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ETÀ ARCAICA (VIII-VI a.C.)

Capitolo 3 Composti in τος attestati in età arcaica 0 Introduzione

8. Verba faciend

Vengono inclusi in questa categoria AV ricavati da verbi attinenti all’ambito semantico del ‘fare, creare’ ‒ in senso concreto o astratto ‒ nonché da verbi indicanti azioni e attività di vario genere, tutti transitivi, che vedono lo svolgimento di una “agentive action upon a (mostly inanimate) patient that is outside the sphere of the subject/agent”248; l’azione ha come conseguenza, in modo analogo ai verbi esprimenti azione violenta, un cambiamento di stato (totale o parziale) nell’oggetto. Pur essendo nel complesso dotati di una transitività elevata, questi eventi sono meno transitivi rispetto a quelli esaminati nel gruppo 6. ‒ caratteristica che si manifesta per esempio, come evidenziato da E. Bakker, nel fatto che tali forme verbali all’aoristo medio non hanno automaticamente interpretazione passiva249, che risulta un fenomeno normale solo con i participi250. Negli AV in -τος,

tuttavia, tale differenza nel grado di transitività non influenza la diatesi e l’orientamento, in quanto la maggior parte di queste forme sono passive (o potenziali) e riferite all’oggetto-Paziente in modo analogo a quelle ricavate dai verbi esprimenti azione violenta.

A causa della varietà dei significati espressi, i verbi che stanno alla base degli aggettivi che verranno ora esaminati presentano un grado variabile di transitività (da cui consegue una maggiore o minore affectednes dell’oggetto), che raggiunge un massimo nei verbi che indicano la creazione

ex novo di un oggetto (in questi casi si parla dunque di effected object-effiziertes Objekt)251, per ridursi invece nei verbi esprimenti l’introduzione di una modifica in un oggetto già esistente. Varia anche l’azionalità di tali verbi, che includono sia attività (non concluse, ateliche) sia azioni concluse (teliche)252.

a. Fare

Da ποιέω deriva la forma semplice ποιητός ‘fatto’ (in seguito, di terre ‘coltivato’), utilizzato sia nell’Iliade sia nell’Odissea per qualificare oggetti frutto dell’opera umana (casa, porte, talamo,

247 Si è scelto di mantenerlo in questa sezione perché esso in ogni caso esprime il tentativo di realizzare una determinata

azione.

248 Bakker 1994, p.37.

249 Bakker 1994, p.37 osserva che in questi eventi, dove “the goal of the action is mostly inanimate”, l’espressione di un

significato passivo “is a relatively infrequent phenomenon, that is highly marked from a cognitive and functional point of view: the inanimate subject resulting form ‘passivization’ would be strange in view of the animacy/topic hierarchy”, per cui la lettura passiva è fortemente condizionata dall’Aktionsart.

250 Dell’aoristo medio o passivo (-θη-), vd. Bakker 1994, p.38.

251 Sulla distinzione tra affected e effected object vd. anche Lehmann 1991, pp.217-9.

252 Le forme semplici che designano la produzione, la lavorazione e la decorazione di oggetti di uso umano nonché

processi di produzione di vario tipo sono state studiate in dettaglio da Amman 1956, che parla di vere e proprie espressioni tecniche, suddivisibili in varie categorie a seconda dell’ambito semantico ricoperto (pp.13-20). Amman sottolinea come questi aggettivi sono vicini per significato ai participi perfetti passivi, con i quali sovente possono essere sostituiti (cfr. alternanze tra τυκτός e τετυγµένος).

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scudo, etc., vd. p.es. Il.5.198, Od.13.306); esso assume un valore più astratto in alcuni passi di Pindaro (N.5.29) ed Euripide (Hel.1547), dove significa ‘inventato, imitato, finto’. Ποιητός acquisisce anche l’accezione tecnico-giuridica di ‘adottato come figlio’ (Pl.Lg.878e) in cui, nonostante lo scostamento dall’accezione concreta di ‘fatto, fabbricato’, il valore rimane sempre passivo253.

Un’analoga evoluzione del significato concreto > astratto, ma con delle conseguenze sul piano della diatesi, si ritrova nell’aggettivo semplice ἀσκητός (< ἀσκέω ‘lavorare’), che nell’Odissea (4.134254, 23.189) e in Hes.Op.546 ricorre nel valore (passivo) ‘lavorato, adornato’ (detto di oggetti); in Platone e Senofonte255 è documentata l’accezione potenziale ‘che può essere ottenuto con la pratica’, che corrisponde al significato del verbo ‘praticare, esercitare’; infine, in Plutarco (Lyc.3) esso ha il valore di ‘pratico, che ha esperienza’ in una cosa, con uno spostamento evidente dell’orientamento dell’aggettivo dall’oggetto ‘lavorato’ o ‘che può essere ottenuto’ al soggetto che ‘si esercita’256.

