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Verbi che significano prendere, ottenere, conquistare e avere, possedere (verba accipiendi et

ETÀ ARCAICA (VIII-VI a.C.)

Capitolo 3 Composti in τος attestati in età arcaica 0 Introduzione

5. Verbi che significano prendere, ottenere, conquistare e avere, possedere (verba accipiendi et

possidendi) e verbi indicanti uno scambio

Tra i verba accipiendi (‘prendere, afferrare’) e i verbi esprimenti una relazione di possesso (‘avere, possedere’), oggetto di questa sezione, è presente un legame ben descritto da P. Baldi e P. Cuzzolin; i due studiosi infatti notano che “all the ‘have’ verbs followed largely the same semantic ‘itinerary’ as they evolved from verbs which had an original meaning of ‘grasp, seize, take’ into verbs which expressed the general unrestricted predication of possession”196. Essi risultano poi accomunati dalla Struttura Argomentale (sono biargomentali, in quanto indicano in genere eventi con due partecipanti)197, mentre si differenziano relativamente al grado di affectedness di soggetto e oggetto198 e di transitività, che variano a seconda dell’azione espressa dal verbo stesso: bassa o nulla è per esempio la transitività dei verbi di possesso (anche se sul piano sintattico sono costruiti come verbi transitivi)199, più elevata nei verba accipiendi. In ogni caso, questi verbi, per il fatto di esprimere una relazione del soggetto con un oggetto esterno, sono nel complesso più transitivi di quelli esaminati nelle sezioni 1 e 2, e, come conseguenza, si assiste a un aumento delle forme solo passive.

È attestato in entrambi i poemi omerici il derivato di ἐξαιρέω ‘togliere, mettere da parte, scegliere’ ἐξαίρετος ‘scelto, tirato fuori’200, detto di persone che si segnalano per qualità particolari, ‘di prima scelta’ (da cui ‘speciale, singolare, notevole’; in Hdt.2.121 sviluppa il valore ‘rimovibile’, con l’acquisizione di una sfumatura potenziale). Significato in parte analogo è quello della forma semplice λεκτός (< λέγω ‘raccogliere’) ‘radunato, scelto’ presente in Hes.fr.34 M.-W. (e nei tragici).

Al verbo ἀγρέω (eolico per αἱρέω) ‘prendere’ sono invece riconducibili i due composti αὐτάγρετος ‘scelto da sé’, ‘preso con le proprie mani’ (Od.16.148 e Hymn.Herm.474), che presenta come PM il tema pronominale αὐτο-, e παλινάγρετος ‘che può essere richiamato indietro, recuperabile’ (Il.1.526, Hes.Sc.93), con PM avverbiale. Per entrambe queste forme è attestato anche un uso attivo, rispettivamente ‘che sceglie liberamente’ (Semonid.1.19, Opp.H.5.588) e ‘che ritratta la proprie parole’ (Eus.PE14.5). Solo passivo è invece ἑλετός ‘che può essere preso o catturato’ (<

ἑλεῖν), attestato in Il.9.409.

Dei derivati in -τος da κτάοµαι ‘ottenere; possedere’201 sono attestati in Omero solo la forma semplice κτητός (detto dei tripodi in Il.9.407), con significato sia passivo ‘ottenuto, conquistato’ sia potenziale ‘che può essere conquistato’ (dal V a.C. anche ‘che vale la pena conquistare, desiderabile’), e il composto δουρίκτητος ‘conquistato con la lancia’ (femminile in Il.9.343). Sempre passivo è ἀκίχητος ‘che non può essere raggiunto’ da κιχάνω ‘colpire, raggiungere’, attestato in Il.17.75 (Ettore ἀκίχητα διώκων “irrangiungibile cosa inseguendo”; in A.Pr.186 ‘che non viene raggiunto dalla preghiera’ > ‘inesorabile’).

Passivo-potenziali sono anche i derivati di ἔχω ἀ(ά)σχετος (con grado zero della radice, diversamente dalle forme ricordate nel par.2.3) ‘che non può essere controllato, ingovernabile’ (epiteto di µένος, πένθος202, ma anche di persone; p.es. in Od.3.104 sono gli Achei a essere definiti

196 Vd. Baldi-Cuzzolin 2003, p.2.

197 Vd. Daniel 2014, p.210: “verbs of giving are in many ways similar to caused motion event” e p.225, dove ‘give’ è

definito “property transfer verb”: “giving is motion and transfer at the same time”. Questi verbi mostrano punti di contatto con i verbi di movimento: implicano anch’essi una sorta di spostamento del soggetto al fine di raggiungere un oggetto (più o meno concreto). Il carattere dell’azione può essere sia concreto sia metaforico.

198 Differente è quindi il modo in cui l’azione è “patient-oriented” (Bakker 1994, p.39).

199 Sul verbo avere come pseudo-transitivo vd. Benveniste 1966, pp.194-5: secondo lo studioso infatti esso è a tutti gli

effetti un verbo di stato (pp.197-9, cfr. uso intransitivo di habere ed ἔχειν) al pari di essere, da cui si differenzia nella natura “du rapport institué entre les termes de la constuction: être présume une relation intrinsèque, avoir un relation extrinsèque” (p.200).

200 Questa forma potrebbe essere inserita anche tra i verba eligendi; è stata collocata qui per il significato che essa

presenta in Erodoto.

201 Avrebbe potuto essere classificato anche infra (verbi esprimenti azione violenta).

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ἄσχετοι) e ἀν(ά)σχετος ‘che può essere sopportato’ (solo in Od.2.63)203. In età imperiale ἀ(ά)σχετος è attestato anche nel significato di ‘non tenuto assieme’ e ‘non in relazione, non connesso; indefinibile’ (in filosofia)204, mentre la seconda forma conserva il valore di ‘sopportabile’.

