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Verbi indicanti uno stato inerente 141 e verbs of appearing and disappearing

ETÀ ARCAICA (VIII-VI a.C.)

Capitolo 3 Composti in τος attestati in età arcaica 0 Introduzione

4. Verbi che assegnano al soggetto un ruolo inattivo

4.1 Verbi indicanti uno stato inerente 141 e verbs of appearing and disappearing

A verbi indicanti uno stato inerente142 sono riconducibili pochi aggettivi in -τος, proprio a causa della semantica di cui è portatore questo suffisso, che, in quanto caratterizzato da un valore risultativo, viene preferibilmente applicato a verbi indicanti un cambiamento di stato; gli AV in - τος, infatti, esprimono lo stato conseguente a una data azione o la trasformazione del risultato di un’azione in proprietà permanente del referente stesso. Come si vedrà, è -ης il suffisso impiegato preferibilmente per ricavare AV da verbi con significato inerentemente stativo.

Da φαίνω143 ‘mostrare, portare alla luce’ deriva ἄφαντος, per il quale è arduo scegliere tra

un’interpretazione in senso passivo (‘reso invisibile, cancellato, rimosso’) o intransitivo (‘che non è venuto alla luce, che non si è mostrato’), anche se i passi omerici forse fanno propendere per la prima (Il.6.60 ’Ιλίου ἐξαπολοίατ’ἀκήδεστοι καὶ ἄϕαντοι “spariscano insieme con Ilio, senza compianto né fama”; 20.303ἄϕαντος ὄληται “non cancellata perisca”: poiché in entrambi i casi si fa riferimento al venire meno della gloria, dell’essere conosciuti dagli altri, ἄφαντος potrebbe essere interpretato come ‘non reso visibile, non fatto vedere’). In ogni caso, nel momento in cui ἄφαντος viene interpretato come ‘invisibile, nascosto, oscuro, segreto’ (attenuazione del valore verbale), esso assume un significato propriamente stativo che lo avvicina alla forma sigmatica ἀφανής ‘invisibile, che non si mostra; non visto’144.

138 Appartenenti alla classe dei verbi eventivi. Per la terminologia adottata vd. Allen 2002, pp.42-4 (il mio

raggruppamento però non coincide del tutto con quello effettuato dallo studioso). Vd. quanto osservato sul medio a p.42: “the spontaneous process middle involves subjects that undergo an internal, physical change of state. The subject has the semantic role of patient [...] An essential property of the spontaneous process type is that it is conceptualized as occurring without direct initiation by an agent”.

139 Cambiamento sempre spontaneo, causato internamente e non provocato dall’esterno (come accade con i verbi

transitivi).

140 Sulle caratteristiche di tali verbi vd. cap.1, par.3.1.

141 Solo in parte essi coincidono con la categoria di stativo ricostruita per il PIE, caratterizzata dalla presenza del

suffisso -ē-; si è scelto la dicitura di stato inerente dal momento che quella di stativo è una categoria trasversale a più classi semantiche.

142 Questo è l’ambito originariamente proprio degli AV in -ης.

143 Classificato da Allan 2002, p.43 tra i verbs of appearing and disappearing. 144 La forma sigmatica in Hsch., Suda, EM si trova spesso accostata ad ἄφαντος.

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4.2 Verbi che indicano delle attività connesse al corpo (mangiare, nutrirsi, bere, saziarsi, svegliarsi, dormire, ridere, respirare) e physiological processes involving organic entities (morire, nascere, crescere, diventare)145

Questo gruppo comprende sia verbi inerentemente telici (p.es. ἐγείροµαι ‘svegliarsi’) sia verbi di per sé atelici (activities) che però in alcuni casi possono essere costruti in modo tale da indicare un’azione puntuale e limitata nel tempo (p.es. mangiare vs. mangiare una determinata cosa). Oltre che sul piano azionale, tale raggruppamento è eterogeneo anche dal punto di vista della transitività (di cui l’intenzionalità del soggetto è una delle componenti)146, in quanto comprende sia verbi transitivi (p.es. βόσκω ‘nutrire, pascolare’), per i quali c’è la possibilità di una vera e propria costruzione passiva, sia intransitivi (p.es. θνῄσκω ‘morire’), accomunati però da un elevato grado di

affectedness del soggetto (che presenta spesso caratteri propri di un Esperiente o un Paziente),

indipendentemente dal fatto che esso sia caratterizzato da agentività e/o intenzionalità147.

