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ETÀ CLASSICA (V-IV a.C.)

Capitolo 5 Composti in τος attestati in età classica 0 Introduzione

1.1 Translational motion verbs

1.1.1. Prime forme attestate in età arcaica

Ai tre composti omerici ricavati da βαίνω si aggiungono tra V-IV a.C. numerose altre forme, in larga parte caratterizzate da un significato passivo (ὑψίβατος ‘posto in alto’) o passivo-potenziale, indicanti la possibilità o l’impossibilità di accedere/attraversare/avvicinarsi a un oggetto, mentre il PM è costituito da prefisso (ἀ-, δυσ, εὐ-) e/o una preposizione. Per questi aggettivi quindi c’è spesso un rapporto di derivazione dal corrispettivo verbo composto con preverbio (ἐκβαίνω, ἐπιβαίνω, προσβαίνω, κτλ)18; proprio per il fatto di essere percepite come derivate direttamente dal verbo composto con preverbio, tali forme si prestano particolarmente a essere ulteriormente composte con prefisso. Molto frequenti sono infatti gli AV con PM ‘doppio’, costituito da preposizione preceduta dai prefissi ἀ-, δυσ- o εὐ-, la cui presenza determina la lettura dell’intero composto, conferendo il valore rispettivamente di ‘impossibile da’ (p.es. ἀπρόσβατος ‘inaccessibile’), ‘difficile da’ (p.es. δυσπρόσβατος ‘a cui è difficile accedere’) e ‘facile da’ (p.es. εὐδιάβατος ‘facile da attraversare’).

11 Come osserva Vessella 2008, p.301 “la lingua dei prosatori attici del V secolo a.C. non coincide con quella delle

iscrizioni ufficiali, che rappresenta la varietà più alta (ma non letteraria) del dialetto locale ”.

12 Vd. Horrocks 2010, pp.75-7.

13 Vd. infra i paragrafi dedicati a queste forme.

14 In particolare, diverse forme docuemntate nella lirica arcaica presentano una continuità di attestazione considerevole

in età classica.

15 Anch’essa selettiva rispetto al totale.

16 Prima la poesia rappresentava l’unico ambito possibile.

17 Per una definizione vd. Allan 2002, n.115 p.55 citato nel cap.3, p.88.

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Εὐ-, in particolare, comincia a essere impiegato con maggior frequenza nel valore modalizzante (‘facile da’ e non ‘bene’), ancora raro nelle forme omeriche ed esiodee.

Va segnalata anche la comparsa della forma semplice βατός, attestata per la prima volta in un passo di Senofonte (An.4.6.7) con valore potenziale (‘accessibile, oltrepassabile’); l’acquisizione di un valore attivo (‘affrettato’) è invece un fenomeno tardo (Nonn.D.2.96, 18.55). Infatti, la presenza di un significato attivo è un fenomeno del tutto minoritario all’interno di questo gruppo, e si configura in molti casi come uno sviluppo post-classico19. Per esempio, ἄβατος ‘non calpestato, non oltrepassabile’ (Pindaro, tragici, Erodoto, etc.) in ps.-Luc.Ocyp.36 vale ‘che impedisce di camminare’. Due sole forme di età classica hanno valore attivo, ovvero il nome proprio Εὐρύβατος ‘che cammina con ampi passi’ (cfr. i composti in -βατης; in Quinto Smirneo ‒ dove però è v.l. ‒ e Nonno ‘spazioso, esteso’)20 e ὑπερβατός, che significa sia ‘superabile, attraversabile’ (p.es. Th.3.25 ᾗ ὑπερβατὸν ἦν τὸ περιτείχισµα “per mezzo del quale si poteva oltrepassare il muro d’assedio” Donini) sia ‘che va oltre, che supera’ (A.Ag.428 τάδ’ἐστὶ καὶ τῶνδ’ὑπερβατώτερα “ma si preannunciano altre pene, ancora più gravi” Centanni)21. Valore attivo è forse ipotizzabile per il sostantivo χαµαίβατος (nome di pianta), ‘che cammina (i.e. cresce) per terra’ (Thphr.HP3.18.4)22. Il passaggio da valore passivo/potenziale ad attivo comporta il mutamento del referente dall’oggetto che deve essere attraversato, avvicinato etc. (meta o percorso del movimento) all’entità che compie il movimento.