Passivi sono invece i composti riconducibili al verbo ῥέζω ‘fare, compiere’, ἄρεκτος ‘non ultimato’ (Il.19.150 ἔργον ἄρεκτον) e ἀνεπίρρεκτος ‘non dedicato’ (Hes.Op.748).

b. Numerosi sono poi gli aggettivi in -τος ricavati da verbi che significano ‘modellare’, ‘creare’, ‘costruire’ o appartengono ad attività artigianali precise (verbi ‘tecnici’ della tessitura, della lavorazione del legno e dei metalli); più che descriverli uno per uno, sarà opportuno qui fare alcune osservazioni generali sul loro comportamento257:

- il significato è in genere passivo, in quanto questi AV si riferiscono a un oggetto creato o lavorato in un determinato modo. Un eventuale valore attivo è documentato come evoluzione posteriore (p.es. per εὔπηκτος in Teofrasto); πολύκµητος ‘laborioso’ (AP9.656.6), ‘che lavora molto’ (QS9.173). Il valore in alcuni casi è equivalente a quello di un aggettivo non verbale, come accade per λεπτός ‘fine, sottile’, presente nel significato letterale di ‘pelato, sbucciato’ (< λέπω) solo in

Il.20.497. Talora si assiste allo spostamento da un valore concreto a uno traslato (p.es. ἄτριπτος

‘non consumato, non logorato’, ma ‘sconosciuto, strano’ in Artem.4.63 e Simp.in Ph.520.23); - vi sono sia forme semplici sia composti; questi ultimi presentano come PM prefissi (ἀ-, εὐ-), aggettivi in funzione avverbiale (di solito νεο-, πολυ-), preverbi (ἀµφι-, προ-), mentre più di rado compare un sostantivo. Segnaliamo tra questi θεόδµητος ‘costruito da un dio’ (Il.8.519 θεοδµήτων ἐπὶ πύργων)258 e ἀνδρόκµητος ‘lavorato dalle mani degli uomini’ (Il.11.371 ἀνδροκµήτῳ ἐπὶ τύµβῳ), entrambi con PM in funzione agentiva. Vi è infine un caso (Hes.fr.204.140M.-W.) in cui il PM è il tema pronominale αὐτο-; come spesso accade con questo PM, è difficile determinare se il valore sia attivo o passivo259.

Gli altri AV attinenti a quest’ambito attestati nell’epica arcaica sono: πλαστός formato, modellato

εὔδµητος ben costruito θεόδµητος costruito da un dio εὐτείχητος260 ben murato

εὔπηκτος ben costruito, compatto, solido ἐξηλατός261 battuto (di metalli)

τρητός perforato

253 Amman 1956, p.19 vede nel nesso πυκὰ ποιητός (‘saldamente connesso’) un’attenuazione del significato originario. 254 Per Amman 1956, p.19 in questo passo ἀσκητός esprimerebbe semplicemente una qualità (‘fine’), senza riferimento

all’azione verbale.

255 L’acquisizione di nuovi significati non annulla i precedenti. Su εἰσποιητός ‘adottato’ vd. anche i capp.10, 12 e 14. 256 Lo spostamento nell’orientamento dell’aggettivo procede in parallelo al cambiamento del significato del verbo, da

verbum faciendi a verbo con soggetto affected.

257 Su queste forme (i simplicia) vd. Amman 1956, pp.15-20.

258 Attestato come σιόδµατος in Alcmane (p.es. fr.2 e 12 Page, 2 Calame). 259 Aggrava la difficoltà il fatto che sia attestato in un frammento.

260 Può trattarsi di un possessivo (< τεῖχος). 261 Cfr. anche il PN Ἔλατος.

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εὔτρητος ben forato; poroso

πολύτρητος molto forato, pieno di fori; poroso ἀνήµελκτος non munto

ἄσπαρτος262 non seminato, non dissodato; selvaggio κολλητός incollato assieme, unito

ἀνδρόκµητος lavorato dalle mani degli uomini πολύκµητος molto lavorato, elaborato

che lavora molto (posteriore) εὐκόσµητος ben adornato

εὔννητος ben filato, ben tessuto πλεκτός piegato

εὔπλεκτος ben piegato νεότευκτος lavorato da poco

τυκτός263 finito, lavorato, completo ben lavorato

εὔτυκτος264 ben lavorato ὀρυκτός scavato ὑφαντός tessuto ῥαπτός rattoppato

prolungato, continuo (Pi.) λεπτός pelato, privato della buccia265 ἄνιπτος non lavato

