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Composti tematici costruiti sul grado forte della radice/radice a vocale breve

Capitolo 2 I composti a SM verbale in PIE e in miceneo 0 Introduzione

1. Le origini in PIE del sistema dei composti a SM verbale del greco

1.3 Composti tematici costruiti sul grado forte della radice/radice a vocale breve

Oltre a quelle già esaminate, un’ulteriore classe di composti del greco in cui si afferma la possibilità di esprimere un significato passivo è costituita dalle forme il cui SM tematico in -ος, -ον, in vari casi ma non sempre corrispondente a un nome verbale, risulta derivato da una radice predicativa apofonica (p.es. τρέφω/τροφός, τροφή > -τροφος, θείνω/φόνος > -φονος, φέρω > -φορος) o non apofonica con vocale breve (p.es. µάχη/µάχοµαι > -µαχος)111. Questi composti, i cui primi esempi sono attestati già in miceneo, possono essere sia aggettivi a due uscite (il femminile compare soltanto nei nomi propri, p.es. Κυµοδόκη, e in alcune denominazioni di oggetti, p.es. πυράγρη, ἱστοδόκη) sia sostantivi112.

107 Nonostante la possibilità di interpretazione verbale, si tratta propriamente di possessivi. Vd. Tucker 1990, p.62, p.64

e p.72, secondo la quale questi verbi sono ricavati proprio dal SM dei composti. Su questo fenomeno si tornerà più estesamente nella trattazione delle forme sigmatiche, in particolare nei casi i cui la possibilità di una duplice interpretazione ha un impatto sulla diatesi del composto.

108 Senza scordare che *-to- è un suffisso impiegato anche per la formazione di sostantivi. 109 Vd. Meissner 2006, p.213 e Tucker 1990, p.63. Si tratta comunque di uno sviluppo marginale. 110 Sul valore dell’aor. in -η- vd. anche Romagno 2014 (su cui si tornerà in maggior dettaglio nel cap.9).

111 Su questi composti vd. Risch 1974, pp.196-8 e p.207 (per le radici non apofoniche), mentre per i nomi verbali che

entrano in composizione vd. pp.9-10. Tali composti sono anche detti “dependent determinative”, e il primo elemento, se costituito da un tema nominale, “stands in a case relation to the second, which is verbal” (vd. Kindtsrand 1983, sui composti del tipo θυροκόπος).

Vd. anche Chantraine 1968, p.11: “Aux noms d’action répondent des noms d’agent ou des épithètes composées. Nous retrouvons l’opposition originelle: noms d’action au simple, noms d’agent au composé” e “Noms d’action et noms d’agent constituent un groupe cohérent. La plupart apparaissent dès la langue homérique (...) Dans cette formation, deux catégories s’opposent, les noms d’action, très nombreux, avec le ton sur la racine; les noms exprimant l’activité d’une personne, “noms d’agent”, pas très fréquents et jouant surtout un rôle en composition”.

112 L’uso come sostantivi prevale nettamente in miceneo, mentre in seguito si assiste a un incremento dell’impiego

aggettivale, forse dovuto almeno in parte all’influenza degli aggettivi prefissati a due uscite (vd. Grandi-Pompei 2010, pp.217-8).

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All’interno di questa classe ‒ che costituisce una tipologia ereditata113 ‒ si afferma progressivamente una distinzione tra forme ossitone o parossitone caratterizzate da significato attivo (le più antiche) e forme proparossitone che, al contrario, hanno valore passivo-intransitivo114: come dimostrano i dati forniti dalla comparazione con altre lingue IE e dal miceneo stesso115, in origine il significato espresso dal SM era di tipo attivo (p.es. κουροτρόφος ‘nutrice di giovani’)116, mentre la possibilità di derivare composti passivi sarebbe uno sviluppo introdottosi successivamente all’interno del greco. Questo processo ha probabilmente avuto inizio in epoca posteriore a quella micenea117, e in Omero non risulta ancora concluso, come segnala l’esiguo numero di forme omeriche con PM in funzione agentivo-strumentale, comuni soltanto a partire dal V a.C. (p.es. θεόποµπος ‘inviato da un dio’), a fronte dei numerosi PM che fungono da oggetto nei composti attivi. Negli attivi, dunque, il SM, indipendentemente dal fatto che esista o meno come forma autonoma, equivale a un nomen agentis, mentre i passivi, come denunciato dall’accento ritratto (vd.

