 2007, Meissner 2006 e

Bozzone 2016.

94 Per i dettagli di questo processo vd. Bozzone 2016. 95 Vd. Bozzone 2016, pp.34-43.

96 Più di rado a quello del perfetto; vd. Meissner 2006, pp.190-1.

97 Vd. Meissner 2006, pp.200-1. La ritrazione dell’accento è invece propria dei bahuvrihi. Per le eccezioni all’ossitonesi

vd. Meissner 2006, p.199 (di cui le principali sono i SM con vocale lunga o dittongo, p.es. -ώδης, e le radici plurisillabiche, p.es. -µεγέθης).

98 Su questo sviluppo, che interessa particolarmente l’età ellenistica, vd. Meissner 2006, pp.178-9. 99 Vd. Risch 1974, p.81.

100 Questi studi costituiranno i riferimenti principali nell’analisi di tali forme. Per una storia degli studi si rimanda a

Meissner 2006, pp.6-31, dove vengono descritti i diversi tentativi di spiegazione della trasformazione in una categoria deverbale di questi aggettivi dall’Ottocento ai nostri giorni.

101 Vd. Meissner 2006, p.188. Tribulato 2015, p.88 sostiene che sia un’ipotesi plausibile che “two originaly distinct

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Di fatto, vari aggettivi deverbali attestati in Omero mostrano una connessione con un aoristo in - ην. Si veda a questo proposito la tabella tratta da Meissner 2006, p.189:

ἡµι-δαής ‘half-burnt’ ἐδάην ‘I burnt, was burnt’ θεσπι-δαής ‘kindled by a God’102 ditto

ἀ-αγής ‘unbroken’ ἐάγην ‘I broke, was broken’ µεσσο-παγής ‘fixed upon the middle’ ἐπάγην ‘I was fixed’

πρωτο-παγής ‘just put-together’ ditto

γυναι-µανής ‘mad for women’ ἐµάνην ‘I went mad’ τηλε-φανής ‘visible from afar’ ἐφάνην ‘I appeared’

Al tempo stesso, la presenza di un aoristo in -η- non è tuttavia una condizione necessaria per la creazione di composti in -ης, come mostrano forme quali προφερής ‘che eccelle, che si distingue’, δισθανής ‘morto due volte’ (Od.12.22), o il miceneo ke-re-si-jo-we-ke (SM -εργής): nel corso della trattazione, infatti, si avrà modo di vedere come la derivazione di composti sigmatici si estenda progressivamente a un numero molto ampio di basi verbali, di cui solo alcuni presentano un aor. in - (θ)ην con il quale sia possibile istituire una connessione, anche secondaria103.

1.2.2 Significato delle forme deverbali

Gli esempi di composti in -ης sopra riportati sono caratterizzati da un significato intransitivo o passivo che risulta parallelo a quello degli aoristi in -ην ricavati dalla medesima base verbale. Sebbene non si voglia negare che i fattori di ordine formale abbiano svolto un ruolo nel mutamento degli aggettivi sigmatici in categoria deverbale, il principale elemento che accomuna tra di loro gli aggettivi deverbali sigmatici ‒ indipendentemente dalla tipologia di aoristo di cui è dotato il verbo corrispondente ‒ è proprio di ordine semantico, ed è costituito dal valore intransitivo (o passivo) manifestato da tali forme104.

La codifica dell’intransitività sembra infatti essere la funzione centrale dei composti sigmatici deverbali, spesso caratterizzati da un valore stativo (p.es. -µανής ‘che è pazzo’, -φανής ‘che appare’, -θανής ‘che è morto’) o anticausativo (-τρεφής ‘che cresce’, -δαής ‘che brucia’), cui si aggiunge la possibilità di esprimere il passivo, inteso sempre come stato del soggetto/referente dell’aggettivo, in particolare quando ricavati da verbi transitivi: la possibilità di queste forme di essere sia intransitive sia passive costituisce un interessante parallelo a quanto accade con l’aoristo in -ην, che, pur essendo erede dello stativo IE (da cui mutua il fatto di codificare una “state representation”), sviluppa anche un valore passivo105. L’espressione del transitivo, invece, rimane nel complesso una funzione secondaria all’interno di questa tipologia106, come si avrà modo di veder in dettaglio nei capitoli successivi.