Come si è visto, questo gruppo è piuttosto omogeneo quanto a tipologia dei PM: le uniche forme che non presentano preposizione e/o prefisso sono i già citati εὐρύβατος, ὑψίβατος, χαµαίβατος e πολύβατος ‘molto calpestato’, attestato in Pi.fr.75.3 Maehler (citato anche da Dionigi di Alicarnasso). Forse per il carattere non marcato sul piano delle forma23 (oltre che per ragioni semantiche) questi composti si riscontrano frequentemente negli autori di prosa, in particolare gli storici (Tucidide, Senofonte). Sia per l’aspetto del significato sia per tipologia del PM vi è dunque continuità con le forme omeriche, con la conformazione degli AV con SM -βατος a un modello ben preciso.

Sempre nell’ambito dei verbi di movimento traslazionale vanno segnalati altri composti che arricchiscono gruppi (o composti isolati) attestati già nell’epica arcaica:

a. da πελάζω, πίλναµαι si hanno le forme πλατός, προσπλατός ‘avvicinabile’ (in A.Eu.53 e Pr.176, dove sono però una correzione/congettura) e, con SM -πελαστος, ἀπέλαστος ‘non avvicinabile’,

dub. in Simon.29;

b. da εἶµι (e composti) δυσπάριτος ‘difficile da attraversare’ (X.An.4.1.25, potenziale) e, con SM - ιτητος, ἀδιεξίτητος ‘che non può essere esaurito, infinito’ (da un significato base ‘che non si può attraversare’)24, attestato in Arist.Ph.207b29;

19 Anche se vi è la possibilità che πρόβατον e χαµαίβατος siano attivi. 20 Anche nome di ‘a proverbial cheat’ (LSJ).

21 Al neutro diviene nome di figura retorica.

22 ὁ δ͂ ἐπὶ τῆς γῆς καὶ εὐθὺς κάτω νεύων καὶ ὅταν συνάπτῃ τῇ γῇ ῥιζούµενος πάλιν, ὃν δὴ καλοῦσί τινες χαµαίβατον

“tandis que l’autre croît au ras du sol, penche immédiatement vers le bas et dès qu’elle touche terre, s’enracine à nouveau: c’est celle qu’on appelle parfois la «ronce naine»”. La descrizione di Teofrasto sembrerebbe avvalorare proprio un’interpretazione attiva.

Un ragionamento analogo può essere applicato anche al sost. neutro πρόβατον ‘bestiame’; vd. Benveniste 1969, pp.37- 45, il quale riporta l’interpretazione (avanzata da Lommel, ammessa da Wackernagel e accolta anche in LSJ) secondo cui sarebbe “le petit bétail en tant qu’il «marche en avant»” (p.38), che viene però rigettata dall’autore. Benveniste nota come nelle atteztazioni più antiche questo termine ricorra (quasi) esclusivamente al plurale, e che l’interpretazione del SM -βατος (p.39) come participio presente («qui marche») non si accorda con il valore che -βατος presenta negli altri composti (passivo). Pro-bat- sarebbe dunque un tema consonantico (cfr. dat.pl. πρόβασι) adattato a un suffisso e a un modello di flessione più comune. Quanto invece al significato, l’autore nota che non significa ‘procedere in testa’, ma semplicemente ‘avanzare’: πρόβατα designerebbe dunque le ricchezze mobili, che possono spostarsi (p.43), opposte a quelle immobili (terre). Per ulteriori riferimenti bibliografici vd. DELG s.v.

23 Vale a dire il PM (l’aggettivo in funzione avverbiale πολυ-) è un elemento che ricorre con frequenza nei composti in -

τος.

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c. da φεύγω derivano πάρφυκτος ‘da evitare’ (Pi.P.12.30) e ἄφυκτος25 ‘inevitabile, da cui non si può scappare’ (p.es. in Sol.13.64, Simon.39.3, tragici), che oltre che con questo valore potenziale (analogo a quello dell’omerico φυκτός) è attestato anche come attivo, ‘incapace di scappare’ (Ar.Nub.1047 εὐθὺς γάρ σε µέσον ἔχω λαβὼν ἄϕυκτον “già ti tengo bloccato, non mi scappi” Grilli26). Presentano invece SM -φευκτος, rifatto dunque sul tema del presente, φευκτός ‘che può essere evitato’ (Sofocle, Platone) e ‘che deve essere evitato’ (Aristotele)27, e δυσέκφευκτος, che ha

sia valore passivo (‘da cui è difficile scappare’ in Tim.Pers.130, Theodect.10) sia attivo (‘che scappa con difficoltà’, in Tim.Pers.140)28. Come si vede dalle attestazioni, questa stessa forma è adoperata in entrambi i valori dal medesimo autore a pochi versi di distanza.