Gli aggettivi esaminati in questo gruppo presentano regolarmente nell’epica arcaica significato passivo o passivo-potenziale: a causa del basso grado di coinvolgimento del soggetto, l’azione viene rappresentata preferibilmente come riferita all’oggetto del verbo, e dunque come passiva.

Un altro aspetto della relazione di possesso è espresso dai verbi che significano ‘dare, ricevere’ (change of possession e possession transfer)205, che risultano speculari dal punto di vista semantico ai verba accipiendi; questi verbi presentano inoltre una Struttura Argomentale a tre posti, ovvero chi compie l’atto di dare, la persona a cui esso si indirizza e l’oggetto/entità che subisce il passaggio206.

Nelle loro attestazioni più antiche i due derivati di δωρέω ‘donare’ presentano entrambi significato attivo, mentre l’accezione passiva è attestata solo successivamente: δωρητός infatti ricorre in Il.9.526 con il valore ‘pronto a ricevere doni, che accoglie doni’, mentre è passivo (‘donato gratuitamente’) in un passo di Sofocle (OT384 δωρητόν, οὐκ αἰτητόν). Analogamente, ἀδώρητος ha valore attivo (‘che non prende doni’, cfr. ἄδωρος) in Hymn.Herm.573207, mentre

passivo ‘non dotato di’ in Zos.Alch.p.114 B. Sempre in Hymn.Herm.573 è attestato ἄδοτος ‘privo di doni’ (< δίδωµι ‘dare’, equivalente al possessivo ἄδωρος), per il quale GI fornisce una traduzione attiva ‘che non dona’208. Passivo è invece θεόσδοτος ‘donato dagli dei’ (Hes.Op.320), con un PM sostantivale interpretabile come agentivo209. Va notato che, quando questi AV hanno significato attivo, sono orientati non solo verso chi compie l’azione di ‘dare’, ma anche verso il Ricevente, ovvero il partecipante che presenta più affinità con l’oggetto210.

Ricordiamo inoltre ἀσπαστός ‘benvenuto, accolto’ (< ἀσπάζοµαι ‘accogliere, salutare’), attestato in vari passi dell’Odissea (13.35, 23.239)211.

Anche i verbi che indicano attività attinenti al commercio (‘comprare’, ‘pagare’, etc.) possono essere inclusi in questo gruppo, dal momento che essi implicano il trasferimento di un’entità (Tema) tra due partecipanti (Agente e Beneficiario/Ricevente). Nell’epica arcaica compaiono due soli aggettivi in -τος attinenti a questo ambito, la forma semplice ὠνητός ‘acquistato’ (< ὠνέοµαι) in

Od.14.202 (dal V a.C. anche passivo-potenziale ‘che può essere acquistato’, p.es. E.Hel.816,

Pl.R.544d) e, in Il.1.99 e Hymn.Dem.132, la forma ἀπριάτην ‘senza spesa per l’acquisto’ (<

πρίαµαι)212.

203 Dunque con significato di verbum affectuum (polisemia della base).

204 Questi composti riflettono anche ciò che accade ai composti a PM verbale ἐχε-, dove accanto al significato ‘avere,

possedere’ si riscontra anche quello ‘contenere, trattenere’ (p.es. ἐχέπωλος ‘che trattiene i puledri’ e il termine tecnico ἐχέπλινθος).

205 Così definiti in Lehmann 1991, p.233 e p.232. Sui giving verbs vd. George 2005, p.114: essi esprimono il “transfer

of the patient from agent to recipient”, ma, rispetto ai verbi che significano ‘portare, trasportare’, enfatizzano il “transfer of ownership” più che “la physical motion undergone by the patient”. I giving verbs, così come i showing verbs, implicano la presenza di una terza parte (= oggetto indiretto) “that is the recipient of a transfer” (anche se nei showing

verbs ciò che viene trasferito non è un oggetto concreto, ma della “awareness of either an object or an idea”).

206 Come osservato da Lehmann 1991, p.233, questi predicati “combine the animate actor with a (typically inanimate)

entity as an undergoer and another animate being as a more indirectly involved participant”; il partecipante che subisce il trasferimento ricopre il Ruolo Semantico di Tema, mentre il terzo partecipante quello di Ricevente/Beneficiario.

207 L’oggetto è per così dire interno alla base verbale stessa di δωρέω ‘donare’. 208 Posteriore è l’accezione passiva ‘non pagato’ (papiro).

209 Il PM θεοσ- anziché θεο- è modellato su διοσ- di διόσδοτος (vd. DELG s.v. θεός).

Cfr. García Ramón 2008, pp.326-7 e p.335 su /Iskhuwodotos/, il cui PM secondo l’autore conterrebbe l’indicazione di

una divinità (‘dato da un dio/una dea potente’); vd. cap.2, par.2.1.2.

210 Come indica anche la denominazione di ‘oggetto indiretto’.

211 Amman 1956, p.21 parla di ἀσπαστός come di una Affektausdruck usata in modo predicativo, riferita sia a oggetti sia

a esseri umani, il valore potenziale è per l’autore ravvisabile solo in τ 569, mentre l’alternanza in altri passi con ἀσπάσιος segnalerebbe una perdita della connessione con la base verbale.

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Un grado di transitività sicuramente più basso caratterizza i verba celandi213, che, per quanto riguarda le forme in -τος, sono rappresentati in Omero soltanto dalla forma semplice κρυπτός ‘nascosto, segreto’ (< κρύπτω ‘nascondere’), attestato in Il.14.168, in funzione di semplice aggettivo.