Va inoltre segnalato che diversi SM possono essere posti in relazione con un tema sia nominale sia verbale, possibilità che non solo comporta delle difficoltà nella ricostruzione della trafila derivazionale (che spesso non può essere determinata con sicurezza) ma provoca anche fenomeni di reinterpretazione dei SM, per cui a seconda del contesto e del significato una stessa forma e forme appartenenti al medesimo gruppo risultano di volta in volta compatibili con l’una piuttosto che con l’altra derivazione. Questo fenomeno è particolarmente frequente con i SM derivati da sostantivi

102 In questo caso è preferibile la traduzione ‘che brucia in modo divino’.

103 Per un possibile modello di espansione delle forme sigmatiche che tenga conto, oltre che del significato, anche della

somiglianza formale dei SM vd. Paliuri 2014.

104 La connessione degli AV sigmatici con forme di aor. in -η- non è posta in particolare rilievo in Blanc 1987, che nota

come in ogni caso il suffisso -η- venga sostituito con -εσ- (in genere lo studioso sostiene che i SM verbali non hanno alcun legame con temi temporali definiti).

105 Sui dettagli di questo processo per gli AV vd. il cap.9, mentre per gli aoristi vd. Romagno 2014 (che contesta alcuni

punti della ricostruzione effettuata da García Ramón 2014). La citazione è da Romagno 2014, p.161.

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come ἄνθος o τάρβος, accanto ai quali sono presenti aoristi in -ησα (ἤνθησα ‘essere in fiore’, ἐτάρβησα ‘essere spaventato’) esprimenti un valore stativo (ingressivo: ‘diventare X’)107.

1.2.3 Un primo confronto con -τος

Come si è visto, i bahuvrihi in -ης, -ες sono una eredità PIE, mentre la trasformazione in deverbali è un fenomeno specificamente greco: questo dato li differenzia profondamente dagli AV in -τος che, al contrario, fin dagli inizi vengono ricavati da basi verbali108, nonostante la presenza di alcune forme ricavate da temi nominali (vd. supra) e i fenomeni di interferenza con i bahuvrihi. Inoltre, mentre i composti in -τος coesistono in molti casi con dei simplicia, gli aggettivi sigmatici nascono innanzitutto come composti, per cui eventuali forme semplici vanno considerate retroformazioni a partire dai composti stessi (p.es. ἀνωφελής > ὠφελής)109. Indizio del carattere innovativo delle forme in -ης deverbali è inoltre la loro stessa esiguità numerica rispetto agli AV in -τος.

Un tratto che invece accomuna queste due classi di aggettivi è la proprietà di non essere determinate in modo netto dal punto di vista della diatesi, in quanto anche i composti in -ης possono essere sia passivi sia attivi: raramente transitivi con PM in funzione di oggetto (ma non manca un esempio già omerico, θυµοδακής), il più delle volte stativi-intransitivi110. Tuttavia, come emergerà

nel corso della trattazione, mentre negli AV in -τος il valore più usuale è il passivo e l’intransitivo è presente in modo significativo solo in determinate classi semantiche, per le forme in -ης è al contrario l’intransitivo il valore primario, e il passivo (per quanto presente in modo significativo) l’esito di uno sviluppo successivo, su cui si tornerà in dettaglio nei capitoli successivi.

Infine, queste due classi di composti, in virtù delle considerevoli affinità semantiche (occupano l’area rappresentata da passivo e intransitivo), spesso si influenzano reciprocamente e, nel complesso, si oppongono alla terza tipologia di aggettivi con SM verbale, deputata all’espressione del transitivo, di cui ora verranno presentate le caratteristiche principali.