infra), sarebbero in origine dei bahuvrihi con SM costituito da un nome verbale, in genere un nomen actionis (tipologia frequente in Omero, p.es. λιγύφθογγος, δύσµορος, εἰρόποκος)118, che in un secondo momento sarebbero stati interpretati come ricavati direttamente da una base verbale (senza dunque la ‘mediazione’ di un sostantivo), prevalentemente con valore intransitivo (p.es. ὑπότροπος ‘che ritorna indietro’). La transizione da possessivo a composto verbale è esemplificata da E. Risch con ὀρεσίτροφος, che da ‘die Nahrung [i.e. τροφή]119 in den Bergen habend’ è passato a significare ‘in den Bergen lebend, ernährt’120. Conseguenza dell’introduzione di tale innovazione è la creazione di coppie composte da un membro attivo ossitono o parossitono e uno passivo proparossitono (p.es. θηροτρόφος/θηρότροφος)121.

113 Vd. Kastner 1967, p.19; “Der Typus τοξοφόρος hat seine Entsprechung im Indo-Iranischen (ai. -bharái-) und

Slavischen [...], so daß er als ererbt zu gelten hat.”

114 Ma nei nomi propri e negli epiteti di divinità si ha comunque ritrazione dell’accento (vd. Risch 1974, p.197).

Sull’opposizione accentuale tra nomina agentis attivi e nomi di risultato con significato passivo-risultativo (p.es. τοµός: τόµος) vd. Krasukhin 2004 (in particolare per il greco pp.121-5); lo studioso sostiene che l’opposizione tra forme ossitone e con baritonesi ha carattere graduale e nota come il tipo τόµος sia nel complesso più omogeneo sul piano semantico del tipo τοµός, il che conferma il suo carattere secondario, già rilevato da Benveniste (p.133).

115 Vd. Leukart 1994, n.184 p.99: “Die passivischen VRK

2 auf -ος und -ης sind sekundär aus PK entstanden und beide

in Myk. noch nicht anzutreffen”.

116 Per il valore attivo del SM, paragonabile a quello di un nomen agentis o di un participio (attivo) vd. Kastner 1967,

p.19: “Dagegen haben die Bildungen mit -o- fast ausnahmslos die Bedeutung von aktiven Partizipien oder Nomina Agentis” e Kühner-Blass 1892, pp.312-3: “Die Zusammensetzung ist ursprünglich aus Satzverhältnissen hervorgegangen” e porta tra gli esempi “aus ἵππους τρέφειν, τρέφων d.Komp. ἱπποτρόφος”.

117 Οvvero la contrapposizione tra composti ossitoni/parossitoni e proparossitoni. L’opposizione accentuale tra nomina

agentis ossitoni e nomi di risultato con ritrazione dell’accento è invece più antica, e costituisce una prova della presenza

in PIE di un accento mobile (vd. Krasukhin 2004, pp.133-7). Sull’eventuale presenza di forme passive o intransitive in miceneo (in ogni caso non con PM sostantivale) vd. infra.