Alcuni degli esempi citati mostrano che ha inizio il fenomeno di sostituzione della forma più antica del PM formata sul grado zero della radice con SM più ‘trasparenti’, costruiti sul grado normale (quello del presente) o con forme ‘allungate’ (p.es. la sostituzione del SM -ιτος con -ιτητος permette di rafforzare segmenti troppo brevi e risponde dunque a esigenze di trasparenza morfologica).

Per quanto riguarda i derivati di δύω, invece, solo εὐπαρείσδυτος ‘facilmente accessibile’ (Hp.Art.30)29 corrisponde propriamente per significato a un verbo di movimento30. I rimanenti

composti infatti selezionano il valore ‒ già omerico ‒ di ‘indossare’ (derivante da ‘entrare in’); si possono ricordare ἔνδυτος ‘indossato, rivestito’ (come n. sost. ‘vestito’), ποδένδυτος GI ‘lungo fino ai piedi’ (A.Ch.984), con PM in funzione di complemento di luogo e ῥακόδυτος ‘stracciato’ (‘vestito di stracci’, in E.Rh.712), con PM in funzione di Mezzo.

Un gruppo piuttosto interessante è costituito dai composti di πλάζοµαι ‘vagare’, rappresentati in Omero dalle forme attive πλαγκτός e πολύπλαγκτος31. I composti attestati dal V a.C. sono quasi esclusivamente attivi ‘vagante, errante’ (con l’eccezione del nome di luogo Αἰγίπλαγκτος ‘frequentato dalle capre’, in A.Ag.30332) e presentano come PM un sostantivo in funzione locativo- temporale (ἁλι-, θαλασσο-, νυκτι-, ὀρ(ε)ι-) e agentiva (αἰγι-)33; in un solo caso è presente un avverbio (παλιν-). Sia per struttura sia per significato, dunque, queste forme si distinguono da quelle esaminate in precedenza, che, come si è visto, sono in maggioranza passive e con PM preposizionale (o con prefisso). Inoltre, si tratta di aggettivi fortemente connotati come poetici: αἰγίπλαγκτος ricorre in Eschilo, ἁλίπλαγκτος in Sofocle (Aj.695, poi in AP6.65 con Paolo Silenziario e in due iscrizioni attiche del IV a.C.34, Nonno, Opp.H., etc.), θαλασσόπλαγκτος ‘che vaga sul mare’ in A.Pr.467 ed E.Hec.782, νυκτίπλαγκτος ‘che vaga di notte’ in vari passi di Eschilo (Ag.330, Ch.524, etc.) e ὀρείπλαγκτος in Aristofane (Th.326, poi anche in Opp.C.3.224 e Nonn.D.21.189)35.

25 LSJ nota che frequentemente nei codici è scritto ἄφευκτος. Il composto ἄφυκτος equivale al nesso οὐ (οὐκέτι)

φυκτός.

26 Cfr. anche il sostantivo κρησφύγετον ‘rifugio, riparo’, il cui SM è da φεύγω. Su questa forma vd. Chantraine 1979,

p.300, che osserva come sebbene κρησφύγετον sia stato interpretato “comme un vieux mot indo-européen se rattachant à la racine de φεύγω”, esso “peut aussi avoir été emprunté et rapproché de φεύγω par l’étymologie populaire”.

27 Questo caso esemplifica la possibilità delle forme potenziali di essere impiegate anche con valore deontico, analogo a

quello delle corrispondenti forme in -τεος.

28 In TLG fr.119 e 129 L-P.

29 Corr. in εὐπαρέκδυτος ‘che scivola via facilmente’.

30 E anche τρωγλόδυτος (= τρωγλοδυτικός) ‘di chi vive nei buchi’ (Aristotele), in quanto τρωγλοδύτης = ‘chi si

infila/entra nei buchi’.

31 Cfr. cap.6, par.1.2 per gli aggettivi in -πλανής. Entrambe le tipologie di composti selezionano il valore intransitivo del

verbo, che al passivo è attestato con il valore di ‘essere deviato, essere sviato’ (anche metaforico).

32 Ambigua è la v.l. παλίµπλαγκτος in A.Pr.838, tradotto come ‘back-driven’ in LSJ ma come ‘vagante’ in GI .

Attestazioni posteriori si hanno in Clem.Al., Gr.Naz. e Orac.Sib.

33 Si ricorda che questo PM presenta funzione analoga nell’omerico αἰγίβοτος. 34 IG II2 4968 e SEG30.175; in entrambe è scritto -πλανκτ-.