νεόλ(λ)ουτος lavato da poco νεόπλυτος lavato di recente

ἄτριπτος non strofinato, non consumato sconosciuto, strano

ὀπτός266 arrostito

πανεφθός (ἕψω) bollito del tutto, completamente purificato al fuoco κεστός ricamato

ἤκεστος non toccato dal pungolo πολύκεστος molto ricamato

ξεστός267 intagliato, squadrato; lisciato ἀνεπίξεστος non lisciato, non finito εὔξεστος ben levigato

περίξεστος levigato tutto attorno

262 Il sost. σπάρτον/σπαρτόν ‘corda’ ricorre nell’Iliade (agg. sostantivato, vd. Probert 2006, p.177).

Si può ricordare anche la forma di significato incerto ἀτρύγετος ‘improduttivo, sterile’ (LSJ ‘unharvested, barren’; unresting dall’AP). Leukart 1986 ritiene ἀτρύγετος, epiteto omerico del mare di oscura interpretazione, un composto possessivo il cui PM è formato da ἀ- copulativo (o da *n̥, grado zero di *en- > ἐν), mentre il SM è costituito dal sostantivo *τρυγετός ‘fragore, risacca’ (cfr. τρύζω ‘gorgogliare’), analogo a ὑετός ‘pioggia’ o νιφετός ‘neve’. La connessione con τρυγή ‘raccolto’, τρυγάω ‘raccogliere, mietere’ sarebbe invece secondaria.

263 Per Amman 1956, p.20 τυκτός indica ciò che è stato fatto in modo “preciso e adeguato” e ha un significato analogo

al participio τετυγµένος; in seguito, per esprimere il valore di ‘prodotto artificiale’ contrapposto a ciò che è esito di processi naturali verrà invece preferito ποιητός, mentre ἀσκητός da ‘lavorato’ si specialzza nel senso di ‘raffinato’.

264 Da τεύχω coesistono nell’Iliade forme ricavate da gradi apofonici differenti (τευχ-, τυχ-).

265 Per questa forma la connessione al verbo λέπω è conservata solo in un passo omerico (Y 497); il significato di

λεπτός diviene presto puramente aggettivale (vd. Amman 1956, p.12).

266 Secondo Tucker 1990 il verbo ὁπτάω ‘arrostire’ potrebbe derivare proprio dal n.pl. τὰ ὅπτα, oppure continuare un

fattitivo basato sull’aggettivo verbale in *-to- ὁπτο- (p.247 e p.249); la studiosa propende per la prima delle due ipotesi. Amman 1956, p.18 nota che ὁπτός costituisce il primo esempio di aggettivi in -τος che costituiscono Küchenwörter, di cui è particolarmente ricca la commedia.

267 Amman 1956, p.16 osserva nota uno spostamento nell’uso di tale forma: mentre in Omero essa si riferisce a oggetti

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πριστός segato

νεόπριστος segato da poco κτιστός lavorato ἄζωστος non cinto

δετός (lett. che può essere legato, così in Opp.C.) sost.f. µελάνδετος268 legato di nero

νητός ammucchiato

ἀµέτρητος che non può essere misurato, immenso διαµέτρητος misurato

νεόσµηκτος pulito da poco πτυκτός piegato, pieghevole269

ἄθαπτος non sepolto (poi non degno di essere sepolto) ἀκήδεστος non fatto oggetto di cura: insepolto270

ἀθόλωτος non sporcato, non inquinato (fonte) στρατός, ὁ esercito, lett. ciò che è schierato271 ἀδέψητος untanned

κλειστός che può essere chiuso; chiuso

ἄκτιτος non arato, non dissodato (Hymn.Aphr.) εὔκτιτος ben abitato, in cui è bello abitare272 στρωτός spread, laid, covered

εὔστρωτος ben coperto (Hymn.Aphr.) χαµαίστρωτος steso a terra (Alcmeonide)

ἄλυτος indissolubile, che non può essere sciolto

βούλυτος, ὁ (καιρός) ora in cui si sciolgono i buoi, lett. che scioglie i buoi χυτός273 versato; accumulato; liquido, fluido

ἀµφίχυτος versato tutto attorno

αὐτόχυτος versato da sé/che fluisce da sé (Hes.)