118 Vd. Risch 1974, pp.197-8.

119 Wheeler 1903 suggerisce il percorso opposto (deverbali → bahuvrihi) ed evidenzia l’influenza reciproca di composti

deverbali e possessivi, come riportato in Lindner 2002, p.271: “Er wollte die Spezialbedeutung der Bahuvrihis daraus ableiten, daß unter den verbalen Rektionskomposita mit verbalem Hinterglied solch mit passivischer Semantik der Hinterglieds, wie sein Musterwort θεό-γονος “gottgeboren”, vorbildhaft wurden. Diese hätten dann wieder dazu geführt, rein substantivische Hinterglieder im Sinne von “begabt mit Hinterbegriff” zu verstehen, also eine Analogie von den verbalen Rektionskomposita: εὔ-ζωνος “mit einem schönen Gürtel”, quasi “well-beltes”, “wohlgegürtet””.

120 Vd. Risch 1974, p.198. Tale sviluppo sarebbe dunque parallelo strutturalmente a quello conosciuto dalle forme

sigmatiche (p.es. -γενής/γένος).

121 Vd. anche Schwyzer 1939, p.454: “Bahuvrihi sind ursprünglich auch die Komposita mit (anscheinend) verbalem

Hinterglied in passiver bzw. intransitiver Bedeutung gewesen, z.B. hom. ὀρεσίτροφος […] bei Homer ist das Vorderglied noch durchweg ‘adverbial’ (vgl. noch παλίλλογος, πρωτόγονος); Beispiele wie θηρότροφος ‘von Tieren ernährt’ sind jünger […] Der Typus dehnte sich aus im Gegensatz zu θηροτρόφος ‘Tiere nährend’, dessen Widerspiel er wurde; doch blieben Ausnahmen wie ψυχοποµπός, und bes. ναύαρχος u.ä. (auch letzere sind eig. Bahuvrihi)”.

Per la problematicità nell’esatta individuazione di tali coppie (non sempre riportate dai dizionari) vd. Jouanna-Boudon Millot 2008, p.781 (in particolare n.22); gli autori suggeriscono che solo il contesto effettivo di impiego delle singole forme possa permettere di scegliere tra valore passivo e attivo.

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La spiegazione dei composti intransitivi-passivi come originari bahuvrihi (che sarebbe indicata anche dalla ritrazione dell’accento, caratteristica dei possessivi) è però possibile soltanto nei casi in cui sia effettivamente presente un sostantivo derivato dalla medesima base (p.es. accanto a τρέφω- τροφή, γίγνοµαι-γονή́, τίκτω-τόκος, µάχοµαι-µάχη, κτλ), mentre non risulta valida laddove manchi un sostantivo a partire da cui costruire composti possessivi (p.es. -φορος)122. Tuttavia, si può ipotizzare che il tipo intransitivo-passivo, pur sorto sulla base della reinterpretazione deverbale di

bahuvrihi, una volta affermatosi si sia esteso123 anche a quei composti per i quali un’origine come possessivi è da escludere, con la creazione della possibilità di ricavare direttamente dalla base verbale composti sia attivi sia passivi:

presenza attivi (-τρόφος, -φόρος) e bahuvrihi > reinterpretazione dei bahuvrihi come deverbali (intransitivo-passivi) per analogia > possibilità di composti passivi direttamente dalla radice verbale124.

Nei vari tentativi di ricostruzione dell’origine e degli sviluppi di tale tipologia di composti (sia attivi sia passivi), l’elemento che è sempre apparso più problematico risulta la determinazione della natura del SM, il cui valore è in origine attivo ed equivale pertanto a un nomen agentis. Tuttavia, esso non sempre è attestato come parola autonoma (p.es. τροφός, ἡ ‘nutrice’, ποµπός, ὁ ‘guida’ vs. *κτονός, *στροφός), o lo è soltanto in un secondo periodo, quale esito di retroformazione dai composti (p.es. gli aggettivi φονός ‘che uccide’ e βορός ‘ghiottone’, documentati dal V a.C., o φορός ‘che porta’, dall’età ellenistica)125, mentre l’elemento che è di solito presente è il sostantivo (nomen actionis o altro) in -ος o -η (p.es. τροφή ‘nutrimento’, φονή/φόνος ‘uccisione’, νοµός ‘pascolo’) che entra in composizione nelle forme passive originatesi come bahuvrihi. Il problema dell’assenza di un SM indipendente si ripropone inoltre anche per i composti intransitivo-passivi nel momento in cui essi vengono derivati direttamente da basi verbali.