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A partire dal V a.C. cominciano le attestazioni come semplice aggettivo della forma di valore intransitivo ἄδραστος (ion. ἄδρηστος) ‘che non fugge’36, presente nell’Iliade soltanto come nome proprio. Sempre al verbo διδράσκω è ricondicibile il composto ἀναπόδραστος ‘inevitabile, da cui non si scampa’ (Arist.Mu.402b.14), che acquista il significato attivo ‘incapace di scappare’ in

AB392 e Alb.Intr.6 (II d.C.).

1.1.2 Aggettivi non attestati in età arcaica

Analoghi per significato alle forme appena esaminate risultano i composti con SM -πλανητος <

πλανάοµαι ‘vagare’ (verbo presente in Omero): attivi sono νυκτιπλάνητος ‘che vaga di notte’ (Ar.Ach.264) e πολυπλάνητος ‘che vaga lontano/a lungo’ e ‘in continuo movimento’ (Hdt.1.56, E.Hipp.110, etc.); passivo e caratterizzato da un’accezione metaforica è invece οἰνοπλάνητος ‘confuso per il/dal vino’ (E.Rh.363).

I rimanenti aggettivi ricavati da verbi di movimento traslazionale mostrano, come già le forme omeriche, delle oscillazioni tra valore attivo (referente Tema, l’entità che subisce lo spostamento) e passivo (referente meta/percorso dello spostamento). Per le nuove basi verbali ‒ che verranno ora elencate ‒ non sono stati riportati tutti gli AV, ma solo una selezione volta a illustrarne le principali caratteristiche e, in particolare, la possibilità di esprimere il passivo; accanto a ciascun verbo è segnalato il numero delle forme ricavate:

a. Verbi che significano ‘andare’: πλανάοµαι (3), φοιτάω (1), ἱκνέοµαι(3).

Oltre a -πλανητος, il SM è attivo in ῥιζοφοίτητος ‘che viene da un radice’ (Chaerem.39) e in ἐφικτός ‘che attacca’ (Trag.Adesp.256), probabilmente come sviluppo posteriore rispetto al potenziale ‘facile da raggiungere, accessibile’.

b. Verbi che significano ‘attraversare, percorrere’: περάω (3)37, ὀδόω (1).

Il simplex περατός ‘che può essere attraversato’ (Pi.N.4.69) è attestato in età ellenistica con valore attivo ‘che viene da fuori, straniero’ (PCair. Zen.536.7), mentre potenziale ‘non percorribile’ è ὁδωτός (< ὁδόω ‘guidare’, ma anche ‘incamminarsi’) in S.OC495.

c. Dai verbi che significano ‘calpestare’, πατέω (2)38e στείβω (2) derivano composti solo passivi, p.es. ἀπάτητος ‘insolito’ (sviluppo metaforico di ‘non calpestato’, in Democr.131) e ἄστιπτος ‘non caplestato’ (S.Ph.2).

d. Verbi che indicano uno spostamento che comporta un mezzo: ἁµαξεύω (1), ἱππάζω (1), πλέω (1) e πλώω (2)39.

I derivati di πλέω e πλώω sono tutti passivi o potenziali: ἄπλευστος ‘non navigato’ (X.Cyr.6.1.16), ἄπλωτος ‘non navigato, non navigabile’ (Arist.Mir.839b13) e πρόσπλωτος ‘accessibile dal mare, navigabile’ (Hdt.4.47).

e. Verbi che significano ‘seguire/inseguire’, ‘accompagnare’: διώκω (2)40, ἀκολουθέω (2)41.

Si segnala per εὐπαρακολούθητος ‘facile da seguire’ (Arist.) lo sviluppo dell’attivo ‘veloce nel seguire’ (Hsch.).

f. Verbi che significano viaggiare e navigare: πορεύω (4).

Attivo e passivo sono presenti in misura quasi uguale: il simplex πορευτός ha come significato più antico ‘che viaggia’ (A.Ag.287) e diviene passivo ‘superato, oltrepassato’ dal II a.C. (Plb., LXX);

36 Secondo Ilievski 1996, p.55 Adrastos e Adrasteia sono forse nomi di origine pregreca connessi a διδράσκω per

etimologia popolare.

37 I composti in -χωρητος da διαχωρέω ‘andare attraverso, passare’ sono propri del lessico medico e hanno un

significato tecnico.

38 Cfr. anche λεωπάτητος v.l. di λακ-/λαξπάτητος.

39 Cfr. Hdt.2.108.11 Αἴγυπτος, ἐοῦσα πᾶσα πεδιάς, ἄνιππος καὶ ἀναµάξευτος γέγονε “l’Egitto, pur essendo tutto

pianeggiante, è diventato impraticabile per carri e cavalli”, 2.108.9 Αἴγυπτον, τὸ πρὶν οῦσαν ἱππασίµην καὶ ἁµαξευοµένην πᾶσαν “l’Egitto, prima interamente percorribile per carri e cavalli” (Bevilacqua).

40 Presenta anche significato di ‘mandare in esilio’.

41 ἄεπτος ‘intrattabile, insopportabile’ probabilmente non è da connettere a ἕποµαι; GI cita in A.Ag.141 (dove è v.l.) due

possibilità di traduzione, ‘feroci’ e ‘che non son capaci di seguire i genitori’. Vd. anche Beekes s.v. ἄεπτος (significato incerto ed etimologia sconosciuta).

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attive sono due forme attestate nei Persiani di Timoteo, ὀπισσοπόρευτος ‘che viaggia indietro’ (avv. al v.196) e παλιµπόρευτος ‘che torna indietro’ (v.186), mentre passivo è δυσπόρευτος ‘difficile da oltrepassare’ in X.An.1.5.7 (cfr. presenza di δυσ-).

g. Verbi che significano slanciarsi, affrettarsi: σεύω/σοέω (8). Le forme derivate da σεύω, verbo attestato già in Omero, sono caratterizzate da una notevole omogeneità semantica, che vede il netto prevalere del significato attivo (‘che si slancia, che si affretta’), e al contempo da una considerevole varietà di PM: preposizioni (ἀνα-, ἐπι-), avverbi (παλίσσυτος in S.OT193, E.Supp.388), pronomi (αὐτο- ‘che si slancia da sé’ in A.Eu.170) e aggettivi in funzione di modificatore avverbiale (κραιπνο-, λαβρόσσυτος, rispettivamente ‘che si slancia rapidamente’, in A.Pr.281, e ‘impetuoso, violento’, Pr.600). Sono inoltre presenti due composti con PM sostantivale, θεόσσυτος ‘inviato dal dio/dagli dei’ con SM passivo e PM agentivo (A.Pr.116, 596), e δορυσσόητος42 ‘che brandisce la lancia’ (S.Aj.1188), con SM attivo e PM in funzione di oggetto. Queste due forme dunque per il loro significato, passivo in un caso, transitivo nell’altro (selezione dell’uso transitivo del verbo ‘spingere, cacciare, incalzare’), e per la funzione sintattica ricoperta dal PM (Agente e oggetto) ‘spezzano’ l’omogeneità propria di questo gruppo di aggettivi. Va infine notata la frequenza con cui tali composti ricorrono nei tragici.

Negli AV sopra esaminati, sebbene non manchino casi di forme con significato attivo, il valore passivo − in particolare con sfumatura modale − risulta predominante, soprattutto per gli aggettivi ricavati da basi verbali transitive (p.es. ‘calpestare’, come in ἄστιπτος ‘non calpestato’). Quando il significato passivo e quello potenziale/deontico43 coesistono per una stessa forma, non è possibile stabilire un rapporto univoco di priorità cronologica: infatti, talora il significato più antico può essere il passivo (p.es. διωκτός ‘mandato in esilio’ > ‘che va perseguitato’) o i due valori coesistono (p.es. πορευτός ‘oltrepassato’/‘oltrepassabile’). L’unico gruppo in cui predomina il valore intransitivo è costituito, come si è visto, dagli aggettivi derivati da σεύω, nei quali è attestata anche la forma (eccezionale) con SM transitivo e PM in funzione di oggetto δορυσσόητος.

La tipologia del PM, in gran parte dei casi costituito da prefisso, spesso combinato con preposizione, si accorda con la prevalenza di significato passivo-potenziale, in quanto i prefissi, in particolare δυσ- ed εὐ-, hanno la facoltà di conferire o quantomeno di agevolare una lettura modale.

I composti passivi con PM agentivo sono invece una minoranza nell’ambito di questa categoria: le forme che presentano questa struttura sono ναυσιπέρατος (νηυσι-) ‘navigabile’ (lett. ‘attraversabile dalle navi’), οἰνοπλάνητος ‘confuso dal vino’ (che seleziona un’accezione metaforica del verbo), la forma eschilea θεόσυτος ‘inviato dal dio/dagli dei’, cui possono essere aggiunti λακπάτητος ‘calpestato’, in cui il PM è costituito dall’avverbio λάξ ‘con il piede’ e ἀναµάξευτος ‘non attraversabile dai carri’, in cui invece l’Agente/Causa efficiente è lessicalizzato, grazie alla derivazione dal verbo denominativo ἁµαξεύω ‘attraversare con un carro’. Un’indicazione di mezzo è invece probabilmente presente in ῥακόδυτος ‘vestito di stracci’.

1.2 Manner of motion e non translational motion verbs