οὐλόχυτος grani d’orzo da spargere, lett. che sparge grani d’orzo προχυτός gettato avanti

ἄσπαρτος non seminato, non dissodato; selvaggio ἀνήρωοτος non arato274

εὔκλωστος ben filato, ben tessuto

268 Sulla continuità di significato delle forme in -δετος tra miceneo e greco posteriore vd. García Ramón 1999, pp.342-4,

in particolare pp.343-4: “We can therefore conclude that in Mycenaean as well as in Alphabetic Greek the use of δέω and its nominal formations was in the essential restricted to bind by encircling”.

269Vd. Amman 1956.

270 Da κήδω o κῆδος (cfr. -κηδής). Sia per ἀκήδεστος sia per ἀτέλεστος Puhvel 1953, p.17 parla di “genuine bahuvrihi”

dotati però del suffisso -τος. Anche Meissner 2006, p.211 considera ἀκήδεστος una forma di origine nominale da un tema sigmatico, con l’aggiunta del suffisso -το-.

271 Questa forma può essere considerata un aggettivo sostantivato dal momento che, benché non sia attestata

direttamente come aggettivo, il suo corrispondente in sanscrito è proprio un aggettivo (stṛta- ‘bestrewn; overthrown’), vd. Probert 2006, p.176.

272 Cfr. εὐκτίµενος; entrambe le forme sono poetiche, ma εὐκτίµενος ha un maggior numero di attestazioni in Omero

(εὔκτιτος ricorre solo in Il.2.592).

273 χέοµαι può essere annoverato anche tra i verbi indicanti phsysiological processes involving inorganic entities (Allan

2002, p.43).

274 Cfr. il sostantivo ὁ ἄροτος, che secondo Probert 2006 costituisce un uso sostantivato dell’aggettivo; questa forma è

attestata in epoca più tarda anche con accento finale (ἀροτός ‘arabile’, in Teognosto). Vd. Probert 2006, p.176 e p.347 per i problemi connessi all’accentazione.

Sebbene non inclusi nel computo delle forme, si possono ricordare altri due sostantivi costruiti con il suffisso -το-: ἀφυσγετός ‘fango, melma, rifiuti’ (< ἀφύσσω ‘attingere, ammassare’; come agg. ‘sporco’; ‘abbondante’ in Nicandro) e ἄµητος, ‘mietitura; tempo della mietitura; raccolto’ (< ἀµάω ‘mietere’); secondo Probert 2006, p.178 quest’ultimo è

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c. Varie forme semplici e composte derivano invece da verbi che significano ‘sporcare’ e ‘mescolare’; il valore di tali aggettivi è passivo, e spesso si può notare un’attenuazione della componente verbale:

- κεραίνω > ἀκήρατος ‘non macchiato; puro, inviolato, non toccato’ (p.es. Il.24.303); viene glossato in vari modi a seconda del contesto in cui compare (ἄθικτος, ἄφθαρτος);

- κεράννυµι > ἄκρατος (ἄκρητος) ‘non mescolato; puro, semplice’ (Il.2.341, Od.24.73) dal V-IV a.C. (Platone) presenta anche il significato metaforico di ‘assoluto; intemperante, violento’ (in riferimento al potere); dalla stessa base deriva pure l’aggettivo sostantivato µηλίκρητον ‘bevanda di latte e miele’ (Od.10.519), con PM sostantivale (lett. ‘mescolato con miele’);

- da µείγνυµι è attestata soltanto (in Hes.Op.563) la forma σύµµικτος ‘mescolato assieme’ (poi ‘composto’)275;

- φορύσσω > αἱµοφόρυκτος ‘macchiato di sangue’ (Od.20.348), passivo con PM in funzione di mezzo276.

Si possono ricordare in questo contesto due AV sostantivati, βουλυτός e οὐλοχύται, rispettivamente ‘ora in cui si liberano i buoi’ e ‘grani d’orzo da spargere sulle vittime’; entrambi i significati possono essere spiegati a partire da un originario valore AT che, per quanto raro, è comunque possibile per tale tipologia di AV: queste due forme andrebbero dunque intese come ‘che libera/scioglie i buoi’ (i.e. καιρός)277 e ‘che versa orzo’ (con successivo passaggio dall’atto all’oggetto > ‘chicchi d’orzo sparsi’)278.

L’esame di queste forme che, come si è visto, sono quasi esclusivamente passive (in misura inferiore potenziali) permette di confermare quanto osservato nelle premesse: l’elevato grado di transitività dei verbi di partenza e l’affectedness dell’oggetto si traducono nella creazione di AV passivi e orientati all’oggetto. La tipologia di PM più rappresentata è costituita dai prefissi ἀ-, εὐ- e dagli aggettivi νεο-, πολυ-, mentre eventuali PM sostantivali rivestono funzione agentivo- strumentale, in accordo con il significato passivo del SM.