Di recente N. Grandi e A. Pompei126 hanno tentato di risolvere il problema della natura

lessicalmente non autonoma del SM, che, a loro avviso, “nonostante la mancanza di attestazione

Nel corso della trattazione, le forme in -ος che costituiscono delle coppie diversificate dall’accento saranno talora riportate senza accentazione; in questi casi si assume che la forma con significato transitivo sia parossitona, quella con valore passivo-intransitivo proparossitona.

122 Il sostantivo φορά ‘trasporto’, ‘movimento’ è attestato a partire dal V a.C. e ha un significato non molto compatibile

con la creazione di bahuvrihi.

123 Grazie alla reinterpretazione come deverbali non è necessario ‘passare attraverso’ un sostantivo.

124 Come di vedrà, i composti passivi nel greco arcaico sono rari e (soprattutto nei casi in cui non c’è il ‘passaggio’

come bahuvrihi, p.es. -φορος) presentano come PM preverbi e prefissi, dato che suggerisce un’origine direttamente dal verbo.

125 In genere gli studiosi tendono a considerare retroformazioni anche le forme semplici attestate in Omero vd. Grandi-

Pompei 2010, p.212: “da alcuni di questi composti si sono formati per retroformazione dei nomina agentis (es. τροφός, ποµπός), presumibilmente a partire dal valore di N della categoria in uscita = interpretazione endocentrica del composto” e Risch 1974, pp.8-9 e p.10: “Da bei diesem Typus im Griech. (wie in den anderen Sprachen) Simplizia vie seltener sind als Komposita, ist es wahrscheinlich, dass die Simplizia retrograd nach den Komposita gebildet worden sind”. Vd. anche Tucker 1990, p.155: “simple -o- grade nomina agentis accented on the thematic vowel often do not occur until a much later date, and this class appear to have been created via a process of backformation from compounds”, mentre i nomina actionis sono tanto antichi quanto i composti. Sul rapporto tra forme in -ος composte e sostantivi in -εύς vd. invece Civilleri 2012, p.200: “γονεύς non conosce né l’una né l’altra [i.e. composizione e preverbazione] ma compare solo in forma semplice; in composizione si utilizza invece il nome d’agente -γονος, che nella sua forma semplice non ha però valore agentivo ma significa “prole”: interessante notare che il tipo ἀνδροφονεύς è invece abbastanza diffuso ‘uccisore di uomini’, parallelamente a ἀνδροφόνος”.

126 Vd. Grandi-Pompei 2010, pp.212-15 (“in chiave tipologica, l’aspetto più problematico di queste forme coincide con

la natura lessicalmente non autonoma del secondo costituente: in altri termini, esso non corrisponde ad una parola esistente del greco”); questo aspetto accomuna tali composti alle forme sigmatiche deverbali (p.es. πολυσπερής, pp.212- 3) e si riscontra anche in altre lingue IE, p.es. nei composti inglesi del tipo brown-eyed ‘dagli occhi marroni’ (*eyed non esiste come forma autonoma), come rilevato a p.216. Gli autori osservano al tempo stesso che, anche se il SM non è attestato nella sua interezza come ‘parola esistente’, “esistono invece autonomamente gli elementi da cui è formato”, p.es. nel caso di -νόµος (nell’accezione in cui compare nei composti) il verbo νέµω e le terminazioni -ος, -ον.