4.2.1 Attività connesse al corpo

a. Saziarsi Vari composti in -τος derivano da verbi che significano ‘saziarsi’: poiché per queste forme è difficile distinguere con esattezza il valore passivo (‘saziato da’) da quello intransitivo (‘che si sazia’)148, un aiuto notevole, anche se non risolutivo, può venire da un esame del contesto di occorrenza, in particolare dalla determinazione di qual è il referente.

Sia ad ἄατος (Il.5.388, Od.13.293, Hes.Th.714, da ἄω ‘saziarsi’)149 sia ἀκόρητος (<

κορέννυµι150, p.es. Il.12.335, Hes.Sc.346, Hymn.Aphr.71) è preferibile attribuire il significato intransitivo ‘non sazio, che non si sazia/si è saziato’151 (di che cosa viene specificato da un complemento espresso in genitivo): il composto ha infatti come referente un essere animato, di solito umano (belve feroci solo nell’Inno ad Afrodite), mentre l’oggetto ‘di cui non si è sazi’, tranne che in Hymn.Aphr.71, non è un oggetto concreto, bensì ‘astratto’ (battaglia, inganni, etc.). Questi composti non indicano dunque propriamente la sazietà in senso fisico ma metaforico.

L’accezione più concreta (‘non saziato, non nutrito’) è invece quella espressa dalla forma

ἄναλτος (*αλ-τός, cfr. alo)152, che ricorre nell’Odissea (17.228 e 18.364) in riferimento al ventre ‘non sazio’ (assieme al verbo βόσκειν): questa forma può essere intesa sia come passivo-risultativa (‘che non è stato saziato’) sia come descrizione di uno stato153.

b. Mangiare, nutrirsi, bere Dal verbo βόσκω ‘nutrire, pascolare’ derivano vari composti con SM - βοτος154, che ricorrono in genere nei poemi omerici come epiteto di nomi di luogo. Con l’eccezione di εὔβοτος ‘ricco di pascoli’ (o ‘dai bei buoi’, da intendere come possessivo155), che non è accolto da tutti gli editori156, i rimanenti composti omerici presentano come PM un sostantivo indicante un animale (αἰγι-, βου-, ἱππο-), con una notevole concentrazione di PM sostantivali nello stesso gruppo

145 Vd. Allan 2002, p.43. Crescere è un verbo incrementativo.

146 Secondo la definizione scalare datane da Hopper e Thompson 1980.

147 In questa classe vengono inclusi i ‘trasformativi inagentivi’ (p.es. πύθοµαι, σήποµαι), vd. Romagno 2002, p.164: i

processi significati dai verbi trattati in questa sezione sono accomunati dal fatto di “compiersi nel soggetto”. Nella definizione di Bakker 1994, p.29 questi verbi indicano “objective intransitive 1-participant events” e pertanto manifestano “lack of all transitivity features of which the scale [scala di transitività] consists (= agency, volitionality, affectedness)”.

148 Problemi analoghi si riscontreranno con -κορής.

149 Problematica è la forma ἄητος, ἄατος (con ā), sia per significato sia per etimologia (come dimostra la ‘confusione’

nelle glosse; vd. Beekes s.v. ἄητος).

150 Di solito è glossato con ἄπληστος, ἀπλήρωτος.

151 Da non confondere con ἀκόρητος < κόρις (Ar.Nu.44 ‘non infestato da cimici’) e < κορέω ‘non spazzato, non curato’. 152 IE *h

2el-; questa radice in greco esiste soltanto come radice verbale in forme ampliate (Beekes).

153 Sostantivato in Od.18.114 ὃς τοῦτον τὸν ἄναλτον ἀλητεύειν ἀπέπαυσας “perché a questo ingordo hai fatto finire di

cercare (tra il popolo)”.

154 Oltre che il sostantivo βοτόν ‘bestiame’ (< ‘cosa che pascola’).

155 Le interferenze da parte di βου- sono presenti in tutti i derivati di βόσκω. In Theoc.5.24 è passivo ‘ben nutrito’. 156 Nell’edizione di Von der Mühll è adottata un’altra lezione, forse preferibile, cioè εὔβοος.

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di derivati157. L’interpretazione di queste forme è problematica: nei dizionari esse vengono infatti tradotte come passive con PM in funzione agentiva (‘brucato da, pascolato da capre/bestiame/cavalli’, così LSJ e GI, che registrano un significato attivo per αἰγιβότος, con spostamento dell’accento, solo in Nonno di Panopoli, p.es. in D.1.368), mentre M. Napoli, per esempio, le considera attive con PM in funzione di oggetto (‘che nutre, che pascola’158); tale uso AT sarebbe reso possibile dal fatto che l’Agente che compirebbe l’azione espressa dal SM verbale non è prototipico, in quanto tali composti sono epiteti di nomi di luogo. Le due traduzioni possibili sono dunque esattamente speculari.

Se però per ἱππόβοτος, che occorre frequentemente nell’epica arcaica come epiteto di città (o regione, Argo in particolare), l’interpretazione in senso attivo ‘che nutre cavalli’ (cfr. la forma con PM verbale βωτι- βωτιάνειρα ‘che nutre eroi’, anch’essa epiteto di luogo) è più verosimile159, αἰγίβοτος e βούβοτος risultano a tutti gli effetti ambigui. Inoltre, queste due forme, attestate solo nell’Odissea, presentano un numero di occorrenze molto più limitato: αἰγίβοτος ricorre in due passi (4.606 e 13.246), unito rispettivamente a ἱππόβοτος e βούβοτος, mentre βούβοτος solo nel passo già citato (13.246) assieme ad αἰγίβοτος. Poiché entrambi i versi sono riferiti a Itaca, risulta accettabile sia una descrizione dell’isola come ‘pascolata da bestiame e capre’ sia come ‘che nutre buoi e capre’160.

Di interpretazione ambigua è ἑλεόθρεπτος (Il.2.776, < τρέφω ‘nutrire, far crescere’), detto di una pianta, ‘nutrita/fatta crescere dalla palude’ o ‘cresciuta nella palude’161; nella prima traduzione, il composto con PM sostantivale seleziona il significato trasitivo di (‘nutrire’), che nella forma in -τος diviene passivo e riferito all’oggetto nutrito, mentre l’entità responabile dell’azione è espressa al PM; nella seconda invece il SM esprimerebbe il significato intransitivo ‘crescere’ e il PM il luogo in cui la crescita avviene. Lo stesso tipo di incertezza si ripropone anche per le forme in -τρεφής, per esempio l’omerico ὑδατοτρεφής (vd. cap.4)162. Se nel caso di -βοτος la scelta tra le due diverse traduzioni presupponeva comunque un uso transitivo del verbo (espresso direttamente dal composto o ‘riformulato’ come passivo), l’ambiguità del SM -θρεπτος mostra invece la particolare contiguità che in certi verbi si realizza tra intransitivo e passivo (scalarità).

Riferito al soggetto è invece ἄπαστος ‘che non mangia; che non ha assaggiato’ (< πατέοµαι ‘nutrirsi di’)163, che ricorre in entrambi i poemi omerici (p.es. Il.19.346, Od.4.788) e in

157 Solo in αἰγι- è presente una desinenza di dativo che permette far risalire tale composto a un’univerbazione (nelle

rimanenenti il PM è tematico) e favorirne un’interpretazione agentiva.

158 Vd. Napoli 2010, p.330: “Se un aggettivo risultativo ha orientamento attivo, si riferisce do norma a un agente non

prototipico o ad un agente in qualche modo affected dall’azione [...] Questa tendenza emerge chiaramente a proposito degli aggettivi verbali in *-to-: es.ἄπαστος, ἱππόβοτος”. La studiosa propende per quest’interpretazione anche perché “il medio-passivo del verbo corrispondente (i.e. βόσκω) generalmente ha in Omero il significato intransitivo di ‘pascolare’ (non dovrebbero esserci casi in cui vuol dire “è pascolata da...”); (ii) i derivati omerici in *-to- raramente presuppongono che il primo elemento corrisponda ad un complemento d’agente”. Sicuramente attivo è invece ἱπποβοσκός, dove il SM -βοσκός funge da nome d’agente di βόσκω.

159 Apollonio in Lex.Hom. propende per una spiegazione attiva sia di αἰγίβοτος sia di ἱππόβοτος (così anche i

lessicografi di epoche successive, vd. Appendice 1 s.v.). Forse solo in Hymn.Herm.491, dove ἱππόβοτος è epiteto di πεδίον, una lettura passiva è ugualmente possibile (‘pascolato da cavalli’); in Cassola è tradotto ‘nutrice di cavalli’ (dunque attivo).

160 Forse il ricorrere del passivo ἱππήλατος in 4.607 può in questo caso far propendere per un’interpretazione passiva.

Come osservato anche supra, gli scolii e i lessici danno in genere un’interpetazione attiva (‘che è in grado di nutrire capre’), vd. Appendice 1 s.v.

Vd. anche Leukart, n.57 p.65: “Aus einem PK zu transitiv-aktiver Bedeutung (VRK2) umgedeutet ist auch hom.

ἱππόβοτος ‘rossenährend’; die übrigen hom. Adj. auf -βοτος (βου-, αἰγι-) sind intransitiv-passiv (ambivalent substantivishes fem. αἰγίβοτος ‘Zwiegenweide’, ν 246)”.

161 Vd. GI s.v. ἐλειότροφος ‘allevato o che cresce nelle paludi’. Nel caso di ἑλεόθρεπτος l’ambiguità è tra intransitivo e

passivo, e risulta dunque meno polarizzata rispetto alle forme in -βοτος (AT e passivo); questa forma avrebbe potuto essere inclusa anche nel par.4.2.2.

162 Sui rapporti con le forme sigmatiche e i composti in -τροφος, ben più numerosi, vd. cap.9, par.2.1.1. La produttività

di questi due gruppi giustifica il carattere isolato di ἑλεόθρεπτος.

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Hymn.Dem.200 (oltre che come v.l. in Hymn.Herm.168). Solo in età imperiale è attestato l’uso nel

significato passivo di ‘non mangiato’ (Ael.NA11.16)164.

Riferito all’oggetto che viene consumato (ancora una volta si assiste dunque a un duplice comportamento) è invece ἡδύποτος ‘dolce da bere’ (epiteto del vino p.es. in Od.2.340 e in

Hymn.Dion.36, del nettare in Hymn.Dem.49) da πίνω ‘bere’. Il significato è passivo, ma il membro

reggente del composto sembra essere il primo. Da πίνω deriva anche la forma semplice ποτός, usata al neutro ποτόν come sostantivo, ‘bevanda’165.

c. Svegliarsi Attinente a questo ambito semantico è la sola forma νήγρετος (< ἐγείροµαι ‘svegliarsi’), attestata nell’Odissea e nell’Inno ad Afrodite; essa viene in genere tradotta come ‘che non si può svegliare’, ed è da intendere in senso passivo quando riferita al sonno ‘che non può essere interrotto’ (Hymn.Aphr.117, Od.13.80), ma attivo in Od.13.74 dove ricorre come avverbio che modifica l’azione compiuta dal soggetto (ἵνα νήγρετον εὕδοι: Odisseo dorme profondamente così da non svegliarsi).

d. Soffiare, respirare166 Quest’ambito semantico è ricoperto dai due composti intransitivi εὔπρηστος ‘che soffia con forza’167 (Il.18.471 παντοίην εὔπρηστον ἀϋτµὴν ἐξανιεῖσαι “mandano fuori soffi gagliardi e variati”), da πρήθω ‘soffiare, bruciare’, e ἄπνευστος ‘che non respira, senza respiro’ (Od.5.456, < πνέω ‘soffiare, respirare’); in entrambi i casi il referente dell’aggettivo è il soggetto, nel caso di ἄπνευστος umano (Odisseo). ἄπνευστος compare nella forma ἀνάπνευστος in Hes.Th.797168.

e. Ricordiamo infine due forme riconducibili a un verbo indicante un altro processo fisico, γελάω ‘ridere’169. Una derivazione nominale (< γέλας, sostenuta p.es. da Frisk 1966) è forse possibile per γελαστός ‘di cui si può ridere’ in Od.8.307; per lo stesso punto alcuni editori accolgono la lezione ἀγέλαστος ‘che non ride, serio, triste’ (anche nel TLG, con una diversa segmentazione del verso)170, attestato anche in Hymn.Dem.200, dove l’interpretazione attiva è in accordo anche con la giustapposizione con ἄπαστος (si tratta infatti della descrizione di Demetra ‘che non ride e non mangia’). Se lo si accetta nel passo dell’Odissea, si deve però pensare a un’interpretazione passiva, ‘di cui non si deve ridere’, che si trova testimoniata ache in un passo di Eschilo (Ch.30, oltre che negli scolii)171.

4.2.2 Physiological processes involving organic entities

I verbi appartenenti a tale categoria esprimono“low-transitivity 1-participant event consisting of a physical process” che ha come conseguenza un cambiamento di stato del soggetto, il quale dunque presenta “inherent (internal) affectedness”172 e corrisponde all’argomento interno diretto del verbo. Tali verbi sono inoltre caratterizzati dall’assenza “of all transitivity features of which the scale consists”, in particolare agentività e intenzionalità173. Nell’epica arcaica sono attestate solo forme ricavate da ‘nascere’ e ‘morire’, che, sotto il profilo dell’azionalità, si configurano come verbi trasformativi che indicano un evento puntuale.

Alla radice del verbo γίγνοµαι ‘diventare, essere’ (con grado zero) sono riconducibili pochi composti omerici in -γνητος, tutti sostantivi indicanti nomi di parentela (κασίγνητος

164 Sempre attivo, ma con un’accezione particolare (‘che non è in grado di nutrirsi da solo’), ἄπαστος ricorre in Gr.Naz.

(GI).

165 Per εὔποτος sulla coppa di Nestore vd. infra, par.10.4.

166 Incluso in questa sezione anche se viene impiegato anche per il vento. 167 Sempre glossato con εὐφύσητον.

168 Cfr. i composti in -πνοος.

169 Mentre però ‘svegliarsi’ indica un evento puntuale, ‘ridere’ e ‘soffiare/respirare’ esprimono un’attività e sono

dunque atelici.

170 L’edizione adottata nel TLG è quella di Von der Mühll. Anche Frisk 1966, n.1 p.200 opta per questa lettura: “θ 307

ist gewiss schon aus inhaltlichen Gründen ἐργ’ἀγέλαστα, nicht ἔργα γελαστά zu lesen”.

171 Vd. Frisk 1966. 172 Bakker 1994, p.26. 173 Bakker 1994, p.29.

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‘fratello/sorella’, lett. ‘nato assieme’174, αὐτοκασίγνητος, πατροκασίγνητος). Anche se in seguito i composti con SM -γενετος (dal grado normale) diverranno frequenti, la creazione di forme in - γνητος può forse essere stata in un primo momento frenata dalla presenza dei composti in -γενής (possessivi, ma presto reinterpetati come verbali)175.

Dalla radice di θνῄσκω ‘morire’176 derivano la forma semplice θνητός ‘mortale’ (usata frequentemente come sostantivo) e il composto κατάθνητος, con lo stesso significato. Il verbo ‘morire’ è inaccusativo, e l’aggettivo in -τος è coerentemente orientato al soggetto: è da notare però che, sebbene ‘morire’ sia di per sé un evento puntuale177, la forma in -τος indica non lo stato risultante del ‘morire’ (e dunque ‘chi è morto’, espressa forse dalle forme in -ης), ma chi è nella condizione di ‘essere soggetto alla morte’ (e deve ancora subire tale passaggio). L’acquisizione per θνητός dell’accezione ‘adatto ai mortali, umano’ è postomerica (E.Ba.1069, S.Tr.473).

Dall’IE *mṛ-tó- deriva invece la forma βροτός178, in Omero usato solitamente come sostantivo; per questo, in vari composti in -(µ)βροτος179 compare un PM verbale (p.es. τερψίµβροτος, φθεσίµβροτος), di cui il SM costituisce a tutti gli effetti l’oggetto. Fa eccezione ἄµβροτος ‘immortale, divino’ (lett. ‘che non muore’)180, attestato in entrambi i poemi omerici, che compare però reinterpretato come un possessivo ‘privo di uomini’ in un passo di Eschilo (dove è v.l.; Pr.2 ἄβροτον εἰς ἐρηµίαν).

Le due forme βροτός e θνητός sono inaccusative, per cui il soggetto superficiale, cui è orientato l’aggettivo in -τος, è un oggetto a livello profondo; esse sono accomunate dall’impiego sostantivale, mentre a livello semantico veicolano entrambe la nozione di ‘soggetto alla morte’, fatto che, come viene posto in evidenza da M. Durante, si inserisce in quadro culturale in cui “la denominazione dell’uomo come ‘peribile, mortale’ presuppone la qualificazione del dio come ‘immortale’, come conferma del resto la frequente antitesi tra le due nozioni”.

4.3 Physiological processes involving inorganic entities (spegnersi, bruciare, solidificarsi,