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come forma libera” e la derivazione in ultima analisi da una radice predicativa127, sarebbe preferibilmente da etichettare come Nome, sia per la scelta del grado apofonico forte (“strategia introflessiva con funzione deverbale, in alternativa alla derivazione”) sia per la creazione a partire dai composti di nomina agentis128. Questa classe mette quindi in luce un aspetto peculiare della composizione in greco antico, già evidenziato nel cap.1, ovvero il carattere non autonomo degli elementi che danno luogo ai composti; ciò si verifica in genere con il PM (presente “di norma in forma tematico-radicale”), ma anche, come nei composti in questione, con il SM, che può essere sia una forma libera, ma “altrettanto spesso un morfema legato”, analizzabile “come forma radicale o come forma dotata di flessione” (per cui si può quindi parlare di stem-compounding)129.

Un secondo elemento difficile da stabilire è se la flessione (-ος, -ον) riguardi solo il SM o vada piuttosto attribuita all’intero composto130; a favore di quest’ultima soluzione fa propendere l’esistenza dei composti esocentrici del tipo µελίφωνος, caratterizzati da una struttura analoga, in cui il sostantivo a SM appartiene alla declinazione in -η: pertanto, -ος sarebbe “una sorta di nominalizzatore, che forma aggettivi (e altre volte nomi) a partire da qualsiasi tipo di base”131. In conclusione, i due studiosi propongono di interpretare i composti del tipo κουροτρόφος (ma anche πολυσπερής), la cui struttura è rappresentabile come [[X]X [RAD]N -ος, -ον/-ής, -ές]A/N, quale esito

della conflazione di due differenti schemi costruzionali, quello che origina i composti bimembri del tipo κακόνοος ‘ostile, mal disposto’ ([XN/AN]A) e quello proprio degli aggettivi a due uscite,

semplici o derivati del tipo ἄδικος [XPREF [RAD]N -ος, -ον]A.: infatti “la struttura è quella dei

tradizionali composti bimembri; l’aspetto formale di superficie è quello degli aggettivi a due uscite”132.

Al di là dei problemi di natura teorica riguardanti la genesi e lo status sia in diacronia sia in sincronia di tali composti, ciò che qui interessa è la possibilità da parte di queste forme di veicolare un significato passivo, che si tenterà di mettere in luce nei diversi stadi del greco antico, a partire dal miceneo. Come si avrà modo di vedere, una delle principali difficoltà nello studio di queste forme è costituita dalla possibile origine come possessivi, che spesso risulta compatibile con una reinterpretazione proprio come passivi.

127 Le radici predicative esprimono un contenuto verbale e non referenziale; sulla radice come predicato vd. Benedetti

2002, pp.24-7.

128 Vd. Grandi-Pompei 2010, pp.212-3.

129 Vd. Grandi-Pompei 2010, p.222; cfr. anche la seguente affermazione: “il greco ricorre dunque con frequenza a forme

non autonome come basi di processi di formazione di parola”. Sulla presenza di SM non attestati come forme autonome nei composti verbali in greco vd. Risch 1944, pp.41-2: “[…] kommen die verbale Kompositionsglieder oft gar nicht oder wenigstens nicht in der gleichen Bedeutung als Simplizia vor. So gibt es z.B. neben γυναιµανής (Hom.) kein *- µανής, neben ὑφορβός (Hom.) kein *-φορβός, und τοξοφόρος ist nicht ὁ τοῦ τόξου φόρος, sondern ὁ τόξον φέρων, usw.”. Lo status nominale di queste forme, presenti anche nel greco moderno, è sostenuto anche da Ralli 2013, pp.206- 13.

130 In questo caso si avrebbe un processo di parasintesi (coinvolge al contempo PM e radice alla base del SM).

L’attribuzione della flessione al solo SM o all’intero composto implica che il processo di composizione sia avvenuto con modalità differenti.

131 Vd. Grandi-Pompei 2010, p.213.

132 Vd. Grandi-Pompei 2010, pp.216-8. Il quadro teorico di riferimento è costituito dalla Construction Morphology